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domenica 8 giugno 2014

"Ultimamente" io

Da qualche tempo Verdeacqua  pubblica mensilmente i suoi "ultimamente", inviatando tutti noi a scrivere i nostri.
Questa volta raccolgo l'invito.

Ultimamente sogno troppo e concludo troppo poco.
Ultimamente sogno troppo e concludo troppo poco (la ripetizione non è casuale).

Ultimamente penso sempre a vacanze che non posso permettermi, e non solo per denaro.
Ultimamente ho un desiderio che non riesco ancora ad esprimere in questo spazio e che ancora non si avvera.
Ultimamente questo mi spaventa tanto e nello stesso tempo mi solleva.
Ultimamente sono stanca e questo strascico di inverno che non passa mai non aiuta, per niente.
Ultimamente cerco di pensare positivo ma fatico tanto, troppo.
Ultimamente sono sconfortata dai risultati elettorali.

Ultimamente compio gli anni (oggi) e non è che mi faccia cosi' piacere.

Ultimamente la mia amica continua a stare male e io non riesco ad arrivare a lei.
Ultimamente la mia famiglia d'origine non è più un porto sicuro e mi sento in un mare in tempesta.

Ultimamente ho tagliato i capelli e virato sul ramato, anche se non si vede.
Ultimamente corro e ci sto pure prendendo gusto.
Io. Incredibile.
Ultimamente guardo una piantina che spunta e cresce, protendendosi ogni giorno di più verso il sole e poi guardo lui, il mio amore piccolo che ha piantato i semini alla scuola materna poco più di una settimana fa e mi stupisco di quanto cresca in fretta, anche lui, proteso verso il sole ed il domani.


Ultimamente mi commuovo facilmente.
Soprattutto a vedere gli occhi di un amico innamorato.
Con quella luce che non si può descrivere.
Soprattutto a vedere gli occhi di un folletto felice che pedala forsennato in sella alla sua bici arancione.
Con quella luce che non si può descrivere.
Ultimamente nella mia pelle ci sto meglio, negli orari e nelle scadenze imposte dal lavoro e dagli altri, sempre meno.
Ultimamente a volte indosso scarpe con i tracchi.

 Ultimamente, forse, sta nascendo una nuova amicizia.
Ultimamente sono sempre io, confusa e a volte felice, altre no.
Ultimamente voglio chiudere in positivo, anche i post.

Perché oggi sono 32.





giovedì 24 aprile 2014

Succede.

Succede che ricevi un invito per un addio al nubilato di un'amica.
Succede che le organizzatrici hanno pensato ad un intero weekend al mare, possibilmente dal venerdì sera.
Succede che intorno a te fioccano notizie di persone a cui vuoi bene malate e non c'è molto che tu possa fare per loro.
Succede che tuo figlio, forse preda dei "terribili due anni", si lasci andare un pò troppo spesso a scenate e capricci interminabili.
Succede che il suo pianto e piagnucolio insistente e continuo ti faccia innervosire finchè, tentate le strade della persuasione, delle promesse e della dolcezza, tenti anche quella del ricatto, della minaccia e delle urla.
Succede che in quel momento ti vedi come da fuori e ti senti una pessima madre, perchè odiavi quando mia madre faceva così conte e ti sei promessa tante volte di non cascarci.
Succede che se provi ad osservare gli eventi e le richieste tue e degli altri adulti dal suo punto di vista, quello di un bambino di due anni e mezzo, ti accorgo che pretendi/pretendono troppo da lui.
Succede che, però, disgraziatamente le vacanze siano lontante, i giorni di festa un cumulo di impegni, il lavoro non possa essere trascurato e i problemi di salute delle persone intorno non possano essere ignorati.
Succede che bisogna andare avanti così lo stesso.
E allora ti chiedi se vorresti andarci davvero, a quel weekend.
Se sarebbe utile a staccare la spina e tornare migliore.
Se non sarebbe la via di fuga momentanea di cui hai bisogno.

Poi lui ride felice, saltella per la cucina, fa la pipì sul water pieno di orgoglio, mangia il prosciutto con le mani, spingendosi fette intere tutte in bocca con le manine paffute.
Poi lui chiacchera senza sosta, inciampando nelle parole per la voglia di dire tutto e subito, cercando espressioni che non conosce e termini appropriati.
Poi lui ti salta al collo all'improvviso e ti abbraccia forte, dicendo "la mia mamma".
Ti chiede se domani dopo l'asilo potrai giocare con lui.
Spiega alla nonna, che si lamenta delle previsioni metereologiche per i prossimi giorni, che "pazienza, a volte c'è il sole, a volte no e viene la pioggia".
Poi lui convince la nonna ad andare al supermercato a piedi, a comprare il "prosiutto" per la nonna bis che è malata, così mangia e guarisce, "ma a nonna bis piace il prosiutto ?" e si preoccupa di chiederlo.
E lo vedi grande, alto, forte, con la sua personalità ben definita, i suoi ragionamenti arguti, bellissimo.
E ti si apre il cuore e non riesci a capire come possa essere già cresciuto tanto e così bene, come sia possibile che "lo hai fatto tu", proprio tu, che perdi la pazienza e alzi la voce quando fa i capricci.

Poi stai guidando nel buio della sera, per una statale quasi deserta, Virgin Radio ad alto volume, stanca e sola.
Ti fermo ad un semaforo e guardi lui, che dorme tranquillo sul seggiolino, i ricciolini d'oro sparsi sullo schienale rosso, un pò arruffati, la manina che stringe il suo doudou, il ciuccio più grande della sua bocca, gli occhi chiusi dalle ciglia perfette, un mezzo sorriso sul volto. Tranquillo, silenzioso, sereno, fiducioso.
E succede che capisci che anche se ti farebbe piacere un weekend al mare con le amiche dell'università, preferiresti un weekend, anche a casa, con lui.
Nonostante i capricci, la stanchezza e la diversità.
Forse è solo che sai che la tua vita è cambiata e non ti troveresti comunque più a tuo agio in quella situazione.
Forse è solo che sei invecchiata.
Forse non tene frega niente del perchè e del come e ti godi il silenzio.

Succede.



Chissà perchè certi pensieri, come questo, si sviluppano naturalmente in terza persona.

lunedì 10 febbraio 2014

Vorrei...perché tu.

Ascolto il tuo respiro regolare nel silenzio del mattino.
Mi alzo e vengo a vederti dormire nel tuo lettino, scoperto come al solito, con il visino rilassato e le braccia allungate sopra la testolina, i riccioli biondi sparsi sul cuscino.
Ti copro e torno a letto. 
E penso.
Penso a ieri, a come ci siamo divertiti a giocare con la neve.

 
 
Penso a te, a me, a noi tre.

Vorrei essere una madre migliore per te, che sei un bambino buono, intelligente ed obbediente e per questo forse mi sono abituata a pretendere troppo da te, a vederti più grande.
Vorrei urlare meno, perdere meno la pazienza, non minacciarti mai, non "ricattarti" mai.
Vorrei  sgridarti di meno e con toni più pacati.
Vorrei giocare di più con te, coccolarti di più, senza fretta e senza pensieri.
Vorrei assecondarti di più, invece di incastrare gli impegni e cercare di rendere interessanti ai tuoi occhi le commissioni ed i doveri di ogni giorno.

Perché tu,
tu che hai tolto il pannolino in due settimane e lo hai deciso da solo,
tu, che a due anni e tre mesi parli come un bambino grande, 
tu che ti arrampichi ovunque e lo vedo che sali e scendi con le posizioni giuste da scalatore, 
tu che mi aiuti a riordinare i giocattoli, 
tu, che ti diverti a contare le mollette per stendere e me le passi orgoglioso, 
tu che adori fare la spesa con il carrellino, 
tu, che ti metti i muffins al cioccolato nel carrello e quando ti si dice che no, oggi non è Natale o il tuo compleanno, non si comprano giochi, non insisti mai, 
tu che ti metti e togli i pantaloni da solo, 
tu che vedi le briciole per terra e corri a prendere la tua scopina per pulire, 
tu che adori aiutarci a cucinare e lo fai meglio di me, 
tu che ci saluti dicendo " vai piano in macchina, guida con due mani", 
tu che dici "grassie" e "per piacere" sempre,
tu che controlli che la micia abbia sempre da mangiare e la rimpinzi, 
tu che chiedi "posso?" prima di fare ciac ciac nelle pozzanghere, 
tu che mi sgridi se non rimango sul marciapiedi
tu che riconosci i modelli di auto meglio di me e ti diverti a trovarne di uguali a quelle delle persone che conosci, 
tu che ci imiti in tutto e ieri mi hai detto: "Uffi, che stress!"
tu che sorridi e illumini le mie giornate, 
tu che quando non siamo insieme mi manchi da morire e quando lo siamo mi stanchi peggio che lo sci alpinismo al termine di una giornata di lavoro...


tu meriteresti il meglio di me, sempre.
 vorrei essere sempre al meglio, per te, cucciolo mio.
 


P.s. Se fossi più grande, appena sveglio ti direi tutto questo abbracciandoti forte forte o forse te lo scriverei.
Se lo facessi ora, dopo un po' ti divincoleresti irrequieto e mi chiederesti il perché di queste lacrime.
Perché si piange anche per troppo amore ed è una cosa bella, ma è difficile spiegartelo, ancora.
E allora lo scrivo qui e spero che un giorno lo leggerai e capirai quanto la tua mamma ti vuole bene!

venerdì 18 ottobre 2013

Di mamma ce n'è più d'una, Loredana Lipperini

Loredana Lipperini, Di mamma ce n'è più d'una.



Questo libro non è interessante, e' molto interessante e consiglio vivamente di leggerlo, conservarlo e rileggerlo.
Perché?
Perché è un saggio ma si legge scorrevolmente.
Perché con sguardo lucido svela molto del nostro essere donne e mamme nella società di oggi.
Perché aiuta a mettere a fuoco i problemi, a capire chi siamo e perché siamo prese da alcune tendenze del momento.
Perché è frutto di ricerche accurate, mi sembra.
Perché ci sono statistiche, dati, esempi che fanno impressione ma non si possono ignorare.
Perché siamo donne e/o mamme.

C'è di tutto in questo libro e questo rende difficilissimo riassumerne il contenuto.
Gli spunti di riflessione abbondano e dopo tre settimane dalla fine continuo a ripensare, rimuginare e metabolizzare, anche "verità" un po' scomode.
L'autrice parla del ruolo materno, del sempre più raro binomio lavoro-maternità, degli equilibrismi quotidiani, della solitudine sociale e affettiva delle madri, dell'incertezza indotta dalla messa in discussione degli insegnamenti delle generazioni che ci hanno precedute e dal proliferare di manuali di medici, psicologi, tate e tuttologi (e mamme che si improvvisano tali), del fenomeno delle mamme blogger (si, quello di molte di noi) e delle sue distorsioni, del marketing sul blog con la chimera del guadagno, della mania del naturale (e qui condivido al 100%) e del suo costo sociale, economico e, soprattutto, del suo peso sulle spalle delle donne, del movimento del "non ho niente e sono felice" ma non è così, del mito dell'allattamento artificiale (di nuovo, condivido al 100%), della parità di genere che non esiste, della violenza sulle donne, di politica e femminismo e molto altro.
E lo fa in modo sempre coerente e critico ma senza giudici affrettati o superficiali, senza proporre
soluzioni semplicistiche, senza, forse, che emerga una tesi di fondo unitaria (un po' di frammentazione del discorso c'è ma si perdona facilmente), ma va bene così.
Sta a noi riflettere e tirare le fila.
Qualche estratto dei passi che ho trovato più significativi, liberamente scelto e accostato (non me ne voglia l'autrice, qualora passi di qui- magari!)

" L'occupazione femminile resta ben sotto il 50 %, nonostante tutti gli studi di settore dimostrino che esiste un legame fra impiego femminile e natalità.
Ovvero, meno si lavora, meno figli nascono. E ancora: meno le donne lavorano, più l'Italia si impoverisce, e infatti si impoverirà di molto, nelle settimane che seguono quel Capodanno.
Invece, quel che si comincia già allora a sussurrare dopo le promesse di lacrime e sangue e che sarebbe meglio che le donne facessero un passo indietro.
Del resto, le giovani lavoratrici che restano incinte continuano a essere licenziante, certo indirettamente, con contratti non rinnovati o mancanza dei medesimi. Ad alcuni i datori di lavoro chiedono la data delle ultime mestruazioni prima di assumerle. Normale....Infine,..., il numero delle donne uccise dagli ex compagni avrebbe subito un'accelerazione impressionante nel 2012.
..
Eppure, le donne continuano a far si che questo paese non cada a pezzi, senza ricevere in cambio nulla, se non la consueta assunzione fra i nimbi del mito: siamo brave, siamo pazienti, siamo eroiche, siamo dee, vogliamo tutto, il cielo e la cucina. O, forse, stiamo tornando a desiderare solo la seconda, lasciando il cielo a tempi migliori...."

"La fierezza delle proprie mani operose...e fin qui niente di male.
Bisognerebbe, ed è bene dirlo e ridirlo, che ogni donna e uomo potessero considerare i propri gesti e le proprie passioni non come aderenti a un modello, ma come scelta. Bisognerebbe che fossero...liberi dalle costrizioni e dalle fazioni.
Invece, soprattutto sul corpo del madri, le donne si spaccano, si dividono, si azzannano....anche contro le loro madri.
Dunque, la maternità e il nodo. Prima negata ( perché bisognava contrattarla con il datore di lavoro, con il compagno, con se stesse) ora trionfante e apparentemente esclusiva. Il pendolo oscilla ancora è i punti che tocca sembrano essere sempre e solo due: l'emancipata e la madre,...Due modelli: invece di dieci, cento, miliardi. la rappresentazione delle donne non riesce ad essere prismatica, e' sempre, e solo, a due facce.
Ma questa faccia, quella del modello materno di ritorno, e' molto più difficile da raccontare, ed è quasi impossibile da indicare come pericolosa.
...
Tutto questo, per inciso, ha un nome: Gender backlash. Significa che si torna indietro. perché si ha altro a cui pensare, perché son cose da femministe, perché non è urgente. Anzi, e semmai urgente e benefico che le donne si facciano carico in prima persona della decrescita, felice o infelice che sia, accudendo i figli e provvedendo alle conserve...
...
Anche la maternità e' un Palazzo D' Inverno: dove è splendido aggirarsi ma da dove non si può uscire. A meno di non abdicare, condividendo quel che ci è stato attribuito come esclusivo: perché potere e libertà si elidono e per secoli la maternità e stato l'unico potere concesso alle donne. Dovrebbe inquietare il fatto che oggi torni ad essere prospettato come il più importante, l'irrinunciabile, il naturale, il primario."

Aspetto di leggere cosa ne penserete voi, dopo averlo letto o se lo avete già fatto.
Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Home Made mamma: www.homemademamma.com

sabato 24 agosto 2013

Dodici anni fa, come in una favola

Si incontrarono appena scesi dalla cabinovia. Come al solito, faceva freddo e c'era una nebbiolina bassa che oscurava la vista.
Lei era pronta a salire ed iniziare il suo turno di lavoro, aveva fretta di arrivare prima del pranzo dei colleghi dipendenti. In spalla, lo zaino da 60 litri che si era comprata con lo stipendio del suo primo turno, anni prima, rosso e nero, come i colori della Valle d'Aosta e riempito all'inverosimile con vestiti di ricambio, un paio di libri e necessario per la toilette, scarpe da ginnastica e, ovviamente, ramponi, imbrago e picca...il ghiacciaio poteva essere un innocuo nevaio o essersi trasformato in una insidiosa pista di pattinaggio crepacciata, non si poteva mai sapere, le condizioni cambiavano in poche ore. Ai piedi, gli stessi scarponi di oggi, nuovi.
Lui era stanco, aveva appena finito il suo turno di due settimane, uno dei tanti di una stagione estiva impegnativa. Aveva la barba lunga, il viso con un po' di acne, una giacca a vento vissuta e un vecchio zaino, pieno, e due luminosi occhi azzurri.
Si scambiarono un saluto ed un commento su come era andata e quali amici erano su a lavorare, non si conoscevano ancora e lei aveva fretta, perciò imboccò presto il sentiero, mentre lui saliva in cabinovia.
Lei si dimenticò all'istante di lui.
Lui no e nel corso dell'inverno successivo chiese più volte al fratello di lei, con cui aveva lavorato nello stesso rifugio, di andare a sciare con lui e portare anche sua sorella. Il fratello però, non la porto' mai, neanche lo disse, a lei, con la scusa che aveva già la sua compagnia di amici.
E poi fu di nuovo estate, quella della maturità, per lei.
Diplomata, salì a fare il suo primo turno e dovette ridiscendere il giorno successivo, con l'elicottero del soccorso: congiuntivite virale ad ambo gli occhi, impossibile aprirli per lo strato pus, un dolore atroce in testa e negli occhi che nemmeno il parto, il terrore di aver subito danni irreparabili alla vista, la notte passata in un incubo continuo. La vergogna di non poter scendere con le proprie gambe e il dispiacere per i problemi di riorganizzazione cagionati al capo. La permanenza in altitudine che peggiora lo stato fisico complessivo e rende più difficili le guarigioni.
Eppure, fu quello il motivo per cui, qualche settimana dopo, si trovo' a lavorare con lui.
Furono chiacchiere, battute, domande, confidenze, fu fatica, poche ore di sonno ma tante risate, furono pasti consumati e coperte piegate insieme, fu la compagnia dei dipendenti, i quattromila svettanti davanti a loro, il ghiacciaio con l suo fascino irresistibile, il freddo, le notti stellate ad inventare le costellazioni.
Fu il rifugio, a cui lei era salita la prima volta a quattro anni, a piedi, con il suo zainetto e la sua bambola del cuore, 1800 mt di dislivello e sei ore di cammino. Il rifugio da cui era partita per il suo primo trekking d'alta quota sulle Alpi, base per tutti i successivi 4000, quelli raggiunti e quelli mancati, che qualche volta bisogna saper tornare indietro.
Furono i suoi occhi azzurri ed il suo saper preparare bene uno zaino da montagna.
Furono piccoli gesti di attenzione e gentilezza, come quel pail azzurro dimenticato da qualche cliente, regalato proprio a lei.
Fu amore.
Lui e lei non fecero progetti, non pensarono a lungo termine; la cuoca e i colleghi, ormai amici, scommettevano in un fuoco fatuo.
Sono passati dodici anni ed il rifugio ha cambiato gestione e personale ed è stato in gran parte ristrutturato.
Per lei,però, non è cambiato niente.
Per loro, e' ancora amore.


giovedì 11 aprile 2013

Non ho parole..... ma in fondo, non servono.

Eri agitato e emozionato. Me ne sono accorta subito, quando ti ho visto.
Tu, sempre così calmo e padrone di te. 
Tu, che non sai piangere.
Ed eri bellissimo, anche con gli occhiali e l'orecchino che avevi promesso di togliere.
Non posso raccontare quel giorno, perchè è stato un giorno nostro e non solo mio e devo rispettare la tua riservatezza.
E' stato un giorno magico, lunghissimo eppure infinitamente breve, sospeso nel tempo e nello spazio.
Nulla era imperfetto e non perchè fosse tutto perfetto ma perchè nè tu nè io ce ne siamo preoccupati o accorti.
E' stato magico e felice.
Non "il giorno più bello della mia vita" ma uno di essi di sicuro sì ed indimenticabile.
Ero felice e innamorata , come ora.
Anche se tutto è cambiato, niente è più lo stesso, soprattutto perchè ora c'è il nostro nano.
Ero spensierata e allegra e mi sono goduta il momento, 
ci siamo goduti il momento, gli amici e i parenti, la festa e i colori.
Faceva caldo, era già primavera, ma non poi tanto di più.
C'era il sole e poi non c'era, ha piovuto e poi si è rasserenato e poi ha piovuto di nuovo.
Abbiamo bevuto e mangiato e scherzato, ma non ricordo il sapore del vino e del cibo, ricordo il piacere e la voglia di essere lì, insieme.
Perchè io non mi sono sposata in bianco e tu non hai scelto una cravatta qualunque.
Perchè è stato diverso da qualunque altro matrimonio.
E da quel giorno speciale è nato anche un altro amore, che cammina di fianco a noi, seppur diverso nei gusti e nelle scelte.
Un amore di cui è segno tangibile il messaggio affettuoso che ho ricevuto questa mattina.

Il nostro amore c'era già e non è mutato, come c'era già la nostra coppia ed il nostro condividere la vita.
Eppure, qualcos'altro da quel giorno è cambiato, una consapevolezza nuova, una profondità nuova, perchè non è vero che "formalizzare" un'unione sia indifferente .
Cambia, in qualche modo che non so spiegare, cambia.
E poi, una gioia così, condivisa, respirata, gridata al mondo, vissuta: la vita è una sola e privarsi di tutto questo, perchè?
Indimenticabile e magico, lo dicono tutti, lo so, ma il vocabolario è troppo arido per esprimere quel che sento.
E  non ho parole.
E non ha nessuna importanza.

venerdì 15 febbraio 2013

Quattro lettere

Non ho parole d'amore profonde e originali
perchè gli amori felici son più difficili da raccontare;
non ho parole d'amore profonde e originali,
perchè dopo più di 11 anni insieme,
le ho esaurite;
non ho parole d'amore profonde e originali,
e non ha importanza,
perchè tu sei schivo e riservato
e guardi ai fatti e non alle parole;
non ho parole d'amore profonde e originali,
e non ha importanza
perchè probabilmente non le leggerai
perchè tu sei schivo e riservato e quindi rispetti i miei spazi,
anche senza chiedertelo,
non ho parole d'amore profonde e originali,
e comunque, se le leggessi, ti darebbe fastidio trovarle qui.

E quindi
non mi rimangono che quattro lettere, quelle incise sulle nostre fedi,
quelle di cui solo tu, io ed una persona speciale conosciamo il significato.

E bastano, perchè la nostra vita a volte è una parete di granito, a volte una placca di gneiss, altre una cresta di misto, altre ancora una cascata di ghiaccio, o ancora, uno strapiombo di calcare
ma noi scaliamo insieme, sempre
e solo questo conta.