Ultimamente il momento più bello delle mie giornate non è quello in cui tutti e tre i bimbi sono stati sfamati e messi a letto e, finalmente, dormono. Quello è il secondo.
Il momento più bello è quello in cui la casa è ancora immersa nel silenzio, pochi rumori ovattati giungono dalle vie dintorno, qualche luce inizia ad illuminare le finestre vicino e casa nostra.
Io sorseggio la mia acqua calda, preparo la merenda per scuola del nano e il primo biberon, qualche volta, se è abbastanza presto, mi faccio il caffè in solitudine.
Poi vado in camera e li sveglio, uno per uno.
Orsetto dorme a pancia in giù, raggomitolato e compatto.
Lo prendo in braccio delicatamente e lo volto verso di me.
Lui si stiracchia e sospira, si stropiccia gli occhi con i pugnetti e poi, con calma, spalanca due sfere azzurrissime, mi guarda e si apre in un tenero sorriso.
Lo cambio e lui continua a sorridere, stiracchiarsi e aggrapparsi alle mie mani ed alle mie braccia.
Io lo sbaciucchio e me lo coccolo.
Quello è il momento migliore della mia giornata.
Principessa dorme a pancia in su, con le braccine aperte ai lati della testa, le mani gelate sempre fuori dalla coperta e/o dal sacco nanno, completamente abbandonata al sonno.
Le sfioro le manine e le guance e la chiamo e lei sorride già prima di aprire gli occhi.
Poi mi guarda e ride anche nelle profondità nocciola del suo sguardo.
Scalcia e si agita perchè la prenda in braccio.
Mentre la cambio, continua a sorridere con le gote rosse e si stiracchia.
Poi controlla la stanza e sembra registrare la situazione.
Purchè non ci metta troppo tempo, perchè lei la mattina ha fame.
Quello è il momento migliore della mia giornata.
Il ricciolino è sempre a pancia in giù ma un pò storto, di solito di traverso nel letto, scomposto e abbracciato alla sua nanna e/o ad un altro peluche.
I riccioli biondi formano un groviglio, il corpo caldo e sempre un pò scoperto, che non c'è pigiama o piumone che tenga.
Lo chiamo, lo bacio, lo accarezzo, lui si gira e rigira, sospira, protesta e non si alza.
Se va bene apre gli occhi.
lo tiro su con fatica e me lo abbraccio stretto, anche se diventa ogni giorno più lungo.
Il suo risveglio dura 15/20 minuti e non è più poetico come quando era un bebè.
Però mi sorride e si illumina, almeno una volta.
Quello è il momento migliore della mia giornata.
Un momento, anzi tre.
Che mi scaldano il cuore, che mi danno forza e che mi porto dentro tutto il giorno, pronti ad essere rievocati e assaporati all'occorrenza.
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giovedì 30 novembre 2017
lunedì 27 novembre 2017
La versione gemellare della legge di Murphy
Avete presente la legge di Murphy? Quella che dice, in sostanza, che “se qualcosa può andare male, lo farà”?
Ebbene, eccola declinata nelle sue varianti “gemellari” (secondo me):
1- se uno dei gemelli è nottambulo, l’altro sarà mattutino;
2- quando uno dei gemelli sarà pronto per iniziare lo svezzamento, l’altro vorrà ancora, sempre e solo latte;
3- quando uno dei due dormirà tutta la notte, l’altro si sveglierà. E viceversa la notte successiva;
4- se si è stanchissimi per una giornata pesante o sono in previsioni importanti appuntamenti per i quali si ha bisogno del massimo della lucidità, entrambi i gemelli si sveglieranno la notte, anche se di solito dormono tutti e due. Poi si ricomincerà dal punto 3;
5- quando durante il giorno uno dei gemelli si sarà addormentato, l’altro si sveglierà. Dormiranno entrambi al massimo dieci/venti minuti, durante i quali chiamerà tua suocera.
6- il giorno in cui entrambi faranno un lungo sonnellino di giorno o non urleranno in continuazione sarà quello in cui si è a spasso (e dunque non si può riposare ne’ fare altro che camminare) oppure si è casa ma ci sono in visita parenti e/ o suocera (e dunque non si può riposare ne’ far altro che intrattenerli) che ripeteranno fino allo sfinimento: “perché sei così stanca? Guardali, sono due angioletti!”
7- appena uno dei gemelli smetterà di piangere, inizierà l’altro;
8- se si sta per uscire e i bambini sono pronti, magari con uno già caricato in auto, è matematicamente certo che uno dei due produrrà una montagna di cacca e/o rigurgiterà un torrente di latte rancido (si’, le due cose possono viaggiare insieme, credeteci).
Ovviamente, nel tempo si sarà finito di svestirlo, pulirlo e rivestirlo, l’altro avrà prodotto una montagna di cacca e/o avrà rigurgitato un torrente di latte rancido. Magari sporcando pure il seggiolino auto o il passeggino.
Le probabilità che tutto ciò accada, peraltro, sono direttamente proporzionali alla fretta di uscire dei genitori;
9- se si è soli in casa, i bambini avranno fame contemporaneamente;
Se si è in giro o si deve uscire, avrà fame prima l’uno e poi l’altro e resisteranno a qualunque tentativo di farli mangiare contemporaneamente.
Il tempo che impiegheranno a finire il biberon o la pappa, inoltre, sarà direttamente proporzionali alla fretta di uscire e/o al ritardo dei genitori;
10- quando uno si ammalerà, l’altro sarà sano. Non appena il primo guarirà, si ammalerà l’altro.
Se si è soli e oberati di impegni, però, tranquilli: si ammaleranno contemporaneamente e rimpiangerete la situazione di cui sopra.
11- non appena fatto il cambiato di lenzuolini e bambini e accesa la lavatrice, i gemelli si sporcheranno dalla testa ai piedi, rigurgiteranno sul tappeto o addosso al genitore o combineranno qualche altro disastro che richiederà una nuova lavatrice.
Lo stesso vale per quando hai appena finito di lavare casa o di cambiarti.
Ah già, questo capita anche con un figlio solo, pure se già grandicello!
giovedì 16 novembre 2017
Di gelosia, pavor nocturnus e sonnambulismo
A quattro mesi e mezzo dalla nascita dei fratellini, il ricciolino inzia a manifestare un pò di gelosia e chiede attenzioni.
Circostanza che mi rassicura, in un certo senso, perchè preferisco che esterni il suo malumore, quando c'è e chieda coccole, piuttosto che tacere e stare male.
Almeno così posso parlargli e correre ai ripari, per quanto possibile.
Il momento in cui si manifesta di più la gelosia è la sera.
I piccoli, infatti, dormono in camera con me/noi, per evitarmi di fare le scale continuamente. Il ricciolino, però, ha la nuova cameretta al piano di sopra.
Un pò perchè non è ancora abituato alla nuova casa, un pò perchè è l'unico a dormire sopra (anche se le porte ancora non ci sono!!!), un pò per i fratellini, vuole dormire nel lettone o, comunque, vi arriva durante la notte, praticamente sempre.
Ad essere sincera, a me non disturba più di tanto, dal momento che comunque il sonno interrotto ce l'ho sempre, però tentiamo di non fargli prendere l'abitudine.
Però, insomma, le notti si stanno facendo troppo movimentate in questo periodo!
Una notte, verso le due, io e l'Alpmarito veniamo svegliati di soprassalto da un botto e rumore di ceramica/vetro che si rompe.
Ci mettiamo a sedere spaventati e ci accorgiamo che il ricciolino si è infilato nel lettone.
Io penso subito a ladri, l'Alpmarito, razionale, obietta che sarebbero ladri ben maldestri per fare tutto questo chiasso.
Ci alziamo e controlliamo la casa, in cerca della fonte del rumore. Nulla.
Mentre stiamo tornando a letto, quasi inciampo su un piatto. Sì, un piatto fondo di ceramica, per terra davanti al fondo del letto.
L'Alpmarito allora collega il tonfo al senso di pressione sui piedi che ha sentito subito prima di girarsi e sentire il rumore.
Evidentemente il piatto era stato posato in fondo al letto e lui, muovendosi, ne ha provocato la caduta.
Il mistero però, è come ci sia finito, visto che entrambi siamo sicuri che la sera non fosse lì!
Noi, una spiegazione ce la siamo data, soprattutto perchè la mattina, il ricciolino ci ha confidato di aver avuto fame durante la notte...
Eh già.
Ci sono stati un paio di episodi di pavor nocturnus, con il ricciolino che gridava nel letto con gli occhi sbarrati, dormendo, sudaticcio.
Poi ci sono gli incubi di cui racconta ogni tanto al mattino e..episodi di sonnambulismo.
Una notte ho sentito che il ricciolino scendeva le scale e si dirigeva verso quelle che portavano all'ingresso, dove avevamo dimenticato la luce accesa, chiamando suo padre.
Peccato che il suddetto padre avesse dato una mano di tintura protettiva ad acqua la sera prima sugli scalini di legno e dunque dovessero asciugare...
Mi sono precipitata a fermarlo, scoprendo che dormiva.
Un'altra notte l'ho trovato che piagnucolava in bagno, poichè dormendo cercava di tirare su l'asse del wc per fare pipì e non lo trovava, perchè era già su.
Piu' spesso, lo sento o lo vedo parlare, andare a bere, spostare giochi o cuscini..tutto dormendo.
Altri genitori, mia madre e mia suocera in primis, mi hanno assicurato che l'inizio della sucola elementare ed i 6/7 anni per molti bambini sono il momento dei primi incubi e pure mio fratello maggiore e mio marito sono stati sonnambuli, da bambini (va bè, l'Alpmarito ancora parla, nel sonno, ma solo in francese!!!), dunque la cosa non ci preoccupa, anche perchè questi episodi si verificano sia che dorma con me/noi o da solo (segno che non è questione di gelosia o di paura dettata dalla solitudine) ma...confesso che prima di dormire controllo finestre, porte e gas...non si sa mai!
E voi, confermate che ci sono periodi in cui i bambini hanno un pò di incubi? Se sì, quando è successo ai vostri figli?
Circostanza che mi rassicura, in un certo senso, perchè preferisco che esterni il suo malumore, quando c'è e chieda coccole, piuttosto che tacere e stare male.
Almeno così posso parlargli e correre ai ripari, per quanto possibile.
Il momento in cui si manifesta di più la gelosia è la sera.
I piccoli, infatti, dormono in camera con me/noi, per evitarmi di fare le scale continuamente. Il ricciolino, però, ha la nuova cameretta al piano di sopra.
Un pò perchè non è ancora abituato alla nuova casa, un pò perchè è l'unico a dormire sopra (anche se le porte ancora non ci sono!!!), un pò per i fratellini, vuole dormire nel lettone o, comunque, vi arriva durante la notte, praticamente sempre.
Ad essere sincera, a me non disturba più di tanto, dal momento che comunque il sonno interrotto ce l'ho sempre, però tentiamo di non fargli prendere l'abitudine.
Però, insomma, le notti si stanno facendo troppo movimentate in questo periodo!
Una notte, verso le due, io e l'Alpmarito veniamo svegliati di soprassalto da un botto e rumore di ceramica/vetro che si rompe.
Ci mettiamo a sedere spaventati e ci accorgiamo che il ricciolino si è infilato nel lettone.
Io penso subito a ladri, l'Alpmarito, razionale, obietta che sarebbero ladri ben maldestri per fare tutto questo chiasso.
Ci alziamo e controlliamo la casa, in cerca della fonte del rumore. Nulla.
Mentre stiamo tornando a letto, quasi inciampo su un piatto. Sì, un piatto fondo di ceramica, per terra davanti al fondo del letto.
L'Alpmarito allora collega il tonfo al senso di pressione sui piedi che ha sentito subito prima di girarsi e sentire il rumore.
Evidentemente il piatto era stato posato in fondo al letto e lui, muovendosi, ne ha provocato la caduta.
Il mistero però, è come ci sia finito, visto che entrambi siamo sicuri che la sera non fosse lì!
Noi, una spiegazione ce la siamo data, soprattutto perchè la mattina, il ricciolino ci ha confidato di aver avuto fame durante la notte...
Eh già.
Ci sono stati un paio di episodi di pavor nocturnus, con il ricciolino che gridava nel letto con gli occhi sbarrati, dormendo, sudaticcio.
Poi ci sono gli incubi di cui racconta ogni tanto al mattino e..episodi di sonnambulismo.
Una notte ho sentito che il ricciolino scendeva le scale e si dirigeva verso quelle che portavano all'ingresso, dove avevamo dimenticato la luce accesa, chiamando suo padre.
Peccato che il suddetto padre avesse dato una mano di tintura protettiva ad acqua la sera prima sugli scalini di legno e dunque dovessero asciugare...
Mi sono precipitata a fermarlo, scoprendo che dormiva.
Un'altra notte l'ho trovato che piagnucolava in bagno, poichè dormendo cercava di tirare su l'asse del wc per fare pipì e non lo trovava, perchè era già su.
Piu' spesso, lo sento o lo vedo parlare, andare a bere, spostare giochi o cuscini..tutto dormendo.
Altri genitori, mia madre e mia suocera in primis, mi hanno assicurato che l'inizio della sucola elementare ed i 6/7 anni per molti bambini sono il momento dei primi incubi e pure mio fratello maggiore e mio marito sono stati sonnambuli, da bambini (va bè, l'Alpmarito ancora parla, nel sonno, ma solo in francese!!!), dunque la cosa non ci preoccupa, anche perchè questi episodi si verificano sia che dorma con me/noi o da solo (segno che non è questione di gelosia o di paura dettata dalla solitudine) ma...confesso che prima di dormire controllo finestre, porte e gas...non si sa mai!
E voi, confermate che ci sono periodi in cui i bambini hanno un pò di incubi? Se sì, quando è successo ai vostri figli?
martedì 14 novembre 2017
Un neonato o due gemelli: differenze
Un neonato e due gemelli: differenze
Premessa: questo post non vuole essere una lamentela (la maternità gemellare comporta un carico di amore e soddisfazioni che ben può immaginare qualunque mamma e che non sono in discussione), ne’ ha lo scopo di terrorizzare le future mamme e, in particolare, chi attende gemelli.
Però l’effetto potrebbe essere quello, quindi astenersi donne facilmente impressionabili!
1- L’arrivo di un neonato rivoluziona gli spazi di casa, tra vestitini, biberon, sdraietta, culla, fasciatoio ecc.
Con due, a parte il fasciatoio, serve tutto doppio, con conseguente aumento di ingombro e di costi (salvo prestiti, di cui mi sono ampiamente avvalsa).
Io, per esempio, ingenuamente pensavo di poter far dormire i gemelli insieme il primo anno, visto che il lettino che avevo era grande ed il ricciolino lo ha usato fino ai tre anni: ho dovuto farmi prestare subito una culla e, fra poco, un altro lettino, perché i due messi vicini si disturbano e danno “botte”. Involontarie, eh, ma sempre botte sono.
Stessa cosa per il passeggino.
Pensavo di poter usare qualche volta il singolo o la singola carrozzina, infilandocene due, nei primi mesi.
Vi dico solo che ci sono riuscita un’unica volta e la principessa di casa ha infilato un bel dito nell’occhio all’orsetto.
2- Il costo della vita aumenta esponenzialmente. È più difficile riuscire ad allattare, tanto più in via esclusiva (leggenda vuole che si possa, io però non ho mai parlato con nessuna che lo abbia fatto davvero), dunque ci vuole il latte in polvere. Tanto. E tanti biberon.
Il consumo spropositato di pannolini è presto detto: viaggiamo su una media di 10 al giorno, dunque un pacco standard ci dura due o tre giorni.
Impossibile pensare a quelli lavabili: non potendo passare il pannolino da un figlio all’altro e dovendo duplicate la scorta base, diventa arduo ammortizzare la spesa.
Non è solo un problema economico, anche se dovendo acquistare doppio la botta è pazzesca (lo so che con due figli di età diverse sarebbe lo stesso ma, credetemi, diluire i consumi fa la differenza).
E’ un problema logistico.
Per chi, come noi, era abituato a una spesa “grossa” ogni quindici giorni, è stravolgente accorgersi che le scorte non bastano mai…per non parlare di caricarle in macchina!
3- Inoltre c’è il problema dello stoccaggio e della raccolta rifiuti.
Nel mio paese, ad esempio, l’indifferenziata viene ritirata una sola volta a settimana, mentre noi abbiamo un sacco di pannolini ogni due giorni.
Vi lascio immaginare la puzza.
4- Vestiti e bavette doppi. Lavatrici sempre piene, sterilizzatore sempre in funzione.
5- Non si smette mai di somministrare pasti. Con un neonato, si hanno dei momenti di tregua. Quando i pasti iniziano a distanziarsi di tre o quattro ore, si riacquista autonomia di movimento. Con due per ottenerla bisogna sincronizzarli perfettamente, ergo dargli da mangiare in contemporanea e dunque essere, preferibilmente, in due sempre.
E anche così non basta, perché ciascuno ha i suoi ritmi e non sempre coincidono.
Dunque uno dei due dovrà sempre mangiare quando dovrete uscire.
6- Corollario del punto precedente, quando uno dorme, l’altro è sveglio.
Se si sta per uscire, uno dei due farà la cacca o rigurgiterà. O entrambi.
E’ matematico.
Riposare di giorno è impossibile. Va già bene se di notte dormono entrambi.
7- Passeggino e seggiolino auto, vestizione e svestizione, borsa del cambio e dei biberon.
Muoversi con un neonato è sempre impegnativo, lungo o corto che sia il tragitto.
Con due, è una avventura: il passeggino doppio, indipendentemente dal modello, è ingombrante. Non passa dalla porta dei negozi e dei bar, non passa in mezzo alle macchine se parcheggiate vicino, non si chiude mai con una mano sola, spesso non sta neppure sui marciapiedi, troppo stretti o ingombri e, in più, è doppiamente pesante.
A questo aggiungeteci doppi cambi, biberon e vestizioni e avrete un’idea del tempo che si impiega per prepararsi e uscire e di come sia poco agevole muoversi.
Fasce e marsupi? Certo, quando sarete con uno solo, ovvero raramente.
8- Capitolo auto. Se avete anche un altro figlio ancora in età da seggiolino, preparatevi a passare a quei fantastici modelli monovolume, stile furgoncino. Che, non me ne voglia nessuno, saranno pure comodissimi ma, insomma, l’estetica è un’altra cosa e il piacere di guida pure. Per non parlare del costo.
9- I pianti. Inevitabili. Perché puoi essere presente finché vuoi ma ci sarà sempre un momento in cui hanno fame entrambi e piangono, sono sporchi o stanchi entrambi e piangono ecc. e più di uno alla volta in braccio è impossibile tenerne. Ed è straziante, a volte, oltre che gravemente pericoloso per la vostra sanità mentale ed i rapporti di vicinato.
10- Il male alla schiena e alle spalle. Anche senza volerli tenere spesso in braccio, per evitare i pianti, saranno pochi i momenti in cui non ne avrete su uno. Il pasto, il ruttino, l’addormentamento, le coliche ecc., a turno o, purtroppo, in contemporanea (così uno piangerà, vedasi punto precedente).
Schiena e spalle, purtroppo, ne patiranno le conseguenze.
11 - La disponibilità a tenerli. Anche la nonna più in gamba e giovane, con due non reggerà quanto con uno. E non obietterà quando annuncerete di volerli iscrivere al nido a sei mesi.
12- Le domande e battute della gente. Ne vogliamo parlare? Meglio di no, dai, potremmo scrivere un trattato. Sappiate, però, che sarete considerati un po’ un fenomeno da baraccone, sempre.
Tranquilli, però, vi sono anche aspetti pratici positivi.
Un esempio? Non vi accorgerete di come siete conciate, perché non avrete il tempo di guardarvi allo specchio; non avrete bisogno della palestra per recuperare la linea, poiché sollevamento bimbi e passeggino appiattiranno la pancia in men che non si dica. E poi non avrete tempo per mangiare o lo farete sempre con una mano sola.
Se, come me, avete tante scale in casa e siete sole, anche la cellulite non sarà più un problema: lo step che farete per entrare e uscire di casa basterà ad eliminarla.
Ah, quasi dimenticavo. Molto probabilmente, i primi mesi, non vi serviranno neppure sistemi contraccettivi.
No. Decisamente uno non fa per due.
venerdì 10 novembre 2017
Tu, 6
Tu, che mi hai chiamata mamma per la prima volta
e per la prima volta mi hai fatto vivere emozioni indimenticabili,
tu, che ti sei alzato in piedi prestissimo aggrapandoti alla barra del letto
e ridevi con il ciuccio in bocca, di lato, come fosse un sigaro.
Tu, che ti lavavi i dentini seduto sulla lavatrice,
di fianco a me.
Tu, che ti addormentavi sul tuo gommone al mare,
con il pannolino bagnato, il cappello da pescatore,
la testa all'inditero e una mano a sfiorare l'acqua.
Tu, che in montagna tiravi martellate in testa al tuo papà,
con il tuo martelletto di plastica rosso e giallo,
quando eri stanco di stare sullo zaino.
Tu, che lo scorso inverno non hai voluto provare lo sci alpino,
perchè "Mamma, a me con gli sci piacciono le salite,
mica le discese".
Tu, che il mini basket basta,
perchè "non si fatica abbastanza",
meglio correre o fare fondo.
Tu, che arrampichi con naturalezza
ma in fondo ami la palestra perchè c'è tanto spazio per correre
e giocare.
Tu, con i tuoi boccoli d'oro
che se li pettini da bagnati,sono cavoli amari.
Tu, che impieghi un intero pomeriggio
e quattro negozi
per scegliere un piumino
perchè hai gusti precisi e non ti accontenti.
Tu, che alle due signore, testimoni di Geova,
a cui hai aperto la porta ieri pomeriggio,
alla domanda "Quale è il dono più
bello che hai ricevuto?"
hai risposto:"I miei gemellini!",
lasciandole a bocca aperta.
Tu, quando sei arrabbiato e stanco mi urli che sono cattiva,
e poi vuoi dormire nel lettone "appiccicato appiccicato" a me.
Tu, che non vedi l'ora di crescere,
però poi mi ricordi che sei un bambino piccolo
e hai ancora bisogno delle mie coccole, come i tuoi fratelli.
Tu, che aiuti il tuo papà a tagliare mensole,
fissare supporti, dare l'impregnante.
Tu, che già conosci la differenza tra una vite filettata e una no,
tra viti da legno e da ferro
e poi chiami cazzuola la paletta da giardinaggio.
Tu, che ridi quando parlo o leggo in francese
e mi dici: "Mamma, fallo ancora, sei uno spasso!"
ma con tuo padre fingi di non capire quel che dice.
Tu, che fai ragionamenti maturi e spesso parli da adulto
ma hai paura dei mostri della notte.
Tu, che non mi fai partire in auto finchè la cintura non è allacciata
e ricordi alla nonna che "a norma di legge" non basta l'alzatina.
Tu, che ti muovi come un furetto,
stare composto a tavola non sai cosa vuol dire
e potresti sfamare un intero pollaio con le briciole che semini al tuo passaggio.
Tu, che indossi i vestiti solo quando ti vanno un pò corti e giusti giusti,
perchè larghi non li sopporti.
Tu, che hai lasciato i tuoi amici in altre scuole
e dici che ancora non ne hai di nuovi,
ma non importa perchè comunque giochi con tutti
e gli altri non smetti di incontrarli.
Tu, che per regalo hai chiesto un pomeriggio a tre,
che "non costa soldi e vale di più".
Tu, che coccoli i gemellini,
però ogni tanto mi chiedi di "mollarli" ai nonni per un pò.
Tu, che provi tre modelli di scarpe
e ne scegli uno perchè "la radice" del piede
è più comoda.
Tu, che ogni tanto ti sbagli
e completi le parole dei compiti in francese sul quaderno di italiano
e in italiano su quello di francese
e ti arrabbi perchè "comunque è giusto, si scrive così".
Tu, che ieri mattina in auto ci hai detto
che era assurdo guadagnare di più per comprare altri oggetti,
perchè poi serve una casa più grande per tenerli
e allora devi lavorare ancora di più per comprarla
e poi la riempi di nuovo e non ti fermi mai.
Tu, che ami la bicicletta più di ogni altro sport.
Tu, che quest'anno hai affrontato con coraggio
la nascita dei fratellini,
il trasloco ed il cambio di scuola.
Tu, che non smetti mai di parlare
e di esprimere la tua opionione su tutto.
Tu, che sei pieno di giochi,
ma poi passi il tempo a crere con carta, forbici, sassi e bastoni
Tu, con quegli occhietti vispi e curiosi,
che sono gli stessi della prima volta che mi hai guardato.
Tu, così incredibilmene straordinario
e meravigliosamente bambino.
e per la prima volta mi hai fatto vivere emozioni indimenticabili,
tu, che ti sei alzato in piedi prestissimo aggrapandoti alla barra del letto
e ridevi con il ciuccio in bocca, di lato, come fosse un sigaro.
Tu, che ti lavavi i dentini seduto sulla lavatrice,
di fianco a me.
Tu, che ti addormentavi sul tuo gommone al mare,
con il pannolino bagnato, il cappello da pescatore,
la testa all'inditero e una mano a sfiorare l'acqua.
Tu, che in montagna tiravi martellate in testa al tuo papà,
con il tuo martelletto di plastica rosso e giallo,
quando eri stanco di stare sullo zaino.
Tu, che lo scorso inverno non hai voluto provare lo sci alpino,
perchè "Mamma, a me con gli sci piacciono le salite,
mica le discese".
Tu, che il mini basket basta,
perchè "non si fatica abbastanza",
meglio correre o fare fondo.
Tu, che arrampichi con naturalezza
ma in fondo ami la palestra perchè c'è tanto spazio per correre
e giocare.
Tu, con i tuoi boccoli d'oro
che se li pettini da bagnati,sono cavoli amari.
Tu, che impieghi un intero pomeriggio
e quattro negozi
per scegliere un piumino
perchè hai gusti precisi e non ti accontenti.
Tu, che alle due signore, testimoni di Geova,
a cui hai aperto la porta ieri pomeriggio,
alla domanda "Quale è il dono più
bello che hai ricevuto?"
hai risposto:"I miei gemellini!",
lasciandole a bocca aperta.
Tu, quando sei arrabbiato e stanco mi urli che sono cattiva,
e poi vuoi dormire nel lettone "appiccicato appiccicato" a me.
Tu, che non vedi l'ora di crescere,
però poi mi ricordi che sei un bambino piccolo
e hai ancora bisogno delle mie coccole, come i tuoi fratelli.
Tu, che aiuti il tuo papà a tagliare mensole,
fissare supporti, dare l'impregnante.
Tu, che già conosci la differenza tra una vite filettata e una no,
tra viti da legno e da ferro
e poi chiami cazzuola la paletta da giardinaggio.
Tu, che ridi quando parlo o leggo in francese
e mi dici: "Mamma, fallo ancora, sei uno spasso!"
ma con tuo padre fingi di non capire quel che dice.
Tu, che fai ragionamenti maturi e spesso parli da adulto
ma hai paura dei mostri della notte.
Tu, che non mi fai partire in auto finchè la cintura non è allacciata
e ricordi alla nonna che "a norma di legge" non basta l'alzatina.
Tu, che ti muovi come un furetto,
stare composto a tavola non sai cosa vuol dire
e potresti sfamare un intero pollaio con le briciole che semini al tuo passaggio.
Tu, che indossi i vestiti solo quando ti vanno un pò corti e giusti giusti,
perchè larghi non li sopporti.
Tu, che hai lasciato i tuoi amici in altre scuole
e dici che ancora non ne hai di nuovi,
ma non importa perchè comunque giochi con tutti
e gli altri non smetti di incontrarli.
Tu, che per regalo hai chiesto un pomeriggio a tre,
che "non costa soldi e vale di più".
Tu, che coccoli i gemellini,
però ogni tanto mi chiedi di "mollarli" ai nonni per un pò.
Tu, che provi tre modelli di scarpe
e ne scegli uno perchè "la radice" del piede
è più comoda.
Tu, che ogni tanto ti sbagli
e completi le parole dei compiti in francese sul quaderno di italiano
e in italiano su quello di francese
e ti arrabbi perchè "comunque è giusto, si scrive così".
Tu, che ieri mattina in auto ci hai detto
che era assurdo guadagnare di più per comprare altri oggetti,
perchè poi serve una casa più grande per tenerli
e allora devi lavorare ancora di più per comprarla
e poi la riempi di nuovo e non ti fermi mai.
Tu, che ami la bicicletta più di ogni altro sport.
Tu, che quest'anno hai affrontato con coraggio
la nascita dei fratellini,
il trasloco ed il cambio di scuola.
Tu, che non smetti mai di parlare
e di esprimere la tua opionione su tutto.
Tu, che sei pieno di giochi,
ma poi passi il tempo a crere con carta, forbici, sassi e bastoni
Tu, con quegli occhietti vispi e curiosi,
che sono gli stessi della prima volta che mi hai guardato.
Tu, così incredibilmene straordinario
e meravigliosamente bambino.
Tu, hai compiuto 6 anni.
e io, io ti voglio bene.
venerdì 3 novembre 2017
Le letture di mamma avvocato: Più veloce del vento
“Più veloce del vento” di Tommaso Percivale, ed. Einaudi Ragazzi
Finalmente torno a scrivere in occasione del Venerdì del libro di Paola.
Ad essere sincera, di libri di cui parlare ne avrei più d’uno perché, se ho saltato l’appuntamento con i libri, non è per mancanza di letture.
Oggi voglio consigliare un libro che appartiene ad una serie per ragazzi, indicato dai 12 anni ma che, secondo me, e’ una lettura adatta anche agli adulti, sia per lo stile, molto curato e dal lessico affatto povero o semplice, con l’uso di una sintassi complessa e non semplificata per giovani lettori (come avviene in altre collane per bambini/ragazzi), sia per la storia.
Si tratta, infatti, della biografia romanzata di Alfonsina Morina, coniugata Strada.
Nata a Castenaso, nella campagna nei pressi di Bologna, nel 1891, seconda di nove figli di contadini poveri, Alfonsina divento’ la prima ciclista italiana di rilievo, la prima donna a correre il giro di Lombardia ed il Giro di Italia, detentrice del record mondiale di velocità femminile nel 1901, dopo otto anni da quello stabilito da una ciclista francese, partecipante al Grand Prix di Pietroburgo nel 1909 (quando lo zar Nicola II le consegno’ un premio di incoraggiamento in denaro).
La sua storia e’ la storia di tutte le donne che, negli anni, hanno lottato contro pregiudizi, convenzioni e limitazioni, per poter accedere a sport (ma anche mestieri) ritenuti appannaggio degli uomini, scontrandosi con la propria famiglia e il proprio paese, pur di inseguire un sogno, il loro sogno.
Alfonsina impara a pedalare di nascosto, recandosi di notte nel fienile di famiglia, dove il padre teneva una bicicletta sgangherata, partecipando alle prime gare domenicali mentendo alla madre, subendo punizioni corporali dal padre e aperte denigrazioni da compaesani e giornalisti perché osava correre e, per giunta, indossando pantaloncini corti che lei stessa si era cucita.
Perché Alfonsina era una sarta, sposatasi giovanissima con quello che divento’ il suo primo sostenitore, che amava troppo il vento tra i capelli e l’ebrezza della velocità e non voleva arrendersi al galateo ed al matrimonio come una prospettiva di possibile felicità.
Una ciclista che correva per il semplice e puro piacere di pedalare e lo faceva bene, meglio di molti uomini.
Un racconto interessante e appassionante che non potrà non piacere agli sportivi, ma anche a semplici appassionati di ciclismo e di storia, perché è anche uno spaccato delle vita nelle campagne bolognesi all’inizio del novecento e un pezzo di storia del ciclismo italiano (con le prime gare al Parco del Valentino di Torino, dove è nato il primo “club ciclistico” italiano).
Un libro dedicato ad un target giovanile forse perché ideale per insegnare che i sogni e le passioni, se coltivate con tenacia, possono condurre lontano.
venerdì 27 ottobre 2017
Avvocato. E mamma
Il 27 ottobre di otto anni fa, diventavo avvocato, passando l'esame di Stato orale dopo lo scritto dell'autunno precedente, al primo tentativo.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri, come ricordo i giorni in cui ho partorito.
Perché, ad oggi, non riesco a paragonare quella esperienza a null'altro che al parto.
Si inizia scrutando uno stick, un referto o un tabellone, per sapere l'esito.
Dopo cinque minuti in un caso, un anno nell'altro, ma sono dettagli.
Ammessa o non ammessa, incinta o non incinta.
Poi mesi di attesa, ansia e preparazione. Mesi in cui fai anche altro, sei anche altro, ma la testa è sempre lì, a proiettare scenari, dar vita a sogni e paure, tra speranza e terrore.
Il corso di preparazione a.., i protocolli diverso da città a città.
I racconti di chi ci è già passata, i racconti di chi: "Conoscevo una che..", "Hai sentito cosa è successo a..", " Attenta perché.." e via di terrorismosicologico.
Perché non esiste solo quello fisico, che certe volte, in fondo, è meglio.
Ti ci puoi abbandonare, tornare puro istinto, come un animale.
Davanti ad una commissione d'esame, invece, no.
Tecniche di respirazione, sudori freddi e poi...via, ci sei, non puoi fermarti, sei lì e loro tutti a guardare te.
Quel senso di estraniamento, l'indifferenza verso tutto e tutti fuori e poi il sollievo, l'euforia e l'estrema spossatezza.
Soddisfazione e felicità, quelli verranno dopo, il tempo di elaborare l'accaduto, capire che è andato tutto bene.
Subito, basta che sia finita.
Un sogno che si è avverato.
Una fine e un inizio insieme.
Avvocato e poi mamma, ma mamma e avvocato. Per questo il blog si chiama così.
Non a caso, la DPP del mio primo figlio era 27 ottobre. Non a caso, il 27 ottobre avrei dovuto discutere la mia tesi di laurea specialistica, poi anticipata di un giorno dalla segreteria.
Non lo so se per altre donne sia lo stesso, cosa abbiano provato altre persone, al parto come agli esami di Stato. Per me, però, è stato così.
Buon anniversario a me.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri, come ricordo i giorni in cui ho partorito.
Perché, ad oggi, non riesco a paragonare quella esperienza a null'altro che al parto.
Si inizia scrutando uno stick, un referto o un tabellone, per sapere l'esito.
Dopo cinque minuti in un caso, un anno nell'altro, ma sono dettagli.
Ammessa o non ammessa, incinta o non incinta.
Poi mesi di attesa, ansia e preparazione. Mesi in cui fai anche altro, sei anche altro, ma la testa è sempre lì, a proiettare scenari, dar vita a sogni e paure, tra speranza e terrore.
Il corso di preparazione a.., i protocolli diverso da città a città.
I racconti di chi ci è già passata, i racconti di chi: "Conoscevo una che..", "Hai sentito cosa è successo a..", " Attenta perché.." e via di terrorismosicologico.
Quel senso di fatica e stanchezza e impazienza, perché quella data sembra non arrivare mai e, contemporaneamente, la paura che arrivi troppo in fretta, che ti colga impreparata, che qualcosa vada storto.
Lo stesso senso di ineluttabilità.
Perché ormai hai la bicicletta, ormai ci sei, ti tocca pedalare, affrontare la prova.
Il fallimento non è contemplato.
Ricordo quell'estate: il praticantato, le interminabili ore di studio, qualche volte in compagnia, di solito da sola. Il caldo afoso, il cielo azzurro ed il sole, fuori, quasi a farsi beffe di me, sui libri.
La voglia di scalare, camminare, andare in bici, l'esigenza di studiare.
La casa e la spesa, nei ritagli di tempo, perché nulla contava più della mia scaletta di studio.
Le notti, a rigirarmi e sudare, in preda agli incubi.
E quel giorno di luglio, in cui per una interminabile ora, il gelo si è impadronito di me e ho temuto di avere perso mio marito.
Dopo, rientrata l'emergenza, ricordo il pianto liberatorio ma anche la rabbia, perché avevo perso tempo prezioso per la sua incoscienza, perché mi ero sentita persa, un episodio che ancora mi rode.
E quel giorno.
La scelta del vestito, preparato giorni prima come fosse la valigia dell'ospedale, partire presto il mattino, non da sola che sei troppo agitata e non sei in condizione di guidare.
Entrare in un palazzo con cui non hai familiarità, guardare altri visi ansiosi e i parenti fuori, in attesa, scrutare le porte.
La bocca secca, il dolore.Perché non esiste solo quello fisico, che certe volte, in fondo, è meglio.
Ti ci puoi abbandonare, tornare puro istinto, come un animale.
Davanti ad una commissione d'esame, invece, no.
Tecniche di respirazione, sudori freddi e poi...via, ci sei, non puoi fermarti, sei lì e loro tutti a guardare te.
Quel senso di estraniamento, l'indifferenza verso tutto e tutti fuori e poi il sollievo, l'euforia e l'estrema spossatezza.
Soddisfazione e felicità, quelli verranno dopo, il tempo di elaborare l'accaduto, capire che è andato tutto bene.
Subito, basta che sia finita.
Un sogno che si è avverato.
Una fine e un inizio insieme.
Avvocato e poi mamma, ma mamma e avvocato. Per questo il blog si chiama così.
Non a caso, la DPP del mio primo figlio era 27 ottobre. Non a caso, il 27 ottobre avrei dovuto discutere la mia tesi di laurea specialistica, poi anticipata di un giorno dalla segreteria.
Non lo so se per altre donne sia lo stesso, cosa abbiano provato altre persone, al parto come agli esami di Stato. Per me, però, è stato così.
Buon anniversario a me.
lunedì 23 ottobre 2017
#Scintille di gioia n. 9 (23.10.2017)
In questo periodo fatico a trovare un momento per scrivere sul blog.
La sera, ora di aver messo tutti a nanna e riordinato l’essenziale, è già tanto se riesco a farmi una doccia o gli esercizi per la schiena.
La mattina ho ripreso a lavorare e il pomeriggio ho i pargoli quindi…comunque oggi vorrei condividere con voi le mie scintille di gioia della scorsa settimana: in fondo ho aperto il blog proprio per avere un diario virtuale della mia vita dopo la maternità e oggi è pure il quarto complimese dei gemellini!
1- Ho finalmente avuto occasione di mostrare la casa nuova a mia nonna, che con amore e incredibile perizia ha confezionato tutte le tende che la arredano. Molto è ancora da sistemare ed arredare però sembra già una casa! A dire il vero mia nonna è stata più attratta dai nipotini che dalla dimora, però le è piaciuta e poi siamo andate tutte insieme (quattro generazioni di donne più un maschietto) a prendere il ricciolino a scuola…e lui ne è stato felicissimo!
2- I gemellini hanno imparato a rotolare da pancia sotto a pancia in su e guardarli farlo, uno accanto all’altro, è davvero uno spasso! In più ora iniziano ad emettere i primi gorgheggi e sorridono molto se si sorride loro.
La piccola principessa sta prendendo coscienza della proprietà delle sue mani e cerca di comandarle, il mio orsetto invece intavola lunghi “discorsi” con i pupazzi appesi alla sdraietta ed il suo doudou. Assistere alla loro crescita è un privilegio, per quanto la routine sia faticosissima.
3- domenica, grazie a Santa nonna, io,l’alpmarito e il ricciolino siamo riusciti a fare una passeggiata in città a tre e il ricciolino ha assaggiato la sua prima crêpe alla Nutella. Ovviamente, amore al primo assaggio!
Sabato pomeriggio, inoltre, ho potuto chiacchierare un po' con altri genitori ad un compleanno ed è stato rilassante anche se non riesco a spiegarmi il fatto che i gemellini dormano di giorno solo quando siamo fuori casa e dunque io non posso occuparmi di nessuna delle incombenze che mi aspettano…capita o è capitato anche a voi?!?
Se volete raccontare anche voi le vostre “scintille di gioia”, un'idea di Silvietta, del blog "Scintille di gioia", per l'appunto, queste sono le regole da seguire:
1- utilizzando l'hastag #scintilledigioia condividete con una foto su Instagram, Facebook, Twitter e/o un post sul blog tre momenti felici vissuti la settimana precedente;
2-nominate il blog di Silvia e date le istruzioni su come partecipare;
3- invitate chi volete a partecipare a questo bellissimo gioco;
4- inviate i vostri momenti felici alla mail fiorellinosn@gmail.com mettendo come oggetto "Scintille di Gioia", in modo che Silvietta non se ne perda nemmeno uno!
lunedì 16 ottobre 2017
Son giorni in cui...
Son giorni in cui reinventare.
Son giorni caotici, stancanti e strani.
Son giorni in cui frenesia e corse si alternano a momenti di pace e affettuosità, come i pianti disperati, spesso all’unisono, a dolcissimi sorrisi e mani baffute da stringere e baciare.
Son giorni da mamma che deve anche riuscire a lavorare, anche se ne farebbe a meno. O forse no. Chissà.
Son giorni di scatoloni abbandonati negli angoli, lavori e lavoretti che sembrano non finire mai, scelte continue da prendere e intoppi come se piovesse.
Son giorni di solitudine e nervosismo ma anche, all’improvviso, di famiglia.
Cerco una routine quasi impossibile, organizzo e preparo senza riuscire mai neppure a pareggiare, rincorro impegni miei e non, agognando riposo e aiuto, che però poi non so chiedere o che comunque non servirebbe, perché il più non è delegabile.
Mi sento enormemente fortunata, ma anche prosciugata.
Navigo a vista, senza riuscire a vedere la riva, pur sapendo che deve pur esserci, da qualche parte.
Contrasto le lacrime con i sorrisi, rispondo che va tutto abbastanza bene nella speranza di convincere me stessa per prima.
E poi, a volte, mi accorgo che è proprio così, che va bene davvero, che il peggio, per ora, è alle spalle.
Basterebbe dormire di più.
E intanto, penso e mi interrogo. Troppo. Come al solito. Perché a volte si può solo mettere un piede davanti all’altro, curando di riuscire almeno a saltare gli ostacoli e sperando di non perdersi l’ un l’altro in corsa
martedì 3 ottobre 2017
Ritrovarsi. 25 anni dopo.
Sono passati 25 anni.
25 anni da quando sedevamo in quei banchi bianchi, disposti a ferro di cavallo in un aula grande, la più grande della scuola, e super attrezzata.
25 anni dalla visione delle puntate dei documentari, dalle lezioni di programmazione con il linguaggio basico, dallo yoga nell’ora di religione, dalle spiegazioni sul corpo umano con il modellino gigante, dalle piantine sui banchi per insegnarci a prenderci cura di qualcuno o qualcosa, dal giradischi durante il pranzo, dagli intervalli lunghissimi per godere della natura, con il sole ma anche con la neve e la pioggia.
Eravamo tanti e diversi ma con due maestri molto speciali.
Due persone appassionate e piene di interessi, che hanno saputo trasmettere a tutti noi energia, curiosità, determinazione.
Che ci hanno tenuti uniti giorno per giorno.
Che ci hanno spronato a coltivare i nostri sogni.
Che ci hanno dato tempo e spazi, rispettando ognuno di noi e senza mai forzarci.
Che ci hanno dato fiducia.
Che hanno trasformato una realtà scolastica in una esperienza di crescita personale.
Perché non può essere un caso se dopo 25 anni ci siamo trovati in buon numero intorno ad un tavolo, a ridere, ricordare e raccontarci rispondendo alle domande della maestra (del tipo: “ sei soddisfatto della tua vita?”, mica roba scontata e con il richiamo perentorio a fare silenzio e ascoltare gli altri, mostrando quel rispetto e quella empatia che lei ha sempre considerato più importante di qualunque regola ortografica), scoprendo poi che per tutti quel ciclo scolastico era stato il migliore e che i semi piantati tanti anni fa, in modo lieve e inconsapevole erano germogliati nelle nostre scelte di adulti e nelle nostre passioni.
Dal nuoto, il rugby e lo sci di fondo, alla musica, dallo yoga e alle tecniche di respirazione alla scrittura, dalla valorizzazione dell’amicizia ai legami familiari.
E, pur nei diversi percorsi e nella lontananza geografica a cui la vita ci ha condotti, con qualche ruga e capello bianco (o senza più capelli!) ma in fondo sempre gli stessi, un po' ci siamo ritrovati.
Soprattutto, però, abbiamo ritrovato i noi stessi bambini e loro, C. e M., i maestri che hanno così positivamente influenzato la nostra vita.
Ora, con questa consapevolezza, se potessi viaggiare nel tempo, cercherei di fissare nella memoria ancora più particolari, perché quanto siano preziosi certi momenti, spesso lo scopri solo vivendo e lasciando sedimentare.
Al mio ricciolino ed a I., che hanno da poco iniziato la primaria con uguale entusiasmo, anche se purtroppo non insieme, auguro fra 25 anni di poter raccontare lo stesso delle loro rispettive classi e insegnanti!
P.s. Quanto a te, amica mia che mi leggi e che c’eri, accanto a me, noi non ci siamo mai perse, solo distratte un attimino, tra studi, matrimoni e maternità, proprio come i nostri maestri raccontavano che è successo a loro.
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