"Che ci importa del mondo" di Selvaggia Lucarelli
ed. Rizzoli, 2014, euro 18,50, pag. 553
Questo romanzo mi ha sorpreso.
Cercato perché nominato in un post di Mamma Piky, ho iniziato a leggerlo prevenuta: diffido sempre da giornalisti, conduttrici/conduttori, opinionisti e attori.
E' una categoria di cui ho scarsa stima, per varie ragioni.
Confesso, poi, che non guardando in pratica TV, sapevo appena chi fosse l'autrice.
I primi capitoli del romanzo mi hanno irritato. In parte per l'atteggiamento supponente e maleducato della protagonista (che si vanta per tutto il libro del fatto che parcheggia in luoghi e modi improbabili collezionando multe), in parte per l'ambientazione: una Milano che mi è estranea perche' non ho ancora avuto modo di visitare davvero, il mondo della televisione, che non è certo dei più nobili, ecc.
Comunque incuriosita, ho proseguito nella lettura e, seppur la protagonista non mi abbia mai ispirato empatia o solidarietà sino alla fine del libro, devo ammettere che mi è piaciuto.
Ben scritto (a pare un "siamo apposto" a pag. 331, che secondo me è un errore grave), con una storia d'amore comunque divertente e appassionante, alla fine e' risultato scorrevole e piacevole.
In altre parole, mi ha fatto ricredere.
Uno stile che ricorda Sophie Kinsella, una storia di amicizia tra donne che sembra richiamare "Sex & the city" in chiave autoironica, personaggi televisivi che sembrano (anzi, secondo me "sono") la parodia di persone reali, il cliché della madre in apparenza degenere che in realtà è bravissima, qualche frase in stile "baci Perugina" di troppo per i miei gusti, le solite idee politiche che tendono a sinistra che fanno tanto moda (ovviamente in contrapposizione a quelle del candidato sindaco di destra, come al solito dipinto come un ipocrita e un fascista, mentre quello di sinistra e' il santo onesto) e che a me hanno stufato da un pezzo, però...si legge, scorre, diverte.
Insomma, nonostante gli aspetti che non mi sono piaciuti (ma che ad altri potrebbero sembrare ingredienti perfetti), e' una lettura leggera che consiglierei.
E' lungo ma vi assicuro che non ve ne accorgerete!
"Il fatto che da fuori io e lui non funzionassimo non voleva dire nulla. Nelle coppie c'è una verità che esiste solo dentro male mura di chi le abita. In ogni casa c'è un quadro appeso che gli abitanti vedono dritto e che gli ospiti vedono lievemente storto ed è così alla fine che funziona la vita di chi divide un tetto: vedere il dritto che è storto." Pag. 106
"Cristiani si diventa per paura, atei per disincanto, buddisti per sfinimento." Pag. 303
"E' così. Ma scegliere e' perdere qualcosa per conquistare una terra tua. Non scegliere e' illudersi di non perdere niente per vivere in una terra di mezzo." Pag. 512
"Ci sono amori folli, amori ingiusti e amori quieti. Ci sono amori su cui si scommette, amori per ci si resta, amori per cui si parte e perfino per cui si muore. Ma non ci sono amori per cui non si sia disposti a lasciar andare qualcosa." Pag. 286
Speriamo che l'autrice, che ho scoperto essere anche una blogger di successo, non se la prenda per le piccole critiche mosse al suo romanzo!
***
"Une vie pleine" di Kristin Kimball
ed. Fleuve Noir, 2011, euro 7,70, pag. 277
Ogni tanto mi piace leggere romanzi in francese e mi preoccupo che siano anche di autori di nazionalità francese.
Questa volta, però, attirata dalla copertina e dal fatto che la storia raccontata è quella vera dell'autrice, ho fatto un'eccezione.
E' stata una lettura molto interessante, poiché racconta la vita della protagonista, una giovane di New York, laureata ad Harvard, che per amore di un uomo, lascia improvvisamente il suo lavoro di giornalista per fondare una fattoria interamente coltivata a mano, con l'aiuto dei cavalli, che offre agli aderenti una alimentazione completa per tutto l'anno, in cambio di una cifra annuale.
Un progetto di vita alternativo, a bassissimo impatto ambientale, per passare da una vita "consumistica" ma per l'autrice povera, ad una vita faticosa e piena ma, sempre secondo la Kimball, ricca di soddisfazioni.
Ammetto che non è stata una lettura facile. Il mio vocabolario di termini francesi non comprendeva molti sostantivi legati al mondo dell'agricoltura e, pur avendo compreso il senso della narrazione, in alcuni casi ho avuto difficoltà anche a dare un nome, in italiano, ad attrezzi e tecniche di coltivazione lette.
Questo, però, dipende sicuramente dalla mia scarsa conoscenza della "vita di campagna", oltre che del francese, non certo dal libro!
Io ve lo consiglio, soprattutto se siete interessati ai temi etici, all'alimentazione, all'agricoltura o anche solo a conoscere diversi stili di vita.
Tra l'altro, questo e' il sito dell'autrice, con tanto di foto della sua fattoria e di blog.
Purtroppo, e' solo in lingua inglese.
Con questo post partecipo all'appuntamento con il venerdì del libro di Paola
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