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venerdì 30 ottobre 2015

"Il grande libro delle Tartarughe Ninja", Paolino "fratello di mezzo" e un tenero pesciolino Arcobaleno che non riesce a dormire!



Una delle passioni del momento del ricciolino biondo sono le Tartarughe Ninja (non a caso, ha voluto questo cappellino), già famose quando era bambina io e ora tornate di moda.

Ed infatti,  "Il Grande Libro delle Tartarughe Ninja" ,


che abbiamo trovato in biblioteca, è piuttosto datato (ed. de Agostini Ragazzi, 1990), però non ha perso nulla del suo fascino, a giudicare da come lo ha scelto con entusiasmo il mio ricciolino e dalle numerose letture serali a cui ci sta costringendo!!

Si tratta della trasposizione su carta della storia delle quattro mitiche tartarughe e del loro maestro Splinter, raccontata in modo abbastanza dettagliato.
Le pagine sono molte e la comprensione per un bimbo di quasi quattro anni non è sempre immediata, però leggendolo a puntate e spiegando qualche passaggio o termine, è assolutamente abbordabile.
Le illustrazioni sono molto vivaci e accattivanti.


***

Un altro libro  molto apprezzato dal ricciolino, sicuramente meno "commerciale", è questo:

"PAOLINO troppo grande e troppo piccolino!" 

di Brigitte Weninger e Eve Tharlet, ed. Nord - Sud



Avevamo già avuto modo di conoscere Paolino con questo bellissimo albo illustrato, molto natalizio, così non ho esitato a proporlo al ricciolino, appena addocchiato in biblioteca, e non siamo rimasti delusi.

Anche questa storia è molto dolce ed istruttiva.

Paolino è un "fratello di mezzo", troppo grande per i giochi con il papà delle sorelline piccoline, troppo piccolo per andare in montagna con il fratellone.
Grande per aiutare la sorellina a lavarsi e badare a lei, troppo piccolo per giocare senza responsabilità.

Un giorno, stufo di sentirselo ripetere, sbotta con la sua mamma e scappa a nascondersi in lacrime nel suo nascondiglio segreto. 
Pensa di essere "sbagliato" e che nessuno gli voglia bene.

La sorellina, però, ha sentito le sue riflessioni e corre a riferirle a mamma, papà e fratellini.
Tutti, allora, decidono di organizzare una festicciola casalinga a sopresa per dimostrare a Paolino che lui è il loro piccolo grande amore.
E sarà un tenero successo!!!



Una bella storia, che aiuta i genitori a riflettere su ciò che spesso si dice ai figli senza neanche pensarci troppo e dimostra ai bimbi che in famiglia c'è sempre posto per tutti.

***

E poi c'è un pesciolino multicolore con scaglie cangianti, che vive nel mare con la sua mamma e non vuole dormire.

"Sogni d'oro Arcobaleno" 

di Marcus Pfister, ed. Nord - Sud
 
Ha paura del buio, dei predatori, delle meduse...
La mamma, però, è pronta a assicurare il piccolo Arcobaleno e ricordargli che non c'è nulla che una mamma non farebbe per proteggere il suo cucciolo.
Come altri albi con un tema simile (ad esempio, "Ci pensa il tuo papà" oppure "Ti voglio bene anche se...") anche questo libro illustrato dalle tenere illustrazioni rassicura e accompagna delicatamente ad un sonno tranquillo.



Inizialmente il biondino non voleva leggerlo, temendo fosse troppo "rosa" (e sì, bisogna lottare fin da piccoli per evitare che si fissino su questi stereotipi), però dopo la prima lettura ne ha richieste molte altre e ha ammesso che era bellissimo!

Vi bastano come suggerimenti per questo venerdì del libro ?

E i vostri bimbi, cosa stanno leggendo in questo periodo?
Conoscevate già questi tre libri ? Vi piacciono ?


venerdì 1 agosto 2014

"IL bambino della casa numero 10": una storia vera che non si può ignorare.

"Il bambino della casa numero 10" di Alan Philps e John Lahutsky, ed. Piemme, 413 pagine, ed. 2010

Ho cercato questo titolo in biblioteca, colpita dalla recensione di Stefania (leggetela, ne vale la pena!)
Il libro racconta la storia vera di Vanja, diminutivo in russo di Ivan, John in inglese, bimbo cresciuto negli orfanotrofi e nei manicomi di Mosca, narrata dalla voce delle persone, straniere e russe, che quasi per caso sono venute in contattato con lui e non hanno potuto fare a meno di aiutarlo.
Persone che hanno contribuito a salvarlo da un futuro che quasi certamente sarebbe consistito in una morte lenta e dolorosa.
Non solo.
E' la storia di altri migliaia di bambini abbandonati, che lo Stato ha strappato alle proprie famiglie, promettendo di prendersene cura e invece costringendoli a passare l'intera vita in un lettino con le sbarre, in mezzo agli escrementi, solo perché portatori di qualche handicap fisico o mentale o, peggio ancora, solo perché erroneamente, frettolosamente e disumanamente giudicati tali da persone a cui evidentemente anni di regime hanno tolto umanità e capacità di discernimento.
"Ora però mi rendo conto della crudeltà di quel sistema. Nel momento in cui Vanja rischiava di precipitare nell'abisso, per venirgli in aiuto sua madre non poteva fare altro che rinunciare a lui. Era questa la logica mostruosa dell'assistenza pediatrica sovietica. i comunisti avevano esautorato la famiglia, decretando che era lo Stato a doversi prendere cura dei bambini destinati a non diventare forza lavoro; il che di fatto voleva dirli segregarli e nasconderli agli occhi della società, privandoli di qualsiasi contatto con la famiglia, dell'istruzione e delle cure mediche."
Bambini che potrebbero essere guariti o aiutati a migliorare e che invece sono resi invalidi proprio dal tipo di "assistenza" che ricevono, stando a quanto si legge nel "romanzo".
Un libro che indigna, appassiona, commuove, fa riflettere, emoziona, lascia il segno.
Duro, crudo, arrabbiato ma anche pieno di speranza, di amore, di voglia di cambiamento.
Un libro che scorre veloce, una pagina dopo l'altra, perché una volta iniziato non si può abbandonare la storia di questo bambino straordinario e dei suoi amici fino al suo, fortunatamente, positivo epilogo.
Un'epilogo raccontato dalla stessa voce di Vanja, diventato un riconoscente adolescente americano.
Un libro che merita di essere letto, da tutti.
Perché la situazione non è cambiata molto da allora. Il libro e' stato edito nel 2010 e uno dei coprotagonista, spiega:"In Russia ci sono ancora cinquemila bambino che vivono in quello che viene definito "regime di permanente confina mento a letto", ovvero condannati a trascorrere tutta la loro esistenza in un letto."
Un'esistenza che, a causa di questi trattamento e della totale incuria e assenza di cure ed affetto, e' brevissima e terribile, peraltro.
Perché giudicare senza aver "camminato nei piedi altrui" e' sbagliato, prendere coscienza della realtà, invece, e' doveroso.
Consigliato, assolutamente!
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.


martedì 15 luglio 2014

Tra sensi di colpa materni e indimenticabili prime volte in volo

Leggo post di mamme in vacanza con i loro figli tutta l'estate o solo per poche settimane e di altre che lottano per trovare il centro estivo giusto o una sistemazione altenativa.

Leggo di riflessioni sull'importanza per i bambini di essere liberi e riposare, di mamme che si sentono giustamente felici di poter passare l'estate con i loro piccoli e di mamme che non possono e sono divorate dai sensi di colpa e dalla nostalgia per le nostre estati.

Inutile dire che appartengo alla seconda categoria e sono sulla stessa barca, anche se messa un pò meglio.
Perchè quest'anno il nano va ancora al nido, che chiuderà solo due settimane ad agosto. 
Quindi è con persone che conosciamo bene, i suoi amici, il suo ambiente. 
In più le maestre d'estate lasciano ampio spazio al gioco libero e in giardino (tempo permettendo, uffi!).
E il pomeriggio ci sono i santi nonni (mia madre e i miei suoceri), che lo portano fuori a giocare.

E' innegabile, però, che il nano sia stanco, che vorrebbe orari più "suoi", giocare con i "suoi" ritmi, stare sempre all'aria aperta e con mamma e papà.
Invece non può.
E io mi sento terribilmente in colpa e triste per i momenti con lui che mi perdo, per non poterlo portare io al lago ed in piscina, per non poter fare lunghe passeggiate, pennichelle a due e colazioni tranquille.

Il lavoro ha ritmi pressanti, anche se le soddisfazioni sono tutte sul lato non economico, perchè più cambiano i governi (se di cambiamento si può parlare), più i cittadini si impoveriscono ed indebitano, le tasse aumentano e i costi della giustizia a carico degli utenti lievitano.
E, mi si perdoni la digressione politica, i famosi 100 giorni hanno portato solo peggioramenti, altro che rivoluzioni.
 
Comunque.
Qualche settimana fa sono anche riuscita a ritagliarmi due giorni e mezzo, intensissimi, di vacanze infrasettimanali.
Così, complici le cugine in visita, abbiamo fatto un'esperienza memorabile per tutti noi (Alpmarito escluso, perchè lui ci è già avvezzo) e, soprattutto, per il nano, esaudendo un suo grande desiderio...un giro in elicottero sorvolando il Monte Bianco (partenza da Courmayeur, Entreves)!

Nessuna paura, pilota bravissimo e panorama mozzafiato...

 Volando verso il Bianco...





















La valle di Courmayeur...
 Dove il ghiacciaio si è ritirato...

e rifugi in quota


 Se guardate bene sulla cima qui sotto, vedrete due scalatori appena giunti in vetta!



Le emozioni che abbiamo provato sono state davvero indescrivibili.

Mia madre e le mie cugine, oltre all'altezza ed al volo in sè, hanno apprezzato tantissimo la vista del Monte Bianco e delle cime del massiccio, le seraccate ed i crepacci, che non avevano mai visto e neppure immaginavano.

In me, più avvezza a questi panorami e alle gite in ghiacciaio, è prevalso lo stupore della nuova prospettiva, l'orgoglio e la soddisfazione di essere già riuscita ad andare in posti simili con le mie gambe, ma anche un pò di timore nel percepire i pericoli.

E poi, il senso di rispetto per la natura e la sua immensità e potenza.




Il nano? Lui è rimasto serissimo e silenzioso e poi, appena siamo atterrati, mentre il pilota spegneva i motori, ha esclamato: "Ancora! Ancora!!!"
E al nostro diniego: ""Domani, allora?Torniamo domani? E dopodomani?"
Poi ha confidato al pilota che da grande vuole anche lui "guidare gli elicotteri", come ha ribadito per tutto il viaggio di ritorno!


Un'ottima medicina per l'anima, i sensi di colpa e la malinconia!









Grazie Alessandro, che ci hai portato così in alto e grazie Alpmarito, che hai organizzato questa meravigliosa esperienza, resa ancora più bella dall'averla vissuta in famiglia!
La sera e in pausa pranzo, guardo e riguardo queste foto, questi video.


p.s. Questo non è un post sponsorizzato...purtroppo!

domenica 18 agosto 2013

Di grandi passioni e di orgoglio materno

Oggi, giornata dedicata alla grande passione dell'Alpmarito e alla recente scoperta del nano: gli elicotteri.
Avrebbe dovuto essere un giorno di ferie, per noi tre, in Portogallo, e' stata invece una sfacchinata di chilometri su e giù in queste incredibili autostrade, macinando code e asfalto, per raggiungere una base un po' lontana in cui c'era bisogno dell'Alpmarito (che tanto per cambiare ha lavorato).
E domani rischia di essere lo stesso.
Lo sguardo adorante del nano per il suo papà e i suoi occhi che brillano di eccitazione al pensiero di vedere decollare e atterrare gli elicotteri, salirci sopra e, soprattutto, aiutare i grandi a lavarlo (operazione funzionale al controllo e all'ispezione), il suo sorriso soddisfatto e la sua risata contagiosa, con spugna in una mano e tubo dell'acqua nell'altra...be', queste sono cose per cui vale la pena di spendere tempo e soldini e sacrificare i miei interessi.

E lo guardo orgogliosa, perché a 21 mesi sa andare in monopattino (quello con tre ruote) e in bici (quella senza pedali), parla con una certa proprietà di linguaggio, capisce perfettamente due lingue (italiano e francese), aiuta a lavare gli elicotteri ed esprime i suoi desideri ed i suoi bisogni senza incertezze.
E poi e' bello, bellissimo, tanto che a volte ancora non ci credo, di averlo fatto io!!!!
Amore di mamma......
E comunque, per la cronaca di viaggio, siamo nell'Alto Douro, ad Aramar, paesino di 1000 anime ed una base di elicotteri, tra le montagne, non lontano da Lamego.

Per arrivarci, siamo saliti, in autostrada, sulla cima della montagna più alta del paese (ben 1040mt, quasi mi viene da ridere), per poi ridiscendere a 140 mt e risalire per strade tortuose e incredibilmente ripide...attraverso distese di vigneti e un paesaggio più brullo, ma ancora verde, di quello del Minho.
Non sono proprio le vacanze che avevo sperato e programmato, ne' tanto meno mi sto riposando però siamo insieme, almeno qualche ora al giorno.
E ora, forse, finita l'ispezione alle nove di sera, si va a mangiare e si rientra a Braga, in un paio di faticose ore di viaggio, se siamo fortunati.
Delizie locali