Qualche settimana fa (vabbè, siamo sinceri, ormai mesi fa), trovando un gomitolo di lana verde tutto solo soletto nel cesto del cucito, ho pensato di cimentarmi nella realizzazione di un paio di guanti per il ricciolino biondo.
Non ho seguito nessuno schema o istruzione, sono andata a fantasia, anche perché non trovavo nulla che mi soddisfacesse (spesso le spiegazioni fornite dalle riviste di maglia per bambini sono errate o incomprensibili ai principianti come me).
L'esperimento non è riuscito del tutto, però da esso ho imparato molto e so che la prossima volta sarà più facile.
E per questo che vorrei condividere con voi la mia creazione!
I guanti sono venuti un pò troppo lunghi e larghi per mio figlio (5 anni) quindi tenetelo presente, se volete provare.
Per la larghezza, ho usato prima 28 maglie e mi pareva stretto, poi 34 ed era troppo.
Dunque direi che 30 sono l'ideale!
Lavorate in altezza sei ferri per il bordo a due dritti e due rovesci, poi 18 ferri a maglia dritta, quindi separate dito e mano, lasciando 10 maglie per il primo e le restanti per la mano.
Io le maglie che tralascio le metto su una lunga spilla da balia da lana, così che non mi impiccino.
A posteriori, farei il guanto un po' più lungo sul polso, dunque qualche ferro in più prima di separare dito e mano.
Per il dito, arrivati a 15 ferri, iniziate a calare una maglia ogni ferro, per cinque ferri.
Per la mano, lavorare 28 ferri e poi calate una maglia a ferro per sei ferri, in modo da dare una forma più arrotondata a mano e dito.
Io nei miei ho fatto vari esperimenti, quindi il risultato è tutt'altro che uniforme.
Al prossimo paio, ridurrei il numero di ferri per dito e mano e inizierei a calare prima per più ferri, comunque tutto dipende dalla grandezza della manina.
L'unica soluzione è provare continuamente sul piccolo modello o sulla piccola modella!!!
Non sono pienamente soddisfatta del risultato finale, certamente pasticciato, però mio figlio lo ha preso come un dono bellissimo e prezioso, perchè ha visto che l'ho fatto appositamente per lui dedicandogli tempo ed amore, e io sono felice di essere riuscita a finire e capire come muovermi con meno errori al prossimo paio!!!
Quindi, da questo punto di vista, è stato un successo, oltre che una soddisfazione personale.
E voi, avete mai realizzato dei guanti ai ferri? Se sì, come? Devo giusto prepararne due minuscoli per il prossimo inverno! ;-) !
Dopo l'annuncio della mia doppia gravidanza, non potevo non parlare di un paio di libri per bambini a tema che ci sono piaciuti moltissimo.
"Fratellino Zuccavuota", di Lucia Panzieri,
ed. Lapis, Euro 12,00
Questo albo è arrivato a casa nostra, dopo averlo ordinato con il prestito interbibliotecario regionale, solo l'altro ieri eppure il ricciolino se ne è già innamorato.
Io l'ho scelto perchè ricordavo opinioni positive lette sui blog che seguo (ora però non ricordo quali) e perchè mi sembrava originale.
Mi è piaciuto moltissimo per le illustrazioni, molto colorate, espressive e vivaci e per la storia particolare e dolce, che sembra esprimere bene il punto di vista ingenuo, sincero, fantasioso ed insieme pratico dei bambini.
Il protagonista, che parla in prima persona, è un futuro fratello maggiore. Appresa dai genitori la notizia che presto in casa arriverà un fratellino, egli inizia ad osservare la mamma e notare tanti suoi comportamenti nuovi, un pò strani: canticchia sull'autobus, sferruzza cappellini di lana a forma di coniglietto, si addormenta ovunque e, soprattutto, mette in tavola continuamente piatti a base di zucca!!!
Il bambino però decide di non lamentarsi e la asseconda, con il suo papà, perchè quest'ultimo gli ha svelato un segreto: la mamma vorrebbe tanto un fratellino dai capelli color zucca!
Al piccolo piacciono sia i capelli rossi che le lentiggini però ad un certo punto inizia a preoccuparsi che il fratellino possa nascere con la testa vuota come una zucca.
Non può permetterlo!
Allora mette a punto un piano per riempire la sua testa di parole e suoni e lo fa in modo buffo.
Finalmente il fratellino nasce e...ha i capelli color carota ma la testolina ben piena, con grande sollievo e soddisfazione del fratello maggiore, sicuro che sia anche merito del suo impegno!
Un testo tenero e divertente che mi ha fatto sorridere soprattutto quando, dinnanzi ai cappellini improbabili creati dalla mamma, il bambino si dispiace per il povero fratellino che dovrà indossarli ma non dice nulla, poichè il papà lo ha informato che le donne incinte sono molto sensibili e permalose!
Ed è proprio così!
***
"Il pancione della mamma. Tu dentro, io davanti" di Jo Witek e Christine Roussey,
ed. Gallucci, Euro 14,00
Anche questo libro è giunto a casa nostra dopo averne letto bene sul web e non ne siamo rimasti affatto delusi, pur se è piaciuto di più a me che al ricciolino biondo, rispetto al precedente.
Di grande formato e con le pagine spesse, è davvero molto poetico e dolce.
La protagonista è una bambina, che attende la nascita della sorellina e, intanto, parla al pancione della mamma, che cresce pagina dopo pagina, con una finestrella che si apre e svela il fratellino in varie posizioni, che dorme, ride o si succhia il pollice.
Fino all'epilogo: il bimbo è nato e con il suo piagiamino è con la sorella, a fianco di mamma e papà.
La bambina è felice e vorrebbe gridare al mondo il suo amore per la creatura ed il suo orgoglio di sorella maggiore!
Commovente!
Due bei libri per aspettare insieme la nascita di un fratellino o di una sorellina: ecco il consiglio di lettura, mio e del ricciolino, per questo venerdì del libro.
Non solo sono in dolce attesa ma dentro di me stanno crescendo non una, bensì due vite!
Precisamente,un maschietto ed una femminuccia.
Poiché
si tratta di una gravidanza bicoriale e biamniotica, ovvero con due
sacche e due cordoni ombelicali, più che di gemelli mi hanno spiegato sarebbe meglio parlare di
fratelli gemelli, perché è come se portassi avanti due gravidanze
singole nello stesso momento, con quel che ne consegue in termini di
crescita del pancione e dei piccoli.
A me dei termini non importa più di tanto: l'attesa e l'emozione sono doppie!
E' comunque, stando ai ginecologi, il tipo di gravidanza più tranquilla e sicura.
Qualcuno mi ha chiesto come il ricciolino biondo abbia accolto la notizia della gravidanza.
Ebbene.
Glielo
abbiamo annunciato poco prima di Natale, poiché anche se non erano
trascorsi i canonici tre mesi che si attendono di solito, sapevamo che
le feste sarebbero state il momento adatto ad informare il parentado e
volevamo che lui venisse a saperlo per primo, in "esclusiva".
Non
abbiamo usato parole particolari, giochi o libri, semplicemente ci
siamo seduti entrambi con lui e glielo abbiamo detto: si è illuminato,
ha sorriso felice, con gli occhi colmi di gioia e poi si è messo a
saltellare dall'entusiasmo.
E' stato l'unico, tra parenti,
amici, conoscenti e persino rispetto a noi, a non stupirsi minimamente
del fatto i fratellini che sarebbero stati addirittura due.
Anzi, mi ha chiesto perché non tre o quattro, perché a lui sarebbe piaciuto!!!
D'altro
canto, era davvero tanto che il ricciolino attendeva un fratellino o
una sorellina, anche se aveva capito che per noi non era facile
spiegargli che non dipendeva dalla nostra volontà, perché quella c'era,
ma dal caso, dalla vita, perché ogni concepimento è in se' qualcosa di
magico e raro (basta guardare le statistiche sulle probabilità, per
accorgersene).
Dunque non chiedeva ma lasciava intendere che era fiducioso che prima o poi sarebbe successo.
All'inizio,
poi, il ricciolino era geloso della notizia, avrebbe voluto che la
tenessimo tutta per noi è non lo dicessimo a nessuno.
Solo
dopo, a distanza di qualche settimana e con il progredire della
gravidanza, ha iniziato a manifestare le prime "preoccupazioni",
chiedendoci se dopo la nascita dei gemellini avremmo ancora potuto
andare in vacanza, dormire in tenda, praticare sport, andare in bici,
frequentare la palestra di arrampicata ecc. e poi un paio di volte se ne
è uscito con commenti su quanto sia noioso aspettare la loro nascita,
perché io non posso più correre o andare in bici e in pattini con lui
come prima.
Qualche volta, poi, ci chiede
informazioni pratiche, ponendosi interrogativi su come sistemare i
seggiolini in auto, quali usare, che passeggino, se mangeranno insieme o
separati ecc.
In altre parole, un pò come noi!!!
La differenza è che lui, come è giusto che sia per i suoi cinque anni, la prende sul ridere ed è sereno e tranquillo.
Io
di giorno riesco a tenere a bada l'ansia e vedo praticamente solo gli
aspetti positivi e la realizzazione del nostro sogno, di notte mi
sveglio in preda all'ansia, chiedendomi come farò a gestire tre figli (e
credetemi, faccio sogni stranissimi in proposito), il lavoro, la casa
(sperando tra l'altro di riuscire a traslocare in tempo), l'assenza
dell'Alpmarito in settimana, se e quando riusciremo ancora a fare, tutti
insieme e/o separatamente, ciò che ci piace...
Insomma,
di notte le paure emergono, non facendomi riposare bene, mentre di
giorno la razionalità è messa a tacere dall'emozione o, forse, al
contrario mi aiuta a ridimensionare i problemi.
Come è stato per noi?
Io
ero sola quando mi hanno detto, alla prima ecografia, che erano due. La
gioia e l'emozione hanno subito preso il sopravvento e avevo le lacrime
agli occhi.
Poi è subentrata l'incredulita' ed ancora adesso a
volte mi dimentico che saranno due, altre invece mi sembra già che non
potrebbe essere altrimenti, come se fossi abituata all'idea.
Di notte però...
L'Alpmarito invece non voleva crederci, pensava scherzassi e non sono certa che sia sia ancora ripreso dallo shock!
La
sua prima preoccupazione è stata per le macchine, o almeno una, che
prima o poi ci toccherà cambiare....da buon maschietto a iniziato subito
a pensare a modelli ed alternative!
Ora, invece, è
concentrato quasi esclusivamente sulla casa nuova e sospetto sia anche
un modo per non farsi sopraffare dall'idea di due neonati in arrivo.
Avrei ancora molto da scrivere e raccontare ma un pezzetto per volta, altrimenti mi faccio sopraffare dalle emozioni: doppia gravidanza, doppi ormoni, no?
E adesso, mamme di gemelli o comunque trismamme di bimbi piccoli che avete qualche consiglio da darmi...venite a me!!!
Come le primule, spuntate all'improvviso nel mio giardino, dopo tanta attesa, anche in me qualcosa ha fatto capolino.
Qualcosa di magico.
E quel che ha lungo ho tenuto celato, custodendone con cura la dolce consapevolezza, è arrivato il momento di svelarlo anche a voi.
Per il consueto appuntamento con il Venerdì del Libro, oggi vi propongo due romanzi sul senso della vita.
"Maschio bianco etero" di John Niven
pag. 362, Einaudi Stile LiberoBig, ed. 2013
Il primo è di un autore conosciuto recentemente ma di cui mi sono già
innamorata, come vi ho spiegato qui e qui, parlando dei due suoi volumi
letti precedentemente.
Il titolo e la copertina sono spettacolari, come negli altri romanzi (nota di merito a chi li ha scelti ed al grafico).
Lo stile è sempre quello di Niven, che ho già descritto: personaggi sopra le righe, originali, divertenti, dal linguaggio sboccato.
Una storia che cattura e trascina, facendoti dispiacere quando arrivi all'ultima pagina.
In questo caso, però, si parla di uno scrittore, di grande successo nel lavoro, soprattutto da quando è passato alla redazione e correzione dei dialoghi dei film, ma dalla vita disordinata e disastrosa, fatta di lusso sfrenato, eccesso di alcool e donne passeggere.
Un protagonista colto, intelligente, che affoga la propria angosciosa consapevolezza nella sgretolatezza, per accorgersi poi che ciò che lo ha sempre guidato da quando è arrivato al successo, ovvero il piacere immediato, gli ha negato una gioia ed una serenità più profonda e duratura: quella di una famiglia e di una compagna di vita.
Una consapevolezza che cresce quando i problemi con il fisco ed una "fortunata" coincidenza non lo porterenno vicino all'ex moglie ed alla figlia, ed un problema di salute lo metterà di fronte al più grande paradosso della sua vita.
Il finale non ve lo svelo ma per me è stato una sorpresa.
Intorno ruotano personaggi particolari, ritratti in modo ferocemente ironico e critico, come registi, sceneggiatori, professori universitari, attori, attrici, agenti ecc., che arricchiscono il romanzo.
Una delle citazioni che l'autore fa amare al suo protagonista è ora appesa al mio pc su un post it, tanto è semplice ed efficace.
"Scrivi, maledetto. Che altro sai fare?" James Joyce, pag. 73
"Ci
sono tre tipi di persone al mondo, - ha detto Hanif Kureishi.- Quelli
che non sapevano dove stavano andando e non ci sono mai arrivati, quelli
che all'inizio non lo sapevano ma l'hanno scoperto strada facendo e
quelli che fin dall'inizio sapevano che cosa avrebbero fatto". Kennedy
era così." Pag. 286
"Avevano spezzato il cuore alle persone
che si erano fidati di loro e adesso si svegliavano di notte, gridando
in un lago di sudore, in preda agli incubi, sentendo la propria voce
echeggiare nelle case vuote rivestiste di legno. Nessuna moglie li
stringeva a se e bisbigliava:"Shh, è solo un sogno. Torna a dormire."
Ora le sole cose che sentivano da quella voce, la voce che un tempo li
aveva cullati con tanta dolcezza, erano discorsi di cifre, di alimenti,
di pagamenti arretrati. Di orari per i ragazzi, e di passaggi di
proprietà. Parole di soldi. Parole di odio. Il contrario dell'amore.
E infine, quando la notte aveva finito con loro ..nessun bambino saltava sul letto all'alba..." pag. 64-65
Un invito a riflettere, prima di prendere decisioni affrettata alla ricerca di una felicità tanto facile quanto effimera, per che ci vuole un istante a deludere chi amiamo ma non basta una vita a recuperare la loro stima.
***
"Cambio vita" di Lorraine Fouchet,
pag. 356, ed. Garzanti 2004
"Si nasce, si muore e si incontra l'amore in un istante."
Anche questa scrittrice non mi era nuova, anzi.
Avevo letto questo romanzo anni fa e mi era piaciuto moltissimo.
Tanto da "fregarlo" a mia madre per averlo nella mia libreria, salvo ridarglielo dopo un annetto!).
Tanto da cercare un altro romanzo della stessa autrice, "Il battello del mattino", che ho apprezzato quasi altrettanto.
L'altro giorno avevo voglia di una lettura romantica ma non sdolcinata, di svago e leggerezza ma non banale, così l'ho ripreso in prestito dalla casa materna e l'ho riletto d'un fiato, con lo stesso piacere della prima volta.
E non è cosa da poco.
L'ambientazione, il Gers, in Francia, il carattere della protagonista femminile, Juliette. Il suo essere sorella e madre single ma non in cerca di compagnia, l'idea di cambiare la propria vita per cercare ritmi e luoghi più confacenti a sè, la voglia di diventare imprenditrici di se stesse, mi sono piaciuti molto.
E poi la storia è divertente, scorrevole, non pesante.
Insomma, io ve lo consiglio vivamente, soprattutto se amate la Francia!
"Si cambia la propria vita con un colpo di testa o dopo lunga riflessione.
Molti sono coloro che accarezzano questo sogno.
Pochi osano varcare la soglia.
A qualsiasi età della vita, ogni essere umano ha il diritto di rilanciare i dadi.
Ieri la scuola materna del ricciolino chiudeva alle 14,00 per assemblea sindacale.
Siccome gli impegni lavorativi erano rimandabili, ho deciso di non cercare l'aiuto dei nonni e "dedicarci" un pomeriggio insieme.
In fondo, ogni tanto devo pur ricordarmi che sono una libera professionista!
Lui ha scelto di passarlo in piscina, dove non era più andato da dicembre, ma "senza corsi, solo io e te mamma".
Così ci siamo andati: alle 15.30 eravamo già in acqua e non siamo usciti che alle 17,00, tra vasca grande, in cui nuotare e fare i tuffi, e vasca bambini, in cui giocare a palla e "al coccodrillo" birbante.
Al rientro a casa ero distrutta, anche perchè mi aspettavano ancora mail e telefonate di lavoro e la solita ruotine serale di cena, dopo cena e casa.
Il ricciolino, invece, mai stanco è ancora andato dai nonni a giocare a calcio in giardino, prima del pasto!
E' stato un pomeriggio "rubato", rubato al lavoro (e per questo un pò di senso di colpa c'è sempre) ed alla routine e, devo dirlo, ne è valsa la pena.
Ci siamo goduti il tempo insieme, tra gioco, spruzzi, risate e discorsi. Non ho avuto bisogno nè di gridare nè di sgridare e alla sera il ricciolino era felice del pomeriggio trascorso insieme quanto me, tanto da farmi promettere che: "Quando non hai lavoro e c'è un'altra giornata corta a scuola, lo rifacciamo mamma per favore?".
Momenti insieme che scaldano il cuore e fanno sentire bene. Lo rifaremo eccome, te lo prometto ricciolino!!!
Per chi non conoscesse l'autore, Kilian Jornet, classe 1987, e' un campione di scialpinismo e corse in montagna d'estate, che ha collezionato record straordinari, tra cui quello di velocità nella salita al Cervino.
In questo libro l'atleta parla di corsa e di corse, ricordandone alcune, descrivendo sensazioni, paesaggi e preparazione.
"Correre è un'arte, come dipingere un quadro o comporre un brano musicale. E per creare un'opera d'arte bisogna aver chiari quattro concetti fondamentali: tecnica, lavoro, talento e ispirazione. E tutto ciò deve essere coniugato all'interno di un equilibrio vitale. Bisogna padroneggiare la tecnica alla perfezione, evitare tutti i movimenti inutili, che non servono a spingerci e a portarci più lontano, e che sprecano solo energia. Bisogna fare attenzione ai movimenti, prendermene cura e proteggerli. Ogni corridore ha un modo naturale di correre e lo deve assecondare, lo deve perfezionare." Pag. 47
Però il libro è molto di più.
E' il racconto di storie di vita, dei pensieri e delle riflessioni di un atleta che è anche un grande uomo, perchè ha imparato a lottare, soffrire, affrontare successi e fallimenti e attribuire ad ogni gara il giusto valore.
E' dunque un libro che parla di corsa, ma anche dei valori di ogni sport, a qualunque livello sia praticato , nonchè di ideali, sogni e valori.
Che parla della vita e del modo in cui possiamo affrontarla.
"Nel momento in cui superi coloro che idolatravi e ti converti nel tuo stesso idolo, finisce la magiadello sport. I riferimenti servono a indicare un cammino, a sapere che devi lottare e lavorare per ottenere ciò che hanno ottenuto loro. E quando lo hai ottenuto, quando esiste solo una persona che puoi superare e in cui puoi specchiarti, è quella persona sei tu stesso, vuol dire che non hai capito niente...Se la persona che volevo imitare ero io stesso, non avevo margini di miglioramento, ero bloccato e non potevo guardare con umiltà tutti coloro che erano superati da mio idolo. Quando smarriamo la strada, quando il treno su cui viaggiamo si ferma perché ormai ha attraversato tutte le stazioni che voleva attraversare, è allora che ci accorgiamo di non averne attraversata nessuna, che nessun traguardo è reale, che nessuna vittoria è valida, se non dentro di noi. Alba sparì, ma andandosene mi fece capire che le vittorie hanno l'importanza che gli attribuiamo, e che, per quante vittorie si ottengano, saranno valide solo per noi è che, fuori da questa cornice, sicuramente saremo dei perdenti. Ognuno può essere re a casa sua, pero all'estero sarà vulnerabile e si sentirà smarrito. E questo non mi demotivò affatto come se fossi un Forrest Gump che correva, correva molto, ma non sapeva fare nient'altro, bensì mi diede la forza per trovare altri idoli: quelli che sono in ogni persona. Mi spinse a cercare la forza in coloro che mi circondavano, perché non è più forte colui che arriva per primo, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò che fa". Pag. 141
Le parole dell'autore mi hanno colpita molto, per la loro lucidità, consapevolezza ed umiltà, che non ti aspetti da un campione di questo calibro.
E poi c'è una caratteristica di Kilian Jornet che me lo fa apprezzare e che ho notato anche quando ho avuto occasione di sentirlo parlare dal vivo, nel corso di una conferenza nel paesello vicino in cui raccontava della corsa al Cervino e della montagna.
Una caratteristica che si nota subito guardando un qualsiasi suo filmato di corsa e che traspare da ogni pagina del libro.
Kilian Jornet non si limita a correre. Lui salta tra le rocce ed i sentieri con vitalità ed entusiasmo. Lui corre sempre FELICE.
Guardate questo breve video, per capire.
Trasmette voglia di uscire, di andare in montagna, di mettere le ali ai piedi, di muoversi, di cercare il contatto con la natura, di fare.
Come una persona che fa esattamente quel che sente di essere nata per fare e che ama alla follia.
E non ce ne sono tante di persone così.
"La montagna è tornata grande e io sono diventato una semplice foglia il cui destino dipende da come tira il vento. Però, alla fine, non è questo che cerchiamo quando andiamo in montagna.Quando andiamo a correre sui crinali? Sentirci umani, sentirci insignificanti in questo mondo, piccoli, circondati da una natura con una forza spropositata. Come un neonato smarrito che cerca sua madre per proteggersi dall'immensità di un mondo sconosciuto. E lottare per vincere o, che poi è lo stesso, passare inosservati, senza far rumore per non svegliare l'orco, tra questi giganti che ci circondano, fino a raggiungere le braccia materne." Pag. 114
Io, che già avevo apprezzato molto un altro suo libro, "La frontiera invisibile" (di cui ho parlato qui), più incentrato sulla montagna e sull'alpinismo e ricco, come questo, di riflessioni e pensieri capaci di colpire al cuore di ciascuno di noi, non posso che consigliarlo a tutti coloro che amano o vorrebbero amare la corsa o la corsa in montagna, o entrambi o comunque una pratica sportiva in generale, quale che sia.
Con questo post partecipo al consueto appuntamento con il Venerdì del Libro di Home Made Mamma.
Anche quest'anno, il Carnevale è arrivato e passato.
Cosa mi ha lasciato?
Meno fotografie e meno partecipazione attiva dello scorso anno, per vari motivi, ma tante emozioni.
Il giovedi' pomeriggio è il stato il giorno del ricciolino, per l'ultimo anno nelle vesti di personaggio dello storico carnevale di Pont Saint Martin dei piccoli, organizzato dalla sua scuola dell'infanzia.
Rispetto agli scorsi due anni, ha vissuto l'evento con piu' attesa e trepidazione ma anche con piu' timore, vista l'aumentata consapevolezza delle persone che lo avrebbero guardato sfilare ed il ruolo di maggiore "prestigio" affidato ai "bimbi grandi" (con scelta a sorteggio).
E' stato come al solito molto serio e "preso dalla sua parte", pero' ha partecipato in modo attivo, mostrando quanto sia cresciuto, sia allo spettacolo di percussioni, sia alla presentazione.
Era il re dei Salassi !
La domenica è stato il giorno dellabattaglia delle arance di Ivrea.
Nella zona di tiro riservata ai bambini nel Borghetto, tra i nostri Tuchini.
Il ricciolino si è buttato nella mischia con entusiasmo e senza paura, ogni anno che passa sempre piu' attirato dal nostro meraviglioso carnevale ed entusiasta di parteciparvi.
E' anche stato "ferito", andando con orgoglio a chiedere il ghiaccio alla tenda della Croce Rossa e senza piangere...un vero eporediese ed un vero Tuchino del Borghetto !
La botta non lo ha fermato e dopo una pausa, ha ripreso a tirare!
Il lunedi' pomeriggio è stato il giorno della sfilata delle Insulae e della corsa delle bighe al carnevale di Pont Saint Martin, nonchè degli amici.
Il ricciolino ha voluto vestirsi di nuovo da Capitan America e ha guardato la sfilata, riconoscendo amici e compagni di scuola o attività, per poi darsi a corse sfrenate e giochi con gli amichetti.
Un pomeriggio di allegria e di spettacolo.
Il martedi' pomeriggio il tempo era incerto ed io decisamente stanca, perchè mentre il ricciolino stava con i nonni io le mattine lavoravo.
Pero' non ci siamo fatti scoraggiare e siamo andati a vedere, sempre con amichetti, la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati.
Quest'anno io ho apprezzato piu' la sfilata del lunedi', ad essere sincera, che di solito mi perdo perchè vado a tirare ad Ivrea, comunque è stato un pomeriggio di relax, giochi e chiacchere.
Gli spettacoli pirotecnici serali li abbiamo saltati tutti, perchè la sera il ricciolino crollava dal sonno, tranne Rio de Ponteiros di venerdi' sera, al quale abbiamo fatto una breve comparsa per scambiare due chiacchere con i genitori di compagni di scuola.
E' andata bene cosi' ed abbiamo salutato il carnevale con la fiduciosa consapevolezza che l'appuntamento con questa festa è piu' certo dell'andamento delle stagioni !
Per fortuna, perchè che anno sarebbe, senza il Carnevale???
Per chi se lo stesse chiedendo, non sono sparita.
Solo, sono stata presa dal girone Carnevale, lavoro e scuola chiusa. Un mix micidiale.
Oggi, comunque, torno per l'appuntamento con il venerdì del libro per consigliarvi due romanzi, molto diversi tra loro.
Il primo è un'altro libro dell'autore de "Le solite sospette", che come avevo scritto qui, mi era piaciuto tantissimo.
John Niven, "A volte ritorno",
ed Einaudi Stile Libero,2012, pag. 381
Anche questa volta, l'autore mi ha colpita ed affondata.
Perchè il romanzo è intelligente, esilerante, spassoso, originale, ironico, ben scritto.
Insomma, da leggere assolutamente.
Rimane il linguaggio sboccato (le "parolacce" si sprecano), comunque funzionale alla narrazione, ma per il resto è perfetto.
Si parla di religione, in un modo che certamente non convenzionale, anzi dissacrante e provocatorio ma, a mio parere, è apprezzabile anche e soprattutto dai cristiani.
Perchè si parla della nostra società attuale e degli orrori degli ultimi secoli, richiamando ad una verità semplice ma efficace e, credo, condivisibile da chiunque abbia a cuore l'umanità.
Dio si assenta per un paio di settimane, equivalenti a qualche secolo sulla Terra e quando ritorna apprende che nel frattempo l'umanità è nel caos.
I cristiani si sono divisi in infinite fazioni, sono nate sette di ogni tipo, alcuni mussulmani si sono dati all'estremismo, molte atrocità sono state compiute, gli esseri umani hanno dimenticato i suoi insegnamenti.
Non i dieci comandamenti o le parole della Bibbia ma il suo unico insegnamento vero: "Fate i bravi".
E' necessario intervenire tempestivamente ed allora Dio decide di mandare sulla Terra suo figlio, di nuovo.
E' Gesu' tornerà, come un rocchettaro povero ma buono, pronto a diffondere l'insegnamento in una società profondamente cambiata, utilizzando proprio gli strumenti che la società considera ed accetta.
Un Gesu' sovversivo, moderno, alternativo ma dall'animo puro, che riunirà intorno a sè vagabondi, tossicodipendenti, ragazze madri, bambini, reduci di guerra e sbandati, uniti nella ricerca di una vita serena, tollerante e e pacifica
Non posso raccontare di più per non rovinare la lettura ma se vi piace il rock, la satira sociale intelligente ed avete una visione del mondo in fondo ancora ottimistica, fa per voi!
***
Il secondo è
"Bridget Jones's Baby" di Helen Fielding,
ed Rizzoli, pag.237
Bridget Jones, la single trentenne più amata e pasticciona della letteratura degli ultimi anni, è tornata e, questa volta, è incinta.
Solo che non sa di chi, se di Darcy o di Marck.
Il romanzo è leggero, frizzante e divertente. Una pura lettura di evasione (e nulla più).
Perfetto per le donne incinte o per chi ricorda quel periodo, pur con le esagerazioni del caso (la protagonista sembra avere nausee per nove mesi interi e così via !).
So che dal romanzo è già stato tratto un film ma, non avendolo visto, non so dirvi se sia più o meno divertente del romanzo.
Io sono eporediese, pertanto per me Carnevale non è mai stato tanto sinonimo di "maschere" o "travestimenti", bensì di battaglia, arance e antiche tradizioni.
Certo, da bambina mascherarmi non mi spiaceva e adesso piace molto al ricciolino biondo.
A guardare le foto dei mie costumi carnevaleschi di bambina ora, confesso che un po' rabbrividisco.
Alcuni erano costumi molto belli, confezionati dalla mia disponibilissima nonna.
Altri...come quella volta che mi hanno vestita da contadinella o da uovo per la sfilata di paese.
Terrificante.
Perché dietro una maschera, un travestimento, possiamo fingere per un po' di essere diversi, di essere un'altra persona. In questo senso, la maschera aiuta a rendere più realistico un sogno.
Niente di male, dunque, ad indossare una maschera di tanto in tanto.
Il problema è quando si è costretti a farlo, per convenzione sociale, per lavoro, per estrema timidezza o insicurezza.
Non sono mai stata brava, in questo.
Troppo spesso mi si legge in viso ciò che penso anche quando vorrei nasconderlo (il che il più delle volte si rivela un difetto non da poco) e se con l'esperienza al lavoro indossare una maschera e' diventato con il tempo molto più semplice, nella vita extralavorativa ogni anno che passa mi rende più insofferente alla finzione.
Certo, a volte nascondersi dietro una maschera di indifferenza o di cortesia e' utile, per allontanare scocciatori o tagliar corto di fronte a gesti o osservazioni sulle quali è meglio sorvolare.
Perché lasciar andare a volte è l'unica per non farsi il sangue cattivo!
Però sono sempre più convinta che non sia giusto mascherare i propri sentimenti, che non sia giusto piegarsi alle convenzioni, soffocare se stessi.
Soprattutto di fronte a nostro figlio.
Perché, se da un lato è fondamentale mostrare che bisogna saper vivere in società, adattandosi per amor di convivenza, ad alcune situazioni, dall'altra penso sia ancor più importante insegnare a camminare a testa alta e difendere le proprie opinioni.
Invece le maschere più indossate sono proprio quelle dell'ipocrisia...
Un po' meno falsità, nel mondo, non farebbe male!
E anche un po' meno dolore, perché purtroppo anche di quelle maschere è pieno il mondo e quelle
non sono finzione.
Con questo post partecipo al tema del mese delle #stormoms: #vialamaschera
Questa settimana voglio raccontarvi le scintille di gioia della settimana....del ricciolino e mie !
Questa volta, infatti, ho chiesto a lui di dirmi i tre momenti che gli avevano dato più gioia della settimana scorsa. Eccoli!
1 - quando una io e la mamma abbiamo costruito la casa grande di Lego e poi abbiamo giocato a "pesca l'animale", anche con papà;
2- quando siamo andati tutti e tre a Gressoney a fare sci di fondo e dopo la lezione ho scalato con il mio amico la montagnona di ghiaccio;
3- quando io e mamma siamo andati a vedere l'uscita degli Abba' ad Ivrea e ho raccolto tante caramelle e prima siamo andati a pranza dalla nonna bis con anche la nonna.
E queste sono le mie:
1- le pulizie di casa fatte con calma con la collaborazione del ricciolino che mi ha aiutata a passare l'aspirapolvere e sistemare chiacchierando allegro e poi ha perfino deciso di apparecchiare lui da solo la tavola e lo ha fatto bene, ricordandosi tutto (e mettendo a tutti il coltello a sinistra, come al solito, perché a lui inspiegabilmente piace così);
2- sabato siamo andati a fare sci di fondo a Gressoney e il cielo terso ci ha regalato una vista sul Monte Rosa splendida, con la neve che ha retto alle temperature insolitamente alte degli ultimi giorni.
Il ricciolino ha fatto molti progressi e vederlo sfrecciare sicuro e sorridente sugli sci mi ha reso orgogliosa e mi ha scaldato il cuore;
3- uguale identica a quella del ricciolino (a parte il suo entusiasmo per le caramelle!)
"Scintille di gioia" è un'idea di Silvia, sul suo blog trovate tutte le istruzioni per partecipare e condividere le vostre scintille, per non dimenticare i momenti felici!
La scelta del nome per il proprio figlio/a è uno dei momenti più importanti della gravidanza, a mio parere.
E' motivo di confronto, è la spinta a sognare e immaginare nostro figlio e il suo futuro, è la realizzazione di un desiderio che magari coltiviamo sin dall'infanzia (io immaginavo di avere una bambina e chiamarla Camilla), è un dono, un augurio, ma anche una responsabilità nei suoi confronti.
"Dare un nome" ad un figlio è infatti il primo gesto di riconoscimento che gli offriamo, un gesto di amore.
Così, quando ho avuto l'occasione di compiere un altro gesto di amore per il ricciolino, legato al suo nome, l'ho colta al volo.
Soprattutto perchè si tratta di un libro e chi mi legge sa quanto io adori i libri, per adulti e per bambini!
Sto parlando di:
"La magia del mio nome" della The Story Tailors,
prezzo base € 26,90, pagine 66 (dipende dalla lunghezza del nome,
con un minimo garantito di 38 pagine)
L'azienda produttrice è una startup di Barcellona il cui obiettivo dichiarato è "far diventare realtà i sogni dei bambini", attraverso una fiaba personalizzata che guidi il piccolo protagonista alla scoperta del significato di ogni lettera del suo nome, qualunque esso sia.
Confesso che, leggendo la pubblicità, ho temuto si trattasse di una storia troppo forzata o poco appassionante per i bambini.
Invece, quando il libro è arrivato a casa nostra e abbiamo potuto sfogliarlo, ho visto l'emozione dipingersi sul viso del ricciolino, eccitato ed entusiasta di leggere una storia davvero dedicata a lui ed al suo nome unico.
Leggendolo, si è immediatamente accorto che il bimbo protagonista aveva i capelli biondi e gli occhi marroni come lui (seppur privo di ricciolini) e ha controllato con cura che il suo nome fosse scritto correttamente, cercando tutte le lettere, che ormai riconosce.
Ci siamo immersi nel racconto, un viaggio attraverso una foresta incantata che, tra scenari ambientali diversi e incontro con animali e altri personaggi di ogni latitudine, conduce alla scoperta di singole caratteristiche associate ad ogni lettera del nome, fino al rientro a casa del piccolo protagonista, più consapevole e soddisfatto della propria unicità.
Le illustrazioni sono coloratissime e vivaci (dunque accattivanti anche per i più piccoli), il passaggio da un'avventura all'altra è un pò slegato per i miei gusti ma il ricciolino non ha mostrato di accorgersene, forse perchè la straordinaria capacità di sognare dei bambini fa sì che per loro sia assolutamente naturale passare camminando dal polo nord alla savana africana.
Le caratteristiche caratteriali associate alle lettere non sono scontante ("adorabile", "nobile", "dotato di sense of humor") e questo a me è piaciuto molto, oltre ad essere lo spunto per ampliare il vocabolario del ricciolino) e, fatto per me importante, ho potuto inserire l'intero nome composto del ricciolino, compreso di accento scritto correttamente!
Certo, la storia così è risultata lunghetta per la lettura della buonanotte (66 pagine) però noi la affrontiamo comunque tutta d'un fiato!
Ero tentata di scegliere la lingua francese (la storia è disponibile in italiano, inglese, tedesco, francese, olandese, spagnolo e catalano) però poi ho pensato che essendo un mio dono al ricciolino e volendo leggergliela io, fosse meglio l'italiano.
Se e quando ci sarà un fratellino o una sorellina, però, proverò con il francese.
Il libro è pensato per bambini fino agli otto anni ed io pensavo che il ricciolino, non sapendo ancora leggere, non riuscisse ad apprezzarla pienamente.
Invece, poichè il nome del bambino/a, sia all'inizio che alla fine della storia e così pure ciascuna lettera via via "scoperta" sono in stampatello maiuscolo, il ricciolino non ha avuto difficoltà.
Il libro, stampato con inchiostro ecologico in carta spessa, in formato A4
orizzontale, è abbastanza resistente, pur non essendo un
cartonato e si può scegliere tra copertina rigida o morbida.
La chicca?
La possibilità di inserire una dedica personalizzata in prima pagina.
Il che è utile per renderlo un regalo speciale, sia per nostro figlio, come nel mio caso (il ricciolino si è commosso quando ha capito che la dedica erano parole mie per lui), sia come dono di battesimo o per la nascita di un bimbo speciale o qualche altra ricorrenza.
Sicuramente, infatti, è originale ed, essendo un libro per bambini, si va sul sicuro!
Crearlo è davvero facile e veloce.
Basta andare su questo sito, scrivere il nome del vostro bimbo o della vostra bimba, scegliere il protagonista, tra l'altro personalizzando non solo il sesso (bambino o bambina) ma anche il colore dei capelli e della carnagione (capelli biondi, castani o neri, carnagione chiara o scura - mancano il colore degli occhi e i capelli rossi - speriamo che li inseriscano) e cliccare su "crea".
Si potrà quindi sfogliare l'anteprima della storia, controllando che sia di nostro piacimento, prima di acquistare.
Nel mio caso, tra l'ordine e la consegna sono trascorsi davvero pochi giorni (per la precisione sette, compresi sabato e domenica) ed al libro era allegato un buono sconto per il prossimo ordine.
Se siete curiosi, qui trovate un breve video di presentazione.
E' dunque questo il mio consiglio di lettura per il venerdì del libro di questa settimana.
p.s. Questo è un post sponsorizzato (sotto forma di ricezione di codice sconto per l'acquisto di un libro).