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lunedì 8 ottobre 2018

Una casa che parla di noi

E' passato poco più di un anno da quando la "casa nuova" è diventata in gran parte abitabile.

E' passato poco più di un anno è la casa già parla, inequivocabilmente, di noi. 

I suoi muri hanno ascoltato le nostre risate, sentito il ricciolino imparare a leggere ed i piccolini imparare a gorgeggiare e parlottare.
Sono stati la mia gabbia, nei momenti di sconforto, solitudine, paura.
Sono stati il mio rifugio, quando fuori il mondo aggrediva o, semplicemente, il clima si faceva inclemente.
Le sue stanze riecchieggiano di gridolini infantili, urla materne, battutine, ninne nanne, conversazioni, richiami, pianti e grida eccitate.

Il primo collage del ricciolino, sulla "sua" casa.

I suoi pavimenti hanno accolto i primi passi di Orsetto e Principessa, tremato al costante lancio di giochi, scricchiolato all'impatto con piatti e bicchieri in mille pezzi, allo strisciare di mobili spostati.
Ogni giorno, accolgono con stoica pazienza un mare di pupazzi, palline, rotelle, scivolate, salti e oggetti sparsi ovunque.
Fanno da sfondo, ora duro, ora più flessuoso, a cadute, capricci, pianti di dolore ma anche abbracci, costruzioni e gioiosi rotolamenti.

Le sue finestre hanno visto visini attenti guardare fuori, verso una persona cara in arrivo o a scoprire la pioggia e la neve, guardare il vento muovere le foglie ed i lampioni.
Specchio doppio, del mondo fuori e della vita dentro.
Portano i segni di polvere di intonaco e mattoni, di manine sporche appiccicate, coperte da tendine sempre troppo stropicciate da pugnetti impazienti.

I suoi soffitti sono stati casa di risonanza, per tutti i momenti di felicità e calore, come per quelli di noia e delusione.
Alcune lampadine pendono ancora nude, proiettando una luce impudica, in cerca del vestito adatto, che proprietari distratti da mille incombenze più urgenti, non hanno ancora trovato il tempo di donare loro.
Altre si sono già bruciate, durate giusto il tempo di accorgersi di loro, altre ancora risplendono attraversi supereroi colorati o colori accesi, alimentando sogni bambini.

Le sue pareti hanno accolto quadri e fotografie, osservando crescere la nostra famiglia attraverso l'alternarsi del contenuto di cornici e lavoretti scolastici.
Ci fanno scudo contro il freddo dell'inverno ed il caldo dell'estate e, a volte, ci isolano impietose, vedendosi restituiti sguardi stanchi e sbadigli annoiati; altre volte, invece, accolgono festanti amici, parenti e semplici conoscenti in visita.

La cucina è, come sempre, il cuore della casa, molto più del salotto, adibito più a campo da gioco che a luogo di conversazione e/o svago.
Forse perchè siamo italiani e non c'è accoglienza o festività che non implichi mangiare o bere insieme, fosse anche un semplice caffè. Forse perchè così siamo noi.

La nostra camera è ancora "di tutti", ritrovo per la notte e per i sonnellini, scenario di coccole, abbracci, letture della buonanotte, litigate, pianti di stanchezza.
Dispensario di creme e cremine, luogo di cambio e vestizione, culla nelle malattie, parco giochi nei momenti di ozio stanco.

Nell'ingresso si stratificano piumoni, giacche invernali, gilet e impermeabili estivi, cappellini da sole e di lana, sciarpe e seggiolini auto;
scarpe spuntano da ogni dove, accompagnando le stagioni e tre coppie di piedini in crescita.

Tutte le stanze sono ancora in divenire: cambiano le disposizioni dei mobili e degli arredi, seguendo la crescita dei tre piccoli abitanti e le esigenze lavorative dei grandi.
A volte deposito, a volte ambienti accoglienti, mutano in cerca della soluzione migliore, forse non sapendo che il migliore di oggi è diverso dal migliore di domani e basta un nulla, per rivoluzionare priorità e stili di vita.

E' passato poco più di un anno e la casa vecchia, quella che il ricciolino chiama ancora "sua", non mi manca per nulla. 
Mi mancano i luoghi intorno, i rituali costruiti dall'abitudine, le montagne dietro e le vigne che si stendevano davanti, i sentieri già percorsi in anni e anni di frequentazione, le persone intorno.
Quelli sì.
Quelle sì.

Molto c'è ancora da fare. Il cantiere è tutt'altro che chiuso, su più fronti. 
Purtroppo.
Questo, infatti, è l'aspetto più negativo, insieme alle infinite risorse di tempo, finanze e spazio mentale che questa casa ci ha sottratto.
Risorse che sono mancate a noi, alla nostra famiglia, alla coppia, ai fine settimana, ormai da anni, e che nessuno ci ridarà indietro.
Ne è valsa la pena? Ne vale la pena?
Al momento, non sono sicura della risposta.
Ditemelo voi, se ci siete già passati!
Quel che so, è che è passato poco più di un anno e questa casa, 
gialla come il sole e grigia come la nebbia, umorale come me, 
ogni giorno che passa, parla sempre più di noi.



mercoledì 3 ottobre 2018

L'Immaginario Scientifico di Trieste con i bambini


Il Science Centre Immaginario Scientifico di Trieste è uno di quei musei che, a mio parere, è perfetto per ogni fascia di età: 
- per gli adulti, perchè quando si ha curiosità, non si finisce mai di imparare o...ripassare! E non tutti hanno professioni attinenti alla scienza e/o l'occasione di osservare con mano fenomeni fisici, leggi ottiche, esperimenti naturali ecc.;
- per i bambini 6-10 anni, che possono apprendere, semplicemente con l'osservazione ,l'esistenza di leggi fisiche che è molto difficile spiegare loro in modo teorico;
- per i ragazzini, che dovrebbero aver acquisito a scuola gli strumenti per comprendere ciò che osservano e quindi per assimilare e "toccare con mano" quanto studiato;
- per i bambini più piccoli...semplicemente per giocare con la scienza e girovagare, toccando quasi tutto, senza rischiare di rompere nulla e divertendosi!!!


Non a caso, noi ci siamo stati con i gemelli (14 mesi), il ricciolino (quasi sette anni), la cuginetta, prossima ad entrare in prima media e la sua mamma: tutti, compreso l'Alpmarito ingegnere, hanno apprezzato molto la visita!!


Si tratta infatti di una area museale interattiva, detta "Fenomena", in cui si possono letteralmente  toccare (anzi, si devono) gli oggetti ed apparecchiature presenti, per sperimentare in prima persona i principi della scienza che rappresentano.





Sei i percorsi tematici (moti e fluidi, percezioni, forme, specchi, suoni, luci) ma anche muovendosi liberamente, senza leggere tutte le didascalie (cosa impossibile per noi, con i bimbi al seguito), c'è da apprendere e divertirsi!!!


La sezione Kaleido, che accoglie i visitatori, è invece costituita da una sala con comodi divani rossi, luce bassa e maxischermi, che proiettano video dalle bellissime immagini con accompagnamento musicale, alla scoperta di vari temi.
Noi abbiamo visto "Zoom", un video sull'infintamente piccolo e l'infinitamente grande, che personalmente ho trovato affascinante e che hanno seguito  con attenzione anche i due "bimbi grandi" (mentre i piccoli scorazzavano per la sala!), nonchè un pezzo di "Cosmica", sui misteri dell'Universo.



Essendo arrivati già nel pomeriggio, abbiamo invece scelto di tralasciare il planetario interno al museo, chiamato "Cosmo" ...sarà per la prossima volta!



 In vari periodi dell'anno, vengono organizzati laboratori, incontri, esperimenti e dimostrazioni in aree apposite del museo.
Tenete tuttavia conto che la nostra visita con i bambini alla sola area Fenomena, più la visione di un video di Kaleido, ci ha tenuti impegnati per due ore e mezza e siamo usciti solo perchè i due piccolissimi avevano di nuovo fame!!!!


INFO:
Il biglietto di ingresso ha un prezzo contenuto, rispetto all'offerta (6,50 Euro per l'intero alla sezione museale vera e propria, più 3,5 Euro per il planetario; rispettivamente 4,5  Euro e 2,5 Euro i ridotti, fino a sei anni gratis e con possibilità di sconti per famiglia).
Unico aspetto negativo: è aperto solo la domenica, dalle 10,00 alle 18,00, con qualche chiusura straordinaria (consiglio pertanto di chiamare, prima di andarci).
La cassiera ci ha spiegato che la scelta di apertura al pubblico solo domenicale è studiata per offrire alle scuole ed ai gruppi la possibilità di visite settimanali. Dunque, una ragione valida c'è.
All'ingresso/uscita, dove è collocata la cassa, si trova un piccolo shop di giochi scientifici e magliettine con commenti a tema scienza.
Fuori, due macchinette automatiche per bevande, acqua e snack.
Si gira tranquillamente con il passeggino singolo; con il doppio affiancato, chiedete alla cassa e vi indicheranno come portarlo dalla sezione Kaleido a quella Fenomena senza problemi e potrete girare tranquillamente per la zona museale.

NELLE VICINANZE 
L'Immaginario Scientifico di Triste si trova a Grignano, a pochi chilomentri da Trieste (ne ho parlato qui, qui e qui) ed a pochi passi dal magnifico Castello di Miramare e dal piccolo Museo Immersivo dell'Area marina protetta di Miramare, il BioMa, Biodiversitario Marino (qui, il mio racconto del museo).
Inoltre, il Centro è posto davanti al mare, sulla passeggiata del porticciolo di Grignano, baia che è anche riserva marina, e in pochi minuti in auto si possono raggiungere altre luoghi di interesse, come la passeggiata Rilke, il Castello di Duino e...tanti ristoranti e alcune buone osmize, in cui rifocillarsi!
Meglio di così!!!



Infine, sappiate che esistono altre due sedi dell'Immaginario Scientifico di Trieste, a Pordenone, un un ex Cotonificio, e a Tavagnacco, in un antico mulino. 
Al nostro prossimo viaggio in Friuli Venezia Giulia, conto di andarci!

Se poi volete alcune ottime ragioni per scegliere il mare del Friuli con i bambini, leggete i mie dieci motivi o fate con me un giro in barca all'Isola di Barbana o alla Grotta Gigante di Sgonico.

Post NON sponsorizzato.

lunedì 24 settembre 2018

QUANDO SIAMO IN DUE

Quando siamo in due

 

Quando siamo in due, la mattina è meno pesante sistemare i bambini in auto e partire per scuola e nido.
Perchè le scale con bimbo in braccio le faccio una sola volta e i giri per caricare la macchina di sacche, borse e cartelle di lavoro, diminuiscono da tre a due.
Perchè mentre uno sistema la cucina, l'altro può rifare il letto, senza sottrarre il doppio di minuti preziosi al conto alla rovescia per l'uscita di casa, che la mattina i minuti mancano sempre.

Quando siamo in due, spesso a pranzo mi tocca cucinare e impego un'ora per un pasto che in genere mi sbrigo in 15 minuti netti.
Però altre volte cucina lui e comunque due parole in tranquillità tra adulti, riusciamo a scambiarcele.

Quando siamo in due, si può andare in bagno con la porta chiusa.

Quando siamo in due, portare il ricciolino ad allenamento non è un problema.

Quando siamo in due, posso portare i gemelli ai giardinetti senza l'ansia di perderne uno o che entrambi si lancino ingiochi spericolati, su due strutture diverse.

Quando siamo in due, il passeggino nei tratti brevi può rimanere in auto e Orsetto e Principessa possono camminare.

Quando siamo in due, è più facile andare dalla pediatra, nel cui ascensore non entra il passeggino doppio.

Quando siamo in due, la spesa grossa al supermercato con i tre bambini è una delle incombenze settimanali, non una delle sette fatiche di Ercole.

Quando siamo in due, posso andare ai convegni, perchè i bimbi al nido puoi andare a prenderli lui, che ha i seggiolini-auto montati e non vede la missione come "impossibile".

Quando siamo in due, il ricciolino può godere di momenti di attenzione esclusiva.

Quando siamo in due, possiamo andare in montagna con i bambini a camminare, che è la cosa che ci piace di più fare.

Quando siamo in due, svegliare i gemelli dal riposino pomeridiano, dare loro la merenda, cambiarli e andare a prendere il ricciolino a scuola, è sempre una corsa, ma più umana che da sola.
Perchè uno può rimanere in auto mentre l'altro corre all'uscita.
Quando siamo in due, la cena dura sempre troppo, però il dopo cena è più facile, perchè mentre uno lava Orsetto e Principessa e li prepara per la notte, l'altro può spreparare la tavola, lavare i piatti e pulire la cucina. 
E magari si riesce anche a sentire un tg o il ricciolino che legge ad alta voce.

Quando siamo in due, per le nove i bimbi sono quasi sempre a letto, mentre se sono sola, ci metto anche mezz'ora in più.

Quando siamo in due, diventa possibile pensare di uscire per un pasto fuori o andare da amici o a qualche festa di paese. Oppure si può portare il ricciolino a letture ad alta voce o a teatro. 
Perchè talvolta lo faccio anche da sola , ma che fatica assurda!!!

Quando siamo in due, è tutto un pianificare, prendere decisioni e discutere strategie comuni.
E poi c'è sempre qualcosa da aggiustare che era rimasto indietro e così si finisce per non potersi fermare mai.
Finisce che non c'è mai tempo per la coppia.

Quando siamo in due, nonostante spesso sia difficile, mi sento meno sola.

Quando siamo in due, assurdamente, siamo più in ritardo che quando sono sola.
Quando siamo in due, inspiegabilmente, siamo più in ritardo che quando sono sola.

Restano due problemi, oltre a quello (in fondo trascurabile) dei ritardi:
  1. io ormai mi sono creata una routine ed una organizzazione fatta per reggere sulle mie spalle l'essenziale e a fatica tollero deviazioni dal mio modo di affrontare gli impegni e le incombenze;
  2. quando siamo in due...accade troppi pochi giorni e, quando succede, la mole di impegni rimandati a "quando siamo in due" e la stanchezza accumulata rendono difficile mantenere calma e armonia.
E niente, una soluzione ancora non l'abbiamo trovata.

Sì, a volte la nonna fa le veci del "secondo" ed è di grande aiuto, a volte qualche "recupero" da/per scuola e/o allenamento del ricciolino lo fanno il nonno e la nonna, però per molti versi, come è d'altronde giusto che sia, non è la stessa cosa che quando siamo in due, io e lui.

Voi? Cosa cambia quando siete soli a gestire i figli/casa/lavoro/impegni extrascolastici e quando siete in due? Siete quasi sempre sole/i o in due?

giovedì 20 settembre 2018

Escursioni con bambini e passeggino: al Rifugio Benevolo, in Val di Rhemes (AO)

Orami da qualche tempo vi propongo passeggiate, testate personalmente, percorribili anche con passeggino e dunque adatte a bambini di ogni età, nonchè spesso alle MTB.

Questa volta, voglio raccontarvi della gita al Rifugio Benevolo, in Val di Rhemes (AO) 

Perchè?

Perchè è immersa in una oscenario montano incantevole, ai confini con il Parco Nazionale del Gran Paradiso (di cui ho già paralto anche qui e qui).


perchè non è tutta pianeggiante (circa 400 mt di dislivello positivo) ma neppure troppo impegnativa,

perchè si può percorrere senza rischi con passeggini e bimbi piccoli in circa 2 ore all'andata e più o meno altrettanto al ritorno,

 percorrendo una larga e ben tenuta strada sterrata (chiusa comunque al traffico veicolare, salvo che per gestori del rifugio ed alpeggi),




oppure si può optare per il più breve (e sicuramente piacevole) sentiero, segnavia n. 13 ed arrivare al rifugio in circa 1 ora, massimo 1 ora e 30 minuti, sempre senza particolari pericoli per i bambini,
(trovate una descrizione più particolareggiata della salita dal sentiero, con bambino, in questo mio precedente post)

le scorciatoie del ricciolino!


e, soprattutto, senza mai perdere di vista, in entrambi i casi, lo stupendo panorama, con la spettacolare parete Est (se non erro) della Granta Parei in evidenza ed il ghiaccio sullo sfondo;




La Granta Perei, bella anche quando fa brutto!
perchè si incontrano un orrido e due splendide cascate formate dal torrente Goletta, di cui una, detta "Velo di Dana" o "velo di Sposa", è così bella che io potrei stare una gioornata intera a guardarela mutare con il cambiamento della luce del giorno;

perchè si giunge al Rifugio Benevolo, mt. 2285 s.l.m., risalente agli anni '20 e dunque uno dei rifugi storici della Valle d'Aosta, anche se ristrutturato più volte, ove si può mangiare;


perchè in alternativa davanti al rifugio si apre un ampio pianoro in cui consumare un pic nic (sempre portando i propri rifiuti a valle e non sporcando, si intende!!!!);

perchè vi sono molti altri itinerari che si diramano dal sentiero che conduce al rifugio Benevolo o partono da quest'ultimo, per camminatori un pò più allenati



perchè si possono incontrare tante marmotte e vederle da vicino.


C'è la marmotta, c'è, aguzzate la vista!

Fontana di acqua fresca poco dopo la partenza del sentiero (o a dieci minuti dall'inizio della sterrata) e davanti al rifugio Benevolo).


 perchè anche il punto di partenza ed arrivo, Rhemes Notre Dame, merita una sosta:
è infatti un caratteristico paesino di montagna, altitudine 1725 mt s.l.m.,  con una bella chiesetta ed un ampio parco giochi, in cui far giocare i bimbi...sempre che ne abbiano ancora l'energia!
Tappa a casa dello zio a Rhemes




Per contro, non mi viene in mente nessun motivo per NON andarci!





p.s. La partenza della gita è al Thumel, mt 1850 s.l.m., ove si trova un ampio parcheggio che segna la conclusione della strada asfaltata carrozzabile, che sale da Rhemes Notre Dame, proseguendo oltre l'abitato. Vi è una zona non a pagamento ed una a pagamento ma con importo ragionevole. Si percorre un breve tratto di asfalto fino ad una stalla con abitazione, ove vi è il bivio per prendere, a destra, la strada sterrata, a sinistra, il sentiero.
La Valle di Rhemes si raggiunge in circa 30 minuti d'auto dopo l'uscita dalla'autostrada della Valle d'Aosta, al casello di Aosta Ovest.





martedì 11 settembre 2018

La prima vacanza in cinque

Siamo stati al mare.
Quello che fa bene, soprattutto ai bambini.
Perchè c'è lo iodio, l'aria buona.


Infatti ci siamo ammalati, tutti e cinque.
Tonsillite, otite, raffreddore, tosse, esantema di origine ignota...di tutto e di più.

Siamo partiti carichi, ma nemmeno poi tanto.
Comunque ho riportato a casa puliti più della metà dei vestiti miei e dei bambini.



Su dieci giorni, viaggi compresi, ha piovuto tre e, a dire il vero, non sono stati i peggiori, tutt'altro.

La nostra prima vacanza in cinque, la prima volta al mare per i gemelli, il primo viaggio lungo con loro in auto (6 ore).



Ha ragione Verde Acqua, che lo ha scritto in un post sui socials qualche tempo fa: le prime volte vanno celebrate.
Quindi eccomi qui, a scrivere per ricordare.

E' andata, non bene come avremmo voluto, non così male come temevamo, però chiamarla vacanza...insomma!


Aria diversa, panorama diverso, qualche strappo alla ruotine degli orari dei pasti e della nanna, alcuni pasti fuori casa.
Il resto non è cambiato, anche la fatica è stata la stessa della ruotine a casa con  i gemelli, con in più la stancheza che induce il mare (almeno a me ed all'Alpmarito).



Però.
Eravamo in due a gestirli.
Eravamo tutti e cinque insieme e non accade spesso per più di due giorni di seguito.
Ho cucinato meno.
Il ricciolino non aveva compiti delle vacanze da svolgere.
C'erano le mie fantastiche cugine.


Abbiamo visitato uno splendido museo, rivisto (per me) un castello magico, costruito castelli di sabbia, camminato con i piedi nell'acqua, mangiato bene, ammirato la natura, avuto la fortuna di capitare nel periodo di una manifestazione unica e siamo stati in buona compagnia.
Non è poco.



Per il resto, toccherà aspettare che crescano e forse le vacanze torneranno a essere tali!!!
In ogni caso, prima che l'Alpmarito si convinca a venire di nuovo al mare, temo passeranno altri tre anni.


I dettagli su spiagge, musei, castello, manifestazione e, ovviamente, ristoranti, ad altro/i post.