mercoledì 5 ottobre 2016

Il Nuraghe Majori, Tempio Pausania e la Valle della Luna (o Piana dei Grandi Sassi)

Quando abbiamo visitato la Sardegna, non ci siamo limitati a scoprire le sue bellissime spiaggie e a goderci sole e male.
Volevamo anche farci un'idea del territorio interno, della sua storia e delle sue città.

In uno dei nostri pomeriggi in giro, abbiamo deciso di andare alla scoperta di  Tempio Pausania (OT)  e del suo Nuraghe Majori.

Per raggiungerli, abbiamo attraversato in auto Aggius e la Piana dei Grandi Sassi, anche detta Valle della Luna (da non confondersi con la più famosa "Valle della Luna" che è Cala Grande, a Capotesta).


Si tratta di un paesaggio pianeggiante dalla quale emergono numerosi ed enormi massi di granito, risalenti alle ultime glaciazioni, arrotondati e lavorati dall'erosione.

Sembrava di trovarsi nella scena di un film western, anche grazie al pesaggio brullo, al caldo torrido ed alla siccità.

Ovviamente l'Alpmarito non ha potuto esimersi dallo scalarne almeno uno!!!

Per tutto il tragitto, poi, si è lamentato del fatto che non avessimo portato con noi corda, scarpette, nuts e friends e neppure un materassino da boulder!
Il centro storico di Tempio Pausania ci ha piacevolmente colpiti, perchè molto diverso dalle città e dai paesi a cui siamo abituati, a partire dal colore dominante della pietra chiara.




C'era una sorta di luminosità onnipresente e, camminando nelle vie semi deserte, nella calura di un primo pomeriggio di agosto, ci è sembrato quasi di entrare in un'altra dimensione, lontana dalla frenesia quotidiana.


Dopo gelato e caffè, sul finire del pomeriggio siamo infine giunti al vicino Nuraghe Majori.

E' un nuraghe perfettamente conservato, di pianta sub-circolare, realizzati con gli stessi blocchi di granito della Valle della Luna.


Entrando, da Est-Sud-Est come abbiamo scoperto essere la norma, per riparare l'interno dal vento di Maestrale e sfruttare la luce del sole per illuminare la struttura, sembra di fare un passo indietro nel tempo.


Ed infatti, si cammina dove camminavano i nostri antenati 3500 anni fa, si toccano i massi che loro hanno posto e..si esplora.


Alla cassa ci hanno consegnato una grossa pila, per poter vedere i vani interni, con la raccomandazione di non puntarla verso l'alto, dove riposano...i pipistrelli!!



Ovviamente, la raccomandazione ha reso ancor più entusiasta il ricciolino, autonominatosi "capo - esploratore".

Intorno al nuraghe,  che è monotorre, è stato creato un breve percorso naturalistico con informazioni botaniche, per far conoscere la vegetazione ed i profumi della macchia mediterranea.
Il nuraghe, infatti, è circondato da un boschetto dipiante di sughero, che hanno affascinato il ricciolino, che non le conosceva ancora.

Si può, così, osservare la costruzione da tutte le angolazioni, oltre che godere del panorama che si vede dal suo cortile esterno.
Uno dei più bei nuraghe che ci ha regalato il nostro viaggio in Sardegna.

Un bagno al tramonto ha poi degnamente concluso la bellissima giornata e accontentato il ricciolino !


P.s. Per accedere al Nuraghe Majori bisogna parcheggiare l'auto nel parcheggio, libero, che si trova a destra della strada statale per Palau, a pochi chilometri dal centro di Tempio (seguite le indicazioni stradali), per poi proseguire a piedi sulla strada bianca seguendo le indicazioni (sarà circa 1 km).
Dopo poche centinaia di metri si giunge a un punto di ristoro. Oltreppassato questo si giunge alla biglietteria per la visita al nuraghe.
L'orario di visita va dalle 9.30 alle 19.00. Il prezzo del biglietto era di 2,50 Euro a testa per la visita senmplice, 3,00 Euro per quella guidata.


martedì 4 ottobre 2016

Alto Adige:cronache di viaggio. Escursione a Meltina

Questa estate siamo stati a lungo indecisi se e dove andare in vacanza.
Alla fine, siamo riusciti a partire per dieci giorni, decidendolo la sera prima e scegliendo, all'ultimo, l'Alto Adige.

Il ricciolino biondo avrebbe voluto andare al mare ma, quando gli abbiamo spiegato che non sarebbe stato il mare della Sardegna, ha sentenziato che, se non potevamo andare lì, sarebbe stato meglio andare in montagna.
In pratica, dalla scorsa estate ha una nuova filosofia: "O il mare della Sardegna o niente mare!"
Io e l'Alpmarito cercavamo un luogo in cui camminare, stare al fresco, poter andare in bici e visitare qualche luogo di interesse culturale e museo.
Così, alla fine, la scelta è caduta sull'Alto Adige ed è stata quanto mai azzeccata.

Abbiamo patito il caldo, però.
Così tanto che già la mattina successiva all'arrivo (avvenuto in tarda serata), abbiamo preso la funivia più vicina al campeggio e siamo saliti in quota, scoprendo paesaggi da cartolina.

Da Vilpiano, frazione di Terlano (BZ), a una ventina di chilometri da Bolzano ed altrettanti da Merano, 260 mt. sul livello del mare, abbiamo preso la funivia "Vilpiano - Meltina" (ben segnalata, 6 Euro andata/ritorno, bambini gratis fino ai 6 anni; si possono portare anche le bici) che ci ha portati a Salonetto presso Meltina (mt. 1026), sul dorso montuoso del Montezoccolo.


Il panorama dalla stazione a monte della funivia
Dalla stazione di arrivo si dipartono molte passeggiate sull'Altopiano del Salto.
Noi abbiamo scelto quella che conduce a Meltina (Molten), ma non per la strada asfaltata (una delle possibilità), bensì per un bel sentiero, che si diparte proprio dinnanzi alla funivia.

Il primo tratto, nel bosco, regala bellissimi scorci, oltre a tanti funghi!



Arrivati al secondo tavolo da pic nic posto lungo il sentiero, si inizia a vedere la vallata su cui è adagiato il paesino di Meltina...


Si prosegue poi costeggiando i prati, fino al paese...


Il paesaggio è davvero bellissimo, tra il verde intenso dei prati e l'azzurro limpido del cielo, su cui si staglia il campanile della chiesa.


Noi ci siamo concessi anche una piccola deviazione (all'ultimo incrocio prima di Meltina), scoprendo questo luogo che a me ricorda tanto quelli dei cartoni animati che guardavo da bambina..



Arrivati a Moltena, dopo il pic nic all'ombra di un albero, abbiamo fatto tappa al bar per due caffè e un gelato, prima di riprendere il sentiero di ritorno.

La passeggiata è quasi in piano (solo 100 mt di dislivello positivo) e quindi anche il ricciolino non ha fatto nessuna fatica e noi ci siamo goduti l'ambiente e un pò più di fresco rispetto alla temperatura trovata a Bolzano (35°!)

Tra deviazioni, soste e foto, abbiamo impiegato 1 ora e 15 all'andata, anzichè i 45' segnati sui cartelli, e circa 40 minuti al ritorno ma fosse stato per me, avrei camminato nei dintorni tutto il giorno!

Alla stazione a monte, prima della discesa, il ricciolino biondo si è divertito su una piccola riproduzione in miniatura delle funivia e con il trattore di tronchi.....davvero due giochi divertenti e ben integrati nell'ambiente.



La vacanza non avrebbe potuto iniziare in modo migliore!

Tra l'altro, non è obbligatorio prendere la funivia.
Si può salire sull'Altopiano del Salto da Vilpiano anche per un sentiero che si diparte nei pressi della cascata di Vilpiano (dietro la scuola dei Vigili del Fuoco, comunque segnalata).
Di questo, però, vi racconterò un'altra volta!!!


venerdì 30 settembre 2016

"Che ci importa del mondo" e "Une vie pleine": le letture di Mamma Avvocato


"Che ci importa del mondo" di Selvaggia Lucarelli

ed. Rizzoli, 2014, euro 18,50, pag. 553

Questo romanzo mi ha sorpreso.

Cercato perché nominato in un post di Mamma Piky, ho iniziato a leggerlo prevenuta: diffido sempre da giornalisti, conduttrici/conduttori, opinionisti e attori.

E' una categoria di cui ho scarsa stima, per varie ragioni.

Confesso, poi, che non guardando in pratica TV, sapevo appena chi fosse l'autrice.

I primi capitoli del romanzo mi hanno irritato. In parte per l'atteggiamento supponente e maleducato della protagonista (che si vanta per tutto il libro del fatto che parcheggia in luoghi e modi improbabili collezionando multe), in parte per l'ambientazione: una Milano che mi è estranea perche' non ho ancora avuto modo di visitare davvero, il mondo della televisione, che non è certo dei più nobili, ecc.

Comunque incuriosita, ho proseguito nella lettura e, seppur la protagonista non mi abbia mai ispirato empatia o solidarietà sino alla fine del libro, devo ammettere che mi è piaciuto.

Ben scritto (a pare un "siamo apposto" a pag. 331, che secondo me è un errore grave), con una storia d'amore comunque divertente e appassionante, alla fine e' risultato scorrevole e piacevole.

In altre parole, mi ha fatto ricredere.

Uno stile che ricorda Sophie Kinsella, una storia di amicizia tra donne che sembra richiamare "Sex & the city" in chiave autoironica, personaggi televisivi che sembrano (anzi, secondo me "sono") la parodia di persone reali, il cliché della madre in apparenza degenere che in realtà è bravissima, qualche frase in stile "baci Perugina" di troppo per i miei gusti, le solite idee politiche che tendono a sinistra che fanno tanto moda (ovviamente in contrapposizione a quelle del candidato sindaco di destra, come al solito dipinto come un ipocrita e un fascista, mentre quello di sinistra e' il santo onesto) e che a me hanno stufato da un pezzo, però...si legge, scorre, diverte.

Insomma, nonostante gli aspetti che non mi sono piaciuti (ma che ad altri potrebbero sembrare ingredienti perfetti), e' una lettura leggera che consiglierei.

E' lungo ma vi assicuro che non ve ne accorgerete!

"Il fatto che da fuori io e lui non funzionassimo non voleva dire nulla. Nelle coppie c'è una verità che esiste solo dentro male mura di chi le abita. In ogni casa c'è un quadro appeso che gli abitanti vedono dritto e che gli ospiti vedono lievemente storto ed è così alla fine che funziona la vita di chi divide un tetto: vedere il dritto che è storto." Pag. 106

"Cristiani si diventa per paura, atei per disincanto, buddisti per sfinimento." Pag. 303

"E' così. Ma scegliere e' perdere qualcosa per conquistare una terra tua. Non scegliere e' illudersi di non perdere niente per vivere in una terra di mezzo." Pag. 512

"Ci sono amori folli, amori ingiusti e amori quieti. Ci sono amori su cui si scommette, amori per ci si resta, amori per cui si parte e perfino per cui si muore. Ma non ci sono amori per cui non si sia disposti a lasciar andare qualcosa." Pag. 286

Speriamo che l'autrice, che ho scoperto essere anche una blogger di successo, non se la prenda per le piccole critiche mosse al suo romanzo!

***

"Une vie pleine" di Kristin Kimball

ed. Fleuve Noir, 2011, euro 7,70, pag. 277

Ogni tanto mi piace leggere romanzi in francese e mi preoccupo che siano anche di autori di nazionalità francese.

Questa volta, però, attirata dalla copertina e dal fatto che la storia raccontata è quella vera dell'autrice, ho fatto un'eccezione.

E' stata una lettura molto interessante, poiché racconta la vita della protagonista, una giovane di New York, laureata ad Harvard, che per amore di un uomo, lascia improvvisamente il suo lavoro di giornalista per fondare una fattoria interamente coltivata a mano, con l'aiuto dei cavalli, che offre agli aderenti una alimentazione completa per tutto l'anno, in cambio di una cifra annuale.

Un progetto di vita alternativo, a bassissimo impatto ambientale, per passare da una vita "consumistica" ma per l'autrice povera, ad una vita faticosa e piena ma, sempre secondo la Kimball, ricca di soddisfazioni.

Ammetto che non è stata una lettura facile. Il mio vocabolario di termini francesi non comprendeva molti sostantivi legati al mondo dell'agricoltura e, pur avendo compreso il senso della narrazione, in alcuni casi ho avuto difficoltà anche a dare un nome, in italiano, ad attrezzi e tecniche di coltivazione lette.

Questo, però, dipende sicuramente dalla mia scarsa conoscenza della "vita di campagna", oltre che del francese, non certo dal libro!

Io ve lo consiglio, soprattutto se siete interessati ai temi etici, all'alimentazione, all'agricoltura o anche solo a conoscere diversi stili di vita.

Tra l'altro, questo e' il sito dell'autrice, con tanto di foto della sua fattoria e di blog.

Purtroppo, e' solo in lingua inglese.

Con questo post partecipo all'appuntamento con il venerdì del libro di Paola

 

mercoledì 28 settembre 2016

Una giornata al parco avventura! Perchè ci è piaciuto.

E' ufficialmente iniziato l'autunno.
Le giornate, però, sono ancora abbastanza lunghe.
Gli alberi stanno cambiando colore solo ora.
Le temperature si mantengono miti ed il caldo torrido è ormai passato.

E allora?
Allora, ogni volta che si può, vale ancora la pena di stare all'aria aperta e divertirsi facendo movimento!!!

Per chi è stufo di pomeriggi al parco giochi, escursioni in montagna, giornate al mare o giri in bicicletta...
..no, non ci credo....non si può essere stufi di queste cose!

A volte, però, è bello cambiare e, pensando a qualcosa di diverso da fare nel fine settimana, mi è tornato in mente il parco avventura.

Perchè è un'attività all'aperto.Perchè ci si muove.
Perchè è immerso nel verde.
Perchè è avventuroso.
Perchè non richiede una particolare preparazione fisica.
Perchè non richiede una attrezzatura sportiva specifica (basta una tuta o comunque abbigliamento comodo e scarpe da montagna o da ginnastica con un pò di aderenza): in ogni parco è l'organizzazione a fornire tutto l'occorrente (e ad assicurare gli utenti).
Perchè ne abbiamo uno vicino a casa ("La Turna Parco Avventura", di Settimo Vittone (TO), Frazione Montestrutto), tra l'altro economica rispetto a quanto visto in giro ed situato in mezzo ad un bel boschetto di rovere.
Perchè ce ne sono molti in giro per l'Italia, grandi e piccoli.
Perchè di solito vi sono più percorsi, adatti alle diverse età ed...ai diversi gradi di "coraggio".

Soprattutto, però, perchè è avventuroso e piace tantissimo ai bambini!



Quando ci siamo stati noi, infatti, ci siamo divertiti moltissimo tutti e tre.
Per il ricciolino è stata la prima volta ed, essendo piccolo, abbiamo dovuto aiutarlo io e l'Alpmarito e non avrebbe potuto compiere il percorso da solo.
Tuttavia, con noi, non ci sono stati problemi e per è stata un'esperienza indimenticabile.



Tra ponti di tronchi, ponti di travi, reti, ponti a tre corde e discese velocissime in tyrolienne, abbiamo trascorso delle ore davvero piacevoli.


Godendoci l'esposizione al vuoto in tutta sicurezza...




..ed il panorama!




Ovviamente, ciò che ha entusiasmato di più tutti e tre (anzi due, visto che l'Alpmarito con il lavoro che fa non si lascia più tanto impressionare da queste cose), sono state le discese in tyrolienne.


 Il ricciolino avrebbe rifatto i percorsi mille volte, solo che noi ci siamo andati dopo un pomeriggio passato a scalare, quando ormai il sole stava calando, quindi ci siamo limitati a due giri. 

Nel parco avventura in cui siamo stati noi, i percorsi erano due, il verde, di 300 mt, per adulti e bambini, che dimostrino una capacità di presa al polso ad un'altezza di almeno 140 cm a braccio teso alzato, ed il blu, per bambini e adulti dai 6 anni in su, che dimostrino una capacità di presa al polso ad un'altezza di almeno 160 cm a braccio teso alzato, più lungo del verde, poichè sviluppato per 900 mt, con 17 giochi aerei .

Tra l'altro, è anche un ottimo sistema per "testare" l'interesse per l'arrampicata sportiva e/o le vie ferrate, iniziare a prendere confidenza con imbrago e moschettoni e scoprire eventuali problemi di vertigini (degli adulti, mica dei bambini!)

Negli ultimi tempi, ho visto persino dei compleanni estivi al parco avventura (per bimbi un pò più grandicelli del ricciolino) e, con pochi invitati, mi pare una bella idea, soprattutto se, come quello a cui siamo stati noi, si trova di fianco ad un grande prato con tanto di tavoli da pic-nic dove allestire la merenda e tagliare la torta, ed un parco giochi. 

P.s. Post non sponsorizzato.





martedì 27 settembre 2016

La corsa ai corsi

Settembre.
E' ricominciata la scuola.
E' ricominciata la routine.
Sono ricominciate le corse.



No, non mi riferisco alle corse del mattino, per arrivare in orario a portare i figli a scuola ed entrare in ufficio, o della sera, per andarli a riprendere, fare la spesa ecc. ecc.
Perchè quelle, a parte i giorni di vacanza, se non si è insegnanti o casalinghe o donne che lavorano da casa, sono continuate per tutta l'estate, forse anche peggio che durante l'anno scolastico.

Io mi riferisco alle corse alle iscrizioni.

Da ogni parte, è un proliferare di volantini, avvisi sui diari, avvisi sulle porte, foglietti distribuiti al parco giochi e disseminati nei negozi, numeri telefonici ed informazioni su orari, costi e luoghi scambiati in ogni dove, con ogni mezzo.
Perchè è settembre e bisogna scegliere le attività extrascolastiche, per i figli ma anche per i genitori, pianificare, programmare ed iscrivere.

L'offerta di anno in anno sembra farsi più numerosa e articolata, dall'inglese (ormai pure per neonati) allo yoga per bimbi, dall'avvicinamento alla musica al karate, dal rugby al calcio, passando per pallavolo, scherma, danza, ginnastica artistica e ritmica, basket, atletica, nuoto, arte, recitazione ecc. ecc. ecc.

Solo che non basta scegliere. Bisogna anche provare, perchè non vorrai mica decidere a scatola chiusa, no?
E via i giri di prova!
E poi, una volta scelto, bisogna correre ad iscrivere.
Perchè se aspetti, rischi di non trovare più posto o di beccarti l'orario sbagliato, il giorno sbagliato, il luogo sbagliato, la compagnia sbagliata.

Perchè, in tutto questo turbinio di corsi, perdersi è un attimo.

Io quest'anno ho tagliato.
Ho deciso e sono andata avanti a testa bassa: nuoto, solo nuoto, per ora.
Che poi non è proprio così, perchè tanto verrà con noi in palestra di arrampicata e d'inverno ci sarà lo sci, come d'estat c'è stata la mountain bike.

Non importa se il ricciolino non ne ha gran voglia, per me imparare a nuotare è un dovere prima che un piacere e poi già ho visto negli anni scorsi che i capricci pre piscina si sciolgono come neve al sole appena entra in acqua, perchè a lui stare in acqua piace, è innegabile, quel che non gli garba tanto è l'idea di obbedire ad un istruttore.

E' solo fortuna se giorno o orario coincidono con quello di altri amichetti, perchè questa volta ho deciso io.

Sci d'invero, bici d'estate, sono state scelte sue. Guidate, quanto allo sci (fondo anzichè discesa), ma sue.
Giocomotricità in città lo scorso anno è stata un'idea sua e c'è da dire che ha tenuto duro fino a maggio, quando la noia e la stanchezza gliela si leggevano in faccia. Tanto che quest'anno gli è passata la voglia.
Ora, però, decido un pò io.
Perchè lo scorso anno il ricciolino a giungo è arrivato stanco, seppur felice. Forse non per gli impegni extra, ma con certezza non posso dirlo.
Perchè la logistica è un problema mio, non dell'Alpmarito che in settimana non c'è (per carità, non per sua volontà ma tant'è), non dei nonni che fanno già il possibile dividendosi tra i vari nipoti e che comunque per le emergenze ci sono ma la routine è un'altra cosa.
E ' mio.
E allora faccio come riesco e credo meglio io, per lui e per me.

Ascoltassi la voglia, lo porterei a musica, inglese, karate, nuoto, giocomotricità, yoga e a mille altre attività.
Perchè nulla è sprecato, nella vita.
Tuttavia, è innegabile che i corsi costino: denaro, tempo, fatica, impegno.
Dei figli ma anche dei genitori.
Quindi si impongono scelte.

Ci sarà tempo per le seconde/terze lingue (che comunque mi auguro impari a scuola, visto che le tasse le pago anche perchè abbia un'istruzione decente) e per la musica.
Ci sarà tempo per l'agonismo, qualunque sport scelga in futuro.
Ora ha bisogno di sfogarsi, fondamentalmente, giocando a casa o in giardino e praticando sport.

Sento genitori lamentarsi che alcuni sport, purtroppo, si possono praticare con i corsi solo dai 5/6/7 anni e "peccato non si possa fare prima", altri che si lamentano che alcuni sono solo estivi o invernali e allora gli istruttori "non  potrebbero pensare alla presciistica o ad un corso di bici dentro la palestra per l'inverno?"

Capto i discorsi tra gli istruttori e i dirigenti di varie società sportive, che tentano di inventarsi "corsi di avviamento" per piccolissimi o cercano soluzioni per "prolungare la stagione" perchè altrimenti si mettono a praticare altri spot "e poi li perdiamo".
E non parlo solo di persone che con l'insegnamento di attività sportive, ricreative o simili ci campano, ma anche di chi lo fa solo per passione, nel suo tempo libero.

Il risultato, mi raccontava proprio qualche giorno fa la mamma di una bimba di sette anni, è che iniziando a 4, quando arrivano all'agonistica e/o a dover apprendere davvero la tecnica ed i fondamenti di quello sport, sono già stufi, perchè per tre anni hanno fatto più o meno le stesse cose "di avviamento."

E poi sento i genitori dire che i bambini devono provare tanti sport e cambiare tutti gli anni, se vogliono, perchè "se non lo fanno adesso, quando?"
Io non sono molto d'accordo, su questo concetto, però devo ammettere che, alla fine, di certezze me ne sono rimaste ben poche.
Non è che così facendo si passa il messaggio che lo sport sia SOLO divertimento e non anche impegno, costanza e fatica?
Non è che si abituano a "consumare" le esperienze come le cose ?
Non è che non ne trarranno mai una soddisfazione duratura perchè appena la strada si fa in salita li autorizziamo a mollare e cambiare?
Non è che, per contro, insistendo perchè scelgano una strada e la mantengano, si rischia di fargli odiare lo sport in generale o di non dargli la possibilità di trovare quello davvero fatto per loro o, più semplicemente,  di renderli infelici?

Ecco.
Io non lo so.
Navigo a vista.
Però, dovendo navigare, quest'anno il mare me lo sono scelto un pò più io, anzichè gli altri.
E vedremo come andrà!

Fuori dalla scuola, intanto, osservo un pò stranita la folle corsa ai corsi.

P.s. Voi, come la vedete questa folle corsa ai corsi?
Cosa ne pensate di far iniziare ormai ogni attività nei primi anni di vita?



lunedì 26 settembre 2016

Il Grand Ru di Rhemes-Notre-Dame con un bambino

Da quando sono diventata mamma, le escursioni in ghiacciaio sono diventate un'eccezione ma ho scoperto tante meravigliose passeggiate "a prova di bimbo".

Una di queste, facile ma immersa in un paesaggio verde e tranquillo, è la passeggiata del Grand Ru.
La località di partenza è Rhemes Notre-Dame (AO), localitàsita nel cuore della Val di Rhemes (ne ho già parlato qui) , là dove la vallata "si apre" in prati e declivi, con la Granta Parey a fare da sfondo.


Il termine "rus" in Valle d'Aosta indica i piccoli canali di irrigazione che un tempo si usavano per convogliare le acque dei torrenti verso i prati ed i campi più lontani, spesso posti in luoghi impervi, così da sfruttare tutto il - poco- spazio a disposizione.
Venivano tenuti puliti e funzionanti dagli abitanti e proprietari dei campi, con giornate di lavoro ad intervalli periodici.
Ru deriva dal latino "rivus", ossia "rio", piccolo corso d'acqua.

Alcuni di questi rus oggi sono stati affiancati da bei sentieri, che consentono di camminare con il solo rumore del gorgoglio dell'acqua a fare da sfondo, magari seguendo una foglia o un ramoscello lungo il suo percorso, come ha fatto il ricciolino biondo!



Si parte dal sentiero che sale nel retro del paese, versante sinistro della montagna arrivando da Sud (località Bruil, mt. 1723). Ovvero: sponda orografica destra.
 Il sentiero inizialmente è lo stesso che conduce al Col d'Entrelor ed al lago Pellaud, però vi è subito la prima biforcazione, da un lato si prosegue a bassa quota verso il lago, dall'altro si sale verso il Colle.

Seguendo quest'ultimo percorso, si incontra il Ru.
A questo punto, non resta che costeggiarlo, verso Sud o verso Nord.
Io vi consiglio di andare prima verso Nord e, giunti al bivio ben segnalato, salire ancora verso la cascata dell'Entrelor, mt. 1800.


Si tratta di aggiungere pochi minuti di salita, per godere di questo spettacolo! Direi che ne vale la pena!



Il torrente Entrelor, che nasce nella cima dell'Entrelor (3430 mt), dopo aver formato la cascata, va ad immettersi nella Dora di Rhemes.
Proprio dalla cascata, si diparte il Grand Ru.



Tornate quindi dallo stesso sentiero fino al bivio e, a quel punto, dirigetevi verso sud, in direzione Alpe Canavesan (1800 mt).



Dopo un primo tratto in salita, per intercettare il grand ru e raggiungere la cascata, il percorso è pressochè pianeggiante e attraversa un bellissimo bosco di conifere, a monte degli abitati di Broillat (frazione Chaudanne, mt. 1820), Bruil e Chanavey.


Arrivati al termine del Grand Ru, si può scendere verso l'abitato e la strada asfaltata grazie ad un sentiero di raccordo che taglia per i prati in discesa. Poi, si imboccare il sentiero che costeggia la Dora (senza attraversare il ponte), per tornare verso il capoluogo (ossia il paese, dove c'è la chiesa), compiendo così un giro circolare, oppure proseguire ancora fino al lago del Pellaud, passando la frazione Chaudanne (Broillet o Broillaz).


Oppure, dal capoluogo (località Bruil), andando verso nord, si possono seguire, sempre sulla sponda orografica destra della Dora, le indicazioni per il lago Pellaud, poi dalla frazione Chaudanne (Broillaz-Broillet), salire alla cascata d'Entrelor, ridiscendere fino all'ultimo bivio e seguire il Grand Ru verso sud fino al'Alpe Canavesan, per poi scendere per i frati al fondovalle e risalire al capoluogo costeggiando la Dora.

Costeggiando il Grand Ru due anni fa!

O ancora, partendo dalla frazione di Chanavey (dove si trovano l'Ufficio del Turismo e gli hotels, per intenderci), salire verso l'Alpe Canavesan e percorrere il giro circolare in senso inverso (Gradn Ru verso nord, cascata d'Entrelor e poi scendere, per il sentiero segnalato, verso gli abitati di Broillat, Chaudane ed il lago Pellaud, rientrando infine verso il punto di partenza dal sentiero del fondovalle che costeggia la Dora).


Non importa la direzione che prenderete, sarà comunque una bellissima escursione, facile facile, anche considerato il sentiero comodo e lo scarso dislivello positivo!

Godetevi il rumore dell'acqua che scorre, il silenzio, il sentiero ombreggiato dagli alberi e gli scorci sulle montagne intorno a voi.



Tra l'altro, il lago Pellaud piace molto ai bimbi, perchè c'è tanto spazio per giocare sulle sue sponde (e anche tavolini da picnic e due bar nelle vicinanze, oltre ad un parco giochi).

Qui il ricciolino biondo al lago due anni fa!