"Urlare non serve a nulla. Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita" di Daniele Novara
ed. BUR Varia, 2015, Euro 13,00, pag. 280
In realtà, però, non mi ha entusiasmato.
Intendiamoci: è scritto con proprietà di linguaggio e le tesi dell'autore sono ragionevoli e ben esposte, tuttavia non l'ho trovato particolarmente illuminante o utile a livello pratico, forse perchè ultimo di una lunga serie di manuali sull'educazione.
Già avevo letto e sapevo, ad esempio, che i conflitti genitori-figli non sono affatto qualcosa di negativo in sè, bensì occasioni naturali e sani di crescita e confronto e dunque non vanno evitati ma gestiti, conoscevo la tecnica del "silenzio attivo" (che in fondo già praticavo qualche volta, istintivamente) e ho sempre creduto che sia necessario mantenere un certo distacco emotivo nell'educare, come genitori, senza cadere nella tentazione di comportarsi da "amici" dei figli.
Ci sono sicuramente molti spunti di riflessione, a mio parere più per l'adolescenza che per la prima infanzia, ed è sempre utile leggere da esperti che non possiamo aspettarci "obbedienza" cieca da bambini di 4 -5 anni perchè non sarebbe nè normale nè sano, però io personalmente non ho trovato nessuna nuova "tecnica" da adottare per ridurre davvero ....le mie urla!!!
Nè mi ha rassicurato apprendere che, se per farmi ascoltare, devo ripetere la stessa esortazione per X volte, è forse perchè il bambino ha introitato il fatto che non subisce punizioni fino alla Y volta e dunque egli coglie la regola solo dopo le solite ripetizioni.
Perchè, se anche fosse, quale sarebbe la soluzione? Punire subito dopo il primo richiamo, anche se non si tratta di questioni "gravi"? L'autore non lo dice.
Nè mi ha rassicurato apprendere che, se per farmi ascoltare, devo ripetere la stessa esortazione per X volte, è forse perchè il bambino ha introitato il fatto che non subisce punizioni fino alla Y volta e dunque egli coglie la regola solo dopo le solite ripetizioni.
Perchè, se anche fosse, quale sarebbe la soluzione? Punire subito dopo il primo richiamo, anche se non si tratta di questioni "gravi"? L'autore non lo dice.
Non amo, poi, lo stile didattico nè l'uso di espedienti grafici ora molto in voga (come riportare alcune asserzioni in carattere più grande e con una diversa impaginazione, riquadrati, a mezza pagina), anche sui social, che mi danno l'idea che gli autori non credano nella capacità di comprensione del testo del lettore (questa, però, è una nota puramente personale). Immagino, però, che per altri possa trattarsi di un punto di forza, soprattutto per una "rilettura veloce" del testo nei suoi passaggi più significativi.
" L'adulto educativo tiene una distanza, stabilisce un contatto che non è nè promiscuo nè confidenziale ma è basato sulla reciproca distinzione e sul rispetto".
"Invece che cercare la soluzione, è meglio darsi il tempo per provare a capire cosa si nasconde in quel conflitto. Bisogna cercare di cogliere e capire il punto di vista di tutti i protagonisti e chiedersi se queste ragioni nascondano qualche elemento che non emerge in maniera esplicita ma che contribuisce ad alimentare la tensione. Tale approccio comporta la sospensione dell'idea di risolvere il conflitto." (pag. 144).
Che poi è quello che insegnano ai corsi per formare i "mediatori" nell'ambito degli strumenti di risoluzione delle controversie alternativi al processo e che tuttavia molto raramente lasciano soddisfatte le parti e hanno successo.
Inquietanti ma anche senza dubbio interessanti alcuni dati riportati, come quello sull'uso delle parolacce da parte dei figli nei confronti dei genitori, seppur la statistica si sia basata su un campione ridotto di studenti.
Ho cercato di memorizzare alcuni spunti per l'adolescenza e la preadolescenza, che già mi spaventano e ho trovato importante l'accento sulla necessità di stabilire regole chiare, concise e ferme con i bambini piccoli, esprimendole in modo impersonale e senza trasformarli in comandi (cosa che è facile che capiti, purtroppo, quando si perde la pazienza !!!).
Insomma, secondo me un manulae senza infamia e senza lode, che consiglierei più ai genitori di preadolescenti che di bambini piccoli.
Insomma, secondo me un manulae senza infamia e senza lode, che consiglierei più ai genitori di preadolescenti che di bambini piccoli.
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