"Il magico potere del riordino" di Marie Kondo
Ebbene sì, alla fine
sono caduta anche io nella trappola della lettura di questo manuale
di pseudopsicologia e "cura della casa".
Un pò perchè il mio proposito per l'anno nuovo è: "lasciar andare",
"semplificare",
un pò perchè dopo averne lette di cotte e
di crude in merito (ad esempio qui
da Olga, qui
da Mamma al cubo, qui
per un punto di vista critico davvero intelligente), ha prevalso la
curiosità,
un pò perchè era in bella mostra in biblioteca...fatto
sta che l'ho letto.
Con un pò di fatica, ma sono riuscita a finirlo.
Perchè fatica?
Perchè i concetti di
base del libro sono essenzialmente solo tre:
1 - buttare e poi
riordinare tutto in una volta, seguendo una precisa sequenza di
oggetti (a partire dai vestiti);
2 - buttare ciò che,
preso in mano non trasmette emozioni positive, fregandosene di
utilità, valore economico o stato di conservazione;
3 - piegare e collocare in
verticale tutto ciò che può essere piegato e collocato in
verticale, vestiti e calze compresi.
Ah, dimenticavo:
ringraziare e salutare gli oggetti che buttate prima di farlo (il che sembra ridicolo ma in fondo
ha un suo perchè, non ultimo quello di attenutare il senso di colpa
per il fatto che ve ne state liberando).
Terminate le operazioni,
dovreste sentirvi leggeri, liberi e pervarsi da un nuovo senso di
consapevolezza di ciò che per voi è davvero importante.
Ora, io non nego che un
riordino e decluttering così radicale possa far sentire bene, anzi,
a me capita anche solo buttando qualche oggetto superfluo di troppo.
Certo, che spesso al
disordine ed al sovraffollamento fisico corrisponda quello mentale,
mi pare un concetto abbastanza elementare ed affermato in psicologia
e dunque non una trovata particolarmente geniale, ma ripeterlo non
può far male.
Ciò che trovo
assurdo è il fatto che ciò che poteva essere spiegato perfettamente
in una pagina (o anche cinque o sei volendo includere i
consigli per ogni categoria di oggetto e la storia dell'infanzia - a
mio parere triste - della scrittrice) è ripetuto, e badate
bene, non diluito, ripetuto, per 200.
Ecco perchè ho faticato
a finirlo.
In più vi è la
descrizione dell'infanzia della scrittrice, che ho trovato francamente
deprimente.
Non è triste
l'infanzia di una che passa le giornate a scegliere cosa e
come riordinare e buttare e leggere riviste sul riordino per
casalinghe, che peraltro io in edicola non ho mai visto (saranno una
prerogativa della stampa giapponese?) !
Uscire, leggere un
romanzo, giocare con la casa di bambole, inviatare le amichette,
pratica re uno sport, no?
Comunque, a parte il
concetto di fondo, di liberarsi dal superfluo - intendendolo in senso
soggettivo e non oggettivo - per sentirsi meglio e più liberi, in
casa e nella vita, assolutamente condivisibile,
mi sono sembrate discutibili molte altre affermazioni.
Ad esempio:
- non dubito che
sia successo davvero ai suoi clienti, ma sinceramente che da una casa
di due stanze più cucina possano uscire dai 45 ai 60 sacconi
della spazzatura in una giornata di riordino mi sembra non
straordinario, bensì inquietante.
Delle due l'una: o
sono sacchetti piccoli piccoli, del tipo di quelli che ti danno in
farmacia, o prima la casa era una discarica.
Perchè va bene un pò
di vestiti superflui, va bene qualche oggetto ingombrante, d'accordo
al volume di libri e documenti da buttare ma......45 sacchi?!?
Il che mi si collega ad
un'altra circostanza inquietante;
- pare che dopo
il riordino molti clienti della Kondo siano riusciti a vedere
nuovamente il pavimento.
Ecco, non so voi, ma io
se entrassi in una casa in cui non si vede neppure più il pavimento
tanto è ingombra (fatto salvo un trasloco o lavori in corso),
chiamerei il 118 per chiedere un TSO.
No, perchè è da
ricovero, altro che terapia del decluttering e dubito che la Kondo
possa guarire siffatte manie di accumulo;
- si parla sempre
e solo di "buttare" e di sacchi di "spazzatura".
La quintessenza del consumismo e dello spreco.
Noi qui tutti/e a farci
paranoie sui pannolini lavabili, i detersivi ecologici, le
temperature da tenere in casa per il risparmio energetico, le
lampadine apposite, i filtri per il diesel, i prodotti fatti in casa,
le buste di plastica che inquinano, la possibilità di acquistare i
prodotti sfusi dai dispenser ed evitare le confezioni ecc.
Tutti (giustamente) a
pensare, almeno ogni tanto, a riciclare, regalare, dare in
beneficienza, riutilizzare ecc.
Tutti alle prese con la
raccolta differenziata.
E la Kondo cosa fa? Dice
di "buttare". Sacco della spazzatura, discarica e via.
Inoltre, non temete:
secondo l'autrice non sentirete mai la mancanza di ciò che avete
cestinato ma, se anche fosse, che problema c'è? Uscite a fare
compere! Certo, la disponibilitò economica non la mette la Kondo,
eh!
Ora, io non so se in
Giappone abbiano introdotto la raccolta differenziata nè cosa se ne
facciano dei loro rifiuti, però francamente l'anima contadina che è
in me (ed oserei dire, in ogni piemontese), si ribella. E pure la
mia anima ecologia. Che già non è eccessivamente sviluppata, eh.
Però non ce la faccio a
leggere per 200 pagine, senza batter ciglio, di buttare oggetti e
vestiti in buono stato e magari pure funzionali ed utili, solo perchè
"non trasmettono emozioni".
Capisco quelli che
oggettivamente non ti stanno più bene ma si parla anche di abiti
appena acquistati, ancora con l'etichetta!
Suggerire almeno di
donarli, di regalarli in beneficienza o ad un amica (o di sequestrare
la carta di credito allla cliente)? Un pò di responsabilità
sociale/ecologica, suvvia!
- Ed infine, la chicca.
Buttare i libri, strappare le pagine: per
me è sacrilegio.
Non
esistono le biblioteche, in Giappone? O è la Kondo a non averci
pensato?
A
parte ciò, forse frutto di differenze sociali tra il nostro vecchio
continente ed il Giappone, qualche spunto utile c'è.
Io,
ad esempio, ho provato il metodo della piegatura delle magliette e
dei pantaloni "in verticale", usando scatole di
cartone da imballaggio opportunamente ridotte, poichè dovevo
metterli in un armadio senza cassetti.
Posso
assicurarvi che lo spazio occupato è identico (a meno di non buttare
due terzi del guardaroba prima, come suggerisce la Kondo), però c'è
l'indubbio vantaggio che si riesce a vederli meglio a colpo d'occhio
e a tirare fuori una sola maglietta senza stropicciare, come accadeva
prima, l'intera pila.
Il che, per l'armadio
di mio figlio, è stata una rivoluzione.
Prima
ogni mattina, pur cercando di fare attenzione (quella di un bambino
di cinque anni, si intende), stropicciava quattro magliette per
prenderne una, salvo poi accorgersi che non era quella che avrebbe
voluto e ricominciare da capo; ora l'armadio è più ordinato, i
vestiti meno stropiacciati e lui più felice perchè non subisce
rimproveri.
Io
non ho questo problema, per cui l'esperimento si è fermato lì.
E
poi devo ammettere che leggere questo libro mi ha fatto venire una fortissima voglia di svuotare e riordinare, per
liberarmi di oggetti che non intendo più conservare.
Segno
che la ripetizione ossessiva del concetto ha un certo potere persuasivo!
In sintesi,
non vi consiglio di comprarlo, nè di leggerlo per intero, direi piuttosto che
è preferibile la lettura di un sunto della tesi della kondo on line
o prenderlo in prestito in biblioteca e sfogliarlo saltando qui e là!
E voi, lo avete letto?
Cosa ne pensate?
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