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mercoledì 29 marzo 2017

Moffoline per bambini ai ferri!

Qualche settimana fa (vabbè, siamo sinceri, ormai mesi fa), trovando un gomitolo di lana verde tutto solo soletto nel cesto del cucito, ho pensato di cimentarmi nella realizzazione di un paio di guanti per il ricciolino biondo.

Non ho seguito nessuno schema o istruzione, sono andata a fantasia, anche perché non trovavo nulla che mi soddisfacesse (spesso le spiegazioni fornite dalle riviste di maglia per bambini sono errate o incomprensibili ai principianti come me).
L'esperimento non è riuscito del tutto, però da esso ho imparato molto e so che la prossima volta sarà più facile.
E per questo che vorrei condividere con voi la mia creazione!


I guanti sono venuti un pò troppo lunghi e larghi per mio figlio (5 anni) quindi tenetelo presente, se volete provare.
Per la larghezza, ho usato prima 28 maglie e mi pareva stretto, poi 34 ed era troppo.
Dunque direi che 30 sono l'ideale!

Lavorate in altezza sei ferri per il bordo a due dritti e due rovesci, poi 18 ferri a maglia dritta, quindi separate dito e mano, lasciando 10 maglie per il primo e le restanti per la mano.
Io le maglie che tralascio le metto su una lunga spilla da balia da lana, così che non mi impiccino.
A posteriori, farei il guanto un po' più lungo sul polso, dunque qualche ferro in più prima di separare dito e mano.
Per il dito, arrivati a 15 ferri, iniziate a calare una maglia ogni ferro, per cinque ferri.
Per la mano, lavorare 28 ferri e poi calate una maglia a ferro per sei ferri, in modo da dare una forma più arrotondata a mano e dito.
Io nei miei ho fatto vari esperimenti, quindi il risultato è tutt'altro che uniforme.

Al prossimo paio, ridurrei il numero di ferri per dito e mano e inizierei a calare prima per più ferri, comunque tutto dipende dalla grandezza della manina.
L'unica soluzione è provare continuamente sul piccolo modello o sulla piccola modella!!!

Non sono pienamente soddisfatta del risultato finale, certamente pasticciato, però mio figlio lo ha preso come un dono bellissimo e prezioso, perchè ha visto che l'ho fatto appositamente per lui dedicandogli tempo ed amore, e io sono felice di essere riuscita a finire e capire come muovermi con meno errori al prossimo paio!!!

Quindi, da questo punto di vista, è stato un successo, oltre che una soddisfazione personale.

E voi, avete mai realizzato dei guanti ai ferri? Se sì, come? Devo giusto prepararne due minuscoli per il prossimo inverno!  ;-) !

giovedì 23 marzo 2017

Da mamma a....TRIS MAMMA !



Da mamma a....

(...ruolo di tamburi...)

...TRIS MAMMA !

Immagine dal web


Eh sì, l'ho detto.
Non solo sono in dolce attesa ma dentro di me stanno crescendo non una, bensì due vite!

Precisamente, un maschietto ed una femminuccia.

Poiché si tratta di una gravidanza bicoriale e biamniotica, ovvero con due sacche e due cordoni ombelicali, più che di gemelli mi hanno spiegato sarebbe meglio parlare di fratelli gemelli, perché è come se portassi avanti due gravidanze singole nello stesso momento, con quel che ne consegue in termini di crescita del pancione e dei piccoli.
A me dei termini non importa più di tanto: l'attesa e l'emozione sono doppie!
E' comunque, stando ai ginecologi, il tipo di gravidanza più tranquilla e sicura.

Qualcuno mi ha chiesto come il ricciolino biondo abbia accolto la notizia della gravidanza.
Ebbene.
Glielo abbiamo annunciato poco prima di Natale, poiché anche se non erano trascorsi i canonici tre mesi che si attendono di solito, sapevamo che le feste sarebbero state il momento adatto ad informare il parentado e volevamo che lui venisse a saperlo per primo, in "esclusiva".

Non abbiamo usato parole particolari, giochi o libri, semplicemente ci siamo seduti entrambi con lui e glielo abbiamo detto: si è illuminato, ha sorriso felice, con gli occhi colmi di gioia e poi si è messo a saltellare dall'entusiasmo.
E' stato l'unico, tra parenti, amici, conoscenti e persino rispetto a noi, a non stupirsi minimamente del fatto i fratellini che sarebbero stati addirittura due.
Anzi, mi ha chiesto perché non tre o quattro, perché a lui sarebbe piaciuto!!!

D'altro canto, era davvero tanto che il ricciolino attendeva un fratellino o una sorellina, anche se aveva capito che per noi non era facile spiegargli che non dipendeva dalla nostra volontà, perché quella c'era, ma dal caso, dalla vita, perché ogni concepimento è in se' qualcosa di magico e raro (basta guardare le statistiche sulle probabilità, per accorgersene).
Dunque non chiedeva ma lasciava intendere che era fiducioso che prima o poi sarebbe successo.

All'inizio, poi, il ricciolino era geloso della notizia, avrebbe voluto che la tenessimo tutta per noi è non lo dicessimo a nessuno.

Solo dopo, a distanza di qualche settimana e con il progredire della gravidanza, ha iniziato a manifestare le prime "preoccupazioni", chiedendoci se dopo la nascita dei gemellini avremmo ancora potuto andare in vacanza, dormire in tenda, praticare sport, andare in bici, frequentare la palestra di arrampicata ecc. e poi un paio di volte se ne è uscito con commenti su quanto sia noioso aspettare la loro nascita, perché io non posso più correre o andare in bici e in pattini con lui come prima.

Qualche volta, poi, ci chiede informazioni pratiche, ponendosi interrogativi su come sistemare i seggiolini in auto, quali usare, che passeggino, se mangeranno insieme o separati ecc.

In altre parole, un pò come noi!!!

La differenza è che lui, come è giusto che sia per i suoi cinque anni, la prende sul ridere ed è sereno e tranquillo.
Io di giorno riesco a tenere a bada l'ansia e vedo praticamente solo gli aspetti positivi e la realizzazione del nostro sogno, di notte mi sveglio in preda all'ansia, chiedendomi come farò a gestire tre figli (e credetemi, faccio sogni stranissimi in proposito), il lavoro, la casa (sperando tra l'altro di riuscire a traslocare in tempo), l'assenza dell'Alpmarito in settimana, se e quando riusciremo ancora a fare, tutti insieme e/o separatamente, ciò che ci piace...

Insomma, di notte le paure emergono, non facendomi riposare bene, mentre di giorno la razionalità è messa a tacere dall'emozione o, forse, al contrario mi aiuta a ridimensionare i problemi.
Come è stato per noi?

Io ero sola quando mi hanno detto, alla prima ecografia, che erano due. La gioia e l'emozione hanno subito preso il sopravvento e avevo le lacrime agli occhi.
Poi è subentrata l'incredulita' ed ancora adesso a volte mi dimentico che saranno due, altre invece mi sembra già che non potrebbe essere altrimenti, come se fossi abituata all'idea.
Di notte però...
L'Alpmarito invece non voleva crederci, pensava scherzassi e non sono certa che sia sia ancora ripreso dallo shock! 
La sua prima preoccupazione è stata per le macchine, o almeno una, che prima o poi ci toccherà cambiare....da buon maschietto a iniziato subito a pensare a modelli ed alternative!
Ora, invece, è concentrato quasi esclusivamente sulla casa nuova e sospetto sia anche un modo per non farsi sopraffare dall'idea di due neonati in arrivo.

Avrei ancora molto da scrivere e raccontare ma un pezzetto per volta, altrimenti mi faccio sopraffare dalle emozioni: doppia gravidanza, doppi ormoni, no?

E adesso, mamme di gemelli o comunque trismamme di bimbi piccoli che avete qualche consiglio da darmi...venite a me!!!

martedì 21 marzo 2017

Qualcosa di magico

Oggi è il primo giorno di primavera.



Per me, però, quest'anno è qualcosa di più.

Come le primule, spuntate all'improvviso nel mio giardino, dopo tanta attesa, anche in me qualcosa ha fatto capolino.
Qualcosa di magico.
E quel che ha lungo ho tenuto celato, custodendone con cura la dolce consapevolezza, è arrivato il momento di svelarlo anche a voi.


Oggi entro nel 6° mese.

mercoledì 8 marzo 2017

A tutte le donne. A me. A voi.



Donne che studiano,
spesso più e meglio degli uomini,
donne che lavorano,
spesso più e meglio degli uomini,
perchè nascere donne significa anche presto
imparare che dovrai essere più brava, bella e competente,
per essere considerata nel mondo dello studio e del lavoro
almeno pari ad un uomo medio.
Donne che, nonostante questo,
guadagnano di meno dei colleghi uomini,
qualunque professione facciano o posizione rivestano.
Donne che lottano contro i pregiudizi
e le discriminazioni
Donne che non possono ancora scegliere
Donne che si interrogano incessantemente,
su come conciliare lavoro e maternità,
lavoro e femminilità,
su come crescere al meglio i figli,
su come aiutare i parenti,
su come contribuire alla salvaguardia ambientale,
su come proteggere la coppia dalle tempeste della vita.
Donne che si pongono mille dubbi,
anche quelli apparentemente futili,
il vestito giusto,
il trucco giusto,
la tinta sì o no.
Donne che corrono,
non solo dietro ai figli.
Donne che cadono
ed alla fine si rialzano
in un modo o nell'altro.
Donne che piangono,
per un amore finito
per un cuore spezzato
per un'amicizia perduta,
per i propri bambini
per un film commovente,
per il troppo ridere.
Donne che nuotano,
praticano arti marziali,
vanno in palestra,
fanno yoga.
Donne che alzano la testa e denunciano sopprusi
Donne che subiscono inermi
Donne che denunciano
Donne che hanno paura e non ce la fanno
Donne che chiedono aiuto
e muoiono inascoltate
Donne che chiedono aiutono
e poi aiutano a loro volta altre donne
Donne forti
Donne deboli
in gonna o pantaloni,
tacchi o
scarpe da ginnastica.
Donne da rossetto,
lucidalabbra o
burrocacao.
Mamme,
adottive, grazie alla fecondazione assistita,
di figli del partner,
di figli persi,
di figli trovati dopo tanto cercare
o per caso,
comunque mamme.
Figlie, compagne,
single per scelta o per caso,
ma comunque donne e complete,
perchè in coppia o no,
donne sono.
Donne che amano cucinare,
donne che lo odiano.
Casalinghe o in carriera,
expat o in patria.
Donne,
semplicemente donne.
Dolcemente complicate,
sempre,come diceva la famosa canzone.

A tutte le donne
(tranne quelle che scelgono consapevolmente di essere schiave di un uomo o di una gabbia
 o tramandano pregiudizi e discriminazioni, a quelle no o forse ancor di più, proprio a loro),
l'augurio di lasciarsi andare ad una piccola follia,
che faccia stare bene,
almeno oggi.
Che sia un bignè, una corsa con i capelli al vento,
uno smalto fucsia o una ciocca blu,
un acquisto assurdo o
una scelta importante, di pancia.
Che sia grande o piccola,
purchè sia.
A tutte le donne.
A me.
A voi.

lunedì 30 gennaio 2017

La scelta della scuola primaria

In questi giorni ho compiuto un altro dei passaggi che io considero importanti nella mia vita di madre: l'iscrizione alla scuola primaria di mio figlio.

L'iscrizione

In proposito, ho molto da dire: intanto la questione della iscrizione con modalità telematica, che probabilmente non è uguale in tutta Italia ma ancora una volta mi ha confermato l'idea che ci sia qualcosa di profondamente errato e contraddittorio in tutte le riforme e innovazioni che proclamano una presunta "semplificazione burocratica".
Per iscrivere mio figlio ho dovuto "attivare" il mio fascicolo sanitario elettronico, una sperimentazione che consente di avere on line un databese di tutti i dati sanitari e i risultati degli esami medici, in una sorta di fascicolo personale, a cui potrebbero accedere medico di base, specialisti, pediatra ecc.
Peccato che io non avessi nessuna voglia di attivarlo, dal momento che: 
a) non mi fido della privacy on line e qui si tratta di dati sensibilissimi;
b) per autorizzare i medici ed il personale ospedaliero ad accedere i dati ho dovuto autorizzare anche la Regione, che gestisce il sistema, e l'Agenzia delle Entrate, che quindi si faranno ancora di più i "c..i" miei e potranno usare quei dati per decidere di eliminare determinati farmaci/cure dal piano sanitario, per valutare il mio reddito e il mio stile di vita e, chissà, magari per venderli alle aziende farmaceutiche ed il tutto, ahimè, con il mio "preventivo consenso" ad accedere ai dati (in teoria limitato ma si sa come vanno queste cose);
c) è una sperimentazione di poca utilità perchè limitata alla regione in cui vivo, laddove molti esami e referti non venmgono caricati on line e comunque si possono (a volte si devono, non essendoci alternative) fare nella regione limitrofa e dunque non compariranno mai.
E poi, in sostanza, mi sembra null'altro che un modo per costringere almeno un genitore per coppia ad attivare un "servizio" che pochi hanno scelto volontariamente di avere!

Ovviamente, per attivare la tessera, ho dovuto recarmi presso uno sportello in orari predefiniti, di persona, e firmare consensi su consensi. 
Dunque, ho evitato code e sportelli per l'iscrizione cartacea a scuola ma alla fine ho perso lo stesso tempo (e consumato carta) per l'attivazione della tessera.
Una genialiata davvero, che mi ha lasciato in dotazione un lettore di smart card che non funziona, svariate informative cartacee e pagine di codici, username e password che rischierò di perdere.

A parte le polemiche, è stato interessante notare la struttura e le "voci" della domanda di iscrizione.
La casistica prevista per indicare il regime di potestà genitoriale e collocazione del figlio è impressionante: se non erro ho contato una decina di voci diverse, tra cui l'affidamento a strutture quali "case-famiglie", la collocazione prevalente presso uno dei genitori con affidamento ad entrambi, l'affido esclusivo a parenti ecc.
In tutto questo quasi non trovavo quella che non so se è ancora la casistica più frequente statisticamente: "ambedue i genitori esercitano la Patria Potestà ed il minore abita con loro" .
Da notare, per chi non è del mestiere, che la "Patria Potestà", inspiegabilmente scritta in maiuscolo (perché?????), non esiste più, sostituita dall'espressione più corretta e rispettosa della parità tra i sessi e dei diritti dei bambini, di "responsabilità genitoriale", con la riforma del diritto di famiglia del dicembre del 2013.
Segno dei tempi che cambiano e dell'ignoranza dei nostri amministratori (e programmatori).
Poi la parte relativa all'insegnamento della religione cattolica e delle lingue: scegliendo di non iscrivere mio figlio al primo, mi sono ritrovata questa dicitura: "In caso di scelta di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica è necessario perfezionare la domanda di iscrizione presso la scuola entro l'avvio del nuovo anno scolastico", giusto per semplificare la vita a chi esce dal coro.

La domanda sugli insegnamenti delle lingue straniere è formulata in modo talmente astruso e pleonastico che merita menzione, senza ulteriori commenti:
"E' favorevole al potenziamento delle competenze linguistiche di suo/a figlio/a da relaizzare tramite la completa attuazione degli adattamenti delle indicazioni nazionali del curricolo alla realtà regionale e, in particolare, tramite l'individuazione delle discipline o di parte di esse da insegnare in lingua francese, inglese o tedesca?"

"Relaizzare" e "curricolo" sono le espressioni usate nel modulo, giuro.

La scelta

In tutto questo, con molta fatica, abbiamo fatto la nostra scelta tra tre possibili scuole primarie:
- quella del Comune in cui sorge "casa nuova";
- quella del Comune di residenza;
- quella del Comune limitrofo, in cui attualmente il ricciolino frequenta la scuola materna.

Esclusa subito la prima perchè non prevede il bilinguismo e dunque l'insegnamento della lingua francese  (oltre all'inglese ormai presente ovunque), che noi invece vorremmo per quanto possibile tentare di coltivare,
per quel che mi riguarda, ecco gli elementi che ho valutato io:

- Vicinanza a casa
- Comodità di parcheggio/accesso
- Vicinanza al luogo di lavoro
- Vicinanza ai nonni (o ad altri parenti)
- Offerta di servizio di prescuola e dopo scuola, nonchè doposcuola del mercoledì (in Valle d'Aosta il mercoledì pomeriggio le scuole sono chiuse)
- Flessibilità e costi di tale servizi
- Costo del servizio mensa
- Orari di entrata/uscita e compatibilità con gli impegni lavorativi
- Presenza di amichetti o comunque bimbi che il ricciolino già conosce

Non ho considerato la preparazione degli insegnanti, essendo secondo me un criterio molto soggettivo.
Io  ho comunque "drizzato le orecchie" da tempo e domandato in giro senza pudore e, per fortuna, ho avuto ampie rassicurazioni in merito per entrambe le scuole.
Sicuramente, se così non fosse stato, ne avrei tenuto conto come elemento primario.
Non ho valutato  neppure il numero degli alunni per classe o la loro cultura di provenienza, perchè penso che gli effetti dipendano dalla capacità degli insegnanti di gestire classe e approccio educativo e mi pare molto difficile valutare a priori se possono essere elementi negativi o positivi.

Alla fine ho scelto quella che mi offriva una maggiore vicinanza al mio luogo di lavoro e ai nonni paterni, maggior comodità di parcheggio /accesso, con i servizi di pre e dopo scuola garantiti e più flessibili, minori costi (ho preparato una tabella e valutato l'ipotesi "peggiore" di utilizzo di ogni supporto+ mensa per raffrontare i costi mensili) per i servizi stessi e la mensa.
In altre parole, ho "sacrificato" l'aspetto "amichetti", ovvero continuità scolastica.
In parte perchè nell'altra scuola, dove ci sarebbero due classi, non è possibile prevedere se e con quali amici potrebbe trovarsi, in parte perchè alcuni di essi comunque hanno un anno in più e quindi li incontrerebbe solo nell'intervallo, in parte perchè non è possibile prevedere come si evolveranno queste amicizie nel tempo, mentre è più semplice prevedere costi e problemi logistici, in parte perchè tutto il resto "giocava a sfavore".
Inutile aggiungere che per me è stata una decisione sofferta e che farò di tutto per cercare di consentire al ricciolino di coltivare queste sue amicizie al di fuori della scuola, come fatto sino ad ora, agevolata dalla realtà piccola e raccolta in cui viviamo e dai buoni rapporti intrattenuti con i loro genitori (anch'essi diventati nostri amici).

E voi, avete avuto possibilità di scelta? Se sì, quali fattori avete considerato?
Cosa ne pensate dell'iscrizione per via telematica e come erano i moduli che avete compilato?


lunedì 23 gennaio 2017

Il magico potere del riordino: il mio parere non proprio positivo

"Il magico potere del riordino" di Marie Kondo

 
 
Ebbene sì, alla fine sono caduta anche io nella trappola della lettura di questo manuale di pseudopsicologia e "cura della casa".
Un pò perchè il mio proposito per l'anno nuovo è: "lasciar andare", "semplificare", 
un pò perchè dopo averne lette di cotte e di crude in merito (ad esempio qui da Olga, qui da Mamma al cubo, qui per un punto di vista critico davvero intelligente), ha prevalso la curiosità, 
un pò perchè era in bella mostra in biblioteca...fatto sta che l'ho letto. 
Con un pò di fatica, ma sono riuscita a finirlo.
Perchè fatica?

Perchè i concetti di base del libro sono essenzialmente solo tre:
1 - buttare e poi riordinare tutto in una volta, seguendo una precisa sequenza di oggetti (a partire dai vestiti);
2 - buttare ciò che, preso in mano non trasmette emozioni positive, fregandosene di utilità, valore economico o stato di conservazione;
3 - piegare e collocare in verticale tutto ciò che può essere piegato e collocato in verticale, vestiti e calze compresi.
Ah, dimenticavo: ringraziare e salutare gli oggetti che buttate prima di farlo (il che sembra ridicolo ma in fondo ha un suo perchè, non ultimo quello di attenutare il senso di colpa per il fatto che ve ne state liberando).
Terminate le operazioni, dovreste sentirvi leggeri, liberi e pervarsi da un nuovo senso di consapevolezza di ciò che per voi è davvero importante.
Ora, io non nego che un riordino e decluttering così radicale possa far sentire bene, anzi, a me capita anche solo buttando qualche oggetto superfluo di troppo.
Certo, che spesso al disordine ed al sovraffollamento fisico corrisponda quello mentale, mi pare un concetto abbastanza elementare ed affermato in psicologia e dunque non una trovata particolarmente geniale, ma ripeterlo non può far male.
Ciò che trovo assurdo è il fatto che ciò che poteva essere spiegato perfettamente in una pagina (o anche cinque o sei volendo includere i consigli per ogni categoria di oggetto e la storia dell'infanzia - a mio parere triste - della scrittrice) è ripetuto, e badate bene, non diluito, ripetuto, per 200.
Ecco perchè ho faticato a finirlo.

In più vi è la descrizione dell'infanzia della scrittrice, che ho trovato francamente deprimente.
Non è triste l'infanzia di una che passa le giornate a scegliere cosa e come riordinare e buttare e leggere riviste sul riordino per casalinghe, che peraltro io in edicola non ho mai visto (saranno una prerogativa della stampa giapponese?) !
Uscire, leggere un romanzo, giocare con la casa di bambole, inviatare le amichette, pratica re uno sport, no?

Comunque, a parte il concetto di fondo, di liberarsi dal superfluo - intendendolo in senso soggettivo e non oggettivo - per sentirsi meglio e più liberi, in casa e nella vita, assolutamente condivisibile, 
mi sono sembrate discutibili molte altre affermazioni.
 Ad esempio:

- non dubito che sia successo davvero ai suoi clienti, ma sinceramente che da una casa di due stanze più cucina possano uscire dai 45 ai 60 sacconi della spazzatura in una giornata di riordino mi sembra non straordinario, bensì inquietante.
Delle due l'una: o sono sacchetti piccoli piccoli, del tipo di quelli che ti danno in farmacia, o prima la casa era una discarica.
Perchè va bene un pò di vestiti superflui, va bene qualche oggetto ingombrante, d'accordo al volume di libri e documenti da buttare ma......45 sacchi?!?
Il che mi si collega ad un'altra circostanza inquietante;

- pare che dopo il riordino molti clienti della Kondo siano riusciti a vedere nuovamente il pavimento.
Ecco, non so voi, ma io se entrassi in una casa in cui non si vede neppure più il pavimento tanto è ingombra (fatto salvo un trasloco o lavori in corso), chiamerei il 118 per chiedere un TSO.
No, perchè è da ricovero, altro che terapia del decluttering e dubito che la Kondo possa guarire siffatte manie di accumulo;

- si parla sempre e solo di "buttare" e di sacchi di "spazzatura".
La quintessenza del consumismo e dello spreco.
Noi qui tutti/e a farci paranoie sui pannolini lavabili, i detersivi ecologici, le temperature da tenere in casa per il risparmio energetico, le lampadine apposite, i filtri per il diesel, i prodotti fatti in casa, le buste di plastica che inquinano, la possibilità di acquistare i prodotti sfusi dai dispenser ed evitare le confezioni ecc.
Tutti (giustamente) a pensare, almeno ogni tanto, a riciclare, regalare, dare in beneficienza, riutilizzare ecc.
Tutti alle prese con la raccolta differenziata.
E la Kondo cosa fa? Dice di "buttare". Sacco della spazzatura, discarica e via.
Inoltre, non temete: secondo l'autrice non sentirete mai la mancanza di ciò che avete cestinato ma, se anche fosse, che problema c'è? Uscite a fare compere! Certo, la disponibilitò economica non la mette la Kondo, eh!
Ora, io non so se in Giappone abbiano introdotto la raccolta differenziata nè cosa se ne facciano dei loro rifiuti, però francamente l'anima contadina che è in me (ed oserei dire, in ogni piemontese), si ribella. E pure la mia anima ecologia. Che già non è eccessivamente sviluppata, eh.
Però non ce la faccio a leggere per 200 pagine, senza batter ciglio, di buttare oggetti e vestiti in buono stato e magari pure funzionali ed utili, solo perchè "non trasmettono emozioni".
Capisco quelli che oggettivamente non ti stanno più bene ma si parla anche di abiti appena acquistati, ancora con l'etichetta!
Suggerire almeno di donarli, di regalarli in beneficienza o ad un amica (o di sequestrare la carta di credito allla cliente)? Un pò di responsabilità sociale/ecologica, suvvia!

- Ed infine, la chicca. Buttare i libri, strappare le pagine: per me è sacrilegio.
Non esistono le biblioteche, in Giappone? O è la Kondo a non averci pensato? 



A parte ciò, forse frutto di differenze sociali tra il nostro vecchio continente ed il Giappone, qualche spunto utile c'è.
Io, ad esempio, ho provato il metodo della piegatura delle magliette e dei pantaloni "in verticale", usando scatole di cartone da imballaggio opportunamente ridotte, poichè dovevo metterli in un armadio senza cassetti.
Posso assicurarvi che lo spazio occupato è identico (a meno di non buttare due terzi del guardaroba prima, come suggerisce la Kondo), però c'è l'indubbio vantaggio che si riesce a vederli meglio a colpo d'occhio e a tirare fuori una sola maglietta senza stropicciare, come accadeva prima, l'intera pila.
Il che, per l'armadio di mio figlio, è stata una rivoluzione.
Prima ogni mattina, pur cercando di fare attenzione (quella di un bambino di cinque anni, si intende), stropicciava quattro magliette per prenderne una, salvo poi accorgersi che non era quella che avrebbe voluto e ricominciare da capo; ora l'armadio è più ordinato, i vestiti meno stropiacciati e lui più felice perchè non subisce rimproveri.
Io non ho questo problema, per cui l'esperimento si è fermato lì.

E poi devo ammettere che leggere questo libro mi ha fatto venire una fortissima voglia di svuotare e riordinare, per liberarmi di oggetti che non intendo più conservare.
Segno che la ripetizione ossessiva del concetto ha un certo potere persuasivo!

In sintesi, non vi consiglio di comprarlo, nè di leggerlo per intero, direi piuttosto che è preferibile la lettura di un sunto della tesi della kondo on line o prenderlo in prestito in biblioteca e sfogliarlo saltando qui e là!
E voi, lo avete letto?
Cosa ne pensate?





martedì 17 gennaio 2017

In questi giorni di freddo e neve

In questi ultimi giorni di freddo e neve, rabbrividisco ma sono serena.

La neve ha sempre avuto un effetto calmante su di me.
Certo, non è comoda quando è sulle strade, però per il resto io la amo.
E' come se il mondo diventasse più soffuso e lento.

Quella luminosità anomala, i rumori ovattati, che percepisci subito al risveglio, che ti fanno capire ancor prima di alzare le palpebre, che sta nevicando o lo ha già fatto.





E poi lui, il ricciolino.
I suoi occhietti ancora stropicciati dal sonno, pieni di entusiasmo e stupore, alla vista della neve in cortile.
La sua voglia di vestirsi in fretta, in fretta, per scendere in giardino a giocare, per andare a scuola "calpestando la neve".



Il suo sbirciare estasiato e impaziente dalla finestra, all'asilo, aspettando di poter uscire nella neve.


Che sia un velo o venti centimetri o un metro, poco importa. C'è e con lei il suo sorriso e le sue risate felici.
Anche se fuoi è già buio, anche se fa freddo.



Osservarlo spalare la neve dal vialetto ridendo, con i nonni.
Guardarlo gettarsi di schiena e fare l'angelo nei mucchi di neve fresca con le cuginette, in montagna.
Camminare rompendo il ghiaccio, con i suoi amati scarponcini, la sua manina stretta alla mia per non scivolare..
...la sua speranza che resti, che ne venga ancora.
Per così poco, per così tanto.

Mi sono sentita grata tante volte, in questi giorni di gelo.

E mentre guido e guardo il termometro dell'autovettura scendere, -7, -8, -12, -15, la memoria corre al mio viaggio di nozze, a dicembre, in Norvegia e Svezia.


A quel gelo, ai paesi ammantati di bianco e cristalli, al nostro stupore di fronte alla loro organizzazione perfetta, migliore ancora della nostra, che comunque siamo lontani anni luce dalle notizie del tg su scuole chiuse, collegamenti bloccati, gente che si lamenta (D'altro canto, è la storia dell'Italia, che sputa statistiche sul divario di reddito Nord - Sud ma non considera mai il differente costo della vita e queste che loro chiamano "emergenze").



Ho pensato, di nuovo, a quanto è straordinario l'essere umano, capace di adattarsi e modellare il suo vivere a temperature rigidissime così come al caldo soffocante.

Mi sono sentita grata, in questi giorni di freddo, anche per questo.
Perchè tutto prosegue nonostante il gelo, perchè abbiamo un tetto sopra la testa, una casa anzichè un container e il fuoco nel camino o nei termosifoni. E questo fa la differenza.
Perchè possiamo commentare il freddo e lamentarci un pò, ma sostanzialmente affrontare attrezzati la lotta con gli elementi.
E giocare e divertirci, nel frattempo.

p.s. Poi lo so che fra un paio di giorni il freddo mi avrà già stufato e sbufferò perchè la primavera è ormai lontana. Intanto, però, rabbrividisco in pace.





mercoledì 11 gennaio 2017

Il 2016 ed i libri

Ripensando al 2016 e dopo aver letto questo post di Maris, mi è venuta voglia di capire quanti libri avessi letto io nell'anno.

Spulciando i miei appuntamenti con il venerdì del libro, ne ho rintracciati 42, a cui devo però aggiungerne qualcun altro di cui non ho parlato sul blog, o perchè ancora non era il momento giusto, o perchè non mi avevano colpito per nulla, in positivo o in negativo o perchè, semplicemente, li ho dimenticati.
Forse dovrei tenere un elenco ed iniziare proprio dal 2017!

Intanto, però, vi posso dire quali mi sono rimasti nel cuore:

- tra i thriller e gialli, AndyMcNab con "Punto di contatto" e Lilin con "Spy story love story";
- tra i romanzi rosa, "La verità, vi spiego, sull'amore" ;
- i libri dedicati allo sport, "La fatica non esiste" di Nico Valsesia
- tra i romanzi che non rientrano nelle categorie precedenti, sicuramente "Lezioni di volo per principianti" e "La regola dell'equilibrio", oltre alla trilogia di Elena Ferrante, iniziata con titubanza nel 2015 con "L'amica geniale" e terminata nel 2016 con soddisfazione, seguita a ruota da "Terre Selvagge" di Sebastiano Vassalli;
- tra i saggi, sicuramente "Maternità. Il tempo delle nuove mamme" e "Blog generation".

Insomma, un bel bottino di letture!
E voi, quanti libri avete letto nel 2016? E soprattutto, ne avete letti quanti avreste voluto o più del sperato o meno? E quali ritenete valga la pena di ricordare?

martedì 22 novembre 2016

Open space: prima e dopo un figlio

C'è stato un periodo in cui l'open space andava molto di moda.
Non so se sia ancora così, poichè per fortuna da tre anni a questa parte abbiamo smesso di visitare appartamenti.
In ogni caso, non lo avrei più preso in considerazione.

Perchè?
Perchè ci vivo.
Con un figlio.

In origine erano cucina, corridoio, camera da letto e salottino, senza porte, aperti.
La scelta nasceva dalla volontà di mantenere il bell'impatto estetico del tetto in legno (eh sì, open space in mansarda!), non sacrificare spazi già ridotti con l'ingombro dei muri e, in ultimo ma non per importanza, non litigare con i padroni di casa, restii al cambiamento.
Poi si è aggiunto un salotto/ingresso, per fortuna separato dal resto della casa da una porta.
Ovviamente a vetri. Non vorrai mica che si faccia un passo avanti decisivo, vero?!?

Comunque noi eravamo in due e ci stavamo bene.

 Poi è arrivato il ricciolino e ciò che sembra un vantaggio, è diventato un difetto!




ANTE FIGLIO
- Nessun tipo di isolamento acustico. 
Chiaccherate mentre uno cucinava e l'altro riordinava, dialoghi mai interrotti, la sensazione di sentirsi ed essere vicini sempre, anche mentre uno leggeva e l'altro si guardava un film.
Romantico e rassicurante.

- Nessun tipo di isolamento visivo.
Sembrava di respirare, l'aria, la luce e noi circolavamo liberamente.
Sempre a portata di vista, sempre insieme.
Romantico ed accogliente, come un nido.

- Nessuna barriera, a parte la porta del bagno.
Il profumo della moka, l'odore invitante della pasta alla carbonara sul fuoco, il sentore di cavolo bollito ecc. ecc. fungevano da richiamo a tavola, senza tanti drammi.
L'unico problema si creava quando era necessario, per qualche motivo, isolare la gatta (perchè bagnata, perchè malata, perchè ancora non usava la lettiera ecc.): eravamo costretti a confinarla in bagno, con l'ovvia conseguenza dei suoi miagoli disperati!
Quasi sempre romantico.

POST FIGLIO
- Nessun tipo di isolamento acustico. 
Se uno dei due o il pargolo vuole/deve dormire, non ci si può fare una doccia, accendere la tv o ascoltare musica. 
Inutile svegliarsi prima per riordinare, impensabile fare le pulizie di casa di sera. 
Per far dormire il bambino, bisogna stare fermi, immobili, possibilmente al buio.
Se la sveglia per uno di noi suona prestissimo (e con l'Alpmarito è uno strazio settimanale), anche l'altro è buttato giù dal letto dai rumori della vestizione e degli spostamenti in casa. Non resta che pregare che il piccolo della famiglia sia ancora in fase rem, altrimenti son dolori.
Impossibile non sentire i risvegli o la tosse del pupo.
Impossibile non sentire i movimenti della gatta, la lavastoviglie, la lavatrice, il traffico della statale che scorre sotto di noi, la pioggia che batte sul terro.
Perchè, nel nostro caso, ci sono ben due aggravantI: il pavimento in legno e, trattandosi di mansarda, i lucernari.
Il pavimento non lo cambierei (a parte in cucina, da cui sarà per sempre bandito), però è indubbio che scricchioli ad ogni passo. Quanto ai lucernari, sono una delle cause dei miei episodi di insonnia, tra luce e pioggia.
Un incubo.

- Nessun tipo di isolamento visivo
Gli ospiti vedono tutto, ma proprio tutto.
Se c'è un ospite ed  il bambino deve dormire, magari perchè malaticcio o perchè si è fatto troppo tardi, è durissima farlo addormentare.
Non puoi nascondere disordine o stendini in una camera, chiudendoti la porta alle spalle.
Non puoi ignorare il disordine che solo un figlio sa creare. Ti tocca riordinare.
Per non parlare dei giochi sparsi in tutta la casa, perchè il povero bambino in fondo non ha una cameretta tutta sua dove giocare, ma solo qualche metro quadro, prima adibito a salottino, ora sufficiente appena per letto, armadio e comodino. 
Vi lascio immaginare le difficoltà a lasciarsi andare a momenti di tenerezza coniugale, quando il pargolo è in casa (che dorma o meno, sembra sentire e vedere tutto).
Nessuna privacy, nessun romanticismo, addio ordine.

- Nessuna barriera, a parte la porta del bagno.
Il bagno è diventato il nostro rifugio, fino a quando il ricciolino non è riuscito a restarci chiuso dentro, da solo.
Giochi, odori e bambino circolano impunemente e liberamente per tutta la casa.
E pure il gatto.
Nessun luogo è più sicuro, figuriamoci romantico.

Quindi, mi smentisca pure qualcunque lettrice/lettore o architetto, ma se state pensando ad un open space e avete dei figli o pensate di averne in futuro, ripensateci. 
Davvero, ripensateci.

E voi, cosa ne pensate? Ci siete passati e condividete oppure no?




mercoledì 16 novembre 2016

Sola

Sono stata assente dal blog per qualche giorno, circostanza per me non usuale.
La verità è che non ho trovato nè il tempo nè la voglia di scrivere.

Perchè? Per tanti motivi: il lavoro che mi ha assorbito (per fortuna), l'organizzazione del compleanno del ricciolino, questioni di salute, feste di compleanno tutti i fine settimana a cui partecipare, il cantiere - casa che assorbe tempo ed energie ecc. 

Il motivo principale, però, a ben guardare è uno solo: la solitudine.

In questo periodo, più che in altri, mi sento il peso del mondo, il mio mondo, sulle spalle.
Perchè in realtà sono sola.
Non moralmente: ho amici e parenti che mi chiamano, supportano e vogliono bene. Dunque non è questo il punto.

Non credo di aver mai spiegato chiaramente in questo mio spazio virtuale che, ormai da tre anni a questa parte, la mia ruotine familiare è a due, anzichè a tre.
L'Alpmarito è all'estero per gran parte della settimana e, anche quando dorme a casa, di solito il venerdì ed il fine settimana, di giorno in pratica non c'è. Il più delle volte sparisce prima delle otto del mattino e torna per cena, pure il sabato.
Non è una critica a lui, è un dato di fatto, anche se so che egli negherebbe energicamente.

In tutto questo essere sola, c'è il mio lavoro, che a volte mi impegno di più ed altre di meno ma che gestisco interamente da sola e non è il tipo di mestiere che puoi scordare una volta chiusa la porta dell'ufficio. Che mi stimola, mi appassiona, a volte mi regala soddisfazioni e botte di adrenalina, ma genera anche uno stress non indifferente.

C'è un cantiere ormai eterno, che se non raggiungeremo i tempi della Sagrada Familia è solo perchè i suoceri finiranno per cacciarci di casa.
Un cantiere a cui non riesco ad appassionarmi, perchè la verità è che quando gli impegni sono troppi, non hai le competenze tecniche (e di ingegneria ed edilizia non ti è mai fregato un tubo) per starci dietro e assorbono tutto il tuo tempo libero ed anche di più, è facile stufarsi. 
E no, ancora non intravedo la fine di questo buco nero, che inghiotte tempo e denaro quasi in eguale misura.
Non ho scelto io di ristrutturare anzichè comprare già fatto, però ormai siamo in ballo ed è inutile recriminare e rimproverare, si balla e basta.

C'è la casa in cui abitiamo, che bene o male va tenuta abitabile.
Ci sono gli impegni domestici di tutti.
C'è la famiglia, ci sono gli amici, ci sono eventi, inviti e ricorrenze, come penso per tutti.

C'è il ricciolino, che a volte è causa del mio girare come una trottola, altre ne è la vittima.
Che patisce la sveglia alle 6.45, le corse mattutine, uscire da scuola sempre tra gli ultimi alle 17.30, gli impegni fuori casa, lo stress mio e di suo padre.
Che ci ha detto chiaramente più di una volta che della storia della ristrutturazione non ne può più perchè quella casa per lui è solo tempo sottratto alla vita.
E dargli torto è sempre più difficile 
E che anche il mio lavoro per lui è tempo sottratto alla vita.
E qui è più facile dargli torto ma anche pensare che sia ingiusto che il lavoro della mamma sia sempre sacrificabile agli occhi dei figli, mentre non ho mai sentito bambini chiedere ai padri di non andare a lavorare.

In tutto questo io a volte sono troppo stanca.
Stanca di abbaiare ordini.
Stanca di tenere insieme i pezzi.
Stanca di scene di disperazione mattutina e di isteria serale.
Stanca di arrivare a casa tardi con il ricciolino e dover ancora fare commissioni, cucinare, preparare tavola, sparecchiare, riordinare, lavare, mettere a letto e tutto il pacchetto completo, da sola. Anzi, solo io e lui, un cinquenne bravo e intelligente ma pur sempre un cinquenne.
Stanca di incastrare impegni e svaghi e inviti e riunioni e spese e faccende di casa sempre e solo nelle mie 24H e tenendo conto di mio figlio, perchè è come se fossi una madre single.
Non è una critica, anche perchè non è certo stata una scelta libera, ma è un dato di fatto.

Con l'aggravante, rispetto ad una madre single, di dover pure rendere conto al marito che comunque esiste e talvolta ricompare.
E che, quando c'è, si trova incastrato in ruotine ed orari pensati senza di lui, perchè non è quasi mai possibile programmare la sua presenza.Non è bello neanche per lui.
Lui negherebbe energicamente, ma è così.

Sono talmente stanca che finisco per comprendere solo a posteriori che ci sono stati anche bei momenti.
Finisco per dimenticarli nel mare dei casini e delle corse. 
Se non fosse per le foto.
E allora scatto a raffica ogni volta che posso, guardo le immagini a distanza di giorni e mi dico che devo essere forte, perchè sono stanca ma pur sempre innamorata, di lui piccolo e di lui grande, anche quando nella contingenza vorrei solo essere sola per davvero, per un momento, due ore, un pomeriggio, un giorno intero.

C'è di peggio, lo so.
Poi passa, lo so.
Si sopravvive, lo so.
Però questa volta avevo bisogno di scriverlo.
Come avrei bisogno di ballare in due, accantonando i pensieri.
 

Foto del grande Elliott Erwitt, tratta da web, GREAT BRITAIN. 1966. Brighton, England


 


lunedì 31 ottobre 2016

#Scintille di gioia (nonché "bignami" degli ultimi tempi) n. 5

La settimana appena trascorsa è stata ricca di impegni, pregna di stress e piena di lavoro ma anche di tanti piccoli momenti di soddisfazione e gioia.

Foto Di

Per ricordarli, oggi partecipo all'iniziativa "scintille di gioia" di Silvia.

Ecco le mie scintille:

1. Soddisfazioni sportive. Domenica scorsa ho partecipato ad una gara di corsa di quasi novembre chilometri per beneficienza. Nonostante fossi molto raffreddata, sono riuscita a correre con un tempo molto migliore al mio solito per i primi sei chilometri e, nonostante gli ultimi due, anche a causa di una salita e dell'allegria, abbia dovuto rallentare, sono stata molto soddisfatta di avercela fatta. E poi ho corso con mio padre a fianco per gran parte della gara (era lui a "tirarmi") e condividere una passione con lui mi ha fatto bene.

In palestra di roccia, tra lo scorso venerdì equello appena trascorso, ho chiuso i miei primi boulder verdi della stagione. Probabilmente solo chi arrampica può comprendere ma vi assicuro che vedere che l'impegno costante, seppur limitato ad una volta alla settimana, da i sui frutti, regala una gioia intensa. In più, condivido questi appuntamenti in palestra con l'Alpmarito, il ricciolino biondo, che intanto arrampica a e gioca spensierato, e degli amici. È questo è il massimo

Sempre sul fronte sportivo, i miei tempi nella corsa finalmente migliorano, anche aggiungendo ogni tanto qualche chilometro. Ed è una bella sensazione.

E poi abbiamo pedalato, tutti e tre insieme, in mezzo ai prati e le sterrate, tra le foglie tinte di giallo ed arancione ed i ricci e l'umidità della terra d'autunno, con il sole caldo ad indorare il paesaggio.

2. Gioie materne. Abbiamo riesumato dalla cantina della nonna uno scatolone di Lego "da grandi" appartenuto a me ed ai miei fratelli e io ed il ricciolino biondo abbiamo passato delle ore intense nel ricostruire tante piccole creazioni "vintage". Un ritorno all'infanzia, tra i ricordi, ed un momento di gioco divertente con il mio bambino che mi piace tantissimo (anche perché mi permette di evitare per un po' gli scontri con le macchinine e le battaglie tra supereroi!)

 

3. Piaceri culinari. E' stata una settimana all'insegna del buon cibo e del buon vino. Il che non va tanto bene. Considerando che la linea influisce un po' sulle prestazioni di cui al punto 1 però, ogni tanto, va bene così!

Abbiamo mangiato dei buonissimi pizzoccheri con cavolo e patate al forno da una coppia di amici, innaffiandolo con vino e chiacchiere, ho cucinato e gustato le prime vellutate di zucca della stagione con il ricciolino biondo e sperimentato una vellutata di cavolfiore e patate che ci è piaciuta moltissimo e che rifaremo presto.

Abbiamo partecipato ad un'altra festa di compleanno di un amichetti del ricciolino, tra patatine e piacevoli chiacchiere, ed avuto amici a cena per una bella polenta (con vino e spazzatino, ovviamente).

Insomma, bagordi.

E poi, soprattutto, ho festeggiato il giorno dei morti (seppur in anticipo, visto che oggi è domani io e l'Alpmarito abbiamo anche da lavorare e lui sarà via) in famiglia, con la fantastica e tradizionale zuppa di cavoli di mia nonna!

Un gusto che non si può descrivere!

Ah, quasi dimenticavo: l'Alpmarito è stato con noi un intero fine settimana! Evento che non si verificava più dalle vacanze estive e dunque degno di nota.

E voi? Avete vissuto Scintille di Gioia?

Se volete partecipare, le regole, tratte dal blog di Silvia, sono queste:

Come fare?

1- utilizzando l'hastag #scintilledigioia condividete con una foto su Instagram, Facebook, Twitter e/o un post sul blog tre momenti felici vissuti la settimana precedente;

2-nominate il mio blog e date le istruzioni su come partecipare;

3- invitate chi volete a partecipare a questo bellissimo gioco;

4- inviatemi i vostri momenti felici alla mail fiorellinosn@gmail.com mettendo come oggetto "Scintille di Gioia", in modo che io non me ne perda nemmeno uno!

 

giovedì 20 ottobre 2016

Idee regalo (per sè o per gli altri) a punto croce, parte seconda

In questo post, della scorsa settimana, avevo pensato di mostrarvi alcune delle mie creazioni a punto croce perchè, oltre ad essere una passione che aiuta a passare ore piacevoli e rilassarsi, possono rallegrare e personalizzare qualunque casa e anche essere regalati, dando così gioia sia a chi li fa che a chi li riceve.
Vi avevo avvisato che non mi mancano le idee, vero?

Ecco allora altri spunti per piccoli ma preziosi doni...ovviamente anche da fare a se stessi o alla propria casetta, se preferite!

I copri barattoli, per le marmellate, per il miele ma anche, perchè no, per il caffè, il sale, le caramelle ecc.. se possibile da donare insieme al vasetto, meglio se con miele nostrano e/o marmellate fatte in casa con la propria frutta.

Sono davvero rapidi e veloci, basta un po' di tela Aida, nastrini di raso colorati, filo da cucito per l'orlo e matassine da ricamo.
I soggetti, di solito in tema con il barattolo, sono proporzionati al poco spazio a disposizione, quindi si lavorano molto rapidamente.



Questo piccolo capolavoro, invece, non è opera mia, bensi' un dono che ricevuto da una cara amica, che conservo con cura.



I vassoi, ideali per dare un tocco personale ad oggetti  anonimi o per rendere speciale qualunque vassoio e servire con stile.




Insomma, se siete alla ricerca di un regalo a basso costo ma ad alto impatto emotivo, magari per Natale, mettetevi subito all'opera!


Di tempo, cura e cuore ce ne vogliono, ma la soddisfazione sarà grande.
Oppure, semplicemente, create per rendere piu' accogliente il vostro nido.

E voi, avete altre idee per ricamare in cucina o per piccoli doni a punto croce? Se si', fatemelo sapere!!!

giovedì 13 ottobre 2016

Punto croce in cucina. Idee per personalizzare la casa e per piccoli doni

Il punto croce, scoperto in tenera età grazie a mia nonna, ha accompagnato molte ore delle mie serate, mentre ascoltavo musica o guardavo film e cartoni.

Quando sono andata a convivere, il punto croce mi ha aiutato a personalizzare la nostra casetta, soprattutto in cucina.


Si avvicina la stagione fredda e, con essa, ci si rifugia spesso in casa, al calduccio, soprattutto la sera.
Si avvicina anche il Natale, a grandi passi.
Vero, non è ancora dietro l'angolo ma un po' di organizzazione non guasta mai.
Cosi' ho pensato di mostrarvi alcune delle mie creazioni per la cucina: per condividere con voi questa passione, per darvi nuove idee o spunti, perchè credo che possano essere ottimi regali per nonne, mamme, zie, nipoti ecc...e anche per i maschietti....non è detto che non apprezzino!

Le mie preferite sono le tovagliette per la colazione... perchè iniziare la giornata con un ricamo personalizzato fa sentire amati e partire con il sorriso!!!
Se poi siete una coppia o una famiglia, niente di meglio che tovagliette per tutti, coordinate.




Si possono trovare con inserti già pronti per il ricamo, come quelle che ho usato io, oppure si puo' realizzare il ricamo su uno scampolo di tela Aida (quella con i buchini appositi per il pun to croce, piu' o meno fine) per poi cucirla sulla stoffa che piu' piace ed, eventualmente, imbottendola di ovatta, ovviamente, in questo caso, serve un po' di dimestichezza con il cucito o...una persona capace a disposizione!



 E poi tante presine e guanti da forno perchè, si sa, in cucina non ce ne sono mai abbastanza!





Anche in questo caso, si possono comprare quelle già predisposte (come il guando da forno nella prima foto) o realizzarle interamente a mano, come le presine delle foto, con o senza aggiunta di tessuto e orletto a vista.


Nel mio caso, il confezionamente è stato realizzato dalla mia grandiosa nonna, dopo aver imbottito con un po' di ovatta le presine.




Infine, un lavoro un po' piu' impegnativo ma certamente di grande effetto e soddisfazione: un bel grembiule, per la cuoca o il cuoco di casa, adulti o bambini che siano!

Grembiule con tre presine coordinate!
Particolare della patta del grembiule

Particolare della tasca del grembiule


Vi piacciono?
Vi è venuta voglia di mettervi subito all'opera?
Le idee non finiscono qui!

...Continua...

lunedì 10 ottobre 2016

L'autunno che vorrei...




L'autunno che vorrei 
inizierebbe ad ottobre,
non gli ultimi giorni di settembre.

L'autunno che vorrei
di giorno splenderebbe sempre il sole
e pioverebbe solo di notte,
giusto quel che serve per far crescere i funghi.

L'autunno che vorrei
vedrebbe la scuola e gli uffici aprire alle nove
e genitori e bambini nascondersi sotto le coperte
assaporando la notte un pochino di più,
cedendo al naturale rallentamento dei ritmi.

L'autunno che vorrei
non conoscerebbe le cimici e le composite,
si potrebbe stendere fuori senza temere 
la verde invasione 
e correre senza respirar allergeni.

L'autunno che vorrei
sarebbe dipinto di verde, rosso, oro e azzurro.
Senza nebbia, senza grigio.

L'autunno che vorrei
non richiederebbe nessun cambio di stagione.
I vestiti e le scarpe pesanti emigrerebbero dal fondo dell'armadio 
ai ripiani più accessibili,
da soli.
Possibilmente di notte e silenziosamente.

L'autunno che vorrei 
non sarebbe costellato di riunioni, 
scadenze e tasse.
Il denaro non scivolerebbe via 
come foglie dagli alberi.

L'autunno che vorrei
saprebbe solo di amicizia,
calore, zucche e castagne.
Mai anche di fumo, foglie marce,
umidità e solitudine.

L'autunno che vorrei
non conoscerebbe tossi, raffreddori,
pidocchi e mal di gola.
E non si discuterebbe di canottiere sì o canottiere no.

L'autunno che vorrei
i camini e le stufe si pulirebbero da soli,
i ciocchi si formerebbero e disporrebbero in ordine in cortile,
come per magia.
La fiamma si accenderebbe di rosso e giallo
al primo tentativo,
senza fumo e senza aiuti. 

L'autunno che vorrei
non riserverebbe drastici abbassamenti termici
dall'oggi al domani.
Sarebbbe un lento e progressivo calarsi 
nella realtà dell'inverno.

L'autunno che vorrei 
troveresti nei negozi
biscottini zenzero e cannella
e tisante speziate all'arancia ed alla mela,
senza bisogno di aspettare dicembre.

L'autunno che vorrei
il tepore del piumone ti resterebbe appicciato addosso
anche mentre fai colazione
e la casa non sarebbe mai gelida ed umida 
ma sempre calda e accogliente,
senza bisogno di attendere l'avvio del riscaldamento.

L'autunno che vorrei,
sarebbe tutto uno sferruzzare cappellini e sciarpe,
maglioni e scaldacollo,
e correre nei boschi,
a sentir scricchiolare le foglie 
e volare risate bambine.

L'autunno che vorrei 
qualche volta è realtà,
almeno per un giorno.



E voi, che autunno vorreste?

mercoledì 14 settembre 2016

Aria di cambiamento!

Ieri ho lanciato un sondaggio.
Visto  il risultato, sono lieta di annunciare che, con 16 voti a 8 (tra fb e blog) ha vinto la grafica n. 2, che trovate già qui sopra, in bella mostra!

Comunque gli estimatori della prima grafica non devono preoccuparsi: ho già deciso che fra qualche mese farò cambio, così da tenere alta la vostra attenzione, rinnovare il blog e fare felice anche il ricciolino biondo.

Già che c'ero, ho modificato anche lo sfondo ed il menu, sempre con il prezioso aiuto di Elisabetta.
Eh sì, perchè è lei la grafica che ha creato le due immagini per le testate e mi ha suggerito le altre modifiche!

Ho poi inserito due nuove pagine, una per presentarmi decentemente a chiunque mi segua o abbia voglia di farlo, ed una per raccogliere i miei contatti, e- mail e social.

Sto diventando una vera "blogger", che dite?

Vi piacciono le novità?

      GRAZIE ANCORA, DI  AD ELISABETTA !!!