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lunedì 6 giugno 2016

Riassunto delle ultime tre settimane vissute

Il tempo scorre via come sabbia tra le dita, tanto che ho persino difficoltà a ricordare cosa ho fatto ieri.

E' un tempo sempre pieno, di incombenze, doveri, ma anche sport, momenti di soddisfazione e gioia.
Solo che è talmente centrifugato che a volte mi sento spingere lontano e annaspo per tornare a casa.

Ho bisogno di mettere nero su bianco un elenco di ciò che è stato, per capire, per fissare i ricordi.



Dopo il Salone del libro di Torino, c'è stata la festa di compleanno di un'amichetta del ricciolino, in giardino, con un bel sole.
Il gioco del tiro alla fune, il gioco delle pignatte piene di caramelle, la "caccia ai dolci", con adulti e bambini, coperte stese sul prato, qualche amico e la famiglia della bimba, patatine, salatini e torta.
Semplice e perfetto.

C'è stata la festa dei volontari dei vigili del fuoco del paese, con annesso percorso per bambini, possibilità di salire sul camion dei pompieri e pure nel "cestello" della scala, a 20 metri di altezza.
Immaginate qualcosa di meglio per un bambino?

C'è stata la prova di un nuovo corso sportivo per il ricciolino, che era proprio quello che avrebbe sempre voluto fare lui ma per cui era ancora troppo piccolo.
E' il più piccolo, in effetti, ma è stato accettato.
Un impegno in più per me, fortunamente estivo.
 Di che si tratta? Ecco.



C'è stata la fine del microbasket, che il ricciolino ha seguito per tutto l'anno ma di cui ormai era stufo (come della scuola, del resto). Siamo invitati alla festa di chiusura, una delle tante che si sovrappongono tra cui dovremo scegliere.

Siamo stati alla cresima di una cuginetta ed alla comunione della figlioccia di mio marito ed in entrambi i casi, da bravi atei e con il permesso esplicito dei genitori, siamo arrivati dopo la cerimonia, solo per la festa. Qualcuno in famiglia ha storto il naso, noi ce ne freghiamo: le bimbe erano radiose e felici, i genitori pure, che altro importa?

In uno dei due giorni, per non farci mancare nulla, siamo pure andati ad arrampicare di nuovo, in una falesia di cui vi parlerò, cogliendo l'occasione per un bel pic nic con una coppia di amici che non riusciamo mai a vedere abbastanza spesso. 

C'è stata la gita di fine anno mancata dal ricciolino, che si è ammalato, per la seconda volta in un intero anno scolastico, proprio il giorno prima.
Inutile aggiungere che io mi sono dibattuta tra il dispiacere per lui e il sollievo per saperlo "al sicuro": lo so, sono paranoica.
E dire che dopo le mie proposte dello scorso anno per la mancanza di cinture sul bus che li aveva portati in gita, la dirigente scolastica aveva ottenuto un autobus che le avesse!

Comunque la settimana successiva c'è stata un'altra piccola gita, a cui il ricciolino ha partecipato con gioia (sempre con cinture!).

C'è stata una serata in biblioteca a sentir parlare Nico Valsesia, l'autore di "La fatica non esiste" (di cui ho parlato qui) e guardare i filmati dei suoi viaggi/imprese. E niente, dal vivo si vede che è una persona umile e simpaticissima, come emerge anche dal libro.

Ci sono state due visite mediche, una che mi ha lasciato ancor più dubbi e paure sull'eventuale cammino da intraprendere e una che ha decretato l'avvio di un mese di dieta "da sperimentare", senza farine appartenenti alla famiglia delle graminacee.
La questione è complessa, prima o poi ne parlerò.


Abbiamo passato una allegra serata a smontare prese di arrampicata dalla "nostra" palestra, per prepararla alla chiusura di fine stagione ed alla garetta di fine anno, a cui però non abbiamo poi partecipato per colpa di uno stupido litigio tra noi e della stanchezza del ricciolino.
A volte semplicemente è troppo.





Ci sono state persone malate in famiglia che hanno accresciuto le preoccupazioni, ma ora la situazione sta lentamente migliorando, per fortuna. 

E poi ci sono state "Le grande invasione" e "La piccola invasione" ad Ivrea, un festival della letteratura annuale, con 120 appuntamenti per grandi e piccoli, che ci ha regalato anche quest'anno degli eventi davvero belli e, soprattutto, la possibilità di viverli anche con una cara amica ed i suoi bimbi.
Perchè non è che ad Ivrea ci siano spesso eventi a cui partecipare, però quando ci sono, la cittadinanza risponde sempre in massa.

In contemporanea, si sono svolti, sempre ad Ivrea, i mondiali di canoa, o  meglio, il “2016 ICF Canoe Slalom World Cup 1”, prima tappa della Coppa del Mondo di Canoa Slalom 2016.
Capirete bene, perciò, come mai il ponte del 2 giugno sia stato molto intenso, per noi.

In tutto questo, ho aiutato l'Alpmarito con i lavori nel cantiere "casa" e continuato a correre, per sempre più chilometri, a volte con il ricciolino in bici che mi seguiva (o precedeva), a volte in compagnia, a volte sola. 
Perchè a volte non hai alternativa, per buttare fuori i pensieri, che stancare le gambe.

Per il resto, lavoro, visite a parenti, manutenzione di casa, vita familiare ecc. ecc. come sempre.

Ora, al di fuori della solita ruotine, ci attendono: la festa di fine anno della scuola, ovviamente in giorno infrasettimanale ed alle due del pomeriggio, gli eporedia actives days, il torneo del basket a cui siamo invitati con il piccolo atleta, un picnic e pratica con il gruppo di yoga, altri lavori alla casa nuova e, magari, pure una torta in compagnia per il mio compleanno (che però a pensarci questa ricorrenza mi fa solo paura).

"Run, baby, run!"



martedì 8 marzo 2016

La festa della donna e le toghe rosa. Perchè oggi io voglio festeggiare.

Oggi, 8 marzo 2016, in occasione della festa della donna il CNF (Consiglio Nazionale Forense), con la sua newsletter via mail, mi ricorda che "Secondo gli ultimi dati relativi all’Albo telematico, aggiornati a dicembre 2015, le Avvocate iscritte sono infatti 111.605, ossia il 47% di tutti gli iscritti. Un numero che fa impressione anche solo paragonandolo al numero delle Avvocate iscritte nel 1981: appena il 7%."


Dal 7% al 47%, in 34 anni.
Un numero che impressiona e lo fa in positivo.

Ancor più impressionante, però, è pensare che, secondo i dati di Cassa Forense: "il reddito professionale medio femminile nel 2014 è stato pari a euro 22.070, contro i 51.503 dei colleghi uomini."

Le donne rappresentano quasi la metà dell'avvocatura, dunque, ma guadagnano in media meno della metà dei loro colleghi maschi.
E non mi si dica che è perchè lavorano meno ore o si dedicano meno alla professione.
Se lo fanno, quando lo fanno, è perchè devono occuparsi anche della famiglia e della casa, quando quasi sempre i colleghi maschi delegano alle loro mogli/compagne.
La verità è che la parità non esiste, non ancora, nè nelle libere professioni nè nella intimità domestica nè nel lavoro dipendente.

Non solo.
La stessa mail mi informa che l’Istat nell’ultimo rapporto del giugno scorso ha concluso che: “La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri”.

Viene da pensare che, se questa è la situazione, c'è poco da festeggiare.

Eppure no.

Oggi, secondo me, bisogna partire da quei dati per festeggiare le conquiste, per pianificare i prossimi passi di una lotta di civilità pacifica eppur dura e dolorosa, per sognare in grande.
Come noi donne, se vogliamo, sappiamo fare.

La storia lo dimostra.

Lidia Poet, laureata in Giurisprudenza nel 1881, fu la prima donna ad essere iscritta ad un Albo di Avvocati nel 1883.
Nessuna legge lo vietava, eppure la Corte d’Appello di Torino annullò l’iscrizione con una sentenza che ha fatto la storia (confermata dalla Corte di Cassazione).

La questione sta tutta in vedere se le donne possano o non possano essere ammesse all’esercizio dell’avvocheria (…). Ponderando attentamente la lettera e lo spirito di tutte quelle leggi che possono aver rapporto con la questione in esame, ne risulta evidente esser stato sempre nel concetto del legislatore che l’avvocheria fosse un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non dovevano punto immischiarsi le femmine (…). Vale oggi ugualmente come allora valeva, imperocché oggi del pari sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste. Considerato che dopo il fin qui detto non occorre nemmeno di accennare al rischio cui andrebbe incontro la serietà dei giudizi se, per non dir d’altro, si vedessero talvolta la toga o il tocco dell’avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri, che non di rado la moda impone alle donne, e ad acconciature non meno bizzarre; come non occorre neppure far cenno del pericolo gravissimo a cui rimarrebbe esposta la magistratura di essere fatta più che mai segno agli strali del sospetto e della calunnia ogni qualvolta la bilancia della giustizia piegasse in favore della parte per la quale ha perorata un’avvocatessa leggiadra (…). Non è questo il momento, né il luogo di impegnarsi in discussioni accademiche, di esaminare se e quanto il progresso dei tempi possa reclamare che la donna sia in tutto eguagliata all’uomo, sicché a lei si dischiuda l’adito a tutte le carriere, a tutti gli uffici che finora sono stati propri soltanto dell’uomo. Di ciò potranno occuparsi i legislatori, di ciò potranno occuparsi le donne, le quali avranno pure a riflettere se sarebbe veramente un progresso e una conquista per loro quello di poter mettersi in concorrenza con gli uomini, di andarsene confuse fra essi, di divenirne le uguali anziché le compagne, siccome la provvidenza le ha destinate”.
(Corte d’Appello di Torino 11/11/1883 in Giur. it. 1884, I, c .9 ss in ordine alla richiesta della dottoressa Lidia Poet di essere iscritta all’Albo degli Avvocati)

Trent’anni dopo, ci riprovò Teresa Labriola, che fu respinta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Solo nel 1919, con la  Legge 1126 del 9/3/1919 alle donne fu consentito l’esercizio alle libere professioni e a tutti gli impieghi  pubblici, con l'eccezione, tuttavia, di quelli che implicavano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politici o che attenevano alla difesa militare dello Stato.
Fautore di tale legge fu un uomo, Ludovico Mortara, avvocato, docente universitario e ministro Guardasigilli.
A 65 anni, nel 1920, Lidia Poet ebbe finalmente la possibilità di iscriversi all'Albo e di restarci.
Nel 1945 fu riconosciuto alle donne italiane il diritto di voto e nel 1961, finalmente, la possibilità di entrare in magistratura e nella diplomazia.
La prima donna avvocato Presidente di un Consiglio dell'Ordine forense fu Angiola Sbaiz, eletta a Bologna nel 1978. 

Da 0 al 47%. 
Da 0 al  43% circa del reddito maschile.

Ci sono voluti più di cent'anni, ma il pareggio è dietro l'angolo, almeno numericamente.
Di strada da percorrere ne resta tanta, in tema di riconoscimento del valore del lavoro femminile, parità (effettiva) di diritti e rispetto, soprattutto di rispetto.
Forse, se per una volta noi donne la smettessimo di farci la guerra le une contro le altre e trovare ogni pretesto per criticarci a vicenda, forse se facessimo fronte comune e la smettessimo di lamentarci di chi non ci festeggia perchè non ci festeggia e di chi lo fa perchè lo fa o per il modo in cui lo fa, forse se ci impegnassimo a crescere figli non costretti da stereotipi di genere fin dalla più tenera età ma liberi di essere e sognare, forse, e dico forse, non servirebbero altri cent'anni.

Forse, dico forse, potremo contrastare la deriva della "decrescita felice" sulle spalle delle donne, la spinta a farci tornare ad essere "solo" mogli e madri, senza libertà di essere altro o di più.

Io, oggi, voglio crederci.








giovedì 18 febbraio 2016

Sfidando la pioggia..

Sembra già passato un secolo da martedì scorso, martedì grasso.
Sembra già passato un secolo dalla fine delle c.d. vacanze d'inverno, ma sarebbe meglio chiamarle vacanze d'inferno, visto che sono vacanze per insegnanti e bambini o per quei pochi fortunati che possono concedersi una settimana bianca a febbraio (o quegli sfortunati che possono andare in vacanza solo d'inverno, perchè magari d'estate lavorano non stop, capita anche questo).

In ogni caso, siamo sopravvissuti e abbiamo sfidato il tempo inclemente.
Sì, perchè dopo due mesi ininterrotti di siccità, ha piovuto e nevischiato giusto a Carnevale, bagnando battaglia delle arance, rievocazioni storiche, spettacoli pirotecnici e sfilate di carri allegorici e gruppi in costume.

Noi, però, siamo una famiglia di temerari (per i canoni italiani, si intende; probabilmente nei paesi del Nord Europa ci considererebbero dei rammolliti) e quindi io ed il ricciolino siamo andati comunque ad assistere alla sfilata del martedì, senza quasi utilizzare l'ombrello (=usato nella mezz'ora di camminata per raggiungere il centro del paese e poi dimenticato a casa di un amichetto quando sarebbe servito).

Il Petit Prince di casa ha trovato copricati alternativi, pur di sfoggiare in tutto il suo muscoloso splendore il suo costume di Capitan America


 Avrei voluto arrangiarmi anche quest'anno con i vestiti ed il materiale in casa, per confezionare una sorta di costume, come avevo fatto lo scorso anno con il travestimento da diavoletto, ma poi tempo tiranno, l'Alpmarito e altre priorità mi hanno fatto desistere e ci ha aiutato Kiabi.ù

Il ricciolino biondo ha apprezzato tantissimo, anche perchè aveva ampiamente chiesto di travestirsi da uno degli Avengers (con esclusione della "femmina" e di "occhi di falco", perchè con un costume non abbastanza colorato, pare).


La sfilata in sè è stata abbastanza "povera", quest'anno, proprio a causa della pioggia. Niente a che vedere con quella del 2015 o del 2014.

 Tuttavia ci sono stati comunque gruppi e carri colorati da ammirare, come questi simpaticissimi mattoncini Lego..


 ..o il fantasioso "Ipermarché Bousc Daré", supermercato locale di fantasia, "Duert a Carlevé", ossia "Aperto a Carnevale", con tanto di Fontina, carrelli, commessi addetti alle pulizie e pagnotte fragranti.


e quelli dei personaggi storici, la Ninfa, San Martino, il Diavolo ed i Salassi..


accompagnati dalla Banda Musicale e  dai Pifferi e Tamburi di Arnad...



...il ricciolino ha visto i suoi amichetti, ha lanciato coriandoli, raccolto e mangiato caramelle e finito la giornata a far merenda da uno dei suoi amici del tempo del nido.


Quindi, per quel che ci riguarda, è andata comunque bene!!!


Non c'è dubbio, infatti, che con l'arrivo di un bambino in casa cambino abitudini e si scoprano nuovi modi per partecipare ad eventi tradizionali o non e per continuare a fare ciò che ci piace.
Nel nostro caso, archiviate per un pò alcune delle uscite serali carnevalesche e ridotto il tempo dedicato alla battaglia delle arance e/o a fagioli grassi e feste mascherate, mi sono dedicata a far conoscere ed apprezzare il Carnevale anche al Petit Prince.
Le feste sono diventate un pretesto per incontrare i suoi amichetti ed i loro genitori, per passeggiare per i paesi addobbati, per creare o cercare costumi e per godere, ancora una volta, della sua felicità e allegria, cercando di schivare i momenti di capricciosa stanchezza!

E voi, siete stati a qualche sfilata? Come si sono vestiti i vostri bambini? Il tempo è stato clemente con voi?


giovedì 11 febbraio 2016

Carnevale di Ivrea 2016

Essere eporediese significa vivere il Carnevale.
Alcuni (pochi) lo detestano, la maggioranza lo ama e lo attende un anno intero.
Tutti,  alla fine, comunque lo vivono.
Perchè è l'evento dell'anno, che sconvolge la città, la trasforma, blocca traffico e attività, trasfigura e sovverte i ruoli.

Quest'anno, per me, è stato ancora più bello e coinvolgente, perchè alle emozioni che mi trasmette da sempre, si è aggiunta quella di conoscere la Mugnaia, il personaggio femminile principale, l'eroina della città per i giorni di festa, nonchè il Toniotto, ossia il marito della Mugnaia, un amico d'infanzia, e una delle damine della Mugnaia, niente meno che parente.


Non ho potuto vivere il Carnevale momento per momento, come avrei voluto, perchè la presenza del Petit Prince e la necessità di far divertire anche lui e farlo stare anche con i suoi amici di scuola ci hanno costretto a saltellare tra i due Carnevali, però me la sono goduta.

C'e' stata la sera della presentazione della Mugnaia (il cui nome rimane segreto tranne che agli invitati alla presentazione e alla cerchia dei familiari, che lo vengono a sapere con un minimo di anticipo), a cui ho partecipato da vicino per la prima volta.
Solennità, commozione, cerimoniale, eleganza e allegria, insieme.


C'è stato l'orgoglio per la spendida damina..




La piazza gremita, la distesa di cappelli frigi, l'emozione negli occhi della prescelta e degli amici e conoscenti.



L'uscita sul balcone e l'acclamazione degli eporediesi.


L'inizio della sfilata del corteo storico e delle squadre degli arancieri...


 una Mugnaia ed un Toniotto 2016 che migliori di così, non avrebbero potuto essere.

E naturalmente, la battaglia, anche sotto la pioggia battente della domenica e del martedì.
Perchè a Carnevale, gli arancieri, i pifferi e tamburi, il corteo storico, il pubblico: non li ferma niente e nessuno.




Il "mio" Borghetto addobbato a festa, ogni anno in modo diverso e originale ma sempre di rosso e verde vestito.








Le arance pronte, per grandi e piccini..



Il mio piccolo Tuchino impegnato a "ricaricare", tirare e, naturalmente, rifocillarsi!




E anche io, quando lui è tornato a casa con la nonna, vinto dalla stanchezza e stufo di prendere arance addosso, in piazza, a sfogarmi.


Perchè tirare le arance, essere lì, con la tua divisa, tra la gente della tua squadra, uniti dalla voglia  comune di dare battaglia e contemporaneamente fare festa, pronti a tirare con forza, passione, impegno, durezza, precisione, ma senza rabbia, senza cattiveria, è quasi catartico.
Ti prende, ti cattura, ti fa dimenticare la quotidianità, anche i lividi che a volte ti porti a casa.
Ti lascia solo la voglia.
La voglia di esserci l'anno successivo,
quella voglia che si accende nel cuore al primo suono di pifferi e tamburi, nella fredda giornata dell'Epifania, 
quella voglia che il fuoco di tre giorni di battaglia estingue solo temporaneamente.

Perchè il Carnevale è questo, una festa di popolo in cui i ruoli cessano di essere quelli quotidiani, in cui volendo ci si può lasciare andare. 
E ritrovi in piazza i conoscenti, compagni di scuola, di sport, gli amici di sempre, quelli con cui tiravi già da bambina, poi diventati ragazzi come te e poi adulti e ora, tornati magari da luoghi lontani di lavoro e residenza apposta per la feste, nella zona del tiro dedicata ai bambini, con i loro figli, a trasmetter loro la tradizione.


Anche se nei giorni successivi, tocca lavare, strofinare e ancora lavare, divise, stivali, borse e scarpe, con quell'odore di arancia amara un pò asprigna nelle narici che rimane a lungo, sugli abiti, nelle piazze, tra le vie della città.



Anche questo, però, in fondo fa parte del gioco e della magia del Carnevale di Ivrea.


martedì 9 febbraio 2016

Il Mini Carnevale Storico e la mia piccola guardia romana

Giovedi' pomeriggio, come di consueto, il ricciolino biondo ha partecipato alla rappresentazione del Carnevale storico del Paese, dei bambini della sua scuola materna, con l'ausilio dei genitori, degli insegnanti e dei protagonisti del Carnevale "vero" dell'anno precedente.

E' stato un successo, anche quest'anno: i bambini si sono divertiti, i piu' grandi erano emozionati dal ruolo principale a loro assegnato, il ricciolino era piu' consapevole del significato della sfilata e di tutta la messinscena, il pubblico di parenti e amici dei bambini era numerosissimo.

Una bella festa che ha offerto momenti di emozione, orgoglio e partecipazione ai genitori e gioco ai bimbi, in attesa che, questa sera, bruci il diavolo grande appeso al Ponte Romano dall'Epifania !

Le guardie romane, tra cui c'era il Petit Prince di casa, felice di poter disporre di mantello, lancia e scudo!



 I personaggi sono stati presentati uno a uno da questo palco, davanti al Municipio, esattamente come i grandi, per poi sfilare per le vie del Paese.






La Banda Musicale ha accompagnato i momenti salienti della festa..


Fino al rogo del piccolo diavolo preparato dalle maestre!



Inutile dire che era il momento piu' atteso da tutti i bimbi, che in coro scandivano: "Brucia il diavolo, brucia il diavolo, brucia il diavolo !"
E poi, a fare merenda tutti insieme !


p.s. Tra l'altro, quest'anno come ninfa, personaggio femminile principale del Carnevale, tra i piccolio è stata sorteggiata una bimba del Marocco, orgogliosissima, come i suoi genitori, in prima fila a fotografarla. Segno che, se si vuole integrare ed essere integrati ed i numeri non sono eccessivi in rapporto alla popolazione locale, si puo' riuscire bene.

E da voi che mi leggete, esistono tradizioni simili? La scuola organizza feste di Carnevale in piazza ?