Io sono una maniaca delle foto e, da quando ci sei tu, mio ricciolino biondo, ancora di più.
Tu lo sai, a volte ti presti, altre scappi o protesti, stufo della mia macchina fotografica.
Così oggi, a letto con le placche in gola e la febbre, sfoglio e risfoglio gli album di foto, i foto libri e tutte le migliaia di foto che ho stampato, in questi tuoi primi quasi quattro anni di vita.
Sei entrato nei miei pensieri e nei miei ricordi ancora prima di nascere, quando eri poco più che un ammasso di cellule e ti chiamavo fagiolino.
Ricordo quando ho annunciato la mia gravidanza ai nonni, i miei genitori, ed alla nonna bis: eravamo in cucina, a casa loro ed io ero in procinto di partire per andare a Roma a sostenere l'esame da Notaio.
Ricordo l'annuncio a mio fratello ed a mia cognata, il viaggio a Roma, il terrore che i metal detector e lo stress da esame potessero danneggiarti, tu che eri solo da cinque settimane dentro di me e ancora fuori non si vedeva e non lo sapeva nessuno.
Ricordo le nausee, i mal di schiena, la prima volta che io ed il tuo papà abbiamo sentito il tuo cuoricino battere veloce.
Ti ho strapazzato non poco, in pancia. Ho continuato a nuotare tre volte a settimana, anche quattro, fino alla 39 settimana, sono andata in udienza persino il giorno della fatidica "scadenza", ho fatto 500 km ad andare e 500 a tornare per un funerale in famiglia e pochi di meno per partecipare ad un matrimonio, alla trentottesima settimana.
Eppure tu stavi comodo, visto che hai aspettato 15 giorni dalla scadenza per nascere.
Ricordo il calore del tuo corpo sul mio, la stanchezza e l'incredulità di quando sei nato, la mia preoccupazione che fossi "tutto intero", che mi ha fatto dimenticare anche di chiedere se eri maschio o femmina, perché noi non avevamo voluto saperlo.
Ricordo la prima volta che ho cercato di cambiarti, insieme a mia madre, tu con la tua tutina grigia morbida ed un berretto di cotone rosa, perché quello azzurro lo avevano sporcato facendoti il bagnetto.
Ricordo le notti angosciose in ospedale, quando non sapevo cosa fare di te, per te, volevo solo
dormire e sentirti sereno, accanto a me, e invece camminavo con te urlante per i corridoi, cercando di capire come nutrirti, come calmarti.
Ricordo quando ho scritto il tuo nome per la prima volta, sul modulo per la denuncia della nascita, al primo piano dell'ospedale.
Ricordo il tuo colorito giallognolo per l'ittero, la tua testolina pelata fino ai 18 mesi, il tuo primo bagnetto, la tua prima volta in piscina, a 5 mesi, e la tua prima passeggiata in montagna sul porte- enfante, sempre a 5 mesi. Ricordo la bronchiolite a quattro mesi, L'antibiotico e l'aereosol, i pianti disperati delle prime settimane, quando il mio latte non bastava mai e tu avevi fame, fame da morire, mentre tutti ci dicevano che erano coliche.
E quando alla fine ho ceduto alle "aggiunte" e da un giorno all'altro, sei rinato: niente più ittero, niente più pianti disperati ad ogni ora, niente più perdite di peso. Ricordo il mio senso di colpa misto a sollievo.
Ricordo il tuo primo Natale, con la tutina ed il cappellino rosso, in braccio al prozio ed alle nonne bis, commossi.
Ricordo il tuo primo compleanno, la prima volta che ti sei tirato in piedi, aggrappandoti alla testiera del nostro letto, a nove mesi e quando hai iniziato a camminare, a 10 mesi, senza mai gattonare prima.
Ricordo l'orgoglio di guardarti crescere, di vederti forte e sano, di portarti in giro, per mano.
Il tuo primo viaggio in aereo, la prima volta al mare, la prima nevicata, il primo sorriso, le prime parole ed il primo omogeneizzato, ma anche la prima volta in bici, la prima giornata di asilo nido, la prima volta che hai dormito dalla nonna, la prima volta sugli sci, le serate in palestra di arrampicata, la prima giornata alla scuola dell'infanzia ecc. ecc. ecc.
Perché, con te, ogni prima volta e' un ricordo prezioso che mi è rimasto dentro.
Ma non basta.
Nel mio cuore ci sono una multitudine di altre immagini, istantanei di momenti con te che ho avuto la fortuna di vivere, gesti che so essere tuoi, espressioni buffe, pianti, modi di muoverti e parlare che non dimenticherò mai, sensazioni che non si possono spiegare ed emozioni di mamma che solo un altro genitore può capire.
E basta una foto, il suono di un carillon, il colore di un vestito, un odore, a risvegliare istantaneamente la mia mente ed il mio cuore, facendomi pensare a te e ringraziare la vita.
Perché tu esisti.
Con questo post, dico la mia sul tema del mese delle
Stormoms, #Ricordidimamma.Trovate
qui tutte le informazioni per fare altrettanto e scambiare ricordi!