giovedì 30 giugno 2016

Peschiera del Garda e Gardaland con un quattrenne

La nostra recente esperienza di campeggio "formato famiglia", ci ha consentito di percorrere un tratto della ciclabile Peschiera del Garda - Mantova ma anche di visitare Peschiera del Garda, incontrare amici che abitano nelle vicinanze e portare il nostro ricciolino biondo, quattro anni e mezzo, ed una amichetta, anche lei di quattro anni, a Gardaland.

Peschiera ci è piaciuta tanto quanto, ormai tantissimi anni fa, Sirmione.
E' piccola ma regala paesaggi suggestivi, grazie alle sue fortificazioni ed al suo affaccio sul Lago  di Garda.
Il centro pedonale e la presenza delle ciclabili, inoltre, consente di passeggiare o arrivarci con bimbi al seguito senza tanti pericoli.




Noi l'abbiamo girata nel pomeriggio di un venerdì quando, pur essendo comunque frequentata, non era però affollata.



Il luogo preferito del ricciolino biondo è stato senza dubbio "Il bar dei pirati", così da noi ribattezzato per via della bandiera che vi sventolava..


Si trova su una collinetta, vicino all'ufficio di informazioni turistiche e proprio di fronte si trova un bel parco giochi con fontanella. Sotto la collinetta, vi sono anche i bagni pubblici.


La domenica, invece, l'abbiamo dedicata a Gardaland.
Le previsioni non erano rosee ed infatti, nella serata di sabato, ha piovuto a lungo.
La mattina, nonostante il cielo si presentasse così...


..noi ci siamo fatti coraggio e ci siamo dati appuntamento con la famiglia di amici all'ingresso.

In realtà, pur avendo preso pioggia per tre ore, il brutto tempo è risultato molto utile.
Abbiamo fatto comunque tutte le attrazioni che volevamo e non abbiamo mai praticamente incontrato alcuna coda!



Certo, ci siamo bagnati ma non è cosa che ci possa fermare.



Erano anni che non andavo più a Gardaland (una decina) e, se da un lato ho trovato molte nuove e belle attrazioni, dall'altro mi pare che siano rimasti i suoi difetti: assenza di aree per il pic nic libero coperte, poche attrazioni appassionanti per i bimbi di altezza inferiore ai 110 cm e biglietto di ingresso decisamente caro.




Il ricciolino, infatti, è stato sommariamente misurato in 109 centimetri e, per questo, pur pagando un biglietto di 33 Euro uguale al nostro (noi con la prevendita abbiamo avuto lo sconto, quindi 32,50 Euro a testa, sui ridotti invece non c'era, più 5 Euro di parcheggio), non ha potuto salire sulla maggioranza della attrazioni, comprese alcune, come "le tazze rotanti" che in ogni altro parco divertimenti avevamo sempre fatto, i Mammut e la nuova Kung Fu Panda Accademy.
Sinceramente, per quanto comprenda le necessità di sicurezza (anche a livello assicurativo) mi è parso un eccesso di prudenza non giustificato da 1 cm, soprattutto considerando che hanno fatto entrare, in momenti di distrazione, bimbi ben più bassi di lui!




Inoltre, Fantasy Kingdom, per un quattrenne (o almeno per lui), è decisamente "da piccoli", dunque pur avendo apprezzato molte attrazioni, ha giustamente osservato che "è molto meglio Leolandia!"
Anche secondo il mio parere personale, per i bambini, specie fino ai sei anni, e per i genitori (comodità, pulizia, costo) Leolandia (qui il racconto della nostra visita) batte Gardaland.







In ogni caso, non per questo non ci siamo divertiti, anzi!
Tra le attrazioni io consiglio di provare l'Oblivion: adrenalina pura.
Io casualmente sono anche finita in prima fila. Non so se lo rifarei però, sia chiaro!



I tronchi d'acqua (Colorado boat), la nave corsara, le rapide della jungla, Magic Mountain, il risveglio di Ramses, blu tornado, la Magic House e la giostra dei cavalli rimangono le mie preferite e sono piaciute moltissimo anche al ricciolino biondo ed alla sua amichetta.

Per cena (il pranzo lo abbiamo consumato al sacco), prima di rimetterci in viaggio, abbiamo scelto un ristorante interno e ci siamo trovati bene (prezzo in linea con i ristoranti esterni), anche per l'ambientazione "molto tematica" che ai bimbi è piaciuta!



Entrati alle 10.00 e usciti alle 20.00, la visita ci ha lasciati esausti: non eravamo neppure al vicino casello di ingresso in autostrada che il ricciolino già dormiva e non si è svegliato fino alla mattina dopo, nel suo letto!

martedì 28 giugno 2016

In campeggio con un figlio, ovvero l'evoluzione delle tende come metafora delle vacanze, da coppia a famiglia #diversamentevacanze.

Dopo più di cinque anni di assenza, io e l'Alpmarito ci siamo rimessi a viaggiare in tenda, come facevamo da giovane coppia innamorata.

E nulla è più uguale a prima.
A cominciare dalla tenda.

Premetto che da bambina e ragazzina io non ero mai stata in campeggio. Ricordo di aver dormito qualche volta in alberghi terribili, sporchi e cupi, di aver passato una notte (o quasi, il ricordo si è sbiadito ma mia madre lo sa di certo) in auto, perchè mio padre aveva la fastidiosa tendenza a non prenotare mai in anticipo e aspettare l'ultimo minuto per cercare un luogo dove trascorrere la notte.
Ricordo ostelli della gioventù, pensioncine, tanti rifugi di montagna con i bagni, ovviamente esterni e gelati, a picco sugli strapiombi e pure grandi hotel, ma niente campeggi.

Poi ho conosciuto l'Alpmarito e, essendo giovani e squattrinati ma volendo viaggiare, abbiamo iniziato a campeggiare.
La nostra prima tenda era in realtà la sua, una tendina da montagna da un posto, super resistente ad acqua e vento ma decisamente stretta e scomoda.
Tipo questa, per intenderci:

Immagine dal WEB
Veloce da montare, sicura e pure romantica (nel senso di intimità garantita), però provate a immaginare le contorsioni per vestirsi e vestirsi, l'assenza di zanzariera e, soprattutto, la temperatura raggiunta all'interno dopo una giornata al sole al mare.
Aggiungetevi una persona non abituata al campeggio, che parte con una valigia di quelle rettangolari, classiche , grandi e rigide, con praticamente tutto il guardaroba estivo e...capirete il mio trauma!

Però il risparmio era consistente, si poteva cambiare campeggio ogni notte, per una tendina così piccola si trovava posto sempre e comunque, io adoravo i viaggi itineranti e, soprattutto, la nostra tenda ci ha salvato in più di una occasione di pioggia torrenziale e vento forte, quando nel resto del campeggio c'era il fuggi fuggi generale e tutti erano inzuppati.

Anche le cose belle, però, hanno una fine e, rotte praticamente tutte le stecche della tenda e lacerato il telo dall'uso, è stato il momento di un nuovo acquisto.
Ha prevalso la comodità (cioè le mie proteste!), il caldo estivo che ci aveva stremato in tenda più di una volta e  lo spazio che, finalmente, in auto c'era, nonostante viaggiassimo con una piccola utilitaria a tre porte: io, infatti, negli anni avevo imparato a razionalizzare il bagaglio, a minimizzare i cambi e portare con me l'indispensabile per il campeggio, 
come un beauty con gancio e tanti scomparti chiusi e impermeabili, da appendere in bagno, 
l'antizanzare a pile, 
le pile frontali per leggere ed andare in bagno di notte, 
una scopetta per pulire la tenda, 
filo e mollette per stendere asciugamani ed eventuale bucato,
 un completo pantaloncini e maglietta come pigiama, per non girare di notte  in desabillé 
ecc. ecc.

E allora è stata la volta di una tenda come questa (anche se non rosa!):

Immagine tratta dal web.

Due (tre nel nostro caso) secondi per montarla, almeno dieci minuti per richiuderla (soprattutto le prime volte), tenuta all'acqua mediocre, resistenza al vento così così ma se "zavorrata" di bagaglio ottima, zanzariera e aereazione decisamente migliore dell'altra, perfetta anche arrivando in camping al buio e/o sotto la pioggia o l'invasione delle zanzare.

Però, però...
dopo un altro buon numero di viaggi, è arrivato infine il ricciolino biondo e l'opzione "campeggio" è stata scartata.
Lo so che francesi e tedeschi con lattanti al seguito insegnano che è possibile, ma io proprio non ce la potevo fare e, in fondo, lavorando entrambi qualche soldo in più lo avevamo (mentre i giorni di ferie si erano drasticamente ridotti).

Poi, archiaviate le fasi "seggiolone, passeggino, svezzamento, pannolini", lo scorso anno abbiamo deciso di riprovarci.

Riesumata la tenda dalla cantina della nonna bis, l'amara sopresa:
non ci sta in auto (sempre utilitaria ma un pò più grande e cinque porte) !!
Che poi l'Alpmarito, da bravo ingegnere, mi aveva avvisato ma io, che sono come San Tommaso, ho dovuto sbatterci il naso: il diametro era tale da occupare quasi interamente il retro dell'auto, senza lasciare spazio alle gambine del ricciolino biondo.
Dinnanzi alla scelta: o il figlio o la tenda, abbiamo dovuto desistere.

Quest'anno, però, ci abbiamo pensato per tempo e...ta dà!


Tenda quattro posti, con due camere laterali e "soggiorno" centrale!


Un mostro la cui grandezza, complessità e peso, anche da chiusa, non avevamo attentamente ponderato.
In auto ci sta, per carità, ma certo non rimane tanto spazio (dunque niente sgabelli, tavolino o simili).

Una volta montata, operazione che ha richiesto un'ora abbondante per un risultato che, alla prova pioggia, prontamente giunta ad allietarci, ha dimostrato essere stata effettuata con qualche "piiiiiiccolo" errore (con conseguente allagamento del "soggiorno" centrale), la tenda si è rivelata comodissima e gigante, comunque.
A prova di famiglia e con pure un pò di privacy !

Credo, però, che il tempo di "un campeggio diverso ogni sera" sia, almeno momentaneamente, tramontato.

Risultato di tre giorni/due notti in tenda? Io sono tornata a casa con un mal di schiena allucinante e le occhiaie profonde da "neomamma" dei primi giorni, l'Alpmarito ha dormito come al suo solito anche se maluccio, io ho impiegato due giorni a lavare la tenda infangata in giardino, farla asciugare e ripiegarla (ovviamente da sola) e abbiamo appreso che il costo dei campeggi è decisamente aumentato (o forse siamo noi che siamo rimasti indietro)
Anche se, per tranquillità, pulizia (impeccabile), vista sul Lago di Garda con spiaggia e piscina (due per bambini, una per adulti, di fianco a bar/ristorante e minimarket), presenza di giochi per bambini, questo li meritava tutti.






In compenso, il ricciolino biondo si è divertito, ha dormito come un ghiro nella sua "stanzetta", ora non vede l'ora di tornare in campeggio e da giorni chiede con insistenza, nei momenti più improbabile, di costruirgli, nella casa nuova, un bagno a misura di bambino come quello del camping, questo:






Per il resto, devo ammettere, campeggio, ostello o hotel non fa differenza, se si viaggia con un bambino:
le lagne in auto, le sgridate ed i richiami continui,
la fame improvvisa ed insopportabile cinque volte al giorno,
la carenza di sonno,
la mole di vestiti sporchi,
le corse in bagno,
le lotte per fargli la doccia e fargli lavare i denti
la necessità di programmare svaghi che siano anche a misura di bambino,
la difficoltà di fermarsi a leggere un libro,
la crema solare ovunque,
la stanchezza cronica,
ecc. ecc.,
non cambiano.
Solo che in campeggio devono sorbirseli pure gli altri poveri campeggiatori!

Come sopravvivere? Con tanta ironia e, soprattutto, ricordando che si è insieme e lontani dall'ufficio.

p.s. Glielo spiegate voi, a mio figlio, che non si resta bambini per sempre e un bagno così, per quanto bello, pulito e accogliente, in casa proprio non si può fare ?

Con questo post, partecipo al tema del mese delle #stormoms, #diversamentevacanze. Qui la pagina facebook delle StorMoms.





lunedì 27 giugno 2016

La ciclabile Peschiera del Garda - Mantova e Borghetto di Valeggio sul Mincio: 34 km in bici con il bambino!


A metà giugno abbiamo approfittato di un fine settimana fuori porta per "testare" la resistenza del ricciolino biondo in bici e trascorre del tempo alla scoperta della zona in modo sportivo, ecologico e divertente.

Avevamo notato nel centro di Peschiera del Garda, nei pressi della quale avevamo piantato la nostra tenda, la partenza di una pista ciclabile per Mantova, che avevamo visitato ormai tra anni fa (lo racconto qui), distante 45 km.


Il ricciolino biondo ha subito esultato all'idea.
Non avevamo, però portato con noi le biciclette.
Così il giorno seguente, approfittando della bella giornata di sole, siamo andati a noleggiarle in un negozio ben fornito fuori dal paese, in direzione Sirmione.
Ci hanno dotati di tra biciclette moderne, ammortizzate ed adatte a fondi misti e sterrati, con grande gioia del ricciolino.

Parcheggiata l'auto in un parcheggio libero gratuito nelle vicinanze del negozio (purtroppo al sole), siamo partiti in direzione di Mantova.
Il primo tratto di ciclabile, per la verità, scorreva a lato della strada, piuttosto trafficata, alternandosi al marciapiede, con tutti gli attraversamenti e gli incroci del caso.
Dopo 2 km, però, siamo arrivati a Peschiera e abbiamo intercettato la ciclabile che, uscendo da una delle porte di accesso alla città, si infila (con una ripida ma corta discesa), con fondo a ghiaietta (ma fattibile anche con una bici da corsa, magari a mano nella discesa), in un bel parco verde che  costeggia le mura e prosegue, lungo il Mincio, oltre il ponte di accesso e l'area di attracco delle canoe.

Usciti rapidamente dalla città, la ciclabile corre lungo il Mincio, in una strada asfaltata chiusa al traffico veicolare, comoda e larga, con qualche punto d'ombra per le soste concesso dalla presenza degli alberi ed il refrigerio dell'arietta del fiume.


Arrivati alla diga di Salionze, nei pressi di Monzambano, ove si trova una panchina per la sosta ed una fontana (attenzione: la seconda fontana da Peschiera, non ne abbiamo viste altre), la ciclabile per  Mantova si sposta sull'argine sinistro del fiume, prima in un boschetto e poi di nuovo lungo il fiume, sempre su ciclabile asfaltata chiusa al traffico veicolare e ricca di vegetazione ai lati.
Abbiamo incontrato tantissimi altri ciclisti ma anche persone con i rollerblade e molti runners.

Poco prima di  Borghetto, frazione di Valeggio sul Mincio, sulla sinistra si incontra un grande ristorante con ampia area verde attrezzata con tavoli all'aperto e giochi per i bambini ("Speck Stube" Valeggio sul Mincio).
Noi vi abbiamo fatto tappa per il pranzo al ritorno e ci siamo trovati bene.

All'esterno, il pannello informativo della ciclabile.

C'era, comunque,  anche un altro bar - ristorante molto comodo circa 5 km prima.

Proseguendo verso Mantova, abbiamo prima visto le mura esterne di Borghetto...

e poi visitato, con le bici portate a mano, come da indicazioni ...

...questo piccolo ma davvero suggestivo, borgo storico, pieno di ristoranti e bar (e molto affollato, ma era comunque sabato).






Poichè il ricciolino biondo aveva già pedalato per più di 17 chilometri (circa 14 km da peschiera a Borghetto + 3 km dal campeggio in cui alloggiavamo a Peschiera), senza mai lamentarsi (ovviamente con soste per bere e mangiucchiare caramelle !), abbiamo quindi imboccato nuovamente la ciclabile,
questa volta in direzione Peschiera del Garda, fermandoci dopo pochi chilometri per mangiare nel ristorante "addocchiato" all'andata, giocare e prendere il sole!



Infine, la biciclettata fino a Peschiera, un bel gelato e poi gli ultimi chilometri fino al negozio, dove abbiamo fatto ritorno alle quattro e mezzo, stanchi, felici e con almeno 34 km sulle gambe, un vero record per il ricciolino biondo e molto più di quanto ci aspettassimo!

Una perfetta giornata di vacanza estiva.

Se avete bimbi più grandicelli o siete tra adulti e avete voglia di pedalare, sappiate che la ciclabile offre molte deviazioni per visitare tanti paesini, per il parco Sigurtà e per luoghi di interesse culturale, non avrete che da sbizzarrirvi!

Info pratiche: noi abbiamo noleggiato le bici da "Hyghroad Bike Shop s.r.l.", in Via Bell'Itlia n. 31, al prezzo di 35 Euro per le tre bici per l'intera giornata (fino alle 19,00, ora di chiusura), pagati in anticipo alla consegna delle bici, che nel nostro caso erano in ottime condizioni e perfette per il tipo di ciclabile.
Il parcheggio libero si trova appena più avanti al negozio, in direzione Peschiera del Garda, subito dopo la rotonda.
Una pista ciclabile che conduce a Peschiera  (o a Sirmione nell'opposta direzione) passa proprio lì davanti.
La ciclabile è interamente pianeggiante e, da Peschiera a Borghetto, transita sempre lontano da auto, dunque è perfetta per i bambini.
Un pò di attenzione va prestata nel primissimo tratto, quello che uscendo da Peschiera, costeggia su un sentiero sterrato il fiume, dal lato opposto alle mura: è stretto e vicinissimo all'acqua!
Attenzione: munitevi di una buona scarta di acqua e di qualche snack, soprattutto se viaggiate con i bambini. Noi abbiamo trovato solo due fontane in tutto il percorso Peschiera - Borghetto.
P.s. Mettete il casco in bici!

Post non sponsorizzato, come di consueto.

sabato 25 giugno 2016

Mamma Avvocato in cucina: biscotti con sola farina di riso

Le allergie e la dieta che mi ha fatto "sperimentare" l'allergologa mi hanno costretto ad ingegnarmi in cucina per non morire di fame o rimanere con il conto in rosso.
Così, dopo il pane, ho imparato anche a farmi i biscotti con sola farina di riso (che dunque dovrebbero essere senza glutine e pertanto adatta ai celiaci, sempre che non ci siano contaminazioni).

La ricetta da cui sono partita è de: "La cucina delle streghe" e la trovate qui, tra l'altro con foto molto invitanti dei biscottini!
Peraltro, quella indicata sulle confezioni di farina di riso a marchio "Conad" è praticamente indentica,  a quella del sito indicato.

Io l'ho modificata togliendo la vanillina (perchè mia madre non può mangiarla) e la scorza di limone (essendo allergica anche agli agrumi) e ve la spiego in modo più semplice possibile, come piace a me!

Ingredienti:

175 gr di farina di riso
1 uovo
70 gr di zucchero
70 gr di burro
1 cucchiaino o mezza bustina di lievito per dolci (io uso quello istantaneo)

Ammorbidite il burro lasciandolo a temperatura ambiente o usando il microonde, in funzione scongelamento o al minimo di potenza, così da non rischiare di fonderlo o bruciarlo.
Poi lavoratelo in una ciotola (io vi consiglio la bastardella in acciaio inox) con lo zucchero, fino ad avere un composto quasi schiumoso.



Unite l'uovo e mescolate bene, poi aggiungete la farina ed il lievito.
Io ho fatto lavorare il ricciolino che, a differenza di me, adora pasticciare in cucina ed impastare!

Impastate bene con  il cucchiaio fino a che l'impatto non inizia a raggrupparci ed a staccarsi dalla ciotola.
Lavorate la vostra "palla" con le mani infarinate poi, quando è morbida e compatta, avvolgetela in una pellicola trasparente e lasciatela in frigo per almeno mezz'ora (ma non più di un'ora, altrimenti comincia a "spezzettarsi").



Quindi tiratela fuori, togliete la pellicola e stendetela sul piano di lavoro (infarinato!) con le mani o, se preferite, con un mattarello già infarinato.


E' meglio che non sia troppo sottile, altrimenti i biscotti si rompono sollevandoli per metterli sulla tegli e, cuocendo, si seccano o bruciano.
Un pò più piccoli e alti, inoltre, da cotti saranno più morbidi e friabili.



Usate gli stampini da biscotti o un bicchiere con i bordi sciaquati in acqua fredda per "tagliare" i biscotti, poi infornate  a circa 170-180 gradi per 10-15 minuti o poco più.
Se volete, cospargeteli con zucchero a velo, cacao amaro in polvere o granelli di zucchero di canna.
Buon appetito!




A noi la prima volta sono venuti circa 15 biscotti grandi ma, avendo notato che erano più buoni quelli rimasti più spessi (non troppo però!), la volta successiva abbiamo steso meno la pasta e usato formine più piccole, ricavandone  25 biscottini morbidosi, che sono buoni anche inzuppati nel latte o nel caffè!




Per conservarli - sempre che ve ne avanzino dopo gli assaggi dei famigliari - vi consiglio di metterli in un recipiente di vetro con il coperchio in gomma (per intenderci, un tupperware ma di vetro, perchè la plastica in cucina sarebbe meglio evitarla sempre e comunque inquina più del vetro).

Io ho mangiato gli ultimi dopo cinque giorni ed erano ancora perfetti!






venerdì 24 giugno 2016

Le letture di mamma avvocato: "Ma come fa a far tutto?

"Ma come fa a far tutto" di Allison Pearson, pag. 380, ed. Mondadori, gennaio 2003

Ho già parlato delle mie impressioni alla visione del film con Sarah Jessica Parker tratto da questo romanzo.
Ora, dopo aver letto il libro, come consigliatomi anche da Deborah, posso confermare quelle riflessioni  ed aggiungere che il romanzo e' davvero ancora più coinvolgente e ricco di spunti di riflessione della sua trasposizione cinematografica.
Si legge in modo scorrevole, ci si immedesima (anche se si fa tutt'altro tipo di lavoro e non si vive in America) ed è sempre attuale, purtroppo.

E' il diario di una madre in carriera, divisa tra le soddisfazioni del suo lavoro, gli impegni ed i ritmi che quest'ultimo le impone, e la voglia di stare insieme ad i propri figli ed essere anche una moglie.
E' la storia di una donna con i classici sensi di colpa materni, che va sempre di fretta e, pur avendo chiare in testa le sue priorità, si sente prigioniera del successo professionale, delle esigenze economiche e delle aspettative di familiari, insegnanti, colleghi e capi.
Eppure non vuole rinunciare alla propria realizzazione, vuole essere madre e moglie ma anche altro.

Un romanzo al femminile che fa sorridere, riflettere e commuovere. Non certo un capolavoro letterario o un classico imperdibile, però comunque un libro che fa piacere leggere!

Vi riporto i brani che mi sono sembrati più significativi:
"Sono cose che succedono, ma il fatto che succedessero quando noi non c'eravamo ci faceva stare male. E poi eravamo segretamente convinte, benché nessuna avesse il coraggio di dirlo ad alta voce, che noi saremmo riuscite ad arrivare in tempo, che noi avremmo messo una mano sullo spigol prima che il bambino battesse la testa, che noi avremmo raggiunto l'asfalto prima del suo ginocchio. Sistema avanzato di identificazione: non è così che si chiamano i dispositivi di ricognizione degli aerei Awacs? La natura dota la madre di un sistema avanzato di identificazione e la madre è convinta che nessun uomo o baby- setter del mondo sia in grado di batterla, quanto a tempestività e capacità di previsione." Pag. 114

"Qualsiasi moglie commette una specie di adulterio per il solo fatto di diventare madre. Il nuovo amore che si schiude nel nido e' come il cuculo, così vorace che al vecchio non resta che aspettare pazientemente, sperando nelle briciole. Il secondo figlio, poi, lascia ancora meno spazio all'amore tra adulti....Durante le ore e i giorni successivi al mio ritorno, mi riprometto ogni volta di non partire mai più. La storia che mi racconto- che il lavoro e' una delle tante scelte possibili e non influenza più di tanto la vita dei miei figli- viene smascherata per quello che è: una pia illusione. Emily è Ben hanno bisogno di me, e' me che vogliono. Naturalmente vogliono bene anche a Richard, lo adorano, ma lui è il loro compagno di avventure, di giochi. Io sono il contrario. Il papà e' l'oceano, la mamma il porto, il rifugio sicuro in cui si ricaricano per poi avventurarsi ogni volta un po' più lontano, Ma io so di non essere un posto; di tanto in tanto, quando le cose vanno veramente male, penso di essere una nave nella notte e che i miei figli strillino come gabbiano al mio passaggio." Pag. 191

" Ho bisogno di avere soldi miei come ho bisogno dei miei polmoni...E come mi sentire, sola con i bambini tutto il santo giorno? I bisogni dei bambini sono incolmabili. Puoi riversare su di loro tutto l'amore è la pazienza che hai senza arrivare mai a soddisfarli. No, non è mai abbastanza. E per immolarsi così bisogna sottomettere una parte di se'. Io ammiro le donne che ci riescono, ma il solo pensiero di farlo mi da' i brividi. Detto fra noi, smettere di lavorare e' un po' come diventare una desparecido. Chi l'ha vista? Gli uffici postale della Gran Bretagna dovrebbero essere pieni di foto di donne che si sono perse nei figli e non si sono mai più viste." Pag. 192

"Un uomo che annuncia di doversi assentare dall'ufficio per andare a vedere sua figlia in piscina passa per un padre esemplare, affettuoso e sensibile, una donna che annuncia di doversi assentare dall'ufficio per restare al capezzale del figlio malato, invece, viene tacciata di disorganizzazione, irresponsabilità e scarsa disponibilità. Che un padre faccia il Padre e' una dimostrazione di forza; che una madre ammetta di essere Madre e' un segno di deplorevole vulnerabilità. Belle le pari opportunità, eh?" Pag. 290

"Il fatto è che ci trattano come se ci facessero un favore a lasciarci tornare in ufficio dopo aver avuto un bambino" mi aveva detto. "E noi dobbiamo stare zitte e er non faci accorgere che la nostra vita è cambiata. Ma ricordati sempre che invece siamo noi che facciamo un favore a loro. Noi assicuriamo la continuità della specie, e non c'è nulla di più importante al mondo. Dove li prenderebbero i loro maledetti clienti, se noi smettessimo di riprodurci?" Pag. 250

Con questo post partecipo al venerdi del libro di Paola.