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giovedì 26 maggio 2016
La Venaria Reale ed i suoi Giardini
Eppure, ogni volta che organizzo gite fuori porta, mi accorgo di quanto sia bella e ricca.
Spesso si viaggia in capo al mondo, trascurando luoghi geograficamente piu' vicini, pensando che si avrà tempo sempre per vederli. Poi, quando li si visita, si scopre che meriterebbero intere settimane di vacanza!
Due anni fa, io ho scoperto la Reggia di Venaria, altrimenti detta la Venaria Reale.
"Un grandioso complesso alle porte di Torino con 80.000 metri quadri di edificio monumentale della Reggia e 60 ettari di Giardini, beni adiacenti al seicentesco Centro Storico di Venaria ed ai 3.000 ettari recintati del Parco La Mandria, è un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997 e aperto al pubblico nel 2007 dopo essere stato il cantiere di restauro più rilevante d’Europa per i beni culturali."
Cosi' lo descrive il sito internet.
Io posso aggiungere che merita piu' di una visita!
Giungendo a Venaria (TO), si è subito stupiti della grandiosità del complesso e dell'ampiezza delle piazze..
Il ricciolino biondo vi ha corso in lungo ed in largo, senza mancare di godere dei giochi d'acqua della Fontana del Cervo nella Corte d'Onore.
Gli interni della Reggia, seppur privi di arredi, sono magnifici.
La Galleria Grande, dell'archittetto Filippo Juvarra, è un capolavoro dell'architettura settecentesca che incanta grandi e piccini, con i suoi 80 metri di lunghezza per 12 metri di larghezza ed un’altezza al centro volta di circa 15 metri.
Le sue 44 grandi finestre ed i suoi 22 "occhi" ovali, formano meravigliosi giochi di luce, colore ed ombre, lasciando spaziare lo sguardo sui giardini reali.
Io ci sarei rimasta l'intera giornata!
Poi c'è la Cappella di Sant'Uberto, altro capolavoro di Filippo Juvarra, iniziata nel 1716 e ultimata nel 1729.
Ariosa e luminosa, noi ci siamo persi con lo sguardo alla cupola...
I corridoi, ampi ed eleganti, ma vuoti, rendono sicure anche le corse dei bimbi ed il passaggio con il passeggino (ci sono anche delle scalinate, pero', in cui sollervarlo).
C'è la magnifica Sala di Diana, progettata da Amedeo di Castellamonte e altre sale affrescate...
Le Scuderie Juvarriane non abbiamo fatto in tempo a visitarle, poichè la bellissima giornata e la presenza del ricciolino ci hanno fatto optare per la visita ai giardini.
Credo che le fotografie possano raccontarli meglio di qualunque parola..
C'è un trenino, che piacerà tantissimo ai piccoli, che permette di dare loro uno sguardo di insieme e riposare le gambe dopo la visita interna...
Nel giardino, ci sono anche installazioni artistiche ed architettoniche e un Fantacasino dedicato ai bambini, con laboratori e giochi in legno..
Noi ci siamo arrivati quando era già chiuso, dunque vi consiglio di controllare gli orari perchè credo che meritasse la visita!
E prima di ripartire, non saranno sprecati due passi per il centro storico di Venaria.
Tutte le info per organizzare la vostra visita, le trovate qui.www.lavenaria.it
p.s. Adiacente vi è anche il Parco Naturale della Mandria, 3.000 ettari di verde recintati che i torinesi conoscono bene e che noi ci riserviamo di scoprire presto!
Il post, come mia consuetudine, non è sponsorizzato.
lunedì 23 maggio 2016
Before I die
vorrei mettere al mondo un altro bimbo o bimba
vorrei fare colazione nella "casa nuova". In realtà lo vorrei anche prima dei 40 anni ma mi permetto di dubitarne
vorrei scalare a vista, da prima, una 6c di placca, ma mi accontenterei anche di un 6b
vorrei rifare la Vallee Blanche con gli sci ma, stavolta, con il ricciolino oltre che con l'Alpmarito
vorrei salire sulla cima del Monte Bianco godendomi l'ascesa (=senza arrivarci stremata)
vorrei visitare l'Australia e la Nuova Zelanda
vorrei fare un trekking in Patagonia ed uno in Tibet
vorrei tornare in Irlanda e girarla tutta in auto
vorrei tornare in Scandinavia in inverno e vedere finalmente l'aurora boreale
vorrei festeggiare il giorno del diploma e/o della laurea di mio figlio
vorrei guardare dal vivo le cascate del Niagara
vorrei vedere mio figlio innamorato
vorrei fare un'altra vacanza in bicicletta, ma questa volta di 15 giorni e con il ricciolino, dormendo in campeggio
vorrei conoscere i miei nipoti (e quindi che mio figlio avesse dei figli) e magari anche avere la fortuna di vederli crescere
vorrei fare una discesa in rafting
vorrei suonare alle perfezione l'Aria, l'Aria da capo e tutte e trenta le variazioni Goldberg del mio amato Bach e pure la Toccata e fuga in Re minore, sempre di Bach, adattata per pianoforte (ma saperla suonare con l'organo sarebbe il massimo)
vorrei correre una maratona o un ultra trail, non di quelli più tosti, mi accontento dei più semplici, ma in montagna
vorrei fare un volo con il parapendio
vorrei correre a perdifiato in un campo di lavanda in fiore
vorrei mangiare di nuovo una pizza margherita, una pasta al pomodoro e basilico e la lasagna di mio padre e magari, esagerando, gustarmi una pesca noce e delle ciliegie senza stare malissimo
vorrei vedere mia madre di nuovo serena, se non felice e non per pochi istanti, ma per un periodo duraturo
vorrei pratica yoga all'alba, da sola, su una spiaggia deserta e farlo senza vergognarmi se qualcuno mi vede
vorrei imparare tutti i punti del lavoro a maglia ed a usare la macchina da cucire e vorrei impararli da mia nonna.
E poi per ora basta, domani si vedrà!
E voi, cosa vorreste fare prima di morire? Dando per scontato di avere tutti tantissimi anni in salute davanti a noi, ovviamente!
I "Before I die" di Lucia li trovate qui.
venerdì 20 maggio 2016
Le letture di Mamma Avvocato: "La fatica non esiste"
"La fatica non esiste" di Nico Valsesia, con Andrea Schiavon
ed. Mondadori, collana "Strade blu", pag. 12, 16,00 Euro, ebook disponibile
Tra l'altro, Nico Valsesia nomina una strategia che anche io utilizzo sempre, quando mi sento in difficoltà o affaticata, con le scadenze o gli impegni lavorativi, con la scrittura, in montagna e nello sport.
Se vi ho incuriositi, sappiate che Nico Valsesia ha anche un blog, all'interno del suo sito (oltre che un negozio di biciclette).
giovedì 19 maggio 2016
Una nuova falesia: quella di Fiorano Canavese (TO)
Una delle gioie della vita, secondo me, e' viaggiare e scoprire nuovi luoghi e non importa se si tratta di macinare chilometri in auto, prendere un volo transoceanico, andare lontani in treno o camminare per sentieri inesplorati, per giungere su una vetta o in un rifugio ancora sconosciuto.
Ci saranno sempre il gusto della scelta della metà, l'adrenalina della preparazione, l'attesa, il desiderio di partire, la voglia di arrivare, la curiosità è l'emozione della conoscenza.
Questo, per chi ama arrampicare, vale anche quando si tratta di provare una nuova falesia o una nuova via lunga. Cerchi le informazioni sulle guide, su internet, tramite il passa parola, prepari il materiale, anche in base alle impressioni ed ai dati che riferiscono amici e conoscenti.
E poi arrivi.
Guardi la parete, scegli la via, tocchi la roccia e provi a salire. Bellissimo!
L'accesso e' comodissimo. Strada, parcheggio, due minuti esatti a piedi su una larga strada sterrata. Un ampio prato alla base, due tavoli di legno con relative panchine per pic nic, una bella vista sulla campagna.
Tre settori, di cui uno con tre monotiri chiamati QUI, QUO e QUA, dedicati ai piccoli.
Noi, in pratica, abbiamo fatto solo quelli, perché il ricciolino, entusiasta di arrampicare, ha voluto iniziare da quelli e, una volta saliti, aveva esaurito la sua capacità di attenzione e sopportazione ed ha iniziato a lagnarsi per tornare a casa. D'altro canto, avevamo a disposizione solo due ore.
Gli altri due settori contengono monotiri decisamente più impegnativi, ma non proibitivi per climber normali (io sono scarsa), con gradi dal 5C al 6C e lunghezze segnalate tra i 10 mt ed i 30 mt.
Uno, il muro giallo, è più asciutto, l'altro rimane più umido, visto che c'è praticamente una cascata a fianco ed il giorno prima aveva piovuto.
Settore muro giallo |
Settore muro giallo
I gradi a me ed all'Alpmarito, per quell'unico monotiri che abbiamo provato, sono parsi "giusti", non generosi, ma è decisamente troppo presto per giudicare e, d'altro canto, conosciamo i tracciatori e chi ha attrezzato la falesia, quindi non è che ci aspettassimo di meno!
Insomma, da tornarci sicuramente.
Visto il lungo e l'esposizione, direi che è preferibile nel periodo autunnale o primaverile, anche in giornate freddine, perché in piena estate si sarebbe sempre al sole.
Unica avvertenza: a me avevano avvisato che la parete "scarica" un po' ed abbiamo visto che è vero, quindi il casco e' altamente consigliato!
Inoltre, personalmente consiglio di portarsi un antizanzare per stare nelle ore serali.
Per i climber o aspiranti tali, qui trovate le info utili.
martedì 17 maggio 2016
Una fantastica giornata al Salone del Libro di Torino
Per me, la gita annuale al salone del libro rappresenta quasi un must e, da un paio di anni, è diventata un'occasione per trascorrere una intera giornata infrasettimanale con mio figlio, in mezzo agli amati libri.
Anche quest'anno, ad emozionare il ricciolino è stata già l'attesa della gita, la scelta di andarci, oltre che con la nonna, che ci aveva accompagnato anche l'anno scorso, con una amichetta e la sua mamma.
E poi il "viaggio" in treno e la metropolitana, il pranzo al sacco e, naturalmente, gli acquisti libreschi.
Abbiamo giocato a carte e chiaccherato in treno, superato i metal detectors con il ricciolino molto interessato al loro funzionamento e poi ci siamo subiti diretti, armati di cartina, al padiglione dedicato ai bambini/ragazzi, con l'angolo di "Nati per leggere" (dotato di sala per allattamento e biberon e tanti cuscini e sedute per il relax di mamme e bimbi, nonchè di libri in visione) e la "libreria dei ragazzi", in cui, divisi per età e tema, vi sono le proposte per i piccoli lettori di tutte le case editrici riunite insieme.
Il ricciolino ha sfogliato libri per un'ora e compiuto le sue scelte, dimostrando ancora una volta di avere le idee chiare, senza fare capricci per un libro in più quando avevamo raggiunto il massimo imposto.
Quindi, abbiamo mangiato i panini seduti fuori e poi siamo andati in giro per gli altri tre padiglioni, tra gli stands delle varie case editrici, dalle più grandi alle più piccole e settoriali (che personalmente mi piacciono di più) a scovare chicche e novità.
Il tempo è volato, anche con qualche scoperta tecnologica ed un gonfiabile gigante a forma di coniglietto rosa!
Purtroppo quest'anno non abbiamo incontrato Topo Tip e Supermann, forse perchè siamo ripartiti troppo presto (alle 16,00), ma sei ore per il ricciolino e la sua amichetta erano già abbastanza.
E' stato bellissimo vedere tanti bambini, anche piccoli, sfogliare e scegliere libri, ascoltare incantati le storie e osservare ammirati pop - up ed illustrazioni.
Ed è stato molto tenero vedere il ricciolino e la sua amichetta farsi leggere da noi mamme, a turno, i libri appena acquistati, anche se seduti per terra tra uno stand e l'altro!
Al ritorno, in attesa della partenza, il capo macchinista ci ha anche mostrato la "cabina di guida" del treno ed il funzionamento dei vari comandi, per la gioia del Petit Prince!
Secondo me, l'amore per la lettura si può trasmettere ed insegnare, anche così.
Certo, non è rimasto molto tempo per guardare con attenzione gli stand dei libri per adulti e sfogliarli con calma come mi sarebbe piaciuto, nè per partecipare agli incontri con gli autori ma per quello credo ci sarà tempo, magari programmando una entrata serale per me e l'Alpmarito, soli, il prossimo anno, in aggiunta alla giornata con il Petit Prince.
E voi, siete mai stati al Salone del libro di Torino ? E in altre fiere di libri, anche se più piccole ?
Avete portato con voi i vostri bimbi?
lunedì 16 maggio 2016
Le mie "scintille di gioia" n. 1
La settimana appena trascorsa e' stata davvero impegnativa e non scevra di preoccupazioni e difficoltà.
Quindi, per cercare di rasserenare questo lunedì e darmi una inizio e di ottimismo, ho deciso di condividere con voi il "gioco" delle scintille di gioia inventato da Silvietta.
Ecco allora le mie tre "pillole di felicità" da ricordare:
1- Sabato scorso, per la festa della mamma, ho portato a sorpresa la mia ad uno spettacolo teatrale che è piaciuto moltissimo ad entrambe. In più, c'era anche l'Alpmarito e il ricciolino biondo ha trascorso un paio d'ore a guardare beato i cartoni con la nonna bis.
Era davvero tanto, troppo tempo che non andavo a vedere un bello spettacolo e questo, sulla montagna, la sfida dei limiti e la natura umana, meritava!
2- Giovedì ho trascorso una intera giornata con il mio bambino al salone del libro di Torino. E stare in mezzo ai libri, per di più con il mio Petit Prince, per me è il massimo!
3 - Infine, una giornata di formazione in uno scenario che mi è molto caro, insolitamente prestato al diritto.
E infine, la primavera sembra essere finalmente arrivata ed io l'ho inaugurata con uno smalto giallo "brillante" come dice il ricciolino, su mani e piedi!
venerdì 13 maggio 2016
Le letture di Mamma Avvocato: "Numero zero" di Umberto Eco
"Numero zero" di Umberto Eco
martedì 10 maggio 2016
Wonder mamma, a quale prezzo?
Domenica sera, in occasione della festa della mamma, hanno trasmesso il film "Ma come fa a fare tutto?" con Sarah Allison Parker.
Quando era uscito al cinema avrei voluto andarci, ma non avevo potuto, così ho colto l'occasione domenica.
A costo di farmi dare della pazza, devo confessare che ho quasi pianto, guardandolo.
Perché rappresentava perfettamente la realtà di molte mamme, di molte donne, una realtà dura e scomoda.
Certo, le madri che conosco io non prendono un aereo ogni tre per due per andare dall'altra parte del continente, piuttosto si spostano da un lato all'altro dell'Italia o anche meno, stando via qualche notte oppure girano l'Europa o, più semplicemente, fanno le pendolari ogni giorno, in treno, auto o autobus che sia.
Il concetto, però, e' lo stesso. Perché se per partecipare ad una riunione o ad una udienza o per ricevere il cliente o vendere un prodotto, ti perdi la recita della scuola o la lettura della buonanotte, che l'ufficio sia a Milano o a New York poco cambia.
Ed al di là della figura di "mamma che non lavora" del film, certamente esagerata (non so voi, ma io di mamme casalinghe che passano intere mattinate tra palestra ed estetista, non ne conosco proprio; quelle che conosco io hanno ritmi più rilassati delle "mamme che lavorano" ma non battono la fiacca e spesso curano orti, fanno volontariato, assistono parenti o investono in una passione, quale che sia), il continuo confronto fra mamme e' una realtà.
La gara a chi fa meglio, dalla torta alla educazione, esiste. E ciascuna invidia l'altra, senza conoscerla davvero. Senza essere disposta a fare davvero cambio, se potesse.
La discriminazione delle donne sul luogo di lavoro o in termini di carriera, di cui parla la mamma single del film, e' purtroppo una realtà diffusa a cui ci siamo abituate, anche se non dovrebbe essere così, e non solo se il capo e' uomo.
Soprattutto, però, ciò che mi ha scosso del film e' stato vedere riflessi, sullo schermo di una TV, sensi di colpa, difficoltà organizzative, incomprensioni di coppia, che ciascuna mamma, prima o poi, vive.
Perché le pressioni che subiamo, in quanto "femmine", fin dall'infanzia, sono enormi.
Forse è sempre stato così. Forse è il rovescio della medaglia della maggior (non certo totale) libertà di autodeterminazione che ci siamo conquistate nei secoli. Forse anche gli uomini vivono, seppur in modo inferiore, queste pressioni.
Non lo so.
So solo che, in qualche modo, dobbiamo imparare a liberarcene. Dobbiamo capire che siamo tutte sulla stessa barca e che se la smettessimo con egoismi sterili e lottassimo tutti per più servizi per l'infanzia, per l'uguaglianza di stipendio e per cambiare la mentalità degli uomini e delle donne che abbiamo a fianco e che cresciamo, forse qualcosa cambierebbe.
Invece parli di centri estivi comunali aboliti per mancanza di fondi, cerchi solidarietà e ti senti rispondere: ah già, comunque a me non serve, tanto io sono a casa e poi poveri bambini, e' come continuare a mandarli a scuola!
In questi casi, mi viene da gridare come una pazza, come la protagonista del film.
Mi viene da mollare tutto.
In fondo una scelta bisogna sempre farla: o si ridimensionano tempo e risorse da dedicare al lavoro o quelle da dedicare alla famiglia. Le ore del giorno sono sempre 24 e noi siamo umane.
E' una scelta sempre difficile, sempre sofferta, spesso temporanea e rinegoziata quotidianamente.
Però, chi ha detto che all'una o all'altra strada intrapresa debba accompagnarsi anche riconoscimento o disvalore sociale? Non basta la difficoltà della scelta in se'?
Non ho risposte, solo domande e bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri e, se vi va, sentire la vostra voce.
P.s. E magari anche un pretesto per mollare un ceffone alla mamma che mi ha dato quella risposta!