lunedì 29 giugno 2020

Da Stafal (Gressoney La Trinité) al Lago Gabiet con i bambini

 

 

Il Lago Gabiet, a 2375 mt di altitudine, si trova  nel Comune di Gressoney La-Trinité, nella Valle del Lys (AO).

E' sbarrato da una diga, che alimenta la centrale idroelettrica di Gressoney, ed è facilmente raggiungibile anche dalle famiglie con bambini e adatto a pic nic, giochi ed escursioni, con la magnifica sul massiccio del Monte Rosa.




E' raggiungibile comodamente in cabinovia a sei posti, con partenza da Stafal, l'ultimo abitato della Valle de Lys, dove finisce la strada statale che sale da Pont Saint Martin (AO), aggiungendo all'arrivo una facile salita di 15 minuti.




Oppure salendo a piedi in un'ora e mezza da Stafal, lungo un sentiero a tratti ripido ma molto vario (prima in mezzo alle ultime case ed ai campi, poi in un boschetto piacevolmente ombroso, per proseguire ripido sulla sponda del torrente e infine sbucare sul pianoro di arrivo della cabinovia) - segnavia con bollini gialli n. 7A-

L'impareggiabile panorama del Monte Rosa



o, ancora, con l'escursione piu' lunga ma anche piu' bella, dall'abitato di Gressoney La-Trinité, sentiero segnavia con bollini gialli n. 4- 5 nell'ultimo tratto, già in vista della diga - salendo su per il vallone del Necho, in circa 2 ore e mezza.




Vedete la marmotta??

In questo ultimo caso si sale fino alla parete di sbarramento della diga e si sbuca direttamente sulla riva terminale del lago. Il sentiero è un po' piu' impegnativo nel suo tratto finale, per i bambini, ma anche molto piu' vario e fresco nella restante parte, con ruscello, alpeggi e spesso mucche al pascolo.


Per i piemontesi, il lago è raggiungibile anche da Alagna ma, in tal caso, l'escursione è decisamente piu' lunga.


Se poi volete fermarvi a mangiare o a dormire, ci sono alcuni rifugi.
Io vi consiglio il Rifugio Gabiet (dove ho lavorato un'estate) proprio nelle vicinanze del lago, dove si mangiano le mitiche crespelle alla valdostana, la polenta concia o polenta e spezzatino, torte casalinghe e molte altre bontà, sia dentro che nei tavoli all'esterno.



Infine, per gli amanti dell'arrampicata, c'è una piccola falesia con monotiri facili e, soprattutto, freschi anche quando a valle si muore di caldo!



Ne ho parlato qui in passato.

La conca del lago Gabiet è all'interno del comprensorio sciistico della Monterosa Ski, quindi anche in inverno è raggiungibile e frequentato.

Info utili
Sia a Stafal che a Gressoney La Trinitè vi sono un parco giochi per bambini, negozi di alimentari (in realtà uno solo a Stafal) e abbigliamento da montagna e bar, nonchè fontane d'acqua e parcheggi.
Alla biglietteria di Stafal, vi è un bagno, mentre a Gressoney La Trinité vi sonoservizi pubblici al parco giochi.



giovedì 25 giugno 2020

Il vaso delle emozioni: creare con i bambini!


Il vaso delle emozioni. 

 

Prendendo spunto da un video delle educatrici del nido dei gemelli, durante la quarantena io ed i bambini abbiamo preparato questo vaso delle emozioni e i fiori colorati che esprimono gioia, rabbia, paura, stupore e tristezza, per aiutare i piccoli a riconoscere ed esprimere le loro emozioni e comprendere anche quelle,non sempre positive, di mamma e papà!

Occorrente:
- 5 Cannucce colorate o 5 bastoncini di legno
- Cartoncini colorati (5 colori + uno per foderare il vasetto,se volete) e bianchi o cartoncini bianchi e pennarelli colorati.
- Matita, gomma, colla, scotch e forbici
- Un vasetto di plastica (noi abbiamo usato quello dello yogurt da 500 gr, ben pulito)
- Un disco di poliestere del diametro del vasetto o altro materiale in cui "infilzare" i bastoncini/cannucce (noi abbiamo usato il coperchio della vaschetta del gelato). Procedimento:
Come si realizza?

Tracciate con la matita, con l'aiuto di un compasso o di un oggetto rotondo, 5 dischi di cartoncino bianco, su cui disegnare le espressioni dei fiori : gioia, rabbia,paura, tristezza, stupore/curiosità.
Ovviamente potete anche cambiare le emozioni o aggiungerne altre, a vostro piacimento.
Ritagliate i dischi.
Poi disegnate le corolle dei fiori usando cartoncini colorati o bianchi da colorare, ritagliateli ed incollate il disco bianco in centro.

Attaccate una estremità della cannuccia o del bastoncino dietro a ciascun fiore, con lo scotch.
Rivestite con un altro cartoncino il vasetto o coloratelo e decoratelo direttamente.
Preparate all'interno del vasetto un disco su cui praticare dei fori per "piantare" i fiori 
..et voilà, il vostro vaso delle emozioni è pronto e fiorito!
In questo modo potrete giocare con le emozioni con i bimbi piu' piccoli e intrattenere nel "lavoretto creativo" i piu' grandi. Tra l'altro, sono fiori che non appassiscono mai e possono decorare una finestra o mensola spoglia!


martedì 23 giugno 2020

Auguri Orsetto e Principessa ! TRE ANNI !

Dopo lunghi mesi di assenza dal blog, ho scelto oggi per tornare su questo schermo.
Perchè oggi voi, miei piccoli gemelli monelli, compite 3 anni.

TRE ANNI
TRE ANNI
(nei vostri colori preferiti)



tre anni da quel pomeriggio in cui decisero di indurmi il travaglio, facendomi firmare che accettavo di correre il rischio, purtroppo nel mio caso molto alto, di rimetterci la vita per farvi nascere.
Tre anni da quel pomeriggio, dopo 15 lunghi giorni di ricovero, in cui mi dissero: "Finalmente sapremo se il maschietto è sano o no". Quando il no significava una "malformazione incompatibile con la vita".
Tre anni da quel pomeriggio in cui delle mie paure, di queste paure, di queste possibilità nefaste, avevo parlato solo con mio marito e mia madre, perchè nessuno poteva farci nulla e, con il fatalismo che a volte mi contraddistingue, sapevo che dal parto avrei dovuto passare e dunque tanto valeva affrontarlo cercando di restare serena, per quanto consentito dalla situazione. E sia quel che sia.

Ho rischiato davvero e c'è stato un momento in cui ho creduto che non avrei aperto gli occhi, eppure alla fine me la sono cavata con poco e loro pure.
Tre anni da quella notte in cui siete nati, con un travaglio lampo, piccoli, per me all'epoca minuscoli ma perfettamente sani.

Tre anni dall'esperienza di avere un figlio in TIN,che non dimentichero' mai.
Tre anni da un ricovero pre e post parto pesante, in cui ho capito su cui potevo davvero contare.

TRE ANNI DIVERSI DA COME LI AVEVO IMMAGINATI, CERTO. MA DI SICURO MOLTO INTENSI !


Tre anni di voi, oggi gemelli monelli piu' uniti e simpatici che mai.



Con tutti i difetti e i pregi di ogni bambino di tre anni ma la forza di un legame speciale, tra voi e con il vostro fratellone.
Tre anni di caratteri tosti e radicalmente differenti, che vi rendono unici e speciali. Come i vostri sorrisi ed i vostri discorsi.

Anche voi avete patito, in questi ultimi mesi, ed ancora vi manca la vostra "vita normale" di nido, amate educatrici, giochi con gli amichetti che conoscete ormai da tempo e nonni.
Mi avete fatto pentire piu' di una volta di aver desiderato un secondo figlio, ma poi passava ed è solograzie a voi e a vostro fratello, solo grazie a voi tre, se ho continuato a sorridere in questi mesi, se siamo stati e siamo felici, se ridiamo, giochiamo e guardiamo al futuro.


Voi, in tutti i sogni miei da tre anni e...anche un po' negli incubi,

 a partire dal ricordo dei viaggi divisa tra di voi, uno in TIN a Torino, l'altra a casa in Valle d'Aosta, per passare alle difficoltà di far mangiare l'uno e saziare l'altra, alle 12 poppate al giorno, ai malanni, al badare da sola a voi con un ginocchio rotto, all'impossibile conciliazione tra figli e lavoro, all'operazione, al trasloco in una casa ancora in cantiere, praticamente da sola, con due gemelli prematuri di tre mesi, un sienne ed un marito all'estero.

Voi, che fate impazzire a momenti alterni, di amore e disperazione, sia noi che il vostro fratellone.

 

Eppure siamo qui, insieme, pronti a spegnere le candeline per voi.

Perchè tre anni non sono piu' "dui" e vi aspettano tante nuove meravigliose avventure, ogni giorno.

E a noi con voi !

🎂🎂🎂  💜💙💛

Buon compleanno Orsetto e Principessa !!!




domenica 19 aprile 2020

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE
 


In questi giorni leggo spesso esaltazioni della capacità dei bambini di essere piu' forti, resistenti, adattabili e resilienti di noi adulti.
Leggo (meritati) elogi dei bambini. 
Ascolto rassicurazioni generiche sulla loro salute ad uso e consumo degli adulti (state tranquilli, i bambini stanno bene, a loro basta poco, per essere felici).
Chissà perchè, in molti credono che i bambini abbiano tutte le risposte, ovvero che conti solo essere con le persone che amiamo e piu' o meno in salute, per essere felici.
Agli adulti che si interrogano sull'efficacia di questa chiusura (o clausura?), che si angosciano per l'assenza di piani per il futuro, che faticano sempre a piu' a rispettare regole rigide imposte a suon di sanzioni, si risponde di prendere esempio dai bambini che si adattano senza lamentarsi e senza preoccuparsi del domani.



Io penso che la realtà sia diversa da questa visione zuccherata e sdolcinata.

Penso che i bambini obbediscano perchè è cio' che gli imponiamo di fare e perchè come tutti i cuccioli del mondo si affidano ai loro genitori.
Penso che si lamentino, solo che lo fanno senza scrivere su facebook, senza scrivere, a volte senza neppure parlare.
Penso che si stiano adattando (come noi adulti, peraltro, perchè altrimenti ci saremo già lanciati dalla finestra), ma che non lo facciano in silenzio bensi' silenziati.
Non conosco tutti i bambini del mondo.
Forse non conosco davvero neppure i miei.
Pero' li osservo, ascolto i racconti delle amiche e leggo i commenti di altre mamme riguardo i propri. E raccontano di una realtà diversa.
 
Nei loro disegni, vedo domande e non risposte,
non tratteggiano la speranza ma urlano i loro bisogni;

Sento l'incertezza e la paura,
nei pianti notturni dei piccoli, che erano spariti da un pezzo e ora sono tornati,
negli sfoghi isterici del grande,
nell'opposizione ad ogni proposta, nel tentativo di avere il controllo su una qualunque decisione,
nella loro richiesta di vicinanza e coccole, che aumenta in modo proporzionale al tempo che passiamo insieme, anzichè viceversa;

percepisco la tristezza e la nostalgia
nelle lacrime che si affacciano agli occhi non appena chiama l'educatrice,
al sentire la voce dei nonni al telefono,
nel rifiuto di salutarmi quando esco per fare la spesa, senza poteri portare con me,
nella testolina che si china e nelle spalle che si afflosciano, alla ripetizione del divieto di oltrepassare il vialetto di casa,
all'ennesimo "no, anche oggi non si va al nido, è ancora chiuso",
alla negazione anche della possibilità di andare a vedere i fiori, nei campi vicino a casa,

sento crescere l'insofferenza e la rabbia,
quando si affrettano a spegnere la tv o a cambiare canale, ad ogni ipocrita richiesta di "aiutare chi ci aiuta", ad ogni nausente ripetersi di parternalistiche e sciocche raccomandazioni ("programmate le vostre giornate in casa, fate esercizio fisico e tenete l'ambiente pulito"), ad ogni incomprensibile snocciolare di dati di decessi e contagiati,
quando chiediamo loro di aiutarci a preparare tavola,
li invitiamo a rimettere in ordine i giochi o andare a dormire,
nei loro litigi,
nel loro chiudersi in camera sempre piu' spesso, tagliando fuori noi e ora l'uno o l'altro dei fratelli, come precocissimi adolescenti in cerca di riservatezza;

colgo la ribellione,
nel rifiuto a videochiamare i nonni o gli zii un'altra volta,
nello scrivere un tema su questi giorni a casa da trasmettere alle maestre,
nel disegnare ancora "segnali di speranza",
nel cantare e ballare guardando video sul tablet,
nell'iniziare un lavoretto creativo,
nel cimentarsi in un percorso motorio,
quando nei primi giorni accoglievano con entusiasmo ognuna di queste proposte,


Queste attività non gli bastano piu' , ormai. 
           Hanno compreso che sono solo un palliativo alle mancanze.
Noi non gli bastiamo piu' noi, ormai.


Cerchiamo di rassicurarli come possiamo ma loro lo hanno capito, che non abbiamo risposta a cio' che ci chiedono.
Che neppure noi sappiamo quando potremo tornare a correre nei prati, camminare per i sentieri di montagna, mangiare con gli amici, guardarli giocare ai gardinetti, abbracciare i nonni, accompagnarli a scuola, a musica e agli allenamenti sportivi.


E allora i bambini tornano a giocare, ad inventare scenette e canzoncine, a rifugiarsi in un libro, a guardare un cartone. Tornano a ridere, saltellare e sorridere. Ci offrono un abbraccio o un fiorellino, cercando di resistere e rassicurarsi, esattamente come noi con loro.

I bambini sanno vivere nel presente meglio di noi, questo è certo.

Sono ancora abbastanza sereni ed allegri.
Eppure.

Io leggo domande, negli occhi dei miei figli, 
vedo insofferenza, nei loro gesti, percepisco incertezza, nei loro pianti, sento crescere l'insofferenza e la rabbia, colgo la ribellione.
Sento i loro momenti di tristezza.
Intravedo i primi segnali di una ancor piu' pericolosa apatia.
E la delusione.

Pero' forse quest'ultima è solo mia e non sono certamente i bambini, a deludermi.
























venerdì 28 febbraio 2020

Carnevale 2020: tra sfilate e Coronavirus

Chi mi legge da qualche anno sa che noi ci dividiamo tra due carnevali, entrambi bellissimi, entrambi particolari, entrambi storici ed, ahimè, entrambi negli stessi giorni: il Carnevale di Ivrea e quello di Pont Saint Martin.


Quest'anno, ben prima che si scatenasse il panico da Coronavirus, avevamo deciso di partecipare attivamente al Carnevale di Pont Saint Martin, sfilando in una delle Insulae, dedicando solo un giorno al Carnevale di Ivrea.
Una decisione dettata dall'età di Orsetto e Principessa (finalmente in grado di sfilare ma non ancora di tirare le arance ma neppure più di stare buoni e tranquilli sul passeggino a osservare noi ed il ricciolino farlo) e dalla compagnia di amici del ricciolino.


Mai come quest'anno, però, avrei voluto essere a Ivrea.
Essere anche io, in Borghetto, nell'unico giorno di tiro, ed in giro per la città, al seguito di Mugnaia e Generale in abito civile, dopo l'annullamento delle restanti giornate del Carnevale.
Non tutti gli eporediesi e gli arancieri sono stati d'accordo con la forma di protesta pacifica che si è svolta tra le strade e le piazze della città. Non tutti hanno apprezzato la disobbedienza all'ordinanza.
Io, per varie ragioni che non starò qui a spiegare, sì.

Invece non c'ero fisicamente (con la testa e con il cuore, però...) ed ero a Pont Saint Martin.
E' andata bene anhche così.
Sfilare è stato bello, così come partecipare attivamente alla festa.
E anche gli altri giorni, quelli dei carri allegorici e dei gruppi a piedi, hanno reso felici i bambini e noi con loro.
Ci siamo stancati, divertiti e siamo stati in compagnia.
Insomma, il Carnevale è stato lo stesso di sempre, a Pont Saint Martin (AO) e la Valle d'Aosta ha continuato a vivere e lavorare come sempre (eccetto per il cospicuo numero di milanesi e dintorni che, a loro volta disobbedendo di fatto alle regole dettate dal Governo, hanno approfittato delle chiusure di scuole e uffici per venire in montagna o al carnevale o a fare incetta di generi alimentari nei supermercati dei dintorni...)

E' stato il Carnevale dell'Insula Lys, per noi... 


della corse delle bighe...


dello zucchero filato...




e  dei costumi...




delle mimose...


dei coriandoli...



delle parate...








...del carnevale dei piccoli e del rogo del loro diavolo...





ed è stato bello.
 
Mi sono mancate le casacche verdi e rosse, i corvi neri, i pifferi e tamburi di Ivrea e le arance.
Ho la certezza, però, che il prossimo anno me le godrò ancora più intensamente e con me anche tutti gli eporediesi che amano il Carnevale.
 Infine, il mio pensiero va a chi, con l'annullamento, non ha perso solo una festa ma ha subito un danno economico non solo ad Ivrea, ma in giro per tutta l'Italia, forse ingiustificato.

venerdì 21 febbraio 2020

"Lupo Lupo, dove sei?" e "La stella di Laura": le letture del ricciolino biondo e dei gemelli




"LUPO LUPO, DOVE SEI?"

 

Un libro un po' tattile, un po' pop-up, che abbiamo scoperto quando il ricciolino ancora frequentava il nido, ove adesso vanno Orsetto e Principessa.
La storia è semplice ma d'effetto, adatta anche ai piccolissimi e perfetta per aiutare i bimbi ad esorcizzare le loro paure, in primis quella del buio e del lupo, in molte storie simbolo del male.


AL è un maialino coraggioso e, avendo capito che nella fattoria in cui vive c'è un LUPO, è deciso a scovarlo e salvare i suoi amici animali.
Ad ogni possibile nascondiglio del lupo, Al affronta la sua PAURA di incontrarlo e insieme ad Al, il piccolo lettore, invitato ad infilare la manina in una taschina per toccare la zampa  gli artigli, la lingua o il pelo del lupo, scoprendo di volta in volta di essersi sbagliato, finché, proprio quando avrà abbandonato la ricerca, nel bosco ....


Un mostruoso pop -up del lupo chiude il libro, facendo sfogare ai bimbi la tensione con qualche gridolino e cercando l'abbraccio del genitore.

Un libro per bambini semplice ma efficace, che non lascia indifferenti, soprattutto se letto e interpretato da mamma o papà.



"LA STELLA DI LAURA" di Klaus Baumgart


Un albo illustrato consigliato dai cinque ai novantanove anni, che ci ha conquistati sia per la storia delicata sia per le splendide e dolci illustrazioni, dai colori vivaci ed i tratti morbidi, con la stellina protagonista tutta argentea luccicante.
La piccola Laura sta guardando le stelle fuori dalla finestra della sua cameretta, prima della nanna, quando vede cadere una stellina.
Corre a cercarla e la trova sul marciapiede, con una punta fratturata.
Laura la raccoglie, la cura e poi si addormenta abbracciandola, nel suo lettino.
Solo che...al mattino non la trova più!


Laura è tanto triste, perde la voglia di giocare e di mangiare finché, la sera, scopre che la sua stellina non è andata via, era solo invisibile di giorno.
Laura è sollevata e felice ma poi capisce che, per preservare la brillantezza della sua stella, deve lasciarla andare, nel cielo che è la sua casa ed accettare il distacco.
Così crea una mongolfiera con i palloncini e la riporta in alto, da dove potrà sempre guardarla splendere, sera dopo sera.


Una storia dolce, un messaggio affettuoso sull'amicizia, il rispetto per gli altri, l'amore e la crescita, con illustrazioni incantevoli, per i miei gusti.

Ecco i miei consigli di lettura per questo venerdì del libro.

venerdì 14 febbraio 2020

È per questo che i figli si ammalano

È per questo che i figli si ammalano.

Per ricordarci quanto bisogno abbiamo, loro delle coccole,noi delle loro braccine strette intorno al collo.
Per costringerci a fermarci e perderci a guardare i loro occhi lucidi di febbre e pieni di amore.
Per spazzar via ogni altra preoccupazione che non sia in primis per la loro salute.
Per farci ridimensionare le aspettative, riprogrammare le giornate e rinviare il rinviabile,
constatando che sì,si può.
E a recuperare ci penseremo poi, ché è vero che a tutto c'è rimedio,quando c'è la salute,come ci diceva la nonna.


È per questo che i figli si ammalano.
Per ricordarci l'importanza dei piccoli gesti di cura, il potere nutriente di una minestrina, il valore di un abbraccio, il piacere dei grattini sul pancino,l'avvolgente della copertina sul divano, l'ipnosi sonnacchiosa indotta da una maratona di cartoni.
Per farci eccheggiare, nei gesti e nella mente, l'eco delle raccomandazioni materne.
Per rammentare quanto sia indispensabile per guarire, l'amore.

È per questo che i figli si ammalano.
Per fare tornare unico, anche solo per una manciata di ore, il figlio che non lo è più.
Per fare assaporare l'esclusiva a chi non l'ha mai provata.
Per avere il privilegio di ascoltare la sua vicina un po'incerta eppur squillante, nel silenzio delle ore normalmente dedicate al lavoro.
Per indurci a tenere stretta la sua manina nella  nostra,n accorgendoci di quanto sia già cresciuta.
Per indurci a vegliare il loro sonno, come quando erano neonati, accarezzando i capelli sudati ed il visetto arrossato, sospirando ad ogni colpo di tosse.

È per questo che i figli si ammalano.
Per darci una buona scusa per acquistare un pacchetto di figurine,un giochino inutile, un giornalino, anche se diseducativi.
Per spingerci ad offrire una caramella,anche prima dei pasti, anche con i denti appena lavati.
Per vederli cresciuti, dopo, di qua che centimetro, come saggezza popolare vuole.

È per questo che i figli si ammalano.
Per mostrarci quanto sono forti e non farci dimenticare quanto sono ancora piccoli, e fragili.
Per amarli ancora di più, mentre il mondo corre dietro i vetri della cameretta.

Perché non c'è amore come il loro per noi, innamorato più innamorato di noi per loro.
Anche se è San Valentino.