"Correre o morire" di Kilian Jornet,
Vivalda Editori, I licheni 2.0, pag. 197
Per chi non conoscesse l'autore, Kilian Jornet, classe 1987, e' un campione di scialpinismo e corse in montagna d'estate, che ha collezionato record straordinari, tra cui quello di velocità nella salita al Cervino.
In questo libro l'atleta parla di corsa e di corse, ricordandone alcune, descrivendo sensazioni, paesaggi e preparazione.
"Correre è un'arte, come dipingere un quadro o comporre un brano musicale. E per creare
un'opera d'arte bisogna aver chiari quattro concetti fondamentali: tecnica, lavoro, talento e
ispirazione. E tutto ciò deve essere coniugato all'interno di un equilibrio vitale. Bisogna
padroneggiare la tecnica alla perfezione, evitare tutti i movimenti inutili, che non servono a
spingerci e a portarci più lontano, e che sprecano solo energia. Bisogna fare attenzione ai
movimenti, prendermene cura e proteggerli. Ogni corridore ha un modo naturale di correre e lo
deve assecondare, lo deve perfezionare." Pag. 47
un'opera d'arte bisogna aver chiari quattro concetti fondamentali: tecnica, lavoro, talento e
ispirazione. E tutto ciò deve essere coniugato all'interno di un equilibrio vitale. Bisogna
padroneggiare la tecnica alla perfezione, evitare tutti i movimenti inutili, che non servono a
spingerci e a portarci più lontano, e che sprecano solo energia. Bisogna fare attenzione ai
movimenti, prendermene cura e proteggerli. Ogni corridore ha un modo naturale di correre e lo
deve assecondare, lo deve perfezionare." Pag. 47
Però il libro è molto di più.
E' il racconto di storie di vita, dei pensieri e delle riflessioni di un atleta che è anche un grande uomo, perchè ha imparato a lottare, soffrire, affrontare successi e fallimenti e attribuire ad ogni gara il giusto valore.
E' dunque un libro che parla di corsa, ma anche dei valori di ogni sport, a qualunque livello sia praticato , nonchè di ideali, sogni e valori.
Che parla della vita e del modo in cui possiamo affrontarla.
"Nel momento in cui superi coloro che idolatravi e ti converti nel tuo stesso idolo, finisce la magiadello sport. I riferimenti servono a indicare un cammino, a sapere che devi lottare e lavorare per ottenere ciò che hanno ottenuto loro. E quando lo hai ottenuto, quando esiste solo una persona
che puoi superare e in cui puoi specchiarti, è quella persona sei tu stesso, vuol dire che non hai
capito niente...Se la persona che volevo imitare ero io stesso, non avevo margini di miglioramento,
ero bloccato e non potevo guardare con umiltà tutti coloro che erano superati da mio idolo.
Quando smarriamo la strada, quando il treno su cui viaggiamo si ferma perché ormai ha
attraversato tutte le stazioni che voleva attraversare, è allora che ci accorgiamo di non averne
attraversata nessuna, che nessun traguardo è reale, che nessuna vittoria è valida, se non dentro di
noi.
Alba sparì, ma andandosene mi fece capire che le vittorie hanno l'importanza che gli attribuiamo, e
che, per quante vittorie si ottengano, saranno valide solo per noi è che, fuori da questa cornice,
sicuramente saremo dei perdenti. Ognuno può essere re a casa sua, pero all'estero sarà
vulnerabile e si sentirà smarrito. E questo non mi demotivò affatto come se fossi un Forrest Gump
che correva, correva molto, ma non sapeva fare nient'altro, bensì mi diede la forza per trovare altri
idoli: quelli che sono in ogni persona. Mi spinse a cercare la forza in coloro che mi circondavano,
perché non è più forte colui che arriva per primo, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò
che fa". Pag. 141
che puoi superare e in cui puoi specchiarti, è quella persona sei tu stesso, vuol dire che non hai
capito niente...Se la persona che volevo imitare ero io stesso, non avevo margini di miglioramento,
ero bloccato e non potevo guardare con umiltà tutti coloro che erano superati da mio idolo.
Quando smarriamo la strada, quando il treno su cui viaggiamo si ferma perché ormai ha
attraversato tutte le stazioni che voleva attraversare, è allora che ci accorgiamo di non averne
attraversata nessuna, che nessun traguardo è reale, che nessuna vittoria è valida, se non dentro di
noi.
Alba sparì, ma andandosene mi fece capire che le vittorie hanno l'importanza che gli attribuiamo, e
che, per quante vittorie si ottengano, saranno valide solo per noi è che, fuori da questa cornice,
sicuramente saremo dei perdenti. Ognuno può essere re a casa sua, pero all'estero sarà
vulnerabile e si sentirà smarrito. E questo non mi demotivò affatto come se fossi un Forrest Gump
che correva, correva molto, ma non sapeva fare nient'altro, bensì mi diede la forza per trovare altri
idoli: quelli che sono in ogni persona. Mi spinse a cercare la forza in coloro che mi circondavano,
perché non è più forte colui che arriva per primo, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò
che fa". Pag. 141
Le parole dell'autore mi hanno colpita molto, per la loro lucidità, consapevolezza ed umiltà, che non ti aspetti da un campione di questo calibro.
E poi c'è una caratteristica di Kilian Jornet che me lo fa apprezzare e che ho notato anche quando ho avuto occasione di sentirlo parlare dal vivo, nel corso di una conferenza nel paesello vicino in cui raccontava della corsa al Cervino e della montagna.
Una caratteristica che si nota subito guardando un qualsiasi suo filmato di corsa e che traspare da ogni pagina del libro.
Kilian Jornet non si limita a correre. Lui salta tra le rocce ed i sentieri con vitalità ed entusiasmo. Lui corre sempre FELICE.
Guardate questo breve video, per capire.
Trasmette voglia di uscire, di andare in montagna, di mettere le ali ai piedi, di muoversi, di cercare il contatto con la natura, di fare.
Come una persona che fa esattamente quel che sente di essere nata per fare e che ama alla follia.
E non ce ne sono tante di persone così.
"La montagna è tornata grande e io sono diventato una semplice foglia il cui destino dipende da
come tira il vento. Però, alla fine, non è questo che cerchiamo quando andiamo in
montagna.Quando andiamo a correre sui crinali? Sentirci umani, sentirci insignificanti in questo
mondo, piccoli, circondati da una natura con una forza spropositata. Come un neonato smarrito
che cerca sua madre per proteggersi dall'immensità di un mondo sconosciuto. E lottare per vincere
o, che poi è lo stesso, passare inosservati, senza far rumore per non svegliare l'orco, tra questi
giganti che ci circondano, fino a raggiungere le braccia materne." Pag. 114
come tira il vento. Però, alla fine, non è questo che cerchiamo quando andiamo in
montagna.Quando andiamo a correre sui crinali? Sentirci umani, sentirci insignificanti in questo
mondo, piccoli, circondati da una natura con una forza spropositata. Come un neonato smarrito
che cerca sua madre per proteggersi dall'immensità di un mondo sconosciuto. E lottare per vincere
o, che poi è lo stesso, passare inosservati, senza far rumore per non svegliare l'orco, tra questi
giganti che ci circondano, fino a raggiungere le braccia materne." Pag. 114
Io, che già avevo apprezzato molto un altro suo libro, "La frontiera invisibile" (di cui ho parlato qui), più incentrato sulla montagna e sull'alpinismo e ricco, come questo, di riflessioni e pensieri capaci di colpire al cuore di ciascuno di noi, non posso che consigliarlo a tutti coloro che amano o vorrebbero amare la corsa o la corsa in montagna, o entrambi o comunque una pratica sportiva in generale, quale che sia.
Con questo post partecipo al consueto appuntamento con il Venerdì del Libro di Home Made Mamma.
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