Ieri
sera, bloccata ad un passaggio a livello dietro alla mia "vecchia
casa", ho guardato i treni passare e ho pensato.
Ho
pensato a quanto ho odiato e odio i treni: la sporcizia, il caldo
infernale d'estate e il gelo umido dell'inverno, perchè aria
condizionata e riscaldamento funzionano solo nei vagoni di prima
classe - quando va bene - , il senso di soffocamento, con i
finestrini sempre bloccati (per me, che amo andare in cima alle
montagne e stare attaccata ad una parete di roccia...), i vicini che
urlano e ciaccottano quando vorresti solo dormire, la musica degli
altri sparata nelle loro cuffie e nei tuoi momenti di riposo, la
mancanza cronica di posti a sedere, gli ombrelli sgocciolanti sulle
tue gambe e su quelle degli altri passeggeri, l'affollamento da carro
bestiame, anche e soprattutto in piedi, bimbi annoiati che strillano
e salgono in piedi sui sedili, figli della maleducazione di genitori
che non si esimono dal fare lo stesso, uomini e donne orgogliosi di
renderti partecipe di lunghe conversazioni telefoniche con amici,
consorti, amanti, madri, di cui non potrebbe importarti di meno,
scritte ovunque e di qualunque tipo, perchè i beni pubblici non sono
di nessuno, vero?
E
soprattutto, le coincidenze che non esistono, neppure più sulla
carta, i ritardi cronici, spesso più lungi del tempo di viaggio
"previsto", perchè di garantito sui treni non c'è nulla,
neppure l'obbligo di pagare il biglietto, basta essere rom o
stranieri senza un soldo in tasca perchè il controllore non si
sforzi neppure di chiedertelo, il biglietto, figurarsi di farti la
contravvenzione, le fermate improvvise ed impreviste nel bel mezzo
del nulla, le obliteratrici rotte, le attese infinite e le
giustificazioni che non bastano mai.
Ho
ricordato a quanto è stato diverso viaggiare per qualche giorno con
i treni in Svezia e Norvegia, la pulizia, la gentilezza, la
puntualità maniacale, del tipo, "attenzione, il treno è in
ritardo di 3 minuti, ci scusiamo per il disagio" ed era davvero
così, solo così e lo leggevi negli sgurdi mortificati di addetti e
controllori.
Ho
ricordato i tragitti, di solito a piedi, da e per la stazione, con lo
zaino, la borsetta e/o la valigia colma di cibo, vestiti e affetti.
Ho
rammentato le attese del mattino, alle 6.08 a.m., quando nel gelo dell'inverno o
nella frescura dell'estate, altre facce stropicciate dal sonno
attendono con te e tutto intorno è buio e silenzio.
Ho
pensato ai colleghi di corso, agli amici vecchi e nuovi, agli
incontri casuali, a mio marito, all'epoca non ancora tale, ai libri
letti e riletti, sottolienati e studiati, all'MP3,
compagni
di un pezzo di vita,
ogni
tragitto, un piccolo viaggio.
Ho
pensato alla stanchezza e al peso della domenica sera, quando il
treno riportava in città per la settimana di studio studenti
nostalgici, ho pensato alla stanchezza e alla leggerezza del venerdì
sera, quando il treno riportava a casa, lontano dalla libertà
dell'assenza dei genitori, ma vicino ai luoghi del cuore, stipati
come sardine, in piedi tra un sedile e l'altro.
Ho
ricordato gli scioperi dell'ultimo minuto, i guasti improvvisi, gli
autobus sostitutivi, quando c'erano, e si salvi chi può.
E ho
capito perchè ora sono disposta a rinunciare a vestiti, cene fuori,
tempo per leggere, pur di viaggiare in auto, anche se il prezzo del
carburante aumenta.
Ho
capito perchè per diletto ho viaggiato in nave, in aereo, in auto, a
piedi ed in bicicletta, ma ho fatto solo un viaggio in treno e NON in
Italia.
Di treni,
all'università e molto oltre, ne ho avuto abbastanza e li evito,
almeno finchè posso.
E' vero, quanti treni ho preso anche io! però devo confessarti che pur avendo subito scioperi e guasti e ritardi e incidenti e suicidi ecc ecc... in realtà la cosa che mi dà più fastidio dei treni italiani è il continuo rincaro dei prezzi. "In Europa costano così", dicono.
RispondiEliminaSi, ma in Europa funzionano meglio...
Abitavo vicino alla stazione, prendevo il regionale tutti i giorni per andare a scuola, mio padre quasi alla stessa ora, prendeva il suo per andare al lavoro. Un lavoro nell'officina dei treni...un lavoro che alla fine lo ha ucciso. Da piccola guardavo dalla finestra, ed era una festa ogni volta che ne passava uno. Era un evento salirci....come cambiano le cose....per me ora, vedere quel treno ha tutto un altro sapore, triste e rabbioso, mentre mio figlio lo guarda con il mio stesso stupore di 30 anni fa.
RispondiElimina@rachele: quanto è vero!
RispondiElimina@mammapiky: la tua è una storia anomale e triste, posso capire.Per fortuna, ci sono i bimbi, che ci aiutano a vedere la magia anche dove non c'è.
il treno delle 6.10 per bologna. odio! La cosa che odio di più adesso sono le bande di ladri, li vedi passare di vagone in vagone. Sempre loro. che scrutano portatili o borsette. E nessuno fa niente per fermarli.
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