venerdì 22 gennaio 2016

"Storia di chi fugge e di chi resta" e "Le ossa della principessa", ovvero due romanzi per due scrittrici italiane

Sono arrivata al terzo volume della serie de "L'amica geniale" di Elena Ferrante:
"Storia di chi fugge e di chi resta", edizioni e/o, pag. 382, euro 19,50.
Dopo i sentimenti ambivalenti che mi avevano colto alla lettura del primo romanzo, dovuti soprattutto al l'angoscia che mi aveva lasciato in dono, avevo comunque deciso di placare la mia curiosità con il secondo volume, spinta dalle numerose recensioni positive ed i consigli ricevuti nei commenti.
L'angoscia era rimasta ma, mio malgrado, la storia mi aveva catturato sempre di più.
Così sono arrivata al terzo che, devo ammettere, e' quello che fino ad ora mi è piaciuto di più.
Le ragioni sono molteplici: in primis, l'attenzione riservata al particolare periodo storico italiano in cui è ambientato, con le rivolte studentesche, le lotte tra i partiti, il fermento "rivoluzionario", in anni che in fondo hanno visto anche i miei stessi genitori frequentare l'università, seppur altrove, e che i libri di storia non raccontano.
Poi lo sguardo lucido e disincantato dell'autrice sulla condizione sociale della donna e sul matrimonio.
Le riflessioni della protagonista, Elena Greco, sulla condizione di scrittrice, di donna, di madre e la fragilità, messa in luce forse per la prima volta, dell'amica e coprotagonista Lila.
Infine, il racconto dei contrasti intergenerazionali all'interno dell'ambiente colto e benestante come in seno alle più povere realtà.
L'interesse ha attenuato la tristezza e cupezza del racconto e ho sentito la storia dei protagonisti farsi più vicina e catturarmi ulteriormente, portandomi a divorare il romanzo in pochi giorni.
Ovviamente, ho già prenotato in biblioteca il quarto volume.
"Ero cresciuta con un paio di scarpe per volta, abitucci cuciti da mia madre, il trucco soltanto in rare occasioni. In anni recenti avevo cominciato a preoccuparmi delle mode, a educare il gusto sotto la guida di Adele, e adesso mi divertiva farmi bella. Ma a volte - specialmente quando mi ero curata non soltanto per fare buona figura in generale, ma per un uomo - apparecchiarmi (era questo il vocabolo) m'era sembrato che avesse qualcosa di ridicolo. Tutto quell'affanno, tutto quel tempo a camuffarmi quando avrei potuto fare altro. I colori che mi stanno, quelli che non mi stanno, i modelli che mi snelliscono, quelli che m'ingrossano, il taglio che mi valorizza, quello che mi svaluta. Una lunga, costosa preparazione. Un ridurmi a tavola imbandita per l'appetito sessuale del maschio, a vivanda ben cucinata perché gli venga l'acquolina in bocca. E poi l'angoscia di non farcela, di non sembrare bella, di non essere riuscita a celare con destrezza la volgarità della carne con i suoi umori e odori e difformità. Comunque l'avevo fatto...." (Pag. 334).
***
Dopo una lettura appassionante ma comunque non facilmente digeribile, ho sentito il bisogno di dedicarmi a tutt'altro genere e ho scelto un giallo, sempre di un'autrice italiana.
"Le ossa della principessa" di Alessia Gazzola, Longanesi, pag. 344, euro 17,60

Come nei suoi precedenti romanzi (io ho scritto di questo) Alessia Gazzola mi ha catturato e nello stesso tempo divertito, per la simpatia della protagonista ed il modo lieve. ma non privo di sentimento, in cui viene trattata la morte.
In conclusione, due romanzi molto diversi tra loro ma entrambi consigliati!
Con questo post partecipo all'appuntamento settimanale con il venerdì del libro.





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