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martedì 12 novembre 2013

Il motore della speranza

Oggi sono stata sorpresa. In positivo. Tre volte.
Non è cosa da poco.
Intanto, in pausa pranzo ho approfittato del fatto di essere "bloccata" ad Aosta per lavoro per andare a nuotare (prima regola di ogni sportivo o aspirante tale: sacca sempre pronta in macchina, per poter cogliere al volo le occasioni).
Temperatura gradevole, vista splendida grazie all'enorme vetrata aperta sulle montagne innevate, rese ancor più belle dal cielo azzurro intenso limpido, e...una corsia riservata solo ai "nuotatori veloci".
Ecco, io di questa cosa ho disquisito a lungo con i compagni di nuotate in tutte le piscine che mi sono trovata a frequentare con regolarità, perché è un'accortezza semplice, minima ma fondamentale.
Dimostra rispetto. Rispetto per i nuotatori veloci, per capacità o necessità (io, ad esempio, nuoto come una furia, senza pause, per 60 minuti, perché il tempo e' poco e cerco di sfruttarlo al massimo e poi mi serve da valvola di sfogo), che non devono "rompere il fiato" o aspettare spazientiti o "cozzare" contro i piedi del nuotatore più lento davanti a lui. Rispetto per i nuotatori più lenti, che possono prendersi i loro tempi senza essere superati con spruzzi e scontri vari, senza sbuffi altrui e senza pressioni.
Facile, no? Comunque alla fine la corsia "veloce" non l'ho usata, perché c'erano già due nuotatori decisamente più lanciati di me e non volevo essere d'intralcio.
Peccato che, nuotando mi sia improvvisamente resa conto che non avevo ritirato nell'armadietto, lasciandola appesa nello spogliatoio, la borsetta, con portafogli, telefono, chiavi casa e auto e persino orecchini e fede (non riesco a tenerla per nuotare)...panico, esco gocciolante e mi precipito a controllare..attimi di paura, nulla, poi chiedo alla receptionist e la trovo lì, completa. Una donna, uscendo, l'ha trovata e la portata alla reception.
Non ci speravo, lo confesso, e già mi ero fatta il mio filmino dei problemi e costi a catena che la perdita avrebbe comportato, per non parlare del fatto che, dopo essere sopravvissuta a 5 anni di Torino e borseggi in treno e autobus, mai avrei immaginato di incappare in un simile errore.
E invece, l'onesta' esiste ancora e averne ogni tanto segnale regala una sferzata di ottimismo!
Infine, una piacevole scoperta di tutt'altro genere: il libro "Detto con il cuore. Racconti autentici da mamma a mamma" a cura di Francesca Valla (la famosa Tata Francesca), Mondadori editore.
Si tratta di un progetto editoriale voluto da Bepanthenol (www.bepanthenol.it) per aiutare le mamme alle prese con la maternità e sostenere la Fondazione Ariel (www.fondazioneariel.it) cui sarà devoluto parte del ricavato.
Ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima tre delle storie di donne che contiene e mi sono emozionata, commossa e intenerita.
Perché c'è dentro tutto il coraggio, la tenacia, la determinazione, la forza, l'amore, la dolcezza, l'ansia, il desiderio di protezione, l'attenzione e la (sana) dedizione per i propri figli che accomuna, credo tutte (o quasi) le mamme del mondo, di ogni tempo, cultura e latitudine.
Tre storie diverse in cui mamme come noi raccontano come hanno affrontato rispettivamente la paura di qualcosa di brutto, un lutto devastante in famiglia e le difficoltà di avvio dell'allattamento, in modo ugualmente intenso e "vero".
E anche leggere queste storie di amore e forza, secondo me, alimenta la speranza di un futuro migliore.
Perché dipende anche da noi.
P.s. Per chi è interessato e abita nelle vicinanze, il libro sarà presentato il 20 novembre alle 17.30 allo store Mondadori di Milano, via Marghera n. 28, con la partecipazione della stessa Francesca Valla.

domenica 3 novembre 2013

Nano in crescita, film, riflessioni e...tempo regalato!

Il mio nano sta diventando grande.
Oggi, in piscina, nuotava come un pesciolino con la macchinina (tubo galleggiante piegato a u e sostenuto alle estremita' da un altro pezzo di tubo con due fori), usciva dai tunnels e si tuffava con sicurezza e poi mi è sembrato cresciuto in altezza. La sua fisionomia sta diventando quella di un bimbo e non più di un bebè, fa frasi complesse, canticchia e chiacchiera tantissimo, si toglie i pantaloni e le calzine da solo e sa mettersi scarpe, ciabattine e stivali in autonomia.
E poi è così bello con i suoi ricciolini d'oro!!
Ieri mi ha strappato un piantino perché così, di punto in bianco, ha deciso di fermarsi a dormire dalla nonna, dopo il tour dei cimiteri e una lunga passeggiata in centro città.Mentre ci stavamo vestendo per tornare a casa, lui, serenamente e semplicemente, ha detto che voleva rimanere con la nonna a fare nanna e pappa e si è anche dimostrato molto infastidito quando gli abbiamo chiesto se era davvero deciso...

In effetti, lui quando decide decide!
Ci ha salutato abbracciandoci e mandandoci un bacino, gli abbiamo telefonato dopo cena e lui tutto allegro ci ha dato la buonanotte e oggi mi ha detto che si è divertito molto.
Io, invece, ieri sera appena fuori casa sono scoppiata a piangere perché non mi aspettavo che prendesse lui l'iniziativa così,senza preavviso...l'Alpmarito, sempre razionale, ha sostenuto che era sintomo della sicurezza e tranquillità che gli avevamo trasmesso ed era fiero di lui...verissimo però un po' di groppo in gola mi è rimasto!
E quindi.....Tempo regalato (la maiuscola non è casuale), improvvisamente, così tanto che non sapevamo neppure cosa farcene, li per li!
Abbiamo visto un film intero e cenato con calma, rendendoci conto che era bello perché il nano comunque c'era ed era solo un intermezzo alla vita con lui. E io pensavo a come avevo fatto a vivere senza di lui per anni!(Molto sentimentale, vero? Forse per il fatto che in fondo era il giorno di Ognissanti, una ricorrenza non proprio allegra e il nano sembra crescere a vista d'occhio).Questa mattina mi sono svegliata presto per ottimizzare il tempo, tra commissioni, riordino e un po' di nostalgia...masochismo?!
Ma torniamo al film: "Warriors", la storia commovente di due fratelli lottatori e di un torneo di MMA (lotta mista) con un premio finale di 5 milioni di dollari.La storia di come l'infanzia segni la nostra vita, di come un padre, a modo suo, possa amare i suoi figli anche se malato ed alcolista, di come ci sia sempre tempo di perdonare e della forza dei legami di sangue.E poi, e' la storia di due ragazzi che si battono per il bene delle persone che amano, dimostrando che motivazione ed allenamento possono fare di un uomo un campione.Sarà perché mi piacciono i film che hanno a che fare con gli sport, boxe inclusa, sarà perché era il primo film senza interruzioni che vedevano da mesi ma..ieri ha assunto un sapore speciale!Quasi come quello della zuppa di cavolo di mamma e nonna, mangiata al pranzo di Ognissanti...quanto amo la cucina tradizionale (soprattutto se mi basta sedermi e mangiare solo)!!


Sabato a pranzo, un'altra sorpresa: il nano ci ha lasciato parlare a lungo con lo zio, giocando da solo e leggendo i suoi libri in autonomia sul divano.Magari sarà un evento più unico che raro ma dimostra che sta crescendo e formandosi la sua personalità.

Poi naturalmente c'è stato il giro dei cimiteri e la nonna di nuovo malata e i lavori alla casa che sono iniziati davvero e....mi fermo a pensare che lui non sarà qui, con me, a vederla, che non conosce il suo bis- nipotino che porta il suo nome, che non ha mai potuto vedere l'Alpmarito e che in 15 anni la mia vita e' cambiata tantissimo ma se penso a lui, e' come se fosse sempre accanto a me e mi sembra ieri che veniva a prendermi a scuola e parlavamo...e mi manca, mi mancherà sempre.



lunedì 28 ottobre 2013

Riflessioni sulla genitorialità e nano acquatico

Venerdì ho assistito ad una conferenza / scambio di idee in tema di "Riconoscimento", inteso, da quanto ho capito, come capacità dei genitori di "vedere" il proprio figlio come individuo a sè e dargli il giusto "peso" nella famiglia.
Alcuni esmpi, però, a volte nulla c'entravano con il riconoscimento, come lo intendo io.
Attaccare un bottone alla maglia del figlio, ad esempio, secondo me, è un dovere, un obbligo educativo e morale, non un gesto di "riconoscimento", così come ricordarsi di andarlo a prendere al termine delle attività extrascolastiche (un pò di provocazione per risvegliare l'uditorio?)!
Il senso del discorso globale, comunque, era che ciascuno genitore dovrebbe dare il giusto peso alla personalità del figlio, ai suoi gusti, preferenze ed espressioni, con parole (che secondo la relatrice oggi usiamo fin troppo) ma anche con azioni e "non azioni" (ad es., rispettando i suoi silenzi o i suoi sfoghi), ovviamente secondo il proprio stile.

E fin qui, mi è parso un discorso alquanto scontato, a parte stimolare una riflessione (che non guasta mai) sul fatto che spesso siamo portati a proiettare sui figli i nostri gusti o diamo per scontato che le sue preferenze rimangano immutate nel tempo, nonchè che i gesti e le parole che contano per noi e per nostro figlio non sono necessariamente gli stessi degli altri genitori e relativa prole, poichè ciascuno di noi ha una personalità differente (tradotto: se mio figlio non da particolare importanza al cibo o a giochi creativi ma adora avere la possibilità di fare un giro in bicicletta o vestirsi con determinati colori, sarà un maggior "riconoscimento" per lui colorargli la maglietta o uscire prima da lavoro per portarlo al parco invece di cucinargli una torta o costruire con lui un castello di carta e non importa se vanno più di moda le seconde azioni che le prime o se le altre mamme penseranno che sei una pessima madre perchè non hai portato la torta fatta in casa alla festa della scuola).

Ho trovato molto interessante, invece, il discorso "sociologico" di fondo, espresso secondo me molto bene e riassumbile in una affermazione: la famiglia degli anni '50 in Italia era soprattutto "normativa", quella di oggi è tendenzialmente "affettiva"
Anzi, la stortura è che spesso è troppo "affettiva" (ad esempio, seconod la Dott.ssa, è eccessivo chiamare i figli "amore") e se, da un lato, ciò può rendere le persone più sensibili e comunicative, dall'altro le lascia impreparate ad affrontare difficoltà e frustrazioni.
I concetti di "normativo" e "affettivo" venivano poi associati a quelli di "canone materno" e "canone paterno", indicandi tipologie educative e "modi di porsi" nei confronti dei figli (non necessariamente riconducibili alla figura materna o paterna, soprattutto nei tempi attuali).
Non proprio calzante per la mia esperienza personale però stimolante, perchè mi ha costretto a ripensare all'educazione che ho ricevuto (secondo me ben bilanciata) e che stiamo impostando con il nano (forse un pò troppo "normativa" da parte mia).

E poi ho riconsiderato certi gesti di mia suocera: per lei preparare all'Alpmarito piatti che io non posso mangiare o non mi piacciono ma a lui sì (in mini porzioni consegnate all'ultimo, che ti costringono a ripensare tutta la cena in un nano secondo) è un gesto di cura e ricoscimento (che non riesce ad esprimere a parole o in altro modo)...considerarlo così mi aiuta a tollerarlo meglio!
In ogni caso, queste occasioni di riflessioni e confronto secondo me, a piccole dosi, sono molto utili, anche se, tra i partecipanti, ci sono sempre le solite mamme "so tutto io", "io il libro l'ho già letto e so già tutte le risposte giuste", con mania di protagonismo, che mi costringono a mordermi la lingua! 

E poi sabato ad acquaticità abbiamo portato il nano nella piscina grande: era serio serio ed è stato bravissimo!! A fine lezione avrà fatto mille tuffi e mille discese sullo scivolo in vasca, felice e concentrato.
Sembra che questo momento ssettimanale tutto per lui in acqua, con noi due vicino, gli piaccia tanto, anche se preferisce non avere intorno troppi bimbi (avevamo già capito che non ama affollamento e confusione): e questo basta per decicdere di iscriverlo anche alle prossime sei lezioni, pur se significa pasare lì tutti i sabati pomeriggio.
Sarà un buon "riconoscimento"?

giovedì 31 gennaio 2013

NUOTO



Nuoto

e perdo il conto delle vasche

Nuoto

e perdo il filo dei pensieri

Nuoto

e perdo il senso delle ore

Nuoto

e prendo il ritmo del respiro

Nuoto

e sento solo il rumore dell’acqua intorno a me

Nuoto

e mi godo liquide carezze

Nuoto

assaporando trasparenza

Nuoto

mentre la mente si riempie di blu

Nuoto

e un grumo si scioglie nello stomaco

Nuoto

e mi sento la testa divenir più leggera man mano che le membra

diventan più pesanti

Nuoto

e ritrovo me stessa

Nuoto

e null’altro importa

Nuoto

e sono viva



Dove altri vedono noia e ripetitività, io vedo un paradiso fluido.

E vorrei non uscire mai.