"Il primo caffè del mattino" di Diego Galdino, pag. 271, ed. Sperling&Kupfer
Io amo il caffè. Per me è una necessità.
Senza il mattino non riesco a partire, senza dopo pranzo non riesco a digerire, spesso senza un caffè a metà mattina e/o metà pomeriggio mi addormenterei in ufficio.
Se esco a cena, da amici o al ristorante, non posso terminare il pasto senza caffè.
Eppure non sono una purista del caffè, nè una grande inteditrice.
Vi basti sapere che lo bevo con dentro il miele di acacia, se sono a casa, due bustine di zucchero, se sono fuori, preferibilmente della moka, mentre se è espresso, deve essere lungo (intendo mezza tazzina, non tazza grande o brodaglia diluita).
Questo per dirvi perchè il titolo di questo romanzo mi ha attirato subito, tanto più visto che ricordavo di averne letto una recensione positiva grazie al Venerdì del Libro (chiedo scusa ma non ricordo di chi, mentre mi farebbe molto piacere confrontare le mie opinioni con le sue).
E devo dire che non mi ha deluso.
E' un romanzo d'amore leggero ed ironico, nulla di impegnativo ma senz'altro carino e piacevole.
Massimo, barista romano, single e sempre al lavoro dietro al bancone del suo esercizio, perde una anziana amica, la sig.ra Maria e, quasi per caso, scopre che proprio una giovane francese, Geneviève, entrata nel suo bar con fare timido ed uscita offesa ed arrabbiata, ne ha occupato l'appartamento.
Tra un caffè e l'altro, una incomprensione e l'altra, Massimo se ne innamorerà e cercherà di risolvere i segreti che nasconde.
Intorno ai protagonisti ruotano Dario, l'anziano aiutante ed amico del barista, la sorella e confidente Carlotta e il popolo dei clienti affezionati del bar, romani e milanesi, artigiani e pensionati.
Unica nota negativa? I romani!!!
E sì, mi duole dirlo ma l'immagine dei romani che ho in testa io (che a Roma ci sono stata varie volte e vi ho pure amici e cugini) e credo non solo io, buoni e simpatici sì, ma anche un pò troppo strafottenti e maleducati e, soprattutto, esageratamente superbi, viene confermata dalla lettura del libro.
Praticamente, ad ogni pagina l'autore, seppur con ironia, tesse le lodi di Roma, che è sempre definita come "la città più bella del mondo", e dei romani, esaltandone gli aspetti positivi.
Il che è decisamente fastidioso ed esagerato!
In appendice al romanzo, si trova un piccolo "dizionario" dei caffè, anche se il marocchino descritto e' un pò diverso da quello che ho sempre bevuto io in Piemonte, dove è stato inventato (alcuni dicono ad Alessandria, altri a Torino, patria del "bicerin").
E voi, di che caffè siete?
Io personalmente mi riconosco abbastanza nella definizione dell'autore:
"Caffè lungo: ..per chi vuole prolungare il piacere e magari sorseggiare un istante di più quel momento di pausa aggrappato al bancone come fosse un'asse di legno dopo il naufragio. Il nostro naufrago non vuole prendersi il ceffone dell'espresso, forse perché ne ha già passate troppe, ma una piccola scossa elettrica non se la mancare."
Il classico caffè espresso? "Per l'uomo o la donna che non devono chiedere mai, rappresenta la forza, la volontà di affrontare la giornata di petto, senza timore...i veri duri lo prendono amaro e lo bevono alla goccia, nascondendo l'ustione dietro la consueta maschera da Clint Eastwood."
***
A Natale ho avuto occasione di regalare libri a grandi e piccini.
Tra gli altri, per un maschietto di seconda elementare che non ama tanto leggere ma adora il calcio, ho scelto questi due titoli.
L'intento era quello di aiutarlo a trovare il libro giusto per dare via alla passione per la lettura.
Almeno a prima vista, il regalo è stato apprezzato e alla prima occasione mi informerò se li ha già letti e come li ha trovati.
Prima di impacchettarli, io li ho leggiucchiati e trovati abbastanza ben scritti e con storie simpatiche.
Il secondo, tra l'altro, è il primo di una serie sul calcio che il destinatario ha subito riconosciuto.
Che dite, ho scelto bene?Voi li conoscete/li avete in casa?
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