venerdì 15 marzo 2013

Piccoli limoni gialli

"Piccoli limoni gialli" è un romanzo di Kajsa Ingermarsson, ed. Oscar Mondadori, ambientato in Svezia, tra Stoccolma e un paesino di provincia, Lanninge.
La protagonista, Agnes, è un maitre declassata a cameriera, che vive una travagliata relazione sentimentale con un musicista rock di scarso successo, traditore recidivo.
La storia, incentrata sull'apertura di un ristorante d'ispirazione mediterranea, è divertente e scorrevole.
Non mancano luoghi comuni sull'Italia, descritta come terra di limoni, sole e ritmi lenti e rilassati. Un'immagine ben lontana dall'Italia in cui vivo io, anche se forse solo per ragioni geografiche!
Al di là della storia in sè, che comprende innamoramenti, fraintendimenti, scene esileranti (come quella del cuoco - barbone), piatti che fanno venire l'acquolina in bocca, strade antiche, serate di divertimento e colpi di scena, ciò che mi è piaciuto di questo romanzo è "l'altra faccia" di Stoccolma, e della Svezia in generale, che descrive.
Un Paese reale, lontano dall'immagine idilliaca che io per prima mi ero fatta (prima di andarci sul serio), di Stato perfetto con cittadini  felici, donne "coccolate" e tutelate dallo Stato, uguaglianza in coppia e nel lavoro.
L'ambientazione sembra più vicina alla vera Svezia, con centri di collocamento che funzionano bene ma sono comunque affollati, offerte di lavoro che ci sono ma spesso in nero (tutto il mondo è paese, temo), fabbriche che chiudono per trasferirsi in paesi con manodopera a basso costo, cittadine di provincia allo sbando, spopolate e con poche prospettive, sussidi sociali e pensionamenti forzati, molestie sessuali sul lavoro, uomini che in casa non collaborano affatto...
Ma non solo.
E' anche una Stoccolma magica (ma forse perchè mi ricorda il mio viaggio in quella città) e una Svezia di persone che un lavoro se lo inventano ex novo, che sono disposte ad accettare qualunque lavoretto sottopagato pur di non restare con le mani in mano.

Bellissima la battuta sui diversi gusti in fatto di bevande alcoliche degli svedesi e degli italiani (e "sud europei" in generale): dinnanzi ad un cocktail troppo forte e con ingredienti non armoniosamente bilanciati, gli Italiani storcono il naso e si lamentano, gli svedesi tacciono soddisfatti e fra sè e sè ringraziano la dea fortuna per avere l'occasione di bere di più a basso costo!
Non mi pare poi così lontano dal vero!

Lettura piacevole, con tanto di lieto fine, e leggera, ma non troppo, dipende sempre da cosa si cerca perchè qualche spunto di riflessione non manca.

Questo post partecipa all'iniziativa del Venerdì del libro di http://www.homemademamma.com/2013/03/15/venerdi-del-libro-libri-in-6-lingue/.

mercoledì 13 marzo 2013

Il trionfo dell'egoismo

Ho la massima ammirazione per quelle donne o uomini che la mattina riescono a preparare i figli per l'asilo, fare colazione, vestirsi, portare i nani al nido e poi andare a lavoro in orario, tutto da soli.
So che ne è pieno il mondo ma comunque, mi pare un traguardo non da poco.
Questa mattina, causa assenza per lavoro dell'Alpmarito, ho impiegato mezz'ora in più per uscire di casa.
Sono giornate in cui mi accordo dell'aiuto prezioso del papà.

Comunque.
L'altro giorno ho visto per l'ennesima volta una pubblicità di un noto cibo d'asporto.
Al termine di una partita di calcio tra bambini, la squadra vincente esulta, stringendo la coppa, mentre il portiere della squadra avversaria è in procinto di piangere (o piange, ora non ricordo).
Allora il genitore, per consolarlo, compra questo cibo d'asporto per lui e, mi pare (e spero!), la sua squadra.
Così, stringendo il prodotto felice, il portiere sconfitto ride e fa la linguaccia ai bambini con la coppa, che immediatamente si intristiscono.
E così finisce.
Il trinfo dell'egoismo, della cattiveria gratuita, con genitori preoccupati di evitare al loro bimbo anche la minima frustrazione, come se non potessero sopprtare di vederlo deluso per nessuna ragione (a me hanno insegnato che lo sport serve anche per imparare a perdere con dignità, anche perchè vincere sempre è impossibile), a scapito della felicità di altri bambini, che la coppa l'avevano meritata, rovinando loro la festa e suscitando invidia.
Che differenza con le pubblicità di merendine o cibi per l'infanzia che ricordavo io!
Del tipo Ringo, con il bambino nero e bianco che dividono i biscotti e altre in cui il bambino fortunato perchè ha la merenda "buona" la condivide con lo sfortunato che ha il "solito panino"!
Saranno state pubblicità false,con scene di solidarietà e amicizia irrealistiche però mi sembravano più educative.
Facevano per lo meno sperare in un mondo migliore, in un futuro più roseo.
Questa, invece, mi mette solo infinita tristezza.
Che poi, dividere il prodotto e la coppa con l'altra squadra, sarebbe stato così brutto?
E comprare la merenda per tutti???
Ne vendi pure di più!!

Sono esagerata io o anche a voi danno fastidio questi "atteggiamenti"?


martedì 12 marzo 2013

Beautiful Blogger...grazie!!


Questa mattina ho apero il blog per scrivere ciò su cui ho rifletto ieri, durante una conferenza in parte già sentita (ho ascoltato comunque, eh!)..invece ho trovato un commento di CONTOFINOA3 che mi rinviava alla sua pagina, per ricevere questo premio...
che emozione!
Forse per chi è in rete già da più tempo non è così ma per me è veramente bellissimo scoprire che le mie "amiche" e conoscenti virtuali traggono piacere dal leggere ciò che scrivo e mi sentono vicina.
E allora, grazie ContoFino a 3! http://contofinoa3.blogspot.it/
Anche perchè grazie a questo premio ho scoperto che abiti vicina, che non sei una vatussa (e io anche!) e hai una personalità variegata e interessante.
E ora, faccio i compiti:
7 informazioni su di me..
amo il giallo, alla follia, del tipo che non resisto se vedo qualcosa di giallo e lo compro!
amo la fotografia ma
sono un disastro in fisica e matematica, quindi la mia tecnica fotografica lascia a desiderare
ho tantissimi hobby e pratico o ho praticato tantissimi sport ma non riesco a dedicarmi a nessuno quanto vorrei,
da piccola sognavo di esercitare la professione che oggi esercito per essere come il mio papà,
mi piacciono moltissimo i fiori in pianta (non in vaso perché muoiono subito) ma NON HO il pollice verde: in casa mia resistono solo le orchidee e riesco a portare in poco tempo ad una fine disgraziata anche le piante grasse, ahimè.

E ora, vorrei consegnare a mia volta il premio a:
Francesca http://patatofriendly.blogspot.it/, perchè mi fa sognare
Verdeacqua, http://ahsonounamamma.blogspot.it/, perchè vorrei starle vicina, in qualche modo, e perchè il suo stile di scrittura mi piace davvero molto
a Marimeri, http://clemsontheroad.blogspot.it/, perchè abbiamo delle passioni comuni e mi ritrovo un pò in lei
a Rahcele, http://racheleracconta.blogspot.it/ perchè mi fa ridere e sorridere
Quasi giovane, http://quasigiovane.blogspot.it/, perchè è stata una recente, piacevole, sorpresa
e poi..fosse per me, darei un premio a tutte le blogger che seguo, perchè se non mi piacessero, non le seguirei, no??Però non posso, perciò, perdonatemi!
Quanto ad avvisare tutti...devo correre in udienza, ma lo farò presto, promesso!



lunedì 11 marzo 2013

Un'atmosfera magica...

Questa foto risale al Dicembre del 2009, il nostro viaggio di nozze.
All'epoca, purtroppo, non possedevo ancora una Reflex, anzi, non sapevo neppure che esistessero.
Ed è stato un peccato.
I veri ricordi, la vera ricchezza, però, è quella che ci si porta dentro e io questo viaggio e questi luoghi, non li dimenticherò mai.
Faceva freddo, molto freddo, ma eravamo preparati al peggio.
Quello a cui non eravamo preparati, era la pioggia invece della tanto sognata neve, il buio che non se ne andava mai, che anche se te lo raccontano non sai comunque come reagirai, perchè la luce in Italia è quasi scontata,  e ancora: l'abitudine degli abitanti di compreimere in poche ore la propria vita sociale, l'apertura di musei, negozi, centri commerciali, ristoranti, monumenti, tutto, allo stesso ritmo delle cortissime giornate.
Parlando e parlando, abbiamo capito la dimensione intima e famigliare dell'inverno, vissuto da loro, così diversa dal nostro rifugiarsi nel caos, nella luce e nel rumore proprio quando le giornate si fanno fredde e corte.
Abbiamo guidato per centinaia di chilometri in mezzo a strade gelate, tra campi deserti e boschi immensi, senza incontrare nulla e nessuno, tranne, ogni tanto, come un'oasi nel deserto o un iceberg in mezzo al mare del Nord, posti come questo o uno scuolabus carico di alunni, che non capisci da dove venga e dove vada..
e tanto altro, ma tutto in una foto e in un post, non ci sta.
Qui ci siamo fermati, abbiamo scattato e ci siamo detti: restiamo qui, vogliamo vivere così...così fuori dal mondo, in una dimensione magica e surreale, così liberi, così tutt'uno con la natura, così "sospesi".
Invece poi siamo risaliti in macchina, con un sospiro, un brivido e già un pò di nostalgia, e abbiamo proseguito il nostro viaggio, in Svezia e nella vita.

Questo post partecipa all'iniziativa del Fotoviaggiando del lunedì, http://patatofriendly.blogspot.it/2013/02/fotoviaggiando-del-lunedi-emozioni.html, di Francesca Patato Friendly, http://patatofriendly.blogspot.it

venerdì 8 marzo 2013

A noi

A noi,
che ogni giorno all'alba ci svegliamo e iniziamo a correre
pur non essendo gazzelle della savana,
a noi,
considerate il sesso debole,
ma che facciamo girare il mondo,
a noi,
che sopportiamo tutto,
troppo spesso in silenzio,
a noi,
che sappiamo quanto un nuovo taglio di capelli possa influire sull'umore,
a noi,
che riconosciamo il potere delle parole,
a noi,
che abbiamo al responsabilità di crescere i futuri uomini del domani,
a noi,
bersaglio indifeso di uomini violenti,
a noi,
che incastriamo impegni e doveri con l'abilità di un'equilibrista,
a noi,
che improvvisiamo cene, merende e aperitivi,
per rendere tutti felici,
a noi,
che la macchina serve per spostarsi e non importano marca, modello, briciole sparse o colore,
ma solo che sia sicura per la nostra famiglia e..
vada avanti,
a noi,
maltrattate dal mercato del lavoro,
di cui però siamo la forza emergente,
a noi,
entrate con prepotenza in professioni per cui esiste soltanto, ancora, la definizione maschile,
a noi,
che dobbiamo faticare il doppio per raggiungere lo stesso risultato di un uomo,
a noi,
che se siamo belle siamo ritenute stupide
e se "normali", al massimo simpatiche
a noi,
che vorremmo parlare di amore e sogni,
e siamo costrette a farlo tra di noi,
a noi,
che sappiamo capire quando è davvero il momento di lottare,
e sappiamo farlo,
a noi,
vittime di pregiudizi, consigli e giudizi non richiesti,
a noi,
che piangiamo per nulla ma sopportiamo in silenzio il vero dolore,
a noi,
che inventiamo,
investiamo,
creamo,
procreamo,
cresciamo,
dialoghiamo,
discutiamo,
ci interroghiamo e ci rispondiamo,
a noi,
che lottiamo per i nostri diritti,
a noi,
che ancora non abbiamo reale possibilità di scelta,
a noi,
che ci emozioniamo per un paio di scarpe o una borsa nuova,
ma non siamo frivole,
o almeno,
non più di chi si emoziona per un calcio ad un pallone, visto in televisione,
a noi,
che leggiamo,
ci informiamo,
cuciniamo,
puliamo,
stendiamo il bucato,
ascoltiamo i nostri figli,
telefoniamo alle amiche,
tutto nello stesso momento,
e ce la facciamo davvero,
e neppure tanto male,
a noi,
che abbiamo i sensi di colpa quando ci dedichiamo a noi stesse,
a noi,
che amiamo gli sport
anche quelli ritenuti "maschili"
e ce ne freghiamo,
a noi,
che possiamo essere glamour
anche correndo o sciando,
a noi,
che ci trucchiamo in macchina, al semaforo,
a noi,
per cui fare acqusiti con le amiche è una terapia,
e qualche volta costa meno dell'analista,
a noi,
a cui un fiore è sempre gradito,
a noi,
in eterna lotta con una bilancia,
di cui in fondo, però, ce ne freghiamo,
a noi,
che un bacio appiccicoso
è meglio di un gioiello,
a noi,
che abbiamo la fortuna di sentirci chiamare "mamma",
a noi,
che spesso non possiamo decidere del nostro corpo,
ma non rinunciamo a decidere della nostra testa,
a noi,
che amiamo gli altri più di noi stesse,
a noi,
che quando vogliamo,
sappiamo trovare le parole giuste per un'amica,
a noi,
che conosciamo il potere di un abbraccio,
a noi,
che parliamo troppo,
ma mai a vanvera,
a noi,
che siamo brillanti nello studio,
a noi,
che l'organizzazione è il ostro forte,
anche quando non sembra,
a noi,
che qualunque cosa serva,
a chiunque,
è nella nostra borsa,
a noi,
che facciamo prima ancora che ci sia richiesto,
a noi,
che vediamo lavori ed incombenze che sfuggono anche all'uomo più attento,
a noi,
che troviamo vestiti nei cassetti e cibo in  frigo senza bisogna di domandarlo a qualcuno,
a noi,
che troppo spesso ancora chiniamo la testa,
a noi,
che sappiamo ironizzare su tutto,
anche su noi stesse,
a noi,
che la sindrome premestruale esiste davvero,
ma quanche volta la usiamo come scusa anche quando non c'è,
a noi,
che abbiamo pochi rappresentanti nella socità e nel potere,
ma solo perchè abbiamo troppo da fare nella vita quotidiana,
a noi,
per cui guerra uguale morte di persone care, nostre o altrui,
e null'altro,
a noi,
che l'economia domestica la padroneggiamo fin dalla culla,
a noi,
che con un sorriso e lo sguardo giusto,
sappiamo piegare le volontà maschili,
a noi,
che dietro un grande uomo,
c'è sempre una grande donna,
a noi,
che siamo disposte a riunciare a tutto,
tranne che ad essere donne.

A noi e a tutte le donne che ancora una festa non ce l'hanno, perchè è già tanto se hanno acqua potabile o possono uscire di casa senza rischiare la vita.


giovedì 7 marzo 2013

Il bambino più bello del mondo

"Chi è il bambino più bello del mondo?"
"Chi è il mio bambino?"
Lo chiedo al mio nano spesso, mentre lo cambio o me lo mangio di baci.
Fino a un paio di settimane fa, mi rispondevo da sola, mentre lui rideva.
Poi ha iniziato a rispondere dicendo il suo nome e a ridere soddisfatto.
Questa mattina, ha gridato: "Io!!" forte e chiaro, complici gli insegnamenti del nonno dei giorni scorsi.
E a me, sono venute le lacrime agli occhi.

Nano mio, che felicità poterti stringere a me e vederti crescere, acquistare consapevolezza della tua identità e sorridere e ridere allegro...momenti come questo compensano tutto, anche le ultime notti che ci hai fatto passare, incolpevolmente, quasi in bianco per la tosse.

E ricorda: per la tua mamma, sarai sempre tu il bambino più bello del mondo.


lunedì 4 marzo 2013

Oggi mi sento fortunata

Nonostante tutto, oggi mi sento fortunata.
Sono stanca, il lavoro pesa, la difficoltà di incastrare gli impegni, stare dietro alle esigenze degli altri ed alle mie, chiedere aiuto continuamente per gestire il nano, tutto quanto è difficile, una sfida quotidiana.
A cui si aggiungono dubbi, timori, sogni da realizzare, strade da individuare, prima ancora che da percorrere. 
Eppure, oggi mi sento fortunata.
Perchè ho un nano sempre allegro , socievole e solare, che cresce alla velocità del lampo.
Perchè ho na famiglia d'origine unita e amorevole e una madre con qualche difetto ma infiniti pregi.
Perchè stiamo bene.
Perchè ho due nipotine adorabili e una cognata con cui vado d'accordo.
Perchè sabato io e l'Alpmarito abbiamo portato in piscina il nostro nano e la nipotina più grande e lei, con me, ha superato la paura e si è divertita e abbiamo trascorso dei momenti di intimità preziosi.
Perchè poi è seguito un rilassante aperitivo con fratello, cognata e la nipote piccola e il nano si è sbaffato un pacchetto di taralli e innumerevoli salatini e non ha fatto danni al locale.
Perchè abitiamo ad un'ora d'auto da un posto così


 Perchè ho un marito e alcuni amici, uno in particolare, che condividono tutto questo con me, anzi, che mi hanno fatto scoprire tutto questo e mi aspettano, anche se sono sempre la più lenta e mi lamento!!!






Perchè ieri ero distrutta dal caldo, sì dal caldo, che un weekend sono a -15 e quello dopo + 25 sotto un sole cocente, però intorno a me c'è tutto questo
 E anche questo...
 Perchè quasi non ci speravo più, perchè abbiamo imboccato il canalino sbagliato e il versante muoveva sotto gli sci e il fondo era pessimo e mentre gli altri a scendere hanno tribolato, io di più....
ma alla fine, c'era anche questo, ad attenderci

E, soprattutto, questo:
Perchè quasi nulla va come lo avevi immaginato, ma l'importante è arrivare tutti interi e fare qualche curva che meriti....

Perchè a casa c'è lui
il mio adorabile biondino...

Perchè oggi ho lavorato tutto il giorno e questo mi piace, mi piace il mio lavoro, quasi sempre, oggi sì, e mi piace aver tempo di lavorare, con il nano, ben accudito dalla nonna, nella stanza accanto che ogni tanto fa capolino e mi dice: "Ciao!" e mi mostra qualche gioco e ride...
Per tutto questo, oggi mi sento fortuna.


Edinburgo e gli amici

Riproduzione, copiatura e pubblicazione riservate
Edinburgo, ottobre-dicembre 2012
Guardo questa foto e ricordo cinque giorni magnifici trascorsi a camminare per una città incantevole, in giornate incredibilmente terse (tranne una) e gelide, con un nano tranquillo nel suo passeggino e una coppia di amici, di quelli veri, di quelli che spesso hanno idee diverse dalle tue ma con cui puoi sempre parlare, di quelli che abitano lontano e magari, visti gli impegni quotidiani ed il diverso stile di vita, senti raramente, ma quando accade, è come se aveste appena finito di parlare, di quelli che sai che ci sono, comunque.
Ma anche, il primo vero viaggio del nano, la scoperta di un Paese molto diverso dal nostro, di musei interessanti, caffè lunghi e annacquati, persone vestite in modo stravagante e alquanto anticonvenzionale e strambo, in rapporto al clima, pub vietati ai minori, anche in orari non sospetti, gentilezza, prezzi elevati ma posti che meritano, cibo gradevole, supermercati aperti anche la sera tardi e che fungono pure da Bancomat, dogana all'aereoporto (non ci ero più abituata!) e tante tante chiaccherate.
Una piccola parte di Scozia scoperta anche nei suoi aspetti burocratici/sociali/lavorativi/scolastici e di vita quotidiana, grazie ai racconti dei nostri amici che ci vivono e lavorano, perchè noi quando viaggiamo siamo curiosi, avidi di informazioni, le più disperate.
E non vedo l'ora di tornarci, magari questa estate, anche se casa mia, è qui.
Perchè è bello andare ma anche tornare.

venerdì 1 marzo 2013

Il treno dei ricordi ed il ricordo dei treni

Ieri sera, bloccata ad un passaggio a livello dietro alla mia "vecchia casa", ho guardato i treni passare e ho pensato.
Ho pensato a quanto ho odiato e odio i treni: la sporcizia, il caldo infernale d'estate e il gelo umido dell'inverno, perchè aria condizionata e riscaldamento funzionano solo nei vagoni di prima classe - quando va bene - , il senso di soffocamento, con i finestrini sempre bloccati (per me, che amo andare in cima alle montagne e stare attaccata ad una parete di roccia...), i vicini che urlano e ciaccottano quando vorresti solo dormire, la musica degli altri sparata nelle loro cuffie e nei tuoi momenti di riposo, la mancanza cronica di posti a sedere, gli ombrelli sgocciolanti sulle tue gambe e su quelle degli altri passeggeri, l'affollamento da carro bestiame, anche e soprattutto in piedi, bimbi annoiati che strillano e salgono in piedi sui sedili, figli della maleducazione di genitori che non si esimono dal fare lo stesso, uomini e donne orgogliosi di renderti partecipe di lunghe conversazioni telefoniche con amici, consorti, amanti, madri, di cui non potrebbe importarti di meno, scritte ovunque e di qualunque tipo, perchè i beni pubblici non sono di nessuno, vero?
E soprattutto, le coincidenze che non esistono, neppure più sulla carta, i ritardi cronici, spesso più lungi del tempo di viaggio "previsto", perchè di garantito sui treni non c'è nulla, neppure l'obbligo di pagare il biglietto, basta essere rom o stranieri senza un soldo in tasca perchè il controllore non si sforzi neppure di chiedertelo, il biglietto, figurarsi di farti la contravvenzione, le fermate improvvise ed impreviste nel bel mezzo del nulla, le obliteratrici rotte, le attese infinite e le giustificazioni che non bastano mai.
Ho ricordato a quanto è stato diverso viaggiare per qualche giorno con i treni in Svezia e Norvegia, la pulizia, la gentilezza, la puntualità maniacale, del tipo, "attenzione, il treno è in ritardo di 3 minuti, ci scusiamo per il disagio" ed era davvero così, solo così e lo leggevi negli sgurdi mortificati di addetti e controllori.
Ho ricordato i tragitti, di solito a piedi, da e per la stazione, con lo zaino, la borsetta e/o la valigia colma di cibo, vestiti e affetti.
Ho rammentato le attese del mattino, alle 6.08 a.m., quando nel gelo dell'inverno o nella frescura dell'estate, altre facce stropicciate dal sonno attendono con te e tutto intorno è buio e silenzio.
Ho pensato ai colleghi di corso, agli amici vecchi e nuovi, agli incontri casuali, a mio marito, all'epoca non ancora tale, ai libri letti e riletti, sottolienati e studiati, all'MP3,
compagni di un pezzo di vita,
ogni tragitto, un piccolo viaggio.
Ho pensato alla stanchezza e al peso della domenica sera, quando il treno riportava in città per la settimana di studio studenti nostalgici, ho pensato alla stanchezza e alla leggerezza del venerdì sera, quando il treno riportava a casa, lontano dalla libertà dell'assenza dei genitori, ma vicino ai luoghi del cuore, stipati come sardine, in piedi tra un sedile e l'altro.
Ho ricordato gli scioperi dell'ultimo minuto, i guasti improvvisi, gli autobus sostitutivi, quando c'erano, e si salvi chi può.
E ho capito perchè ora sono disposta a rinunciare a vestiti, cene fuori, tempo per leggere, pur di viaggiare in auto, anche se il prezzo del carburante aumenta.
Ho capito perchè per diletto ho viaggiato in nave, in aereo, in auto, a piedi ed in bicicletta, ma ho fatto solo un viaggio in treno e NON in Italia.
Di treni, all'università e molto oltre, ne ho avuto abbastanza e li evito, almeno finchè posso.

mercoledì 27 febbraio 2013

Allattamento: le conseguenze dell'estremismo

Da pochi giorni ho finito di leggere un interessantissimo saggio, che mi ha stimolato molte riflessioni.
Una di queste riguarda un tema in realtà toccato solo marginalemente, che però mi sta particolarmente a cuore: l’allattamento al seno.
Per tutta la gravidanza e ancora adesso, che il nano ha superato l’anno ed è a dir poco svezzato, mi sento chiedere continuamente: allatti? Ma neanche più la sera/la mattina? Lo hai allattato tu?
Alla mia risposta (no, no, solo per tre mesi e in modo misto), le reazioni sono due:
Ma come? Ma perchè? (Saranno fatti miei, o no??!!) Poverino!! (Ma come ti permetti??) con sguardo di disprezzo e/o estremo dispiacere, come se avessi appena detto che lo avevo abbandonato o che è affetto da una rara malattia.
Oppure: “Neanche io, ma è cresciuto bene lo stesso, eh, sai non ho potuto perchè...”, seguito da elenchi di ragioni, con atteggiamento solidale.
In pratica, sembra che chi abbia allattato si senta superiore e ti giudichi una pessima madre, chi non lo ha fatto, senta la necessità di scusarsi e giustificarti.
Ecco, i primi mesi ho vissuto tutto questo malissimo, anche se cercavo di non darlo a vedere, poi la malinconia post parto è passata e ora provo solo fastidio.
Ho smesso di sentirmi in colpa.

Credo che sia in atto un vero e proprio lavaggio del cervello delle neomamme e donne in gravidanza a favore dell’allattamento al seno.
E che sia un atteggimaneto “talebano” che ingenera ansie, timori, sensi di colpa, eccessive aspettative.
E che mi fa paura, come tutti gli estremismi.
Durante la gravidanza e dopo di essa, in tutti i consultori, studi di pediatri, poliambulatori, reparti ospedalieri o ASL legati in qualche modo alla maternità, ho trovato cartelloni e opusucoli propagandistici, una vera e propria pubblicità, PRO L.M.
Informavano che, in base a non meglio specificati “studi scientifici”, il L.M. vant una superiorità indiscussa, fa risparmiare (e su questo, non ci piove!), e persino che i bambini allattati al seno in modo esclusivo sono PIU’ INTELLIGENTI!
A parte il fatto che il solo pensare che si possa trasmettere l’intelligenza con il latte mi pare assurdo (e le madri poco intelligenti, allora? Cosa trasmetteranno?), vorrei proprio capire cosa possa esserci di scientifico in questi fantomatici studi: forse che hanno sottosposto al test del Q.I. un campione significativo di neonati? E dopo quanti anni, in che condizioni? E il campione era davvero significativo (per numero e selezione)? Ma soprattutto, come fanno a sapere che, se questi bambini non avessero assunto L.M. in via esclusiva il loro Q.I. sarebbe stato inferiore o viceversa?
Ho trovato cartelloni e linee guide del Ministero della Sanità che”suggeriscono” (facendo un vero e proprio terrorismo psicologico) di allattare al seno i bambini fino ai DUE ANNI, IN VIA ESCLUSIVA!
Ora.
Capisco che si voglia far comprendere l’importanza dell’alimento materno, anche al fine di ribaltare quella “moda” del L.A. che è stata in voga nella generazione delle nostre madri.
Non stento a credere che il L.M. sia perfettamente bilanciato e ideale per i primi mesi di vita del neonato (anche se ci sono studi, fatti analizzando il L.M., che dimostrano come possa essere inquinato da sostanze tossiche, ingerite dalla madre con il cibo e/o l’acqua).
Trovo assurdo, però, che si possa credere e sostenere che il L.M. renda più intelligenti!
Eppure: le donne vengono spinte da ostetriche, pediatri, infermieri, medici e amiche all’allattamento, al rooming in ecc. e colpevolizzate se manifestano segnali di disagio o dissentono.
Durante i monitoraggi, in ospedale, ho dovuto sorbirmi ore di ridicoli video sull’allattamento e così nei corridoi del reparto maternità, giorno e notte.
Video in cui si decantava la bellezza dell’allattamento, quanto fosse naturale, si suggeriva di allattare in pubblico, a richiesta, in via esclusiva, sino ai tre anni e oltre, e venivano mostrate "comodissime" posizioni possibili, persino quella a quattro zampe, giuro.
Ridicolo.
Vorrei sapere, al di fuori della donna del video, chi allatterebbe a 4 zampe un bambino di tre anni, neanche fosse la lupa con Romolo e Remo, in Italia; vorrei sapere dove gli hanno visti, gli autori del video, i bar/negozi/ristoranti con l’angolo allattamento, in Italia.
Ma soprattutto, vorrei che mi spiegassero per quante donne è davvero possibile conciliare l’allattamento naturale esclusivo con il lavoro, quante dispongono di un comodo frigo in ufficio per conservare il latte, quante riescono a “tirarsi” il latte in ufficio o prima di uscire (perchè si ha tanto tempo il mattino, vero?!), quante godono effettivamente dei permessi per l’allattamento e quanto di queste fortunate donne riescono a usarli davvero per dare il L.M. ai loro figli, FINO AI TRE ANNI o, comunque, ad allattare - andare a lavoro, tornare –allattare – tornare a lavoro.
Vorrei saperlo soprattutto perché il consiglio è, come se non bastasse, allattare “a richiesta”!
E ancora, se davvero fosse più che sufficiente il L.M. in via esclusiva fino ai due anni, perchè i bambini vengono svezzati dai 4/6 mesi? Vogliamo davvero credere che i pediatri prendano soldi dai produttori di alimenti per neonati? Perchè i bambini CHIEDONO anche altri cibi?
La nostra generazione e quella dei nostro genitori, cresciuti in numero significativo a L.A. è forse una generazione di idioti?
Sembra che ci sia una volontà sociale di riportare la donna al ruolo di madre e basta, in casa a sfornare figli ed allattare, a richiesta, come una serva.
Qual è il ruolo dei padri, in tutto questo?
D’accordo, ovvio che vale la pena tentare e non arrendersi alla prima difficoltà, che il L.M. è sicuramente meglio, se possibile, e che se la mamma è davvero felice di allattare e di continuare a farlo durante lo svezzamento, nulla deve impedirglielo.
Anzi.
Bisognerebbe atrezzare i luoghi pubblici e gli esercizi commerciali ad hoc.
Quel che non comprendo è l’estremismo, l’obbligo, l’imposizione.
Io non ho mai desiderato allattare, non mi sembrava naturale. Punto.
Ci ho provato comunque e con determinazione e perseveranza. Ha funzionato male e a singhiozzo.
Ho pensato che fosse colpa mia.
A distanza di mesi (mesi!) ho scoperto che il problema era fisico e del nano e che avrebbe potuto essere facilmente risolto!
Questo, dopo che pediatra, assistente all’allattamento, ostetriche e infermiere del nido avevano ripetutamente e insistentemente controllato l’attaccamento (di queste ultime, alcune con la delicatezza di ippopotami e una buona dose di maleducazione), avevano insistito mentre io ero ero stremata e sofferente, mi avevano accusato di lamentarmi per nulla ecc.
Ci ho provato. Risultato: lavoro, nulla, vita sociale, nulla, riposo, inesistente, pasti, disastrosi, bimbo che non prendeva peso, coliche e pianti disperati e quindi “aggiunte”.
Quando ho smesso, sono rinata, fisicamente e mentalmente, ed è lentamente passata anche la malinconia (a volte quasi vera e propria depressione), con esse le coliche ed i pianti.
Al nano è rimasta una fame atavica, in compenso!
Certo, non è comodo sterilizzare tettarelle e biberon, avere sempre dietro acqua bollita e bollente, non è economicamente vantaggioso, non è l’ideale ma non è neppure “il Male”.
Ho potuto ricominciare a lavorare con più serenità, dormire, mangiare, vivere.
Tra amiche e conoscenti neomamme ho scoperto, indagando, che TUTTE dopo un mese al massimo, hanno finito per dare degli orari alle poppate, pochissime hanno mantenuto il L.M. esclusivo per 4/6 mesi e quelle che lo hanno fatto, sono state spinte non solo e non tanto dal benessere del bimbo, ma dal piacere cher ne traevano (anche se la maggior parte dei padri non ne era affatto entusiasta, anzi).
Bellissimo per loro, bellissimo se si riesce a prezzo di sacrifici non eccessivi, ma non è così per tutti.
Anzi.
Perchè non si dice la verità, tutta la verità alle donne in gravidanza e alle neomamme?
Sembra, ad esempio, che tutti ignorino gli effetti sulla salute dell’occhio che può avere l’allattamento, nelle donne con disturbi visivi, tacciano sulla spossatezza fisica e mentale che l'allattamento a richiesta può procurare, sul fatto che i bimbi allattati al seno dormono meno di notte, sembra che nessuno voglia parlare delle difficoltà lavorative e sociali derivanti dal non potersi mai organizzare con gli orari e stare lontane dal bimbo, nascondano i problemi di coppia che possono derivarne ecc.
Lasciamo le donne libere di scegliere almeno questo, nella vita.
Rispettiamo e difendiamo non solo i bambini, ma anche le madri.
Perchè in fondo, non utilizzare gli appositi seggiolini, non vaccinare il proprio figlio, lasciare un bimbo solo in casa o nella vaschetta del bagnetto, anche solo per un minuto ecc. sono comportamenti che possono avere, purtroppo, conseguenze serie, se non tragiche, allattare o non allattare, invece, non ne ha nessuna conseguenza significativa, tanto meno scientificamente provata.
Essere madri felici e serene e non sentirsi in colpa (o almeno, non anche per questo) ha enormi conseguenze, per tutti.