Io odio svegliarmi al mattino.
I risvegli non sono mai stati il mio forte.
Ho sempre patito molto la mancanza di sonno. Per me otto ore non sono abbastanza, e' il minimo per lavorare, vivere, studiare. Con 7 inizio a barcollare e perdo lucidità, con 9 ore di sonno, sono al top e me ne accorgo.
Quando sono stanca divento nervosa, cattivella, intrattabile. Lo sa bene l'Alpmarito.
La mattina, per quanto poi riesca il più delle volte ad alzarmi di scatto al suono della sveglia ed essere operativa, alzarmi e' un enorme sforzo di volontà e per svegliarmi davvero, salvo rari casi, mi serve un caffè, dei biscotti e un paio d'ore. Sì, proprio un paio d'ore.
C'è poco da fare, sono fatta così.
Prima della colazione sono particolarmente incarognita con il mondo e scorbutica. Lo sa bene l'Alpmarito ma anche mia madre, che mi ha svegliato o ha assistito ai miei risvegli per anni, e gli amici, che hanno visto quanto la fame e la stanchezza possano rendermi combattiva.
Quando facevo le stagioni estive al rifugio, c'erano giorni in cui dovevo alzarmi alle 4.30/5.00 per servire le colazioni. Lo facevo e lavoravo ma entrambi i gestori si erano accorti di quanto poco fossi mentalmente presente e di quanto trovassi lungo.
La sera posso essere stanca ed assonnata ma non raggiungo mai i livelli del mattino.
Ed il brutto è che patisco anche se la sveglia non c'è, se mi sveglio naturalmente perché ho dormito abbastanza. Rimarrei comunque a letto, ancora e ancora. Ed è così anche in vacanza. Come se non avessi la forza di affrontare una nuova giornata.
Tutto il contrario di mio marito. Il fan del vivere con i ritmi del sole, sveglia con le galline, a letto appena fa buio.
Non è che non ami le prime ore del mattino o non ritenga sprecato dormire fino a tardi. Infatti non è che si vada spesso oltre le 8.00 anche nei giorni di festa o nei fine settimana. È proprio che è un limite mio.
Il ricciolino biondo, per sua sfortuna, mi somiglia.
E allora?
E allora io lo vedo, quanta fatica fa a svegliarsi. Percepisco il suo dolore, lo sforzo per quel piccolo trauma che è uscire dal letto, soprattutto d'inverno o nelle mezze stagioni, quando bisogna abbandonare il tepore delle coperte per il gelo della stanza, la difficoltà di aprire gli occhi alla luce, magari per scoprire che il cielo e pure grigio e piove. Lo capisco.
Così la mattina mi alzo con mezz'ora di anticipo rispetto al nano ed al marito, quando c'è,, cerco di praticare un po' di yoga, di bere la mia acqua e di prepararmi il caffè in pace, con calma, prima di aggiungere al mio dramma personale anche quello di mio figlio.
E ogni scusa è buona per rimandare il momento di svegliarlo.
Lo guardo abbandonato nel letto, spesso girato di lato con una manina sotto la guanciotta, le labbra rilassate, i sospiri ed i respiri profondi.
Così piccolo, dolce, indifeso, bisognoso di sogni.
E mi prende una morsa allo stomaco al pensiero di dovergli infliggere una simile tortura, anche se a suon di baci e carezze.
E spesso non ho la forza di dire no ai cartoni, ai vestiti che si è scelto, ai capricci mattutini. Di lottare con lui quando sto già lottando contro me stessa.
E poi urlo, minaccio e mi dispero perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia, mi arrabbio con lui, che perde tempo appositamente, e con me stessa, perché ne ho perso pure io stupidamente, pur essendo adulta, e per di più l'ho lasciato fare.
E niente, non ho soluzioni.
Non so se sia un problema solo mio, nostro, se sia comune o no. So che cerco trucchi e soluzioni, mantra o pensieri positivi per ridurre il trauma della sveglia o meglio, del risveglio.
Cerco la forza per oppormi ai cartoni che rimbecilliscono ed al muffin che, in mano a mio figlio, sembra riprodursi magicamente, visto che impiega circa 45 minuti per mangiarlo!
Perché ai voglia di fare il saluto al sole, se poi dentro di me sono arrabbiata con il mondo per un'ora.
E voi, dove trovate il coraggio per svegliarvi e svegliare i vostri figli? Avete anche voi lo stesso problema?
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