venerdì 5 giugno 2015

"La frontiera invisibile" , tra felicità, libertà, dolore e fatica



"La frontiera invisibile" di Kilian Jornet

Fabbri ed., euro 16,00 pag. 222


Che io ami la montagna e lo sport all'aria aperta in generale, credo sia ormai chiaro a chiunque abbia avuto occasione di leggermi.

Il motivo per cui questo libro mi ha conquistata, però, non è solo il fatto che parli di alpinismo, del Cervino, dell'Himalaya, del Tibet e della corsa in montagna.
Non è stata determinante neppure la circostanza di aver assistito, l'anno scorso, ad una  serata in cui l'autore ha raccontato la sua corsa sul Cervino, il suo record di velocità, con tanto di emozionante video.
Un serata  bellissima, nella quale vedere dal vivo un ragazzo che è un vero talento, dal fisico non comune e dal sorriso accattivante e timido al tempo stesso.
Uno che quando corre in montagna, anche in alta montagna, sembra saltare felice da un sasso all'altro, come un bambino spericolato. E si vede che è nel suo elemento.

Il motivo per cui il libro mi è piaciuto e mi è rimasto dentro, però, e' un altro:
 il fatto che Kilian Jornet parli a cuore aperto, svelando le sue riflessioni, i suoi pensieri, i suoi timori, le sue difficoltà.
E dimostri la sua grande umiltà.

 E poi, la constatazione di condividere alcuni suoi pensieri, alcuni suoi modi di concepire la vita è di aver fatto riflessioni molto simili.

"E' tra questi crinali che Lionel Terray scopri' quello che siamo veramente noi che viviamo tra le mappe e sogniamo cime aguzze: siamo "I conquistatori dell'inutile", l'immagine più bella della storia, eche Terray scelse come titolo del suo libro. Perché scalare le vette non ha nessun utilità secondo l'ottima commerciale che oggi governa il mondo: lassù non troviamo niente di materiale, ma a livello spirituale troviamo tutto, assolutamente tutto. " pag. 17

"Solo fra rocce e ghiaccio, fra cielo e ghiacciai, avrei potuto ritrovare me stesso; le montagne non ti vogliono strappare lacrime o sorrisi, non ti chiedono scusa ne' ti fanno i complimenti, non porgono condoglianze ne' tendono tranelli. Le montagne sono come gli specchi: ti ci vedi dentro, nudo, così come sei." Pag. 26

Forse perché certe esperienze, come la frequentazione abituale di rifugi e alta montagna, anche se a tutt'altro livello, e lunghe ore in marcia per sentieri, sono scuole di vita.

Perché discutere di etica dell'alpinismo significa discutere del l'etica in generale.

"Il problema ...e' insegnare ai nostri figli che ciò che siamo non è il risultato di ciò che facciamo, ma ciò che facciamo è il frutto di ciò che abbiamo. 
Eppure, ciò che siamo e' ciò che abbiamo. 
La libertà non consiste nell'avere tutto, ma nell'avere la possibilità di scegliere, no?
La libertà, per me, non è comprare una casa grande per poter dormire ogni notte in una stanza diversa, ma stare davanti alla casa e poter decidere in quale stanza vuoi vivere. La libertà e' nella decisione, non nell'accumulazione." Pag. 132

Perché nessuno dovrebbe mai smettere di cercare l'essenza delle felicità e la definizione del concetto di libertà.

"Avere catene può farci male, perché se quella che ci sorregge si spezza precipitiamo vertiginosamente. Ma senza nessun tipo di catene, fluttuiamo nel vuoto, smarriti, e non sappiamo dove andare. 
Abbiamo bisogno di catene a cui aggrapparci, che ci aiutino nel cammino.
 Anche se oggi sono in montagna, perché ne ho bisogno per vivere, per vivere ho bisogno anche di amore, dell'amore dell'amicizia, di imparare; per essere libero ho bisogno anche di sognare. 
Dentro di me si è spezzata una catena fortissima, ma negare i sogni che avevo, negare le mie passioni, sarebbe negare la mia libertà. 
Si, essere libero significa decidere col cuore quali sono le mie catene e seguirle con la ragione, con la consapevolezza di ciò che può accadere se dovessero spezzarsi, ma anche di ciò che può accadere se si raggiunge la cima."

Questa volta ho davvero difficoltà a spiegarvi perciò lascio che siano alcuni brani del libro a consigliarvene  la lettura, se amate la montagna, la corsa o lo sport e le storie di vita degli sportivi.
Ma anche se non li amate.
Perchè poi le amerete.

"Sai che cos'è la felicità? La felicità pura? Non si prova nel momento in cui si riesce in qualcosa, quando è già iniziato il processo di assimilazione. No, la felicità pura si prova nell'istante prima di raggiungerla, quando ti rendi conto che stai per farcela. ...Per noi fu quello il nostro istante di felicità pura, li, sulla cresta dell'Aiguille d'Argentiere, sferzati dal vento e sotto il cielo velato.
Ma la linea che separa la felicità dal dolore e' molto più sottile di quanto si possa immaginare. Si pensa che la distanza tra questi due opposti sia grande, che il cammino dall'uno all'altro sia lungo, così che si possa avere il tempo di scoprire pian piano, nel bene o nel male, tutte le sfumature possibili. Ma non è così. Piuttosto, si crea un buco spazio- temporale che ti trasporta o, meglio, ti fa precipitare in un attimo dalla felicità più pura al dolore." Pag. 22

"Siamo condannati a morire o condannati a vivere?...Siamo tutti condannati a morire. nessuno può sfuggire a questi destino. Puoi essere il più ricco, il più sano, il più forte del mondo...ma non c'è scampo, finiremo tutti nello stesso modo: un mucchietto di ossa in una buca. È quello che rimarrà di noi sarà quello che avremo vissuto.Le emozioni, le persone, quello che abbiamo imparato è quello che abbiamo dato. Ed è questa la condanna della vita. Vivere, così semplice e così difficile nello stesso tempo. Quanto a esistere, tutti esistiamo, ma vivere? Siamo tutti capaci di vivere! .." pag. 202

E niente, vale la pena: leggetelo.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

giovedì 4 giugno 2015

Voglia di rallentare. Forse

Sono mesi, forse anni, che mi sembra di correre sempre. Sempre.
Corro per andar a lavoro, in Tribunale, dai nonni.
Per portare il figlioa scuola, prima al nido, all'autobus per la gita, ai giardinetti dagli amici.
Corro per andare a riprenderlo, per fare la spesa e per preparare la cena.
Corro nel fare le faccende domestiche, corro a riordinare, a fare i letti, a preparare gli zaini per la montagna.
Corro in auto, a piedi, sulle scale, dal medico, dai clienti, dagli amici.

Salto da un'attività all'altra senza posa.
Mi sono accorta che persino leggere, ultimamente lo faccio di corsa, magari mentr mi sto lavando i denti o asciugando i capelli.
Ok, questo l'ho sempre fatto ma con calma, ora no, scorro veloce righe e parole.

E sono comunque sempre, perennemente, in ritardo.

In ritardo con gli impegni lavorativi e con la scuola, ma anche quando si tratta di andare a trovare gli amici ed i parenti, andare in montagna o al museo.

Vorrei riuscire a rallentare un po'.
Stare male ciondolando per casa senza nulla a cui pensare tranne il mio raffreddore/mal di gola/ affanno respiratorio/allergia, perché ormai ci ho fatto l'abbonamento e non guarisco perché non ho tempo per guarire.

Vorrei riuscire a stare con gli amici o chiacchierare con mia nonna senza dover lanciare un occhio all'orologio a intervalli regolari.

Vorrei giocare con il nano senza pensare che è ora di andare a scuola, di cucinare, di andare a nanna, di uscire per la spesa ecc. Ecc. Ecc. Ecc.

Vorrei scambiare due parole con mia madre senza fretta, fermarmi fuori dalla scuola a salutare le altre mamme senza essere pressata dagli impegni, godermi la coda dal medico per pensare, invece di digitare freneticamente mail e controllare la posta.

Vorrei fermarmi ad ammirare la bellezza di ogni fiore, di ogni giardino, di ogni momtagna e di ogni essere vivente.

Vorrei correre solo con le mie scarpe da Running ai piedi, per sport e non come stile di vita.
E non ci riesco, anzi, correre per correre e' proprio ciò che sto facendo meno in questo periodo!

E forse, se ci riuscissi, mi sembrerebbe di vivere meno intensamente, di sprecare tempo.

Perché non faccio che pensare che la vita è breve, che il mio ricciolino cresce troppo in fretta, che ogni giornata di sole passata in ufficio e' persa, che se non faccio, vedo, mi muovo subito perderò occasioni irripetibili.
Perché in realtà ho sete di vita, libri, sapere, natura, sport, famiglia e anche lavoro.
E 24 h al giorno sono sempre troppo poche.

E così corro, finendo per perdendomi il sapore delle cose, lasciandomi sfuggire dettagli e momenti preziosi.
Con il panico di non riuscire a rallentare e, contemporaneamente, di rallentare e perdere occasioni e momenti preziosi.

Un paradosso che mi logora, questo sì, lentamente.

Ditemi che non sono l'unica così schizzata, per favore!

Tutte le foto,tranne la margherita, sono del giardino delo zio, a Scarmagno (TO). Un piccolo angolo di paradiso colorato.

















martedì 2 giugno 2015

Succede a maggio

A maggio le scadenze lavorative sono state tante. Ho scritto pagine e pagine di memorie, ricavandone un gran mal di schiena.
Però sono stata brava a organizzarmi e questo mi ha permesso di prendere un giorno lavorativo e andare al Salone Internazione del Libro di Torino, con il mio ricciolino biondo e mia madre.
Vedere mio figlio perso in mezzo ai libri e a Topo TIP e Supermann e poter respirare l'odore della carta appena stampata, scoprendo case editrici e titoli, e' stata una emozione bellissima.
Come la sua prima volta in metropolitana, che poi a Torino era pure la mia, perché quando ancora ci studiavo non c'era (il che mi ha fatto pensare a quanto tempo è passato!), e l'entusiasmo del biondino per il viaggio in treno.
A maggio abbiamo fatto spesso tappa fissa ai giardinetti, dopo la scuola prima di cena, e una nuova amicizia tra mio figlio e A. Si è consolidata.
A maggio ho arrampicato tanto, anche se solo in palestra, e corso poco.
La cura per l'allergia non sembra bastare e gli effetti collaterali per ora sono più dei benefici, e' tutto un compensare con altre medicine e integratori sintomi portati da ciò che dovrebbe curarmi. In tutto questo, il fiato e' poco e pure la voglia si fa desiderare.
In compenso, l'entusiasmo del ricciolino per l'arrampicata si fa grande e ha contagiato anche l'amichetto. Loro abbiamo portato pure ad arrampicare fuori ed è stato bravissimo !
Sono soddisfazioni, per due genitori come noi.
A maggio siamo stati al paese natio di mia madre, a mangiare frittelle con le agasie (fiori di acacia), chiacchierare con lo zio e ammirare il suo piccolo mondo incantato.
Questo è stato anche il mese delle passeggiate in montagna, ogni fine settimana, e dei giri in bicicletta.
Della prima volta al lago della mia città, a pagaiare in kayak, ridendo tutti e tre come dei matti e riempiendoci di spruzzi.
Delle prime volte con i sandali ai piedi, i pantaloncini corti, le canotte. E accorgersi di quanto sono diventate lunghe le gambette del mio bambino e di quanto è in grado di camminare, un po' mi ha fatto piangere.
Felice e nostalgica al tempo stesso.
E poi maggio c'è stata la festa della mamma, la prima collana regalatami dal nano e lo smalto giallo- oro, che mi sono regalata da sola.
A maggio ho dato via qualche vestito in cui non mi vedevo più, ma la strada del ripulisti e' ancora lunga.
Infine, il giro di Italia ci ha fatto visita, riempiendoci di entusiasmo ciclistico e di rosa vestendoci.
Succede a maggio e' un'idea di Mamma Piky, come il banner con le ciliegie in alto!!!


domenica 31 maggio 2015

10 Trucchi per convincere i bambini a camminare, in montagna (e non solo).

Io e l'Alpmarito abbiamo iniziato a portare nostro figlio in montagna quando era ancora nella pancia.
L'estate prima che nascesse, con il pancione ormai bell'evidente, abbiamo effettuato molte escursioni, anche se a bassa quota, l'estate successiva, con il nano di otto/nove mesi, abbiamo iniziato a usare con soddisfazione lo zaino porta bimbi e cosi' le estati successive.


Ora, pero', il nostro ricciolino biondo è troppo grande e pesante per stare sullo zaino e la voglia di muoversi e le gambette robuste non gli mancano.


Tuttavia, anche per vie di esperienze pregresse con fratellini, cuginetti, nipotini ecc., sapevamo che il problema, con i  bambini, non è la stanchezza fisica, ma la noia o meglio, l'assenza dell'ambizione di raggiungere la vetta.
Per un bimbo non è importante dove si arriva, l'idea di dover raggiungere un luogo solo perchè è una cima, sembra non stuzzicarli affatto.
Forse, solo perchè sono piu' saggi di noi.

E allora, per farlo camminare, noi ricorriamo a dei trucchetti, dei piccoli strategemmi.
Questi:
1) scegliere, innanzi tutto, una meta commisurata alle capacità del bimbo. Inutile programmare un'escursione in ripida salita di tre ore con un bimbo di tre e mezzo. La frustrazione sarebbe dietro l'angolo e l'avventura si trasformerebbe in una inutile fatica.
Meglio scegliere un itinerario piu' corto, se possibile che alterni salite a tratti pianeggianti;



2) coinvolgere il bimbo nella scelta, proponendogli due o tre itinerari possibile e facendogli immaginare lo scenario ambientale (ad es., uno è corto e piu' faticoso ma saremo in un bel boschetto, in mezzo ai pini e al ruscello, con ponticelli e folletti da cercare; l'altro è piu' in piano ma non ci sono alberi, quindi farà piu' caldo, ci saranno le cime innevate da guardare e un laghetto...ecc.). Se possibile, il tutto mostrando delle foto o una cartina (anche se non è in grado di leggerla, apprezzerà l'idea del coinvolgimento);


3) portarsi dietro una cartina e fingere che sia una specie di mappa del tesoro;

4) stabilire una meta che abbia davvero punti di interesse per il bimbo: si puo' trattare di un parco giochi dove si parcheggia, a cui promettere di tornare al ritorno se si comporterà bene, un laghetto di montagna all'arrivo in cui giocare con acqua, sassi o bastoni oun vero rifugio alpino da scoprire, un alpeggio a metà strada dove incontrare mucche e caprette o comprare il formaggio ecc.;
Parco giochi di Albard di Donnas

5) inventare storie ambientate nei boschi, lasciando spazio alla fantasia, alle leggende locali, ai gusti del bambino.
Per esempio, si possono cercare i folletti o gli gnomi dei boschi, descrivendo ai bimbi tutto quello che sappiamo o immaginiamo del loro modo di vivere (e poi, chi ha detto che non esistano davvero?), oppure parlare degli animali che vivono nell'ambiente, dalle aquile ai camosci, dai caprioli alle volpi, dagli scoiattoli ai serpenti, e sfidare il bimbo a vederli; o ancora, approfittare della gita per imparare un po' di botanica, distinguendo i tipi di alberi ed i fiori, magari con l'aiuto di un taccuino o un libretto ad hoc (se sapete disegnare, ancora meglio, potrete fare degli schizzi da portare a casa per ricordo).
Raccontando che, piu' avanti nel sentiero, si troverà una pietra magica, una chiesetta, una cappelletta, un castagno secolare o un bel ruscello nel quale immergere i piedini, cosi' facendo, si motiverà il bimbo a proseguire;



6) cercare frutti selvatici, dalle fragoline, ai mirtilli, ai lamponi, ai funghi e spronarli ad arrivare almeno al cespuglio successivo;
 
7) munirsi di un sacchetto di caramelline colorate o biscotti, che ovviamente saranno magici e in grado di garantire poteri straordinari a chi li mangia. Noi abbiamo queste gelèe di Supermann, che regalano energia ai bimbi stanchi, facendoli saltellare veloci.
Ovviamente, andranno dosate lungo il percorso !!!
In questo caso, almeno, gli zuccheri ingurgitati saranno prontamente utilizzati;



8) ogni tanto regalare al bimbo qualche capo di abbigliamento o accessorio davvero tecnico,  come quello dei grandi: gli scarponi, gli occhiali, la bandana, la maglietta anti UVA/UVB verde acido o arancione fosforescente, i pantaloni che si accorciano, lo zainetto ecc.. facendogli notare che con vestiti cosi' non potrà mai andare piano e che servono proprio per queste avventure.
Con nostro figlio, funziona sempre !

Niente paura, alcuni costano davvero pochissimo, le magliette, ad esmpio, le abbiamo acquistate a 3,99 Euro e 6,99 Euro e sono indistruttibili)

9) portarsi dietro un peluche, delle bolle di sapone, una macchinina o altro giocattolo preferito per intrattenerlo in caso di soste o perchè possa giocare salendo;




10) farlo chiaccherare di sè, spronarlo a inventare storie o a raccontare le sue giornate all'asilo oppure raccontare una fiaba. In questo modo, neanche si accorgerà di stare camminando ed il tempo volerà!



Se ci riuscite, organizzate qualche gita con amici o parenti con figli. I bambini si divertono di piu' in compagnia.

Infine, ovviamente, dotarsi di pazienza, tanta pazienza, per eventuali capricci (soprattutto al ritorno, quando sarà piu' stanco), mettendo in conto che molto probabilmente non si arriverà dove si aveva programmato !
Ma chi ha detto cheè importante ?
E' molto meglio godersi il momento e la bellezza della natura.

"La mia ambizione e la mia forza mi impediscono di vedere il successo dove non c'è il risultato, ma negli occhi dei miei compagni, dietro alla stanchezza scorgo un'ombra di soddisfatione. 
Di quanto tempo avro' bisogno per provare non la frustrazione di un risultato mancato ma la gioia delle mezze tinte?
Quando saro' capace di sentire di aver raggiunto un traguardo anche se mi sono fermato a metà strada?"
(da "La frontiera invisibile"  di Kilian Jornet).

p.s. Le foto si riferiscono al sentiero del Re ed al sentiero 14 C che, partendo dalla valle di Champorcher (AO), appena dopo il tornante con galleria (dove ci sono due spiazzi a lato strada per parcheggiare), conduce  alla frazione della di Petit Roisier (indicati 45 minuti, noi con il ricciolino sempre camminante ci abbiamo messo 1 ora esatta), dove si trovaun vecchio mulino, un parco giochi, case e, purtroppo, pure la relativa strada asfaltata di accesso. Il sentiero, comunque, è tutto nel bosco e molto suggestivo, anche se ripido.
Si puo' scendere dallo stesso itinerario o imboccare il sentiero 13, molto piu' pianeggiante, per poi fare due tornanti in asfalto in discesa e tornare al punto di partenza.

Cosa ne pensate ? Voi conoscete altri strategemmi ? I vostri figli amano camminare ?

giovedì 28 maggio 2015

Il gioco come trasformazione e occasione di crescita

Una sera della scorsa settimana io e l'Alpmarito abbiamo partecipato ad un incontro organizzato dalle Tate famigliari del paese con un esperto di educazione infantile, che lavora per due atenei universitari.
Il titolo era "il Gioco come trasformazione".



L'esperto ci ha parlato del fatto che le persone si trasformano e crescono per tutta la vita e dell'importanza che il gioco riveste per questo processo di crescita, nei bambini ma anche negli adulti e negli anziani.

In particolare, ci è stato detto e spiegato, attraverso delle attività in cui siamo stati coinvolti (scivere e leggere ad alta voce un anneddoto che ci riguardava, inventare in gruppetti una storia con i vari aneddoti e poi rappresentarla teatralmente), che l'apprendimento è stimolato dalla "testimonianza", ossia dall'esempio fornito dagli adulti, genitori e insegnanti in primis.

E su questo, credo non ci siano dubbi.

Poi, dalla "condivisione", ossia da giochi che prevedono delle interazioni, delle condivisioni del proprio vissuto e delle proprie idee con il vissuto altrui.
Sulle prime, non avevo capito il concetto, poichè l'esperto ha esordito affermando che i giochi proposti al bambino non dovrebbero mai essere solitari.
E io su questo non sono d'accordo: trovo che giocare da soli stimoli creatività, fantasia, conoscenza di sè, riflessioni, crescita personale, insegni a bastare a se stessi ed arricchisca l'io.

Successivamente ho compreso che l'intento non era quello di escludere il gioco individuale ma spiegare il ruolo importante  dell'interazione con gli altri per la crescita e stimolare noi genitori a giocare con i figli,  mettendoci del nostro, non restando soggetti passivi.

Tutto ciò senza, e questo era il terzo punto, "sostituirsi" ai bambini, ossia bloccare le loro idee o i loro tentativi, per accorrere in loro aiuto, a partire da tutti i gesti della vita quotidiana fino al gioco.
Senza proporgli sempre attività diverse e guidarli eccessivamente, anzichè lasciarli liberi, ad esempio, di disegnare ciò che vogliono, inventare regole, impersonare il personaggio che preferiscono ecc.

Spesso noi genitori tendiamo a voler proteggere i nostri figli dagli errori oppure non abbiamo il tempo di lasciare che sperimentino e provino a fare da soli o, ancora, temiamo che si annoino.
Così facendo, però, rallentiamo anche la loro crescita.
Peccato che a volte,  dalla teoria alla pratica, il passo sia lungo!

Infine, il professore ha posto l'accento sul valore positivo di un sentimento che tutti tendiamo ad evitare: l'imbarazzo.
Diversi studi avrebbero dimostrato che, invece, l'imbarazzo è positivo perchè stimola il nostro cervello a cercare risposte nuove e più efficaci, fungendo da stimolo positivo.
Dunque, non dovremmo mai evitare ai nostri figli situazioni di imbarazzo.

Per quel che mi riguarda, però, io non credo del tutto a questa ricerca: nelle situazioni imbarazzanti molto difficilmente riesco a dare il meglio di me e a trovare soluzioni alternative, soprattutto se si tratta comunque di situazioni in cui è in gioco qualcosa di importante, come sul lavoro.
Il discorso cambia se si tratta di giochi, spettacoli, esibizioni o situazioni di vita quotidiana da mamma: in quei casi tutto è rimediabile!
Certo è, comunque, che affrontare situazioni difficili e imbarazzanti spesso aiuta ad accrescere la propria autostima, le proprie capacità e la prorpia preparazione all'imprevisto.
Sempre se ne usciamo indenni, ovvio!
Con i bambini, credo che la differenza tra l'imbarazzo come situazione di crescita o come "trauma", stia nella capacità degli adulti di non denigrarli o sminuirli, neanche inconsapevolmente, e farli sentire comunque accettati.

Il consiglio finale ? Non smettere mai di giocare e di proporre attività e giochi differenti ai nostri figli, nonchè di lanciarci noi stessi in attività e situazioni nuove.
E su questo punto, non ho nulla da dire!!!

E voi, cosa ne pensate di questi quattro punti e dei consigli dell'esperto ?
E dell'imbarazzo ?

mercoledì 27 maggio 2015

Una grotta da Guinness dei Primati (la Grotta Gigante) e le osmize

Durante la nostra Pasqua in Friuli, abbiamo avuto l'occasione di visitare una meraviglia della natura:

la Grotta Gigante di Sgonico, in provincia di Trieste
e poi di rifocillarci in una caratteristica osmiza

Dopo le bellissime grotte di Toirano e l'apprezzamento dimostrato dal ricciolino biondo di casa e dopo aver ammirato, non ancora mamma, le grotte di Postumia, non potevamo certo farci sfuggire questa altra grotta !

A pochi chilometri da Trieste, vicina alla panoramica strada costiera ed al Castello di Miramare, questa grotta calcarea, nel cuore del Carso triestino, di 10 milioni di anni, è profondissima  (la base di trova 156 metri sotto il la superficie e in un punto, non visitabile, raggiunge quasi il livello del mare, dopo una discesa di 160 metri).
La visita fa fare un dislivello di 101 mt, con ben 500 scalini (abbastanza scivolosi, perchè l'umidità è al 96%) per scendere e .....altrettanti per salire!

Se avete un bimbo, perciò, mettetevi e mettetegli scarpe comode o contate, se è piccolo, di avere uno zaino porta bimbo o di mettervelo a spalla.
Vi assicuro, però, che ne varrà la pena perchè vi troverete dinnanzi ad uno spettacolo magifico, che le foto rendono solo in minima parte.




La visita è guidata, in gruppi purtroppo numerosi (perciò è difficile sentire le spiegazioni), però c'è tempo per guardarsi intorno e osservare..

"La parte più imponente della cavità è rappresentata dalla Grande Caverna, una camera sotterranea di forma ellissoidale alta 98,5 m, lunga 167,3 m e larga 76,3 m, il cui fondo si trova a 115 m sotto la superficie e circa 160 m sopra il livello del mare. Per le sue eccezionali dimensioni la Grotta Gigante è stata inserita nel 1995 nel Guinness dei Primati come grotta turistica contenete la sala più grande al mondo”.



La particolare forma e l’enorme volume della Grande Caverna sono probabilmente dovuti alla fusione di due antiche gallerie sovrapposte. Sarebbe infatti crollato in epoche remote il pavimento di roccia che separava due distinte cavità, dando origine all’unica enorme sala oggi esistente." (dal sito ufficiale della Grotta Gigante, dove trovate tutte le informazioni utili per la visita)


 Le stalagtiti e le stalagmiti sono affascinanti !
Quanto ai tubi di plastica trasparenti che vedete nella foto, sono lunghi 95 metri e proteggono fili d'acciaio che, fissati alla roccia del soffitto, tengono sospesi due pendoli geodetici che misurano el inclinazioni e oscillazioni delle roccie, amplificandole di 40.000 volte e quindi consentendo di percepire anche movimenti per noi assolutamente impercettibili.
I dati vengono raccolti dall'Università degli Studi di Trieste e consentono di studiare terremoti, maree terresti, oscillazioni libere della Terra, fenomeni idrologici e deformazioni termiche.
Inoltre, sono collegati ad un sismografo che fa parte della rete di rilevazioni dei terremoti del Nord Italia.

Sullo sfondo vedete le scalinate per salire, a zig zag...non male, vero ?



 Quasi alla fine della salita (le scale sono protette da reti metalliche), si trova un belvedere, da cui affacciarsi sui 95 mt del fondo della grotta.
La temperatura interna è costante a 11 gradi ma a salire...si suda, anche considerando l'umidità !!
All'ingresso dell'area si trova la biglietteria ma anche un centro di accoglienza dei visitatori ed il museo speleologico dove ingannare l'eventuale attesa (noi siamo arrivati appena prima di una visita e quindi non lo abbiamo visto), in mezzo ad un'area verde. Poco lontano c'è anche un bar ristoro.

Io, però, dopo tanta fatica, vi consiglio di andare a cercare un'osmiza o osmizza, come abbiamo fatto noi!

Cos'è? Una sorta di osteria tipica friulana, cantina o locali dove si consumano prodotti del luogo, si beve vino locale e si fa  quella che in Piemonte si chiama "merenda sinoira", una cena/pranzo - merenda, con piatti semplici ma super saporiti.

Il nome dereva dalla storia, addirittura all'epoca di Carlo Magno, quando l'Istria e Trieste (all'epoca Tergeste) entrarono a far parte del Regno Franco. Pare che Carlo Magno concedesse ai viticoltori di vendere direttamente il loro vino segnalando tale attività con l'esposizione di una frasca di edera e cos' anche in epoca mediovale.
Poi, nel periodo di dominazione sburgica, alla fine del 1700, un decreto permise agli agricoltori di vendere vino sfuso e generei alimentari prodotto in casa, senza dazi, per un periodo di otto giorni per volta,
 Il termine osmizza (in sloveno osmica - pronuncia: osmizza) viene da osem che significa “otto” e indicava la durata della concessione del periodo di apertura, di otto giorni appunto, delle osmizze.




Anche oggi le cantine del Carso non sono sempre aperte, poichè il periodo di apertura consentita è legato alla produzione di vino.
Quindi conviene accertarsi delle aperture (ad esempio, qui).
Anche in questo caso, devo dire che ne vale la pena!!!


 Il vino era ottimo, era "terrano", un vino DOC della provincia di Triste e del Carso della Gorizia, nonchè della zona di Sesana, in Slovenia,  dal sapore robusto, come piace a me.
Si sposava con i piatti semplici e buonissimi !


Il locale, con panche e stufa a legna, faceva sentire a casa.
Inoltre, la tranquillità di questi luoghi li rende apprezzabili anche dai bambini, come il cibo.





Noi, con la scusa che fuori pioveva e faceva freddo e avevamo percorso 1000 scalini, ci siamo lasciati un pò andare con cibo e vino, nonchè con chiacchere in compagnia (il gruppetto di ragazzi vicino a noi avranno pensato che eravamo due madri, io e mia cugina, snaturate!!).ù

E comunque, questo viaggio mi ha convinto una volta di più che l'Italia in fatto di cibo e vino è al top  (e pure a bellezze naturali, non è certo messa male!!!).