Perché il tempo per leggere e' sempre troppo poco per sprecarlo, perché sono malata e sommersa dalle scadenze, con un nano altrettanto malato e allora forse mi sento un po' bastian contraria...comunque.
"Quell'attimo di felicità" di Federico Moccia
Forse perché l'idea del ragazzo, in apparenza "bello e dannato" ma in fondo dal cuore d'oro, mi ha sempre attirato.
Forse e' che, anche se non riconoscevo nulla della me ragazza nella protagonista, quell'innamoramento assoluto, totale, da adolescente, quelle emozioni che ti sembra non abbia mai provato nessun altro prima, quel legame forte con le amiche, quel dolore e quella delusione che ti sembrano immensi e quando cresci scopri che erano lievi, rispetto alla realtà della vita adulta, ma comunque vivi, veri, sinceri..tutto quello lo ricordavo bene.
Non mi era dispiaciuto neanche il seguito, che avevo comunque letto piacevolmente.
Questo romanzo, invece, non mi ha colpito.
Si legge tranquillamente, per carità, e' scorrevole ma anche un po' scontato, come una storia già letta e riletta, un finale affrettato che non mi ha detto nulla di particolare, tanti frasi fatte,
emozioni che forse, semplicemente, non sono più le mie.
Il linguaggio alla "romanaccia", poi, mi ha un po' stufato, si sente già troppo in tv, e l'insistenza sulla cucina, ogni due pagine un piatto "buonissimo", superlativo, unico, ovviamente consumato in un ristorante che "e' il migliore", unico, superlativo......tutto secondo me un po' esagerato.
Una lettura di evasione forse più adatta agli adolescenti che a persone più mature.
Nessun commento:
Posta un commento
Un commento educato è sempre gradito!