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martedì 1 agosto 2017

Un mese con i gemelli

Il 25.07.2017 era la mia DPP, anche se ginecologi ed ostetriche mi avevano spiegato che i gemelli si considerano a termine alla 37esima settimana e dunque avrei dovuto considerare come DPP il 4.07.2017.
Invece a 35+3 mi hanno indotto il parto.



Così i miei bimbi sono nati di otto mesi, 1670 gr lui, 2200 gr lei.
A più di un mese dalla nascita, i miei piccoli hanno recuperato più che bene, prendendo circa 1200 gr ciascuno!


È stato un mese intenso, emotivamente e fisicamente.
Un mese iniziato con sette giorni di ospedale post nascita, divisa tra malessere fisico, la piccola in camera con me, il tiralatte e la TIN, ovvero la terapia intensiva neonatale, distante solo un piano di ospedale ma, nello stesso tempo, praticamente un altro mondo.
Un mese proseguito con lei a casa, l’Alpmarito di nuovo all’estero, lui in TIN a Torino ed io a fare su e giù per stare con entrambi e dare al mio ranocchietto un po' del mio latte e, soprattutto, del mio amore e del mio incoraggiamento.
Senza dimenticare pratiche e burocrazia necessarie a riportalo a casa.
Con il cuore diviso, le lacrime sempre agli occhi, le gambe deboli, la mente colma di pensieri, paure e speranze. Sempre in piedi, sempre attiva, perché chi si ferma è perduto.
Un mese terminato con le sue dimissioni, il viaggio verso casa, io e lui, e una nuova famiglia a cinque che nasceva.

E poi poppate al seno, tiralatte, tiralatte, biberon, biberon, biberon, pannolini, pannolini, pannolini e ancora pannolini.

Perché se c’e una cosa che abbiamo capito subito, mio marito ed io, è che quello che con il primogenito ci era sembrato un periodo duro è stancante, era una passeggiata in confronto a questo.
Lui che mangiava otto volte al giorno (e dunque con minimo otto cambi di pannolino) ed impiegava un’ora intera per ogni singolo biberon, a cui aggiungere tempi di digestione e cambio, lei con sette pasti al giorno, seppur più veloci.
Fate un rapido calcolo, aggiungete tre ore giornaliere al tiralatte e capirete che non rimaneva spazio per null’altro, ne’ di giorno ne’ di notte.

Nello stesso tempo però, è stato stranamente tutto più semplice: sapevamo già che latte, prodotti e pannolini acquistare e dove, come preparare i pasti, cambiare, pesare e far digerire. E molti timori li avevamo già affrontato e gestiti. Abbiamo ripreso la manualità ed il ritmo rapidamente.
E poi non c’era il tempo per dubbi e incertezze e, per me, neppure più per lacrime e malinconia.
Anche perché, in tutto questo, c’era pure lui, il primogenito.
Con i suoi bisogni, i suoi impegni, le sue richieste di attenzioni.
E c’era il cantiere, con materiale da scegliere e ordinare, lavori da fare e coordinare, spese da affrontare e burocrazia da espletare.
Il baby blues che avevo sperimentato i primi tempi dopo la nascita del ricciolino e che temevo, è svanito alle mie dimissioni, inghiottito dall’urgenza di prendersi cura dei miei due piccoli amori, di essere presente, di fare, di curarmi e curarli.
E dalla gioia di averli entrambi sani e a casa.


Dopo un mese e molti grammi, poppate, ml di latte tirato, preparato e somministrato, pannolini, ruttini e nottate come le giornate, il tempo continua a non esserci e  i pasti sono passato rispettivamente a sette per lui e sei per lei. Non esattamente una rivoluzione.
La casa, sempre quella vecchia, è un casino.
Il cantiere edile è ancora un cantiere ed il ricciolino inizia ad accusare il colpo e, se verso i fratellini è attento ed affettuoso, con noi è diventato una sfida continua.
Ma va bene così perché io sono stanca, stravolta e felice.

P.s. E questo anche grazie all’affetto ed all’appoggio che ho ricevuto da parenti, amici e persino semplici conoscenti. Un senso di comunità amica che non mi aspettavo e che mi ha colmato di riconoscenza. 

Anche questo aspetto, come la TIN però, meritano un post a parte.

martedì 6 giugno 2017

L'entroterra sardo: la Domus de Janas di Sedini

Durante il nostro viaggio estivo in Sardegna, oltre a godere del magnifico mare, abbiamo dedicato ampio spazio a incursioni nell'entroterra, facendo piacevolissime scoperte.

Tra queste, la Domus de Janas del Comune di Sedini, Anglona (SS) a cui siamo giunti quasi per caso.



Le domus de janas, ovvero, in lingua sarda, le case delle fate (da quel che ho capito il termine indica infatti le persone minute, piccoline, per cui le strette stanze e corridoi sembrano creati), sono strutture sepolcrali preistoriche, costituite da tombe scavate nella roccia, risalenti al Neolitico (4000-3200 a.c.), spesso unite da corridoi fino a formare vere e proprie necropoli, tipiche delle culture prenuragiche.



Quella presente nel Comune di Sedini, da noi visitata, viene considerata una delle piu' grandi della Sardegna e, soprattutto, è facilmente accessibile perchè si trova nel centro storico del paesino e all'interno di un enorme masso non interrato. Viene infatti detta "la cattedrale delle domus de janas" e gli abitanti del luogo la chiamano "la Rocca".

Nel tempo, la domus de janes di Sedini è stata adibita anche ad usi diversi. 
Nel piano inferiore si vedono ancora le nicchie usate per le sepolture (con tanto di scheletri che hanno attirato il ricciolino), mentre ad uno dei piani superiori, accessibile mediante una stretta scala scavata nella roccia, si puo' vedere come veniva utilizzata, come focolare, nel Medioevo.


All'ultimo piano, usato come abitazione fino agli anni '50, è stato allestito dal Comune (che ha acquistato la struttura e gestisce le visite), un museo etnografico permanente, costituito da due stanze in cui è stato riprodotta una abitazione tipica, con oggetti e utensili utilizzati dal 1700 a poche generazioni fa.

A me ha impressionato molto perchè sono esattamente gli stessi oggetti ed arredi che si trovano nelle vecchie case piemontesi e valdostane, magari abbandonati in cantine o fienili.
Infine, vi è una piccola mostra fotografica sul territorio di Sedini (una stanza).

La visita guidata (spiegazione breve ed essenziale), costa 2,5 Euro a testa: davvero poco!
Il paese, tra l'altro, è caratterizzato da altre abitazioni ricavate nella roccia, visibili con una breve passeggiata nel centro storico.


Insomma, un altro angolo di Italia, in questo caso di Sardegna, da scoprire, che piacerà molto anche ai bambini. Un tuffo nel passato, tra un bagno al mare e l'altro!
Sedini, infatti, si trova a soli 20 minuti di auto (circa 16 km) dal borgo sul mare di Castelsardo, nel nord della Sardegna.

mercoledì 24 maggio 2017

Recita di fine anno: riflessioni di una mamma in equilibrio sul filo.

Nella scuola materna del ricciolino vige una tradizione: la recita di fine anno scolastico è quasi interamente organizzate e svolta dai bambini dell'ultimo anno e dai loro genitori.

In pratica, le maestre preparano comunque una canzoncina o un siparietto da far fare ai bimbi tutti insieme, poi siedono con i piccoli ed i medi e lasciano lo spazio ai "grandoni" ed ai loro genitori, che devono intrattenere la platea per una mezz'ora abbondante almeno.
Infine, tornano in scena le maestre che consegnano i diplomini ai bimbi e si termina con il rinfresco (ciascuno porta qualcosa).

Ora. I pro.
La recita è certamente un momento molto emozionante per i genitori che vi assistono.
E' formativa per i bambini, perchè consente loro di imparare a organizzarsi e fare gruppo, provare a superare blocchi e timidezze, mostrare ai genitori il loro gruppo di compagni.
Inoltre in genere si tratta di piccole scene da imparare e canzoncine e balletti divertenti, dunque è anche un gioco diverso dal solito.

Le maestre, poi, nella nostra scuola sono un vulcano di iniziative, attività e fantasia.
Creano, organizzano, fanno. Tanto, sempre. L'ho già scritto e raccontato (qui, qui e qui, ad esempio, senza dimenticare il Carnevale dei Piccoli).
Quindi, lasciare la recita di fine anno scolastico, a differenza di quella di Natale, in mano ai genitori dell'ultimo anno è anche un modo per ripagarle della fatica fatta e far sentire i "grandoni" protagonisti.
Infine, è un modo per socializzare tra genitori, anche se è un peccato che avvenga alla fine dell'ultimo anno.
Il tutto per dire che capisco l'importanza di questo evento e il motivo di questa tradizione.
Però.

Le criticità ci sono:
Innanzi tutto, bisogna trovarsi, parlarsi e farsi venire una idea originale.
Quest'anno ci è andata bene. Una delle mamme è una maestra delle elementari con molta fantasia che aveva già pensato ad una buona idea ed è bastato seguirla ed appoggiarla. Cosa che io ho fatto subito.
Trovarsi, è un'altra storia: deve essere di pomeriggio dopo la scuola, ovviamente, poichè si usufruisce dei locali della scuola stessa e per rispettare gli orari lavorativi. 
Solo che non tutti escono alle 17 dall'ufficio e possono essere alle 17.30 alle prove.
Non deve essere troppo tardi, dunque non oltre le 18,00 e non dopo cena, altrimenti c'è il problema dei bambini stanchi, di eventuali fratellini/sorelline e del lavoro il giorno dopo.
Ogni giorno della settimana c'è qualcuno che ha una attività sportiva e ricreativa, dunque bisogna turnare i giorni per far partecipare ora l'uno ora l'altro.
Insomma, vi lascio immaginare.

Trovata l'idea e organizzati gli incontri, l'impegno si fa ancor maggiore. 
Perchè di tempo libero, non è che ce ne sia tanto, no?
Un mese e mezzo di incontri settimanali in aggiunta alla vita quotidiana non sono una passeggiata.
Soprattutto se ci metti alcuni genitori.

Va bene, organizziamo la recita e facciamo le prove con i bimbi.
Ma perchè, ditemi, perchè inventarsi ogni volta qualcosa di più, dalla maglietta tutti uguali da dipingere a casa, al disegno da portare, alla registrazione di una intervista, alla foto di gruppo gigante (di cui ho il sospetto che le maestre abbiano le p....e piene) ecc. ecc.
Perchè complicarsi la vita???

A me sembra, a volte, che per alcune mamme questa storia della recita sia troppo importante. Una missione. 
Eppure, se ci pensate, chi di noi ricorda qualcosa di specifico degli anni della materna? Io qualcosa ma non certo le recite o se avevamo la maglietta tutti uguali l'ultimo anno!
E il giudizio di chi guarderà, perchè dovrebbe interessarci? Io davvero non capisco.
Non comprendo dove trovino, queste madri, la voglia ed il tempo di dipingere a casa magliette, scrivere testi per la recita, ordinare foto ecc. ecc.
E perchè non pensare che magari altri genitori hanno impegni lavorativi o familiari più importanti o danno meno peso a queste cose e non hanno voglia di sbattersi così tanto?

Io apprezzo il lavoro altrui, comunque.
Dunque, dopo aver provato a protestare e scoperto che ero in minoranza, mi sono adeguata.
E faccio tutto quel che devo fare, comprese tutte le prove. Ringraziando che ci sono mamme con più voglia e tempo o spirito di sacrificio di me che fanno il grosso del lavoro.

Qui, però, spunta l'altra criticità: i genitori che non vengono MAI o vengono una sola volta e poi protestano perchè si sentono esclusi, perchè i loro figli quel giorno saranno a scuola (e loro a vederli) ma non sono preparati, non hanno fatto nulla, non hanno la maglietta o simili.
Perchè LORO sono impegnatissimi.
Perchè LORO hanno altro da fare.
Perchè LORO non ci tengono (ma i loro figli sì e non è giusto escluderli, mamme cattive che non siete altro, dicono).
Perchè LORO, sai, vanno sempre di fretta.
Perchè LORO non sanno la lingua italiana, le mogli non guidano/non escono senza marito, non è nella loro tradizione culturale/religiosa.

E a me questa cosa fa incavolare. Di brutto.
Soprattutto se si tratta di stranieri che si dice dovremmo integrare.
Soprattutto se qualcuna delle mamme (non io, per fortuna), si fa in quattro per incontrarli, parlare, spiegare, lasciare loro bigliettini con data e ora degli incontri, proporre soluzioni.
Soprattutto se si tratta di genitori che fanno gli insegnanti o i dipendenti pubblici, magari part-time, ed alle cinque, cari miei, sono a casa da un pezzo.
Soprattutto se hanno schiere di nonni a disposizione e mentre noi facciamo gli incontri loro vanno in palestra.

Non te ne frega niente o non puoi davvero?
Va bene. Capisco.
Anche all'Alpmarito non frega nulla e mica lo crocifiggo per questo.
Non venire, non fare. Non è un problema, davvero.

PERO'
NON CRITICARE, non fiatare, non protestare, non presentarti il giorno della recita imponendo la tua presenza, non dire alle maestre che ti hanno escluso, per questo o quel motivo o addirittura per razzismo.Non farlo.

E poi, vogliamo parlare della scarsa coerenza?
"Ho preparato il video ma alcuni bimbi non ci sono. Meglio non proiettarlo, allora, non vorrei che si sentissero esclusi", dice qualche mamma.
"E no, dico io. Noi siamo venute e ci siamo sbattute, ora il video lo proiettiamo e ce ne freghiamo, Punto. Altrimenti non ci vengo io, alla recita."
Un minuto dopo, all'ultimo incontro pre prova generale: "Però a pensarci le magliette tutti uguali almeno per i bambini, DEVONO esserci!" incalza una mamma.
"Sìììì!", approva la maggioranza.
"Scusate, ma prima non discutevate che è brutto escludere i bimbi i cui genitori non si sono mai presentati, per non far pagare loro le colpe dei grandi?"
"Come si sentiranno quel giorno, senza maglietta?" dico io.
Poichè certamente salteranno all'occhio.
"Oh bè, pazienza, facciamole lo stesso" , concludono.

Perfetto, coerente e ragionevole.
Come l'atteggiamento di chi parla di integrazione ed uguaglianza e accoglienza religiosa e poi commenta che sono sempre gli stranieri a non venire!!!

Infine: perchè "genitori dell'ultimo anno" si traduce sempre in "mamme dei bambini dell'ultimo anno"?
I papà, infatti, si scoprono tutti sommersi dal lavoro, si offrono come baby sitter per i fratellini/sorelline o si inventano cuochi di famiglia che devono stare a casa a preparare la cena. Tutto, pur di non partecipare attivamente. 
Alpmarito compreso.
Il quale, però, probabilmente alla fine sarà quello che canterà e reciterà al fianco del ricciolino visto che la prossima eco me l'hanno fissata giusto quel giorno. Anche se le prove le ho fatte io.
Non so se ridere o piangere.





martedì 16 maggio 2017

Mamma avvocato in cucina: farinata di ceci e...millefoglie ai savoiardi

Da un paio di sabati a questa parte il ricciolino mi chiede di pasticciare un pò insieme in cucina.
Così sabato scorso, aperta la dispensa e trovata mezzo chilo di farina di ceci ancora sigillata, ho pensato fosse il caso di provare a preparare la classica farinata per pranzo.

Ovviamente, non conoscendo la ricetta, non sapevo che tutti consigliano di lasciare riposare il composto  4/5 ore, per poi "schiumarlo", e io però avevo solo un'ora e mezza e, soprattutto, non riuscivo a trovare risposte alla domanda: perchè dovrebbe stare a riposo così tanto?

Ho quindi deciso di provare abbreviando l'attesa.

Vi dirò, il risultato ci ha stupiti in termini di gusto e la semplicità della preparazione è talmente elevata che non posso che condividere con voi la ricetta.
In fondo, andiamo sempre tutte di fretta, vero?



Ingredienti

300 gr di farina di ceci
900 ml di acqua tiepida
Un cucchiaio di olio d'oliva
Sale fino, quanto volete

Procedimento

Versate la farina in una terrina, poi aggiungete l'acqua poco per volta, mescolando con la frusta a mano, fino ad ottenere un composto liquido senza grumi.
Coprite (io ho usato un panno) e lasciate riposare il tempo che avete. Nel mio caso, mezz'ora/45 minuti.
Se dopo l'attesa si è formata della schiuma (a me no), toglietela con l'apposito attrezzo (che io non avevo, dunque è andata bene così).
Aggiungete il cucchiaio d'olio e sale fino quanto ritenete, a seconda dei vostri gusti e di ciò con cui progettate di mangiare la farinata (da sola o con affettati o formaggi ecc.), mescolando ancora con la frusta.

Prendete una teglia dai bordi un pò alti (io ho usato due tortiere) e mettetvi la carta forno.
Versate il composto liquido e infornate.
ATTENZIONE: la farinata non deve risultare spessa, quindi curate di avere uno strato sottile di liquido, non più di mezzo centimetro. 

La cottura deve avvenire ad alta temperatura, quindi forno a 250° gradi, se possibile.
Avendo due tortiere di composto, io ho alternato la parte alta e bassa del forno tra le due, lasciandole circa 15 minuti sotto e 20 minuti sopra.

Ecco il risultato.


La crosticina dorata che caratterizza la farinata è venuta bene ed è piaciuta a me ed all'Alpmarito, mentre il ricciolino l'ha accuratamente tolta prima di mangiare. Tuttavia il resto gli è piaciuto.
Insomma, un successo!

N.B. Consumatela ben calda e comunque appena sfornata!

I due triangoli che abbiamo avanzato, mangiati a cena, non erano infatti altrettanto buoni.

***


Ovviamente, avendo deciso di cucinare, io e il ricciolino non ci siamo limitati alla farinata, NO!!!!
Abbiamo preparato anche il dolce per la sera: millefoglie con crema pasticciera fatta in casa.

La ricetta della crema è la stessa che avevo spiegato qui, con la differenza che questa volta non ho messo nessun liquore (Marsala o Cognac) e, a mio parere, è venuta ancor più buona.
Il ricciolino poi, si è divertito un mondo a sbattere le uova, mescolare e.....assaggiare la crema!!!



Infine, dal momento che la quantità di crema preparata era il doppio di quanto necessario per gli strati di pasta sfoglia che avevamo comprato, ho disposto in un piatto una fila di biscotti savoiardi (non inzuppati nel caffè, visto che l'avrebbe mangiata anche il ricciolino), sparso la crema e poi proseguito con un'altra fila di biscotti sopra, per tre volte.


Ebbene: il ricciolino è impazzito per la millefoglie ai savoiardi, che gli è piaciuta molto più di quella tradizionale!!!
Purtroppo, però, non ho pensato di fotografarla. 



mercoledì 10 maggio 2017

Mostra al Castello di Rivoli: un'esperienza da NON ripetere

Siamo una famiglia che ama visitare, città, monti, mari e musei.
Anche con il ricciolino.

La sua presenza non ci ha mai scoraggiato, non ci ha mai fatto rinunciare alla cultura.
Eppure non sempre l'esperienza di visitare luoghi di arte e cultura è positiva e non solo perchè ci si imbatte in luoghi non adatti ai bambini.

Il Castello di Rivoli, per noi è stata una delusione e, cosi' come mi piace scrivere di cio' che secondo me merita di essere visto, trovo giusto anche raccontarvi le esperienze negative, affinchè possano fungere da avvertimento e per capire se è capitato anche ad altri.

Il primo maggio quest'anno era un lunedi' e pioveva. Si prospettava una giornata in casa, a riposare e trafficare.
Poi arriva la telefonata di mio fratello e decidiamo di andare insieme a Torino, a visitare il Museo Egizio con il ricciolino e la sua cuginetta di quattro anni.
Giunti sul posto alle 11,00, scopriamo che in moltissimi hanno avuto la nostra stessa idea geniale, ci sono piu' di due ore di coda e l'ingresso è prenotato per tutto il pomeriggio.
Cerchiamo quindi delle alternative: il Museo di Scienze Naturali è chiuso per lavori, il Museo dell'Automobile, quello della Montagna, quello dell'Astronomia e l'MaCA noi li abbiamo già visitati.
L'Armeria Reale e il Museo del Cinema non interessano alla bambina, a mia madre e mio fratello, il Palazzo Reale ci sembra pericoloso, vista la vivacità dei cuginetti messi insieme, in piu' in centro c'è la manifestazione.
Insomma, cerca e ricerca a mio fratello viene in mente il Castello di Rivoli ed il suo Museo di Arte Contemporanea.
Ricordo di aver letto da qualche parte che è adatto ai bambini e organizzano anche laboratori.
Controlliamo sul sito: c'è scritto che è aperto, senza alcuna specificazione.




Cosi' pranziamo ed alle due siamo a Rivoli. Smette anche di diluviare, il parcheggio è gratuito e vuoto ed il sole fa capolino dalle nuvole.

Giungiamo cosi' all'ingresso del complesso, che da solo, cosi' come ristrutturato, con commistione di recupero ed elementi moderni, appare davvero bello.

 
 Alle casse, l'amara sorpresa: non è vero che Museo d'Arte Contemporanea e Castello sono aperti.
E' aperta solo la c.d. Manica lunga, ove è in corso la mostra "Le emozioni dei colori nell'arte".

Come molte altre persone li' presenti, famiglie con bambini compresi, essendo ormai giunti sul posto, decidiamo di visitarla.
Costo del biglietto: Euro 8,50 a testa, ovvero costo del biglietto intero per Edificio Castello e Manica Lunga con mostra, come scritto sul sito.
Chiedo dove sono i servizi igienici e mi viene spiegato che sono fuori dalla caffetteria.



Iniziamo il percorso espositivo: arte praticamente astratta, concettuale, minimamente comprensibile solo leggendo per intero le didascalie, senza alcun opuscolo o linea guida.
Questo, pero', probabilmente è un problema mio (anche se direi di no, a giudicare dai commenti che ho sentito, tra cui persone che si chiedevano quali fossero, esattamente, le opere d'arte, pur essendoci dvanti!)

Un unico servizio igienico per donne e uomini, senza fasciatoio e con asse rotta, sporco. Si fa anche la coda. Gente che si lamenta, giustamente, noi compresi.
Mentre stiamo uscendo, una signora del personale ci sente e  spiega che ci sono anche altri servizi (ma non so dove nè se fossero aperti, nei piani sopra non ne ho visti, infatti, e neppure in biglietteria).

Opere disperse in stanze vuote, poi al secondo piano un lungo spazio espositivo.

Entriamo ed iniziano i guai: la prima addetta, non capisce di chi sono i due bambini e ci chiede i biglietti ripetutamente. Poi si piazza di guardia.
Appena la bambina si avvicina ad un'opera, che altro non è che uno specchio alto appoggiato a terra, inizia a scattare e rimproverare, continua quando ci spostiamo nei pressi di due quadri, protetti dal classico filo a terra, dicendoci con tono arrogante di prestare piu' attenzione e di tenere i bambini per mano.
Mio fratello risponde per le rime che puo' stare tranquilla, che non hanno toccato nulla, facciamo attenzione ed e' assicurato.
L'addetta si inalbera e dice che è solo preoccupata per l'incolumità dei bimbi, pero' poi ci segue di opera in opera. 
Porseguiamo e ci sono piu' addetti che opere. Solo una signora, pero', alle mie richieste di informazioni circa le installazioni, risponde con gentilezza, le altre tacciono, salvo dire ai bambini "attenzione, attenzione, non avvicinatevi"e a controllarci a vista, anche quando esposti ci sono blocchi di marmo o pietre o cuscini che, palesemente, non si possono rovinare tanto facilmente.
Niente foto, mi spiace, erano vietate anche quelle.

Usciamo da li' perplessi, per le opere e l'atteggiamento del personale e scopriamo che la mostra, in effetti, non sarebbe neppure finita.
Peccato che le restanti installazioni siano nella parte museale e nelle stanze del Castello, che è chiuso, dunque non sono visitabili ed il personale delle casse (anche li' in abbondanza), nulla ci abbia detto.

Eppure noi abbiamo pagato il prezzo pieno del biglietto (che avrebbe dovuto dare diritto anche all'accesso all'Edificio Castello).



Non resta che lasciar sfogare i bimbi all'esterno, che per fortuna merita, anche per la splendida vista su Torino di cui si gode.
Per noi, comunque, era bello stare tutti insieme una volta e vedere giocare i cuginetti, che si adorano e dunque il bilancio della giornata è stato positivo.




Non finisce qui, pero': alle mie domande e recensione negativa su TripAdvisor, il Castello di Rivoli non ha risposto e, guarda casa, la pagina "orari e biglietti" del sito è stata modificata un paio di giorni dopo la mia recensione negativa su TripAdvisor ed ora, sotto la data del 1 Maggio, riporta addirittura in grassetto la scritta: "La Manica Lunga del Castello di Rivoli, che ospita la mostra L’emozione dei COLORI nell’arte, lunedì 1° Maggio sarà straordinariamente aperta al pubblico dalle ore 10.00 alle 19.00."
Che prima non c'era e che comunque, mi permetto di far notare, non dice che l'edificio Castello era chiuso e dunque museo e parte di mostra non sarebbero stati accessibili. 

Non commento.

N. B. Questa è solo la mia personale opinione, basata sulla mia unica esperienza di visita, immagino ce ne siano state di migliori e mi piacerebbe conoscerle, se ne avete da raccontare! Anche perchè a me, in fondo, è rimasta la curiosità di sapere come sia dentro il Castello (pero' non ho voglia di tornarci...).

giovedì 20 aprile 2017

Parco Naturale della Mandria (TO): ideale per un pic nic di primavera o un giro in bici, anche con i bambini

Se siete in cerca di un luogo adatto ad un pic nic o ad una passeggiata nella natura, in questa primavera un giorno caldissima ed un giorno investita dal vento gelido,
se cercate un luogo verde per una pausa rigenerante a due passi da una città ricca di storia, musei e cultura,
se avete voglia di farvi un giro in bicicletta o, meglio ancora, una escursione in mountain bike,
se avete bimbi che vogliono correre o girare in bici ed altri ancora sul passeggino (ma con ruote un pò robuste, da strada sterrata),
se non disdegnate l'idea di poter scegliere, all'ultimo minuto, tra una mattina in una Reggia o a visitare appartamenti reali ed un pomeriggio di pic nic e passeggiata/bici o  giretto a cavallo, oppure tra una intera giornata a spasso nel verde ed il resto riservato a quando il cielo diventa grigio o nero...

allora il Parco della Mandria, nei pressi di Torino vi piacerà.


 Noi vi abbiamo trascorso poche ore, da mezzogiorno e mezza alle 18.30, appena prima della chiusura, dunque non lo abbiamo certamente girato tutto (anzi, neppure un quarto), nè abbiamo sfruttato tutte le possibilità che offre, però ci è piaciuto comunque e già sappiamo che ci torneremo.


 Per questo voglio parlarvene.



Si tratta di una zona protetta regionale, una riserva naturale  che si estende per circa 6540 ettari  tra i Comuni di Venaria Reale e Druento (TO), ad ingresso gratuito come si conviene ad un parco naturale (ma con orari di chiusura variabili a seconda della stagione, dalle 8.00 a.m. alle 17,00 oppure le 18,00 o le 20,00: controllate sempre sul sito!), parcheggi gratuiti nelle vicinanze degli ingressi (che sono più d'uno, tre a venaria reale e tre a Druento), tavoli da pic nic, fontanelle d'acqua e bidoni per la raccolta differenziata ben dislocati sul territorio e tanti ampi sentieri e strade sterrate da percorrere: a piedi, in bicicletta e con il passeggino (alcuni, altri si prestano meno per via di fanghiglia o perchè più stretti).


Ci sono zone in cui noleggiano le bici e organizzano giri in mountain bike, trekking diurni e notturni, passeggiate a cavallo.

Ingresso Ponte Verde

Noi siamo entrati dall'ingresso di Ponte Verde (Comune di Venaria Reale, TO), dinnanzi ai parcheggi gratuiti, per poi dirigerci verso Casina Rampa (dove c'è l'ingresso "Tre Cancelli") e fare pic nic nell'area, attrezzata con alcuni giochi per bambini, arrivare alla Cascina Brero (dove c'è il centro visite del parco), purtroppo in giorno di chiusura ,..



....per poi tagliare in diagonale per raggiungere il Castello della Mandria, dove si trovano gli Appartamenti Reali e la Galleria delle Carrozze (visitabili a pagamento, qui le info) in cui soggiornava spesso Re Vittorio Emenuele II di Savoia  in insieme alla moglie, "la Bela Rosin" (Rosa Vercellena, ma a Torino nessuno la chiama così), l'Istituto Alberghiero Formont (che gestisce la Caffetteria Reale dove eventualmente fermarsi per merenda) e il Borgo Castello.

Castello della Mandria con gli appartamenti reali


Era tardi per visitare gli appartamenti e la bella giornata invitava a stare all'aperto, tuttavia vi torneremo sicuramente.
Borgo Castello con la caffetteria ed il vialone sterrato percorso per raggiungerlo

 
Il resto del parco comprende moltre altre cascine, Villa Laghi e, appunto, i laghi.

Vi vivono liberamente o allo stato semibrado diverse specie di animali selvatici e domestici.

incontro con la lepre

Il paesaggio varia dai prati al bosco "planiziale" (dunque vi sono zone in cui camminare all'ombra ma anche ampia spazi aperti ed al sole). Penso che in piena estate possa essere eccessivamente caldo e arido, mentre è certamente bello e fiorito in primavera e credo suggestivo in autunno.

la nutria, o almeno credo

Noi abbiamo visto una lepre selvatica, cavalli trainanti la carrozza turistica e...una nutria! Non abbiamo avuto fortuna, invece, con la zona di osservazione degli scoiattoli.

Osservatorio per gli scoiattoli



Vale la pena ritirare la mappa presso il punto informazioni all'ingresso di Ponte Verde (Venaria Reale), peraltro il più vicino alla Reggia di Venaria Reale.


Una meraviglia che, insieme ai suoi giardini, vale un viaggio, come vi avevo raccontato qui.
Tra l'altro l'ingresso di Ponte Verde, Torino e la Reggia di venaria sono collegati da un servizio bus e, il tragitto tra Reggia e Parco, anche da un trenino, che poi gira per il parco e  che piacerà ai bambini (qui info e orari, è consigliata la prenotazione).


Per tutte le informazioni pratiche e le attività, vi consiglio di consultare il sito del Parco.

Attenzione: i servizi igienici non sono numerosi quanto le aree pic nic e le fontane, dunque tenetene conto. Comunque ce ne sono e segnati sulla mappa.
Il parco chiude con condizioni meteo avverse e l'ingresso è VIETATO AI CANI (cosa che io personalmente trovo molto ragionevole) ed ovviamente alle auto.
Gli opuscoli ed il sito avvisano di prendere le uscite autostradali di Venaria Reale o Borgaro èper gli ingressi di Venaria e Cascina Oslera, ignorando eventuali indicazioni dei navigatori satellitari per Druento o Savonera. Noi non abbiamo usato il navigatore, dunque riporto l'avviso così come trovato.

N.b. Post non sponsorizzato
 

mercoledì 19 aprile 2017

Vaccino contro la meningococco B: la nostra esperienza.

Io sono una di quelle mamme che, pur vivendo con terrore la notte prima ed il giorno delle vaccinazioni (poichè sono cosciente che, per quanto minimo, il rischio di una reazione allergica esiste sempre), non ha mai avuto alcun dubbio sul "se" vaccinare il proprio figlio.

Qui avevo spiegato la mia posizione al riguardo (esternando nello stesso tempo i miei timori di neomamma).

Il ricciolino ha fatto tutte le vaccinazioni (ed i richiami fino ad ora richiesti) offerte dal piano vaccinale della Regione in cui viviamo, sia quelle classificate come "obbligatorie" (che poi tali nella realtà non sono, come orami sanno tutti), sia quelle solo consigliate.

So perfettamente che non posso proteggere mio figlio da ogni rischio, come ovviamente vorrei: ci sono troppe variabili che sfuggono al controllo di ciascuno di noi, per quanto genitori attenti possiamo essere.
Non esistono strumenti di protezione, per alcuni rischi.
Per altri, invece, sì.
E se posso eliminare o, perlomeno, ridurre le possibilità che capiti qualcosa di male a mio figlio, io cerco di farlo: per questo in bici o in pattini insisto perchè indossi il casco anche in cortile, per questo non ho mai sgarrato sull'uso del seggiolino auto e non ho lesinato sulla scelta dello stesso, per questo ho scelto di vaccinare mio figlio.

Da qualche anno (se non sbaglio il 2014) è disponibile anche in Italia il vaccino contro il meningococco B, ovvero quello volto a prevenire la meningite meningococcica di tipo B, una forma di meningite causata dal batterio Neisseria meningitidis (o meningococco). 
I sierogruppi di meningococco finora identificati sono 12, di cui 5 (A, B, C, W135 e Y) sono responsabili della quasi totalità delle meningiti meningococciche.
In particolare, la meningite di tipo B è la forma più frequente di meningite in Europa, Italia compresa, Australia e Canada e colpisce soprattutto i bambini piccoli e gli adolescenti.
Pur se non frequente, è una malattia gravissima.

Ebbene. Dopo essermi documentata ed aver chiesto il parere di tre pediatri, ho deciso di vaccinare il ricciolino e di farlo il prima possibile, sia per garantirgli ampia copertura sia per evitare di dimenticarmente in futuro, presa dalla nascita dei gemelli, o di esporre al rischio i fratellini quando sono ancora molto piccoli.
Tanto più che il vaccino contro il meningococco B, stando alle notizie riportate dai media, dovrebbe rientrare nel piano vaccinale, in modo gratuito, per tutti i nuovi nati dal primo gennaio 2017, in tutta Italia. 

Per gli altri, al momento, è possibile solo su richiesta, con numero di dosi diverse a secondo dell'età del vaccinato e a pagamento, con l'eccezione di alcune illuminate Regioni d'Italia.
Perchè il nostro paese è uno Stato solo quando si tratta di riscuotere tasse da Roma o di tifare la nazionale di calcio, non quando si tratta di offrire servizi o uniformità di trattamento (perdonate la vena polemica) nell'interesse dei cittadini.

Nel nostro caso, arrivare alla vaccinazione ha richiesto una buona dose di determinazione: telefonate e colloqui con la pediatra, il centro vaccinale regionale, il personale preposto alla vaccinazione presso gli ambulatori locali, le farmacie locali.
Dopo due anni di rimbalzi e rinvii, risposte evasive e promesse di essere richiamata, ho gettato la spugna e cambiato Regione.
La mia indignazione, a distanza di mesi, non si è ancora placata, soprattutto dinannanzi alle pubblicità che invitano alle vaccinazioni ed alla propaganda sull'ottimo servizio sanitario nazionale di cui disponiamo: a quanto pare, infatti, il diritto alla salute dipende ancora dalle condizioni economiche e dal luogo di nascita.
A 3 km di distanza, è bastata una sola telefonata per avere i due appuntamenti, peraltro il primo a neppure un mese, e riuscire a vaccinare il ricciolino.

Il costo non è stato trascurabile ma, con un figlio solo e considerando che si tratta di salute, sostenibile: due dosi a distanza di due mesi, ticket di 89,34 per la prima, 73,34 Euro la seconda, con tanto di visite del pediatra dell'asl di zona appena prima dell'iniezione per verificare che gola, orecchie e temperatura fossero a posto e dunque non vi fossero evidenti malattie in corso.

Il ricciolino non ha avuto febbre. La prima volta, con vaccino fatto la mattina alle 8,30, la sera era semplicemente più stanco del solito e si è addormentato un'ora prima, poi nei tre giorni successivi ha lamentato male al braccio dove è stata praticata l'iniezione, ma senza edemi o rossori.

Al richiamo, neppure una particolare stanchezza, solo il dolore al braccio dalla sera e, decrescente, nei tre giorni successivi.

Insomma, certamente un fastidio ma nulla di preoccupante!

Va aggiunto, ad onor di cronaca, che non è ancora certo che il nuovo vaccino sarà in grado di proteggere per tutta la vita i vaccinati, però a me qualche decennio di copertura (peraltro quelli più a rischio) sembrano meglio di nulla.

Terminata la gravidanza, anche io e l'Alpmarito abbiamo in  programma di richiedere le vaccinazioni, sia contro il meningococco B, sia contro gli altri ceppi, per i quali durante la nostra infanzia non era ancora offerta la copertura.

E voi? Avete vaccinato contro il meningococco B o avete intenzione di farlo? Se sì, quale è stata la vostra esperienza?





 


mercoledì 5 aprile 2017

Alpe di Siusi: escursione circolare alla Bullaccia. Alto Adige: cronache di viaggio

Il nostro viaggio in Alto Adige della scorsa estate è stato un'alternanza di musei, bicicletta ed escursioni.
Che siamo una famiglia che ama la montagna, in inverno ed in estate, credo sia ormai noto.
Non ci limiato, però, alle vicine Alpi e quando possiamo esploriamo anche le Dolomiti.

Così, in vacanza in Alto Adige, non abbiamo potuto esimerci dall'andare a vedere la famosa  
Alpe di Siusi.


Dopo aver parcheggiato a Siusi (1.000 mt), abbiamo preso la funivia del Compaccio, arrivando a quota 1850 mt in pochi minuti.


Purtroppo, a dispetto delle nostre intenzioni, l'ora non era proprio l'ideale, dal momento che erano già le 11 passate (d'altro canto, eravamo partiti da Bolzano, che non è proprio dietro l'angolo) e, nonostante fosse l'inizio di settembre, facesse molto caldo.

Tuttavia la giornata era troppo bella per non sfruttarla e non cercare di allontanarci dalla folla e dall'eccessiva urbanizzazione, che secondo noi un pò deturpa lo straordinario paesaggio offerto dall'Alpe Siusi (pur essendo funzionale al turismo di massa  sul quale molti vogliono comprensibilmente vivere).

La vista, davvero magnifica, spazia dal Sassopiatto e Sassolungo, due formazioni rocciose suggestive e maestose, su cui io e l'Alpmarito eravamo saliti con ferrate e attorno a cui avevamo girato con  amici nel corso di una settimana di vacanza nel periodo "ante ricciolino"...


...all'altopiano dello Sciliar, anch'esso già visitato nella scorsa occasione.


Riempiti gli occhi di cotanta bellezza, zaino in spalla, ben rifornito di panini, acqua e crema solare, siamo partiti per compiere
 l'escursione circolare sull'altopiano della Bullaccia ( Puflatsch)
segnalata prima con n. 14 e poi con il segnavia "PU"





1) Da Compaccio, anzichè percorrere il sentiero 14, noi  abbiamo subito deviato verso la stazione a monte della cabinovia Bullaccia Gondola, ove vi è un ampio ristorante, per raggiungere la piattaforma panoramica posta appena sopra. Il percorso è una vera e propria strada sterrata, chiusa al traffico ma comoda anche per i passeggini e quasi pianeggiante.

2) Poi siamo tornati verso il sentiero segnavia "PU", ben visibile, per salire alla Filln Kreuz (mt. 2.130), ovvero la croce di Filln, anche in questo caso tramite una carrozzabile ampia.
Fino a questo punto l'affollamento non accennava a dominuire, anche perchè il dislivello da Compaccio  è minimo (circa 200 mt) e dunque è un percorso adatto a tutti.

3) Dopo una sosta, siamo ripartiti lungo il costolone dell'altopiano (segnavia PU), alla volta della "Panca delle streghe", un punto panoramico che prende questo nome dalla leggenda secondo cui l’immensa schiena dello Sciliar era un’amato punto d’incontro per queste streghe. Le panche delle streghe sono infatti delle speciali formazioni di roccia che hanno la forma di una poltrona con bracciolo e schienale, situate proprio in quel punto, sopra Bullaccia
Il dislivello è sempre minimo anche in questo tratto ma il numero dei turisti aveva già iniziato a diminuire, nonostante ne valesse la pena!


Se fino a quel punto la passeggiata è fattibile anche con passeggini adatti a sterrato, da lì in poi, come si vede nella foto, la strada diventa sentiero, seppur molto ampio e privo di pericoli per i bambini.

3) Superata la vicina Goller Kreuz, Croce Goller, nei pressi della quale abbiamo consumato il nostro pic nic,  siamo dunque giunti all'Arnika Hutte, perfetta per una pausa caffè (o pranzo, a giudicare dal numero di avventori), anche per il parco giochi annesso.


4) Poi il sentiero si è fatto per un tratto di nuovo strada sterrata, conducendoci, sempre seguendo il segnavia "PU", alla Puflatschhutte ed, infine, riportandoci al punto di partenza, tra boschetti (finalmente, dopo tanto sole e tratti aperti!), ampi prati e baite ben tenute, con un sentiero a tratti più ripido ma anche una vegetazione più rigogliosoa e variegata.




Superata la panca delle streghe e, soprattutto, dopo l'Arnika Hutte, non c'era praticamente più gente a percorrere il sentiero, che pure regala scorsi bellissimi.


5) Dalla baita Puflarschhutte, seguendo il segnavia 14, siamo infine rientrati alla stazione di arrivo della cabinovia del Compaccio, pe rientrare, a malincuore, a Siusi.


Nel cuore e negli occhi, le immagini di montagne magnifiche e di una bella passeggiata.

Info pratiche: il  dislivello in salita è minimo e la quota non è elevata rispetto a quella abituale delle escursioni nelle Alpi (max. dislivello 2174 mt.) però l'escursione è piuttosto lunga come sviluppo (leggendo sui vari siti turistici della zona ho letto distanze dai 7,5 km ai 10 km perchè si possono anche accorciare alcuni tratti, ad esempio evitando la nostra deviaziono o le panche delle streghe): i cartelli indicavano un totale di 3 ore, noi ne abbiamo impiegate 4, compresi, però, pic nic e diverse soste, sia per godere del panorama, sia per far riposare e giocare il ricciolino, sia per merende e spuntini, sia per scattare le 200 fotografie che mi sono portata a casa!

Dunque una passeggiata adatta anche ai bambini piccoli, purchè che camminino un pò e senza passeggino (che si può comunque usare fermandosi all Filln Krauz o alla Panca delle Streghe). 

Unici aspetti negativi? 
L'affollamento, nonostante fossero i primi di settembre, per il primo tratto di gita; l'assenza di fontane e corsi di acqua che, in una giornata caldissima e in un'estate particolarmente arida come la scorsa, avevano reso il paesaggio poco verdeggiante e decisamente brullo; il caldo davvero notevole perchè, appunto, l'escursione è praticamente per intero sotto il sole.
E' quindi necessario portarsi una buona scorta di liquidi, crema solare e cappellino!

Noi ci siamo portati il pranzo al sacco perchè non sapevamo cosa avremmo trovato e fin dove il ricciolino avrebbe camminato. Tenete comunque presente che il costo della cabinovia non è indifferente (Euro 32 andata e ritorno due adulti, il ricciolino era ancora gratis), quindi può essere anche un modo per risparmiare. In alternativa, però, c'è abbondanza di punti ristoro tra cui scegliere!

Rientrati a valle, merita una passeggiata nel piccolo centro di Siusi, raggiungibile dalla cabinovia in 5/10 minuti a piedi, attraversando il ponte (via ben segnalata, comunque).





Insomma: una meta troppo gettonata per i nostri gusti un pò da "montanari solitari" ma che vale davvero una visita e una o più escursioni, dal momento che, partendo dall'Alpe Siusi, vi è l'imbarazzo della scelta, sia in direzione  Monte Piz, verso il lato che affaccia su Sassopiatto e Sassolungo, sia in direzione Giogo, sul versante che guarda lo Sciliar, nonchè nella direzione Bullaccia (che si erge sopra la Val Gardena) che abbiamo preso noi!

N.B. Il post NON è sponsorizzato.