Visualizzazione post con etichetta sentimenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sentimenti. Mostra tutti i post

martedì 23 marzo 2021

Intanto che il tempo passa

 Le settimane trascorrono e forse questa sarà l'ultima con le scuole aperte per i miei bimbi, perchè la zona rossa si avvicina a grandi passi. A mano che le proteste di piazza dei giorni scorsi e i numerosi studi che confermano che non c'è correlazione tra frequenza della scuola in presenza e contagi (perlomeno nella fascia d'età fino alle medie), compiano il miracolo.

Intanto, però, si cerca di lavorare e vivere il più pienamente possibile, per quel che queste restrizioni consentono e fra una quarantena e preventiva e l'altra, ovviamente.

Questo blog è nato come un diario in rete e quindi mi sembra giusto annotare quel che accade.

I bimbi crescono e Orsetto, soprattutto, in questo periodo ancor più dei suoi fratelli.

Domenica, primo giorno di primavera, ha imparato anche lui a pedalare, senza rotelle.

Così adesso siamo tutti e cinque ciclisti!

A vederlo, soprattutto da dietro, è facile confonderlo con il Ricciolino ed infatti ogni tanto le maestre della scuola dell'infanzia si confondono e lo chiamano con il nome del fratellone. Lui non se la prende.

D'altro canto, adesso i due maschietti giocano spesso insieme, alla lotta o con le macchinine o con le carte dei Pokemon o di Dragonball. 

Principessa si cambia vestiti almeno tre volte al giorno, scegliendo con cura abbinamenti e capi che le piacciano. In questo è pari pari al fratellone alla stessa età. O anche ad adesso, visto che il Ricciolino continua a farlo.

Non c'è giorno che non indossi una gonna o un vestito, meglio se con i brillantini o con i volant o perlomeno plissettata, preferibilemente in tutte le tonalità del rosa e del viola, con qualche concessione al rosso.

Spesso la sera indossa il pigiama (ovviamente o rosa o viola) e poi sopra il tutù da ballerina o la gonna con le luci al led che le ha regalato il mio sobrio fratellino. Poi mi chiede di mettergli video di ballerine con la musica classica e semplicemente balla, in salotto. E che nessuno la disturbi!


Code, trecce e codini sono una richiesta continua. Le scarpette da ballerina, le sue pantofole di casa.

Poco le importa di rompere un paio di collant al giorno e di tornare a casa con la gonna strappata o sporca di terra e erba, lei deve vestirsi "da ballerina" anche a scuola.

Da un lato, mi dispero, dall'altro sono contenta che si senta libera di esprimere se stessa, giocare in ogni modo e andare in bici anche con la gonna, il tutù o qualunque altro abbigliamento desideri.

Orsetto è l'unico che fa poche storie per gli abiti, indossa quasi tutto, purchè i pantaloni siano morbidi e le scarpe "da corsa". Ha bucato il piumino in mille punti infilandosi nelle siepi della scuola e perde piume mentre cammina. Lui ne ride di gusto, felice. In generale però è molto meno pasticcione di sua sorella, pur essendo molto fisico nel gioco. La sua amichetta del cuore è sempre la stessa e quando la nomina lo fa con aria sognante. Però mentre fino allo scorso anno giocava anche molto da solo, ora preferisce i suoi amichetti della scuola dell'infanzia.

Orsetto e Principessa hanno sviluppato un linguaggio tutto loro, fatto di giochi "per finta" che riprendono giorno dopo giorno  e di cui solo loro riescono a tenere il filo. 

La loro complicità è bellissima, da osservare. Anche se ogni tanto si picchiano, litigano e si mettono in castigo a vicenda.

Principessa appena torna a casa da scuola si aggrappa al ciuccio ed al suo doudou. Li molla solo mentre è immersa in un gioco. Quando cerchiamo di riservarli all'ora della nanna, ci guarda dall'alto dei suoi tre anni e mezzo e ci dice: "Ma sto giocando alla bambina piccola PER FINTA, il ciuccio ed il pupazzo MI SERVONO perchè sono una bebè".

E quindi niente, la furbizia va premiata e vince lei.

Quando siamo in ritardo e Orsetto si lancia in uno dei suoi interminabili capricci di puntiglio, piangendo sdraiato per terra, fino a che non minaccio di lasciarlo dove è e di andarmene, Principessa si mette a piangere anche lei implorando di non lasciarlo, perchè "è il mio fratellino!" e facendomi sentire una mamma di m....

E' molto protettiva verso Orsetto, che la premia lasciandole decidere 2 volte su 3 quale gioco fare e facendosi comandare quasi a bacchetta.

Il Ricciolino ha imparato ad usare le scarpe da ciclismo con gli attacchini, usa ogni pezzo di asfalto per allenarsi con lo skate e sogna gare di bici tutte le notti. E' praticamente autonomo nello studio, anche se io insisto per fargli fare più esercizi di francese, farlo leggere, scrivere e ripetere le lezioni, quando ha c'è tempo. La stagione di sci nordico lo ha aiutato a stare bene e gli è piaciuta molto.

 Senza non so come avremmo fatto.

E' un periodo in cui legge molto da solo, oltre alle nostre letture serali a due. 

Legge sia in francese che in italiano, soprattutto se si tratta di fumetti, da Tex a Topolino ad Asterix e Obelix.

Negli ultimi weekend in casa ci siamo ridati al giardinaggio

Abbiamo seminato in ogni tipo di vasetto fiori e vegetali vari, fatto talee e trapiantato fiori e viti. Messo resi e creato aiuole. Il prossimo passo sarà ingrandire il minuscolo orticello dell'anno scorso.


Qualche soddisfazione il giardinetto ce la regala. Soprattutto perchè la bellezza della natura è qualcosa che mi stupisce sempre e ha sempre il piacere di rischiararmi l'umore.

Io sto cercando di trovare uno spazio quotidiano per una breve meditazione e anche se fatico molto, sono 10 minuti che mi regalano un sonno migliore.

E poi mi sono data allo studio della prima serie di Asthanga Yoga. Prima o poi mi stufero' di ripetere sempre la stessa sequenza ma per ora ogni giorno è diverso, perchè ogni giorno compio progressi o noto particolari da correggere.

Manca sempre tanto, troppo. Soprattutto mancano stare con gli amici e lo sport. Questa notte ho sognato di nuotare e sentivo persino l'odore del cloro sulla pelle, la sensazione di pressione al naso durante le virate e..niente, mi sono svegliata quasi piangendo da quanto mi manca. Orsetto e Principessa chiedono sempre più spesso quando andremo in piscina ed in palestra d'arrampicata insieme. Il Ricciolino guarda le rocce e domanda quando potremo tirare fuori corda e imbrago. 

Abbiamo collezionato una serie infinita di merende, cene ed inviti a casa nostra ed a casa di nostri amici e amichetti dei bambini promessi per "quando si potrà", per le quali dovremmo poter rivivere l'anno che abbiamo di fatto perso. E invece.

 Cerco di vivere nel presente ma continuo a temere il futuro incerto. I bambini, intanto, crescono e, quando abbiamo bisogno di tirarci su il morale, prepariamo una torta, impastiamo una pizza, compriamo il gelato e andiamo a passeggiare o pedalare nei campi.


Crostata cioccolata e pere per la festa del papà

venerdì 19 marzo 2021

Le letture dei gemelli: "Quando sarò grande", per la festa del papà

 Per un lungo periodo le biblioteche  della mia zona hanno funzionato solo su prenotazione dei volumi on line. Ora sono di nuovo aperte ma temo che durerà poco.

Orsetto e Principessa sono ancora piccoli per scegliere un libro solo dalla copertina e dal titolo e comunque non voglio che stiano davanti al pc o al telefono, perciò mi sono messa a spulciare le recensioni per capire quali albi ordinare per loro.

Purtroppo i miei gusti non sono i loro e quindi non sempre ho compiuto la scelta giusta, pero' qualche chicca l'abbiamo scovata.

Una di queste è perfetta per la prossima FESTA DEL PAPA' 

"Quando sarò grande" di Astrid Desborde e Pauline Martine, 

ed. La Margherita, 2017 (in Italia), pag. 37



Ettore, un bambino, è in spiaggia con il suo papà. Guarda in cielo le rondini, che volano all'altro capo del mondo e domanda se, "da grande", anche lui se ne andrà lontano.


E' solo la prima di una serie di interrogativi che Ettore pone al padre, dando voce alle più comuni paure di ogni bambino (e, in fondo, di ogni adulto), con un linguaggio semplice e comprensibile per i bambini ("E se cado?" ,"E se scende la notte?", "E se si alza il vento? ecc), che sottointende sentimenti e dubbi universali: la paura della solitudine, degli imprevisti che stravolgono il cammino, dell'ignoto, dell'isolamento, della noia, il senso di impotenza o di inadeguatezza  e così via.



Il papà risponde con affermazioni positive e chiare, che rassicurano senza banalizzare, ricordando al suo bambino che la forza per affrontare il futuro è già dentro di lui e intorno a lui e che un genitore è sempre vicino al proprio figlio, anche quando non sembra.

Un libro delicato come le sue illustrazioni, con un ritmo quasi ipnotico che risulta efficace ed è piaciuto molto ai miei bimbi.

Per parlare d'amore e di crescita in modo non sdolcinato.

Senza fretta, perchè come ricorda il padre ad Ettore: "Hai tutta la vita davanti a te".



Ecco il mio consiglio di lettura per questo venerdì del libro.

lunedì 15 marzo 2021

Riflessioni sparse del momento.


Questo post sarà confuso e arrabbiato.

Però ho bisogno di scriverlo.

Ho troppa voglia di urlare e piangere per ciò che non riesco a farmi andare bene, a "digerire".

In qualche modo ho bisogno di buttarlo fuori.

 Il lavoro. Non il mio, il lavoro in generale. 

Ci sono professioni, posizioni e mestieri tutelati ed altri no. 

Non mi interessa perchè e per come la stuazione sia quella che è, mi interessa il fatto che il Covid sia stato l'ennesima occasione sprecata per modificare lo status quo, per portare davvero uguaglianza.

E invece è ormai un anno che c'è chi gode di congedi, non retribuiti o  parzialmente retribuiti, permessi, malattie e diritto allo smart working e chi non ha nulla di ciò. Chi lo smart working non lo vuole proprio, perchè in realtà è multiworking, eppure è obbligato.

Chi percepisce uno stipendio intero sempre, che lavori 8 ore in presenza o 4 a casa o non lavori proprio e chi non ha neppure più la possibilità di lavorare o di trovarlo, un lavoro.

Chi ha diritto di assentarsi e rinviare se si prende il Covid o è in quarantena e chi questo diritto non lo ha e deve pagarsi un sostituto, sperando di averne le risorse, di trovarlo e che lavori bene.

Chi ha la pensione o il reddito di cittadinanza senza aver mai lavorato o avendo lavorato per una manciata di anni e chi non ne maturerà mai il diritto, perchè appunto non può lavorare. 

E sorvoliamo sugli importi della pensione e dei sussidi e sulla disuguaglianza interna, tra chi ha contribuito e chi no.

Chi è stato vaccinato perchè fa un certo mestiere e poi è a casa comunque, molto spesso costretto, anche se vorrebbe essere in presenza.

E non è che il mal comune sia mezzo gaudio. 

Io non voglio che si tolga a chi ha più tutele, vorrei che si dessero a tutti gli stessi diritti. E invece continuano ad esserci lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. 

Tra questi ultimi, anche chi un lavoro fuori casa non lo ha e quindi si pretende che faccia di tutto e di più e per giunta in silenzio.

La scuola.

Io ho frequentato 5 anni di elementari a tempo pieno con due maestri che si alternavano. Sempre gli stessi. I miei maestri erano "I" maestri, per me. Io per loro non ero solo un nome sul registro. A distanza di quasi 30 anni vengono ancora alle nostre cene di classe, se li incontro si ricordano i nomi dei miei fratelli, la professione che esercito, dove vivo o si informano di tutto. Erano un punto fermo.

Le questioni tra compagni si risolvevano in classe, tra compagni spontaneamente e, se necessario, compagni e maestri. Non con note o colloqui. E vi assicuro che funzionava.

Mio figlio di maestri e maestre in 4 anni ne ha già cambiati, per fortuna non tutti, non la maggior parte.

A molti studenti italiani è andata decisamente male.

 Durante il primo lockdown,  lui li ha sentiti dopo tre settimane in una vidoechiamata di gruppo di 45 minuti, una volta a settimana. Adesso  la DAD viene attivata solo se è a casa tutta la classe (se no e-mail o registro elettronico per i compiti a casa), rigorosamente con il programma che ha deciso la scuola (e chissene se non funziona con un altro marchio di pc o su quelli più obsoleti), nell'orario che ha deciso la scuola.

In altre scuole, funziona diversamente, in alcuni posti meglio, in altri peggio. Scuola che vai, situazione che trovi e le famiglie devono far andar bene tutto.

Non metto in discussione la preparazione o la bontà delle insegnanti, perchè noi siamo fortunati in questo.

Eppure mi sembra non ci sia un particolare rapporto, effettiva vicinanza.

Era arrabbiato, mio figlio, quando a Pasqua dell'anno scorso si è sentito augurare "Buona Pasqua" . Perchè cosa c'era di bello in quella Pasqua chiusi in casa con la propria famiglia stretta (nella migliore delle ipotesi) e basta, da un mese ormai? E d'altro canto, cosa dire a questi bambini, al di là dallo schermo?

Ai piccoli è andata meglio, con videochiamate e messaggi. E senza il rpoblema di DAD, compiti e didattica,certo. 

Non è scuola dell'obbligo, ma spiegalo a bimbi di due anni e mezzo che l'educatrice con cui stavano mezza giornata o tutto il giorno cinque giorni su sette, da quando avevano sei mesi, di punto in bianco non la possono più vedere e toccare? Non è un trauma psicologico? Non è un pò come essere abbandonati? E il sentimento di queste educatrici, che con i bimbi che accudiscono sviluppano un forte rapporto affettivo?

La scuola che apre - chiude- riaprirà o forse no. Perchè chi ci crede più?

In cui non si sa il giorno prima che libri verranno usati il giorno dopo perchè si preferisce decidere all'ultimo in base a come va, però i bambini dovrebbero imparare a programmarsi compiti e studio e dividiamo tutti i mille fascioletti da foderare. Pero' si portano tutti a scuola, perchè non si sa.

In cui  non si può scegliere con chi giocare perchè  "bisogna giocare con tutti" , anche con chi magari proprio non ti piace o si lamenta sempre con la maestra se non si fa come dice lui/lei, ma con il Covid giocare rigorosamente senza toccare nessuno, senza toccare la palla o altro, con la mascherina e possibilmente a distanza.

Una scuola in cui a  giugno, quando erano aperti i centri estivi, i bimbi frequentavano i parchi giochi, mezza Italia ricominciava a viaggiare e stare al mare o con gli amici, non ci si poteva incontrare tutti neppure per un saluto informale perchè la singola dirigente scolastica non era d'accordo e questo prevaleva su tutto.

La scuola che doveva spostarsi all'aperto, rinnovarsi, migliorare per sfuggire al contagio ed invece si sta comunque sempre in aula e con sempre più divieti e limiti ed è la prima ad essere chiusa, quando i numeri salgono, come se in fondo, fosse cosa da poco.

La scuola, in cui è stata reintrodotta la materia "educazione civica", con fondamenti di diritto, che chiede a bambini delle elementari di firmare (ripeto, minori di anni 16, firmare) un patto di "corresponsabilità" in cui i bambini stessi si obbligano a monitorare il proprio stato di salute e segnalare i compagni che non rispettano le regole. 

Tra delazione ed omertà, forse c'è una via di mezzo?

In cui un anno fa veniva imposto addirittura quando far mangiare la frutta o lo yogurt (merenda obbligatoria da portarsi da casa), se come merenda del mattino o del pomeriggio perchè: "La scuola deve educare, anche in campo alimentare !"  (come se tutti avessero le stesse esigenze nutrizionali e lo stesso metabolismo, peraltro). 

L'anno dopo, visto che c'è il Covid, non si lavano neppure più i denti dopo pranzo, la merenda ognuno faccia come pare e in mensa un trionfo di monouso e rifiuti.

La scuola dei protocolli, ma solo quando fanno comodo, e dell'ipocrisia, in cui bambini ed insegnanti si barcamenano come possono, cercando di sopravvivere e magari lasciare un pò di spazio alla didattica. Tradizionale, ovviamente.

Perchè poi, in tutto questo, io mi preoccupo del bisogno di socialità e confronto con i coetanei dei miei figli, ovviamente perchè "non ho capito che c'è chi è in TI o in una bara, ci sono altre priorità, loro hanno tutta la vita davanti, pensa alle cose serie"  ; ho necessità di "parcheggiarli" a scuola perchè "sono un genitore degenere che non sa educare i propri figli e li ha fatti solo per sbolognarli" ; mi preoccupo anche che imparino qualcosa perchè "sono il tipico prodotto di una società in cui conta solo il nozionismo e sfornare piccoli robot che producano un domani un reddito e si mantengano".E già, mi avete beccata.

I vaccini

Io credo nella libertà di scelta, soprattutto in termini sanitari. 

Ciò posto, vogliamo procurarci o no questi benedetti vaccini, svizzeri, inglesi, italiani, russi o americani che siano, purchè siano?

Vogliamo consentire a chi vuole correre il (relativo) rischio, di vaccinarsi?

Vogliamo proteggere i più anziani e fragili che continuano a morire o solo guadagnare consensi elettorali (ah già , votare è fuori discussione da anni) vaccinando per categorie, dipendenti pubblici del comparto sanità, scuola e forze armate in primis?

E poi pure la popolazione carceraria, prima dei pensionati?

Senza considerare l'età, se abbiano davvero maggior probabilità di ammalarsi, se abbiano già una sorta di immunità (seppur temporanea da malattia o no) ecc.

E poi comunque chiudiamo i reparti ospedalieri e le scuole e mandiamo ai domiciliari i carcerati, vaccinazioni o non vaccinazioni effettuate.

Ma tranquilli: "Potenzieremo il sistema di vaccinazione e tracciamento!" Da domani, sempre da domani.

Leggo le notizie, cerco di capire cosa capita o nonn capita all'estero e non mi capacito.

I criteri e le zone

Semplicemente, non se ne può più.

Non se ne può più di annunci al venerdì o alla domenica sera, per regole che forse valgono dal giorno dopo, forse ci concedono il fine settimana per abituarci. Forse no perchè poi la gente "se ne approfitta" o forse sì "perchè lo avemamo promesso".

Non se ne può più delle "cinquanta sfumature di arancione" , con regole sempre diverse, da sommarsi alle ordinanze regionali, provinciali, comunali, che ovviamente il cittadino deve scovare, leggere ed interpretare.

Decreto o dpcm, opinioni del CTS o scelta della forza politica del momento....in ogni caso, confusione su confusione.

Senza contare la nuovissima fonte del diritto italiano: "Le faq del Governo"!

Il mio insegnante di diritto costituzionale si starà rivoltanto nella tomba.

D'altro canto, siamo passati dall'Europa unita al divieto di circolazione fuori dal Comune di residenza, domicilio o abitazione (prego, scelgasi un criterio tra i tre, tanto non si capisce neppure quale prevalga), passando per la "frontiera regionale" e le zone rosse provinciali (ma non dovevano essere abolite? Ah no, solo sulla carta) eppure dopo un anno, un anno intero, la situazione non è che sia migliorata molto.

E' colpa dei cittadini che non rispettano le regole. 

E allora andateli a cercare, magari fuori dallo stadio o a pregare per la morte di Maradona, o per le vie dello shopping (pero' che comprino e paghi con la carta, mi raccomando, perchè se no c'è evasione e poi i negozi chiudono e via così), se proprio pensate sia colpa loro, non impedite a tutti gli altri poveri cittadini allo stremo della resistenza psichica di passeggiare in parchi e giardini, in campagna o in montagna o sul lungo mare, o ai bambini di scendere dallo scivolo o andare in altalena.

E intanto, vaccinate, tracciate e curate. INvece di promettere e parlare, che tanto ormai la credibilità  è evaporata.

I medici

Qui si apre un mondo. Quelli che curano seguendo il protocollo, quelli che prescrivono diversamente, quelli che continuano a visitare e quelli che manco rispondono al telefono.

Quelli negazionisti e quelli terrorizzati. Quelli che parlano in tv o sul web e quelli che fanno ciò che possono, come possono, in silenzio.

Quelli che, a sentir loro "gli ospedali sono pieni, lavoriamo con ritmi disumani" e altri, che lavorano nello stesso posto, che rassicurano: "non è vero niente, è occupato solo il 20% dei posti letto, sono i colleghi che ora che devono lavorare si lamentano".

Quelli che serve la vitamina D, quelli per cui preghiere e tachipirina curano tutto e quelli che se non inizi subito con un cocktail di farmaci non hai speranza.

Io so solo che sono estremamente disorientata. Confusa, spaventata e disorientata.

Continuo ad avere fiducia ma è sempre più un atto di fede.

Virologi / infettivologi / opinionisti / giornalisti e politici.

Niente. Li considero tutti alla stessa stregua e non li sopporto proprio più. 

Non intendo sprecare altre parole, per loro.


E...basta.

Adesso vado a seminare piantini di verdure e fiori e fare yoga, i primi perchè "non si sa mai", i secondi perchè c'è bisogno di bellezza e colore (non sulla mappa dell'Italia) e la terza perchè ho necessità di sviluppare endorfine e la palestra di arrampicata e la piscina sono ancora chiuse, per dpcm. No anzi, forse per decreto. Vabbè.




giovedì 7 gennaio 2021

Quel che voglio ricordare del 2020

 Poco fa ho letto questo post di Mamma Piky, ho riflettuto su come commentare e realizzato che, di questo 2020, io ho comunque molto da ricordare.


Non scrivero' qui quello che desidero lasciarmi alle spalle, anche perché ho i miei dubbi che il 2021 me lo consentirà e poi quanto sia delusa, triste ed arrabbiata l'ho scritto spesso su facebook.

Adesso voglio mettere nero su bianco tutto cio' che di piacevole, positivo, gioioso c'è stato.

E' facile. Ho stampato da poco 500 fotografie e mi basta scorrere per ricordare:


1. I primi due mesi del 2020, con la neve, lo sci di fondo, gli amici con cui festeggiare, visti a pranzo o a cena o per una cioccolata calda o un panino sulla neve.

2. La fiera di Sant'Orso a Donnas, a fine gennaio e i venerdi' sera ad arrampicare in palestra, fino ai 

primi di marzo.

3. Il Carnevale di Pont Saint Martin, che abbiamo festeggiato, per quanto mi riguarda spensierati, mentre quello di Ivrea si fermava. E che è stato il primo che Orsetto e Principessa ricordano, almeno un po'.

Il primo in cui come famiglia abbiamo fatto parte di un rione e sfilato in bianco e verde, godendoci ogni momento.

4. La primavera, comunque sbocciata in tutti i suoi colori e calori, con le prime fioriture, le passeggiate nei campi, i piccoli in bicicletta quando si poteva uscire, le grigliate noi cinque in terrazza e i nostri "percorsi ginnici casalinghi"


5. L'approfondimento della conoscenza con alcuni vicini di casa e la conferma che nel nostro paesino si sta bene. 

6. Gli esperimenti culinari e di orto coltura.

7. La caccia la tesoro di Pasqua, la gioia delle fragole con la panna e del gelato artigianale a domicilio.

8. Il rapporto con le educatrici del nido, anche a distanza.

9. I festeggiamenti in famiglia per il mio compleanno, per quello dei gemelli e di mia suocera e poi ancora per mio fratello, mia madre, di un amico ecc., nel corso dell'estate.

10. Il centro estivo del paese, che ha salvato la sanità mentale di tutti e cinque noi ma mia e del ricciolino in primis.

11. Il ciclismo del ricciolino, che è partito arrancando ed in ritardo, con meno bimbi e qualche screzio ma alla fine ci ha confermato che abbiamo scelto un club sportivo di brave persone in cui lui si diverte sempre.

12. L'unica gara di bici del ricciolino e la giornata con gli altri genitori.

13. Il saluto al parco ai compagni del nido e alle educatrici, che ho faticato ad organizzare, con altre mamme e molti mal di pancia ma di cui è valsa in pieno la pena.

14. Gli amici, quelli che ci sono sempre, anche a distanza e in pandemia. 

15. Il lago, seppur con modalità macchinose di prenotazione e una stagione a dir poco dimezzata, ma comunque lago.

16. Lo yoga, una abitudine quotidiana che non voglio abbandonare e che nei mesi della chiusura ho approfondito.

17. Il corso di musicalità di Orsetto e Principessa, finché hanno potuto frequentarlo.

18. Alcune piccole grandi conquiste della crescita dei miei cuccioli: l'abbandono del ciuccio e del pannolino di giorno anche per Orsetto, Principessa che impara a andare in bici, con i pedali e senza rotelle.

19. Dicembre, con un Natale diverso ma comunque non solitario, con tanta neve e tutto lo sci di fondo che ci è stato possibile, anche per Orsetto e Principessa.

20. Anche e soprattutto le tante escursioni in montagna, in Piemonte, in Valle d'Aosta ma anche in Ticino, sia solo noi cinque, sia con parenti, sia con amici.

La montagna non ci delude mai ! 



Non aver viaggiato durante le vacanze ha avuto infatti come rovescio della medaglia ancora piu' gite tra prati, boschi e monti, che ci hanno regalato molte soddisfazioni.

Insomma, un 2020 per moltissimi versi da dimenticare (anche se dubito che ci riusciremo) ma per tanti altri da ricordare, per fortuna!

E voi, cosa volete ricordare dell'ultimo anno?




venerdì 18 settembre 2020

Si è chiuso un ciclo.

Orsetto e Principessa hanno iniziato da una manciata di giorni la scuola dell'infanzia, dopo più di due anni di nido. 

Entrati a 6 mesi anagrafici all'asilo (qui, il loro inizio), per loro era una seconda casa e, le educatrici di riferimento, molto più che delle "tate". 

 Immaginate dunque il loro smarrimento e la tristezza, a non poter piu' frequentare a causa del lockdown e non poter neppure piu' giocare con i loro amichetti, piccoli e grandi. 

Durante l'estate, quando il nido ci ha comunicato che non avrebbero riaperto, al loro sentimento si è unita la mia nostalgia ma anche la rabbia ed la tristezza di una madre che c'era già passata e aveva vissuto con intensa emozione i saluti finali (come dimenticare il giugno in cui ha concluso il mio primogenito?), la festicciola di fine anno , l'inserimento alla scuola materna (già vissuto con il ricciolino e rivelatosi importante) e dunque sapeva ciò di cui erano stati privati i suoi figli e lei stessa.

Alcuni mi hanno detto che esageravo, a sentirmi così. Alcuni non hanno compreso. 

Francamente chi non c'era già passato non sapeva neanche cosa si perdeva, per cui logicamente non capiva. 

O forse si trattava solo di persone prive di una sensibilità come la mia (ovvero non insensibili ma diverse, magari più proiettate per carattere nel futuro, meno sentimentali oppure più pratiche o con figli che manifestano meno certi tipi di emozioni o che comunque non avevano avuto lo stesso attacamento alle educatrici...insomma, il mondo è vario!) 

Altri invece hanno provato sentimenti simili ai miei ed a quelli dei miei figli. In ogni caso, per me era importante "chiudere il ciclo", accompagnando i miei bambini verso la loro nuova avventura dopo aver salutato compagni ed educatrici e in qualche modo "celebrato il passaggio". 

E poi volevo avere l'opportunità di ringraziare le educatrici e la direttrice per tutto ciò che, in questi anni, avevano donato a me ed ai bambini. E non è stato poco!!!

Siccome non ero la sola a desiderarlo, alla fine io ed altre mamme abbiamo preso l'iniziativa e, al di fuori dei canali ufficiali, in luogo pubblico e neutro e in orario non lavorativo, abbiamo organizzato una semplice merenda di saluto tra bimbi dell'ultimo anno, genitori ed educatrici. 

All'inizio il timore era che molti non avrebbero aderito, spaventati di creare un "assembramento" o di problemi lavorativi con le istituzioni scolastiche. 

Soprattutto temevo che ci trovassimo in pochi, come era accaduto con la merenda organizzata alla primaria. 

Invece è stato un successo. Sicuramente anche per la maggiore intelligenza dei genitori dei bimbi coinvolti che per la maggiore intelligenza e sensibilità delle educatrici del nido, rispetto alle maestre della primaria del ricciolino, molto assenti già durante il lockdown. 

Hanno aderito quasi tutti e mancava solo una delle educatrici e solo perchè in viaggio. 

  C'è stata la merenda portata dai genitori e la consegna dei regali alle maestre, che ci hanno sorpreso consegnando i "diplomi" di bimbo grande ai bambini presenti ma anche, per chi ha partecipato, un libretto con foto e descrizione personalizzata del progetto "educativa domiciliare" dell'estate (ne ho accennato qui).

 Il tutto in uno spazio abbastanza ampio da consentire di non affollarsi e, per gli adulti, la mascherina, senza tante discussioni. 

 Insomma, è bastato volerlo ed organizzarlo, a dispetto dei limiti e paletti della istituzione. 

 I bambini si sono ritrovati, hanno giocato di nuovo insieme e salutato le educatrici, noi mamme e papà abbiamo potuto confrontarci, scambiarci i contatti e riannodare i fili della conoscenza. 

Ecco. Non è stato come sarebbe stato se il virus e le regole non ci avessero messo lo zampino e come era stato per il ricciolino o ad ottobre, ma è stato comunque emozionante e ha permesso di "chiudere il ciclo" in bellezza. Ci voleva! 

E ora...un nuovo inizio, ovviamente doppio. 


 

P.s. Anche voi avete organizzato qualcosa di simile? O lo hanno fatto le scuole? Come è andata? Per voi era importante?

mercoledì 16 settembre 2020

11 "cose" che mi mancheranno dell'estate 2020

Dopo avervi raccontato le 13 cose che non mi mancheranno di questa strana estate, eccomi a dirvi cosa, invece, mi mancherà quando arriveranno autunno ed inverno:

1 - La sensazione di una ritrovata libertà.

Libertà di non dover piu' pensare, ad ogni spostamento, se sono ancora all'interno del mio Comune o della Regione. Libertà di varcare il confine nazionale ma, soprattutto, libertà di andare a trovare i miei cari, libertà di correre, andare in bicicletta, arrampica

re e andare in montagna.

Eh già, perchè durante il periodo di chiusura la sensazione, per me, era quella di solitudine e soffocamento e, forse per questo, poter di nuovo uscire è stata una sensazione bellissima, assaporata e goduta come forse mai prima.

 

2 - Le escursioni in montagna. 

Mai tante come quest'anno, in cui abbiamo scelto di non andare al mare o altrove e di rimanere principalmente nella nosra zona, salvo un paio di puntatine oltre confine.

Lunghe, brevi, con o senza impianti di risalita, a colli, laghi e rifugi, con e senza amici.

Una escursione piu' bella dell'altra, perchè viviamo in un luogo splendido.

Anche se cerchiamo di vivere la montagna anche d'inverno e ci piace, le escursioni del periodo estivo per me sono sempre indimenticabili.


3 - Le festicciole con i parenti.

Non che non festeggiassimo i compleanni dei membri della famiglia, pero' quest'anno, dopo tanti mesi distanti fisicamente, abbiamo tutti fatto il possibile per ritrovarci dinnanzi ad una torta, un vassoio di pasticcini o una coppa di gelato, per celebrare come si deve i nostri affetti.

 

E anche in questo caso, io mi sono goduta di piu' del solito queste festicciole.



4 - I pranzi ed i pic nic in terrazza.

In primavera ci siamo attrezzati con cio' che avevamo a disposizione e, dovendo restare in casa, abbiamo vissuto per la prima volta la nostra terrazza, trasformandola in uno spazio di gioco per i bambini, per la ginnastica dei grandi e, soprattutto, per i pranzi all'aria aperta.

Non tutto insieme, si intende, trattandosi di un terrazzino, pero' si puo' proprio affermare che lo abbiamo utilizzato ed è stato un piacere.

5 - L'orto e i fiori.

Piantati un po' per gioco e un po' per disperazione, i semi ed i fiori trovati qua e là ci hanno dato gran soddisfazione.

 

Sarà stata la fortuna dei principianti o l'amore e la cura quotidiana che ci abbiamo messo ma, alla fine, la soddisfazione mia e dei bambini è stata tanta.


 

6 -  La bicicletta.

Mancherà soprattutto al ricciolino, finita la stagione di mountain bike, come gli è mancata tantissimo nella primavera in cui il club sportivo non ha potuto iniziare l'attività consueta.

Mancherà pero' anche a me ed ai piccoli, sempre piu' abili sulle loro biciclettine senza pedali.

Non mancherà al mio ginocchio che, ahimè, sembra patirla. 


 

7- I laghi ed i bagni nei laghi.

Mi mancano tutti gli anni, a dire il vero, alla fine dell'estate.

Perchè in qualche modo sono sempre stati parte della mia infanzia, da quando la domenica mattina i miei genitori ci svegliavano presto per andare a fare sci nautico al lago di Viverone o per i pomeriggi di caldo e acqua trascorsi al lago Sirio,

o ancora, per le giornate in cui il nonno portava me e mio fratello a pesca con lui al lago di Meugliano o per le gite in montagna in cui ogni lago o torrente era buono per mettere i piedi a bagno!

 

Insomma, in qualche modo, i laghi del Canavese e di montagna sono parte della mia primavera/estate ed in inverno mi mancano sempre un po'.

 

8 - I vestiti estivi

Leggeri, colorati, spesso piu' comodi di quelli invernali. In estate i miei vestiti mi rispecchiano di piu' e mi sento libera in maglietta e pantaloncini corti o con canotte e gonne colorate, per non parlare dei sandali!

In inverno, invece, l'abbigliamento è piu' serioso, per necessità lavorative e perchè c'è molto meno scelta di capi e colori.

 

9 - Le gambotte scoperte e le fossette sulle braccine dei miei bimbi.

Mi mancheranno, si', perchè in estate i vestitini corti le lasciano scoperte e loro  stanno crescendo. La prossima estate, probabilmente, le fossette sui gomiti saranno sparite e le gambe saranno piu' magre, già da "grandi".

E comunque tutti infagottati è piu' difficile stringerli, abbracciarli e sentire l'odore della loro pelle.



10 - La luce solare

L'autunno è una stagione che mi piace e anche l'inverno ha i suoi perchè, tuttavia la luce primaverile ed estiva non ha eguali e mi mancherà, eccome, cosi' come mi mancheranno le giornate piu' lunghe e il calore del sole.

 

11- Il centro estivo e le educatrici del nido

 Questa estate, a nido chiuso e senza i centri estivi ordinari per il grande, abbiamo dovuto e voluto (perchè i miei figli avevano bisogno di stare con altri bimbi, a giocare all'aperto) fare ampio ricorso al centro estivo, per tutti e tre i bambini.

Dopo un inizio non semplice, di adattamento e ricerca del centro giusto, i bambini si sono trovati benissimi in uno vicino a casa e in cui anche io, da mamma, ho trovato tanta empatia, accoglienza e sorrisi.

Provo tanta gratitudine per il centro estivo, che c'è stato dove il pubblico ha fallito o non è stato messo in grado di fare, ma anche per le educatrici del nido che, con il progetto di "educativa domiciliare", sono riuscite a riprendere il contatto con i piccoli e accompagnarli piu' gradualmente verso la scuola dell'infanzia, pur avendo a disposizione solo una manciata di ore.

 



E poi...mi mancheranno anche altri aspetti dell'estate, di questa estate, pero' questi mi sembrano i principali.

E a voi, cosa mancherà di piu'?

martedì 23 giugno 2020

Auguri Orsetto e Principessa ! TRE ANNI !

Dopo lunghi mesi di assenza dal blog, ho scelto oggi per tornare su questo schermo.
Perchè oggi voi, miei piccoli gemelli monelli, compite 3 anni.

TRE ANNI
TRE ANNI
(nei vostri colori preferiti)



tre anni da quel pomeriggio in cui decisero di indurmi il travaglio, facendomi firmare che accettavo di correre il rischio, purtroppo nel mio caso molto alto, di rimetterci la vita per farvi nascere.
Tre anni da quel pomeriggio, dopo 15 lunghi giorni di ricovero, in cui mi dissero: "Finalmente sapremo se il maschietto è sano o no". Quando il no significava una "malformazione incompatibile con la vita".
Tre anni da quel pomeriggio in cui delle mie paure, di queste paure, di queste possibilità nefaste, avevo parlato solo con mio marito e mia madre, perchè nessuno poteva farci nulla e, con il fatalismo che a volte mi contraddistingue, sapevo che dal parto avrei dovuto passare e dunque tanto valeva affrontarlo cercando di restare serena, per quanto consentito dalla situazione. E sia quel che sia.

Ho rischiato davvero e c'è stato un momento in cui ho creduto che non avrei aperto gli occhi, eppure alla fine me la sono cavata con poco e loro pure.
Tre anni da quella notte in cui siete nati, con un travaglio lampo, piccoli, per me all'epoca minuscoli ma perfettamente sani.

Tre anni dall'esperienza di avere un figlio in TIN,che non dimentichero' mai.
Tre anni da un ricovero pre e post parto pesante, in cui ho capito su cui potevo davvero contare.

TRE ANNI DIVERSI DA COME LI AVEVO IMMAGINATI, CERTO. MA DI SICURO MOLTO INTENSI !


Tre anni di voi, oggi gemelli monelli piu' uniti e simpatici che mai.



Con tutti i difetti e i pregi di ogni bambino di tre anni ma la forza di un legame speciale, tra voi e con il vostro fratellone.
Tre anni di caratteri tosti e radicalmente differenti, che vi rendono unici e speciali. Come i vostri sorrisi ed i vostri discorsi.

Anche voi avete patito, in questi ultimi mesi, ed ancora vi manca la vostra "vita normale" di nido, amate educatrici, giochi con gli amichetti che conoscete ormai da tempo e nonni.
Mi avete fatto pentire piu' di una volta di aver desiderato un secondo figlio, ma poi passava ed è solograzie a voi e a vostro fratello, solo grazie a voi tre, se ho continuato a sorridere in questi mesi, se siamo stati e siamo felici, se ridiamo, giochiamo e guardiamo al futuro.


Voi, in tutti i sogni miei da tre anni e...anche un po' negli incubi,

 a partire dal ricordo dei viaggi divisa tra di voi, uno in TIN a Torino, l'altra a casa in Valle d'Aosta, per passare alle difficoltà di far mangiare l'uno e saziare l'altra, alle 12 poppate al giorno, ai malanni, al badare da sola a voi con un ginocchio rotto, all'impossibile conciliazione tra figli e lavoro, all'operazione, al trasloco in una casa ancora in cantiere, praticamente da sola, con due gemelli prematuri di tre mesi, un sienne ed un marito all'estero.

Voi, che fate impazzire a momenti alterni, di amore e disperazione, sia noi che il vostro fratellone.

 

Eppure siamo qui, insieme, pronti a spegnere le candeline per voi.

Perchè tre anni non sono piu' "dui" e vi aspettano tante nuove meravigliose avventure, ogni giorno.

E a noi con voi !

🎂🎂🎂  💜💙💛

Buon compleanno Orsetto e Principessa !!!




domenica 19 aprile 2020

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE

NEGLI OCCHI DEI BAMBINI, DOMANDE
 


In questi giorni leggo spesso esaltazioni della capacità dei bambini di essere piu' forti, resistenti, adattabili e resilienti di noi adulti.
Leggo (meritati) elogi dei bambini. 
Ascolto rassicurazioni generiche sulla loro salute ad uso e consumo degli adulti (state tranquilli, i bambini stanno bene, a loro basta poco, per essere felici).
Chissà perchè, in molti credono che i bambini abbiano tutte le risposte, ovvero che conti solo essere con le persone che amiamo e piu' o meno in salute, per essere felici.
Agli adulti che si interrogano sull'efficacia di questa chiusura (o clausura?), che si angosciano per l'assenza di piani per il futuro, che faticano sempre a piu' a rispettare regole rigide imposte a suon di sanzioni, si risponde di prendere esempio dai bambini che si adattano senza lamentarsi e senza preoccuparsi del domani.



Io penso che la realtà sia diversa da questa visione zuccherata e sdolcinata.

Penso che i bambini obbediscano perchè è cio' che gli imponiamo di fare e perchè come tutti i cuccioli del mondo si affidano ai loro genitori.
Penso che si lamentino, solo che lo fanno senza scrivere su facebook, senza scrivere, a volte senza neppure parlare.
Penso che si stiano adattando (come noi adulti, peraltro, perchè altrimenti ci saremo già lanciati dalla finestra), ma che non lo facciano in silenzio bensi' silenziati.
Non conosco tutti i bambini del mondo.
Forse non conosco davvero neppure i miei.
Pero' li osservo, ascolto i racconti delle amiche e leggo i commenti di altre mamme riguardo i propri. E raccontano di una realtà diversa.
 
Nei loro disegni, vedo domande e non risposte,
non tratteggiano la speranza ma urlano i loro bisogni;

Sento l'incertezza e la paura,
nei pianti notturni dei piccoli, che erano spariti da un pezzo e ora sono tornati,
negli sfoghi isterici del grande,
nell'opposizione ad ogni proposta, nel tentativo di avere il controllo su una qualunque decisione,
nella loro richiesta di vicinanza e coccole, che aumenta in modo proporzionale al tempo che passiamo insieme, anzichè viceversa;

percepisco la tristezza e la nostalgia
nelle lacrime che si affacciano agli occhi non appena chiama l'educatrice,
al sentire la voce dei nonni al telefono,
nel rifiuto di salutarmi quando esco per fare la spesa, senza poteri portare con me,
nella testolina che si china e nelle spalle che si afflosciano, alla ripetizione del divieto di oltrepassare il vialetto di casa,
all'ennesimo "no, anche oggi non si va al nido, è ancora chiuso",
alla negazione anche della possibilità di andare a vedere i fiori, nei campi vicino a casa,

sento crescere l'insofferenza e la rabbia,
quando si affrettano a spegnere la tv o a cambiare canale, ad ogni ipocrita richiesta di "aiutare chi ci aiuta", ad ogni nausente ripetersi di parternalistiche e sciocche raccomandazioni ("programmate le vostre giornate in casa, fate esercizio fisico e tenete l'ambiente pulito"), ad ogni incomprensibile snocciolare di dati di decessi e contagiati,
quando chiediamo loro di aiutarci a preparare tavola,
li invitiamo a rimettere in ordine i giochi o andare a dormire,
nei loro litigi,
nel loro chiudersi in camera sempre piu' spesso, tagliando fuori noi e ora l'uno o l'altro dei fratelli, come precocissimi adolescenti in cerca di riservatezza;

colgo la ribellione,
nel rifiuto a videochiamare i nonni o gli zii un'altra volta,
nello scrivere un tema su questi giorni a casa da trasmettere alle maestre,
nel disegnare ancora "segnali di speranza",
nel cantare e ballare guardando video sul tablet,
nell'iniziare un lavoretto creativo,
nel cimentarsi in un percorso motorio,
quando nei primi giorni accoglievano con entusiasmo ognuna di queste proposte,


Queste attività non gli bastano piu' , ormai. 
           Hanno compreso che sono solo un palliativo alle mancanze.
Noi non gli bastiamo piu' noi, ormai.


Cerchiamo di rassicurarli come possiamo ma loro lo hanno capito, che non abbiamo risposta a cio' che ci chiedono.
Che neppure noi sappiamo quando potremo tornare a correre nei prati, camminare per i sentieri di montagna, mangiare con gli amici, guardarli giocare ai gardinetti, abbracciare i nonni, accompagnarli a scuola, a musica e agli allenamenti sportivi.


E allora i bambini tornano a giocare, ad inventare scenette e canzoncine, a rifugiarsi in un libro, a guardare un cartone. Tornano a ridere, saltellare e sorridere. Ci offrono un abbraccio o un fiorellino, cercando di resistere e rassicurarsi, esattamente come noi con loro.

I bambini sanno vivere nel presente meglio di noi, questo è certo.

Sono ancora abbastanza sereni ed allegri.
Eppure.

Io leggo domande, negli occhi dei miei figli, 
vedo insofferenza, nei loro gesti, percepisco incertezza, nei loro pianti, sento crescere l'insofferenza e la rabbia, colgo la ribellione.
Sento i loro momenti di tristezza.
Intravedo i primi segnali di una ancor piu' pericolosa apatia.
E la delusione.

Pero' forse quest'ultima è solo mia e non sono certamente i bambini, a deludermi.