domenica 29 giugno 2014

La fine dell'anno cade a giugno....volando tra gli aquiloni

La fine dell'anno, per me, non coincide con il capodanno ma con il termine del periodo scolastico.
E' sicuramente un retaggio dei tempi della scuola, ma anche il risultato del fatto che il mio compleanno cade a giugno e che nello stesso mese iniziano a profilarsi all'orizzonte possibili periodi di vacanza e aleggia quel clima generale di maggior rilassatezza che aiuta a vivere meglio, anche se si continua a lavorare (giornate piu' lunghe, un po' di sole in piu', gente che parte e gente che torna, meno traffico, piu' parcheggi, aperitivi all'aria aperta ecc.).
Da quando il nano ha iniziato il nido, a settembre di due anni fa, giugno è poi tornato ad essere la fine dell'anno per l'eccellenza, anche se l'asilo chiudera', per fortuna, solo un paio di settimane ad agosto.

Come l'altro anno, a giugno si è svolta la festa del nido e, come un anno fa, io non ho resistito all'emozione, lasciando cadere piu' di una lacrima, prontamente nascosta!

Già settimane prima del gran giorno, è partito un vivace scambio di bigliettini e sms per decidere il regalo alle maestre e per preparare la festa.

Le educatrici sono state come al solito insuperabili, inventandosi un laboratorio di creazione di aquiloni per genitori e bimbi, permettendoci di portare la nonna e la nonna bis al posto del papà, purtroppo assente per lavoro, accogliendoci con la consueta gentilezza e allegria.
Il tempo, dopo un acquazzone mattutino, ci ha graziati ed i bimbi si sono scatenati in giardino, circondati da genitori emozionati, fratelli e sorelle, amichetti e amichetti.



E poi c'è stata la cerimonia di consegna della sorpresa - regalo di arrivederci, che quest'anno per i bimbi grandi è stato un grosso libro con i lavori svolti da ciascun bimbo, a tema Pimpa e i colori, ovviamente con in copertina il simbolo del piccolo....riuscite ad indovinare qual è quello del nano?!!!??L'elicottero, naturalmente!

 Eccolo emozionato mentre ritira il suo libro!

 Poi consegna del regalo alle educatrici, ringraziamenti, canzoncine dei bimbi, saluti, corse, chiacchierate e merenda sinoira per tutti.....i cuochi ed il personale di cucina del nido sono stati come al solito bravissimi e, per restare in tema con la festa, hanno anche decorato ogni piatto del buffet con piccoli aquiloni di carta con l'elenco degli ingredienti...

Siamo tornati a casa con il nostro piccolo capolavoro...viola perché al nano piace moltissimo, con una bellissima poesia donataci dalle maestre e tante tante emozioni.


p.s. Non è affatto difficile farlo...peccato che non ci fosse verso di farlo volare sul serio, anche se qui il vento non manca mai!!!

E' stato un anno intenso, in cui il nano ha imparato moltissimo, stretto amicizie e superato tappe (come l'abbandono del pannolino, imparare a fare i collage, usare le forbici e tanto altro) e anche noi genitori siamo stati coinvolti in simpatici laboratori di riciclo e altre iniziative.
Sono davvero grata a queste educatrici e a tutto il nido e una volta di piu', mentre assistevo alla festa, ho compreso di aver fatto la scelta giusta, anche se il magone di vederlo grande e sapere che da settembre cambierà tutto.....mi ha creato un nodo allo stomaco che non vi dico e reso gli occhi lucidi lucidi!!

Sono orgogliosa del mio ometto e mentre lui è pronto a crescere, io inizio a rendermi conto che il bonario avvertimento "crescono cosi' in fretta, vedrai", è molto piu' che un modo di dire!!!
"I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.
Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.

Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu
seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla
tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.
 
Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito."
di Erna Bombeck

E mentre scrivo, ho ricominciato a piangere ed emozionarmi!!!


venerdì 27 giugno 2014

Il Grisham che non delude

" L'ombra del sicomoro" di John Grisham, ed. Mondadori, pag. 535.

Con questo romanzo, Grisham non delude.
Un processo appassionante, ambientato a Ford Country, Missisipi, nel profondo Sud ancora diviso dal razzismo anche nel 1988, un'eredità contesa, vecchi rancori e radici da svelare, tanti avvocati, un giudice "vecchio stampo", un legale appassionato, praticanti, galoppini e colleghi ubriaconi.
In compagnia del testatore, un anziano enigmatico e dalla scorza dura, Seth Hubbard, dei suoi falsi e fastidiosi figli, del giudice Rublen V.Atlee, di Lucien, Lettie Lang, Portia e, naturalmente, di Jack Brigance, le 535 pagine del romanzo volano.
A patto che vi piacciano processi, giurie e l'America degli anni 80!
Con questo post, un po' frettoloso, partecipo al venerdì del libro di Home Made Mamma.
Non è che non abbia più nulla da scrivere e raccontare, anzi. E' solo che sono giorni un po' frenetici ma se avrete la pazienza di attendere (prima di dimenticarvi di me e questo blog) vi aggiornerò presto sulla festa del nido del nano, su corsi di primo soccorso, giri in elicottero, passeggiate da turista in Piemonte e Valle D' Aosta, parenti in visita e molto altro!!!



venerdì 20 giugno 2014

Quanti capricci!

Quanti capricci, TOPO TIP! di Marco Campanella e Anna Casalis, ed. Dami, Euro 14,90, pag. 140.
Si tratta, in realtà, di una raccolta di cinque storie:
Topo tip fa i capricci, senza dubbio la preferita del nano,
Topo tip non fa la nanna
Topo Tip non vuole mangiare
Topo Tip non vuole andare all'asilo
Topo Tip dice le bugie
Precedute dal testo della canzoncina di Topo Tip, il tutto in ben 140 pagine.
Tra l'altro, io l'ho trovato su amazon a metà prezzo e non ho resistito.
Il nano se ne è innamorato all'istante, concedendoci una tregua dalla Pimpa (Peppa Pig nelle sue preferenze e' sempre stata terza, dopo Pimpa e altre passioni del momento variabili).
Copertina rigida e bombata, carta spessa certificata PEFC, Illustrazioni molto belle, colori accattivanti, testi semplici ma ben fatti, morale evidente ma non scontata, situazioni a dir poco comuni nella vita dei bambini (e dei genitori)....ci sono tutti gli ingredienti per un piccolo successo.
Secondo me, oltre ad essere una buona lettura serale, può essere d'aiuto per aiutare il nano a "digerire" alcune lezioncine, anche se certo non basterà a trasformarlo in un angioletto: d'altro canto, non lo è neppure Topo Tip!
Consigliato dai due anni.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.


venerdì 13 giugno 2014

"Qualcuno con cui correre"

"Qualcuno con cui correre" di David Grossman, ed. Oscar Mondadori, pagine 362, prima edizione 2008, Euro 9,00.
L'autore e' uno scrittore contemporaneo di Gerusalemme, dove e' in gran parte ambientato il romanzo.
Avevo già letto recensioni positive di questo libro e di altri dello stesso autore però per me era ancora uno sconosciuto.
Ebbene, questo e' uno dei più bei romanzi che ho letto negli ultimi mesi.
Tamar e Assaf, entrambi sedicenni, Shay, diciottenne con problemi di droga, Leah e la piccola Noah, la tenerissima Teodora, l'ardito cancelliere di Tribunale in pensione, gli artisti di strada, l'innamorato senza speranza Karnaf, Matzilah, Pessah, i suoi bulldog umani, Idan e Adi: ciascun personaggio e' indimenticabile ma i protagonisti..........ti entrano nel cuore come, naturalmente, la cagna Dinka, vero filo conduttore della vicenda, guida, amica, compagna di avventure.
Un romanzo sull'amore, sull'adolescenza, sui rapporti famigliari, sulla droga e l'amicizia, che racconta quanto sia facile perdersi e quanto coraggio, determinazione e lealtà servano invece per ritrovarsi o trovarsi, soprattutto in quel difficile momento della vita in cui, disorientati e confusi ma anche coraggiosamente idealisti, da bambini si diventa adulti.
Solo le prime 50 pagine sembrano scorrere un po' a fatica, poi la storia prende ritmo, ci si abitua alla narrazione su due livelli temporali e da due punti di vista (quello di Assaf e quello di Tamar) e ci si fa catturare anche dai personaggi e passaggi più surreali.
Bello, poetico, coinvolgente.
Molto consigliato!

Con questo post partecipo, come tutti i venerdì, all'appuntamento con i libri di Home Made mamma.


mercoledì 11 giugno 2014

#parto da qui. Praticamente, la gestazione di un elefante.

Sei nato a 41 settimane + 5, praticamente la gestazione di un elefante. Gli ultimi giorni sono stati stancanti, tra un monitoraggio infinito e l'altro. Era un mese che non dormivo più di 5 ore per notte, per l'ansia, per il mal di schiena.
Tu nulla, ti facevi beffe di noi e della nostra voglia di sapere, di conoscerti, di scoprire se eri una fagiolina o un fagiolino.
Finalmente, alle 23.30 del 7 novembre, quando mi ero appena addormentata, si sono rotte le acque. E io che temevo di non accorgermene!!
Doccia, vestizione e via in ospedale, come insegnato al corso preparto. Ricovero in tutta tranquillità, in assenza di contrazioni (anche quelle preparatorie, del resto, erano state rare e quasi inesistenti).
Ci informano che c'è ancora tanto liquido e se non partirà da solo mi indurranno il parto solo in serata. Il tuo papà torna a casa a riposare, io resto a rigirarmi nel letto di un rumoroso ospedale.
Verso le sette del mattino, la prima contrazione, non troppo forte.
Mezz'ora dopo,un'altra. Aumentano di intensità e frequenza ma senza fretta. Chiamo il tuo papà, che si presenta verso le 10 e vaga per il reparto maternità per un bel momento senza trovarmi, perchè io, intanto, mi sono rifugiata sotto la doccia da almeno un'ora, mentre qualcuno passa ogni tanto a controllare se sto bene e portarmi asciugamani puliti.
Alle 11.30 vado in sala monitoraggio perchè ora le contrazioni si succedono quasi senza posa: si inziza a fare sul serio.
Dopo un pò chiedo l'epidurale.Risposta: "E' troppo presto!"
La richiedo dopo mezz'ora: "Oh, no, è troppo tardi, ormai è dilatata!"
Poco dopo sento che devo spingere. Via, sala parto.
Tutto bene finchè, di colpo, l'ostetrica si zittisce e dice all'infermiera di chiamare subito il medico. Passa un attimo e richiama, più agitata.Ha cambiato voce.La sento dire che non c'è più battito. Oppure lo spiega al tuo papà o lo dice al telefono, non so. So solo che si ferma tutto, anche le contrazioni.
Poi le mani del tuo papà spostano la cintura per il monitoraggio, trafficano sul pancione...il battito torna. Mi fanno un nodo stretto, il medico arriva tutto bardato, ci guarda e se ne va. Operazione scongiurata. Per fortuna c'è il tuo papà.
Peccato solo che io non senta più nulla, per lo spavento. Alla fine, non so come, si riprende e all'01.50 p.m., finalmente, nasci tu.
L'ostetrica ti porta subito nella stanza a fianco per il ceck up: non ricordo di averti sentito piangere, so solo che chiedo all'ostetrica: "E' intero, ha tutto?" Lei sorride e mi rassicura.
Io sono sfinita dalla fame e dal sonno, il tuo papà ha una faccia stravolta, tu sembri un ranocchietto e mi accorgo di non aver chiesto se sei maschio o femmina, me lo dice il tuo papà.Non mi capacito: sei uscito da me, davvero?
Ci lasciano in una stanza vuota, sul letto, tu nudo ma con il cappellino di cotone a righe azzurre e verdi acqua, sul mio petto, con una coperta di lana sopra.Ho freddo e sonno.
Ti guardo, tu mi guardi, con gli occhi spalancati.
Incredulità totale.
Mi madre poi, mi dirà che gli sono sembrata di colpo piccola e indifesa, tornata bambina.E così mi sono sentita.
Alla fine ci addormentiamo, mentre il tuo papà e la nonna ci vegliano a turno.
Dopo ore tranquille, vengono a prenderti e vai con il papà a fare il bagnetto. Torni vestito, con la tutina più piccola, quella che ti hanno regalato gli zii, grigia e beige, ed il cappellino di cotone rosa, con scritto "Born in 2011". L'infermiera ha insistito per mettertene uno pulito e ti è toccato quello di riserva.
Ti presenti al mondo così.

Mamma Avvocato

Con questo racconto (in versione "non sintetica"), partecipo alla bellissima iniziativa di FrancescaGabMaria Elena: Parto da qui !
Se volete partecipare anche voi, affrettatevi, avete tempo fino a domenica!!


domenica 8 giugno 2014

"Ultimamente" io

Da qualche tempo Verdeacqua  pubblica mensilmente i suoi "ultimamente", inviatando tutti noi a scrivere i nostri.
Questa volta raccolgo l'invito.

Ultimamente sogno troppo e concludo troppo poco.
Ultimamente sogno troppo e concludo troppo poco (la ripetizione non è casuale).

Ultimamente penso sempre a vacanze che non posso permettermi, e non solo per denaro.
Ultimamente ho un desiderio che non riesco ancora ad esprimere in questo spazio e che ancora non si avvera.
Ultimamente questo mi spaventa tanto e nello stesso tempo mi solleva.
Ultimamente sono stanca e questo strascico di inverno che non passa mai non aiuta, per niente.
Ultimamente cerco di pensare positivo ma fatico tanto, troppo.
Ultimamente sono sconfortata dai risultati elettorali.

Ultimamente compio gli anni (oggi) e non è che mi faccia cosi' piacere.

Ultimamente la mia amica continua a stare male e io non riesco ad arrivare a lei.
Ultimamente la mia famiglia d'origine non è più un porto sicuro e mi sento in un mare in tempesta.

Ultimamente ho tagliato i capelli e virato sul ramato, anche se non si vede.
Ultimamente corro e ci sto pure prendendo gusto.
Io. Incredibile.
Ultimamente guardo una piantina che spunta e cresce, protendendosi ogni giorno di più verso il sole e poi guardo lui, il mio amore piccolo che ha piantato i semini alla scuola materna poco più di una settimana fa e mi stupisco di quanto cresca in fretta, anche lui, proteso verso il sole ed il domani.


Ultimamente mi commuovo facilmente.
Soprattutto a vedere gli occhi di un amico innamorato.
Con quella luce che non si può descrivere.
Soprattutto a vedere gli occhi di un folletto felice che pedala forsennato in sella alla sua bici arancione.
Con quella luce che non si può descrivere.
Ultimamente nella mia pelle ci sto meglio, negli orari e nelle scadenze imposte dal lavoro e dagli altri, sempre meno.
Ultimamente a volte indosso scarpe con i tracchi.

 Ultimamente, forse, sta nascendo una nuova amicizia.
Ultimamente sono sempre io, confusa e a volte felice, altre no.
Ultimamente voglio chiudere in positivo, anche i post.

Perché oggi sono 32.





venerdì 6 giugno 2014

Un libro, uno spettacolo. "Piripu' Bibi!"

Giovedì scorso ricevo la telefonata inattesa di un'amica (una di quelle con la A maiuscola) che mi propone di portare i nostri bimbi (il nano e la sua bimba, coetanei) a Teatro, nella mia città, domenica.
C'è uno spettacolo tutto per loro in lingua Piripu'. Non capisco. Lei non ne sa molto ma dice che sembra interessante e divertente. Ovviamente mi fido, anche perché mi basta l'idea di trascorrere qualche ora insieme, e accetto subito.
Sarà la prima volta a teatro per il nano e ho un po' timore che possa non piacergli ma mi dico che se è pensato per i bimbi dai 2 anni in su, porteranno pazienza: abbiamo visto uno spettacolo di Pippi Calzelunghe con una attrice sola, bravissima, in biblioteca qualche tempo fa ma chiaramente l'ambiente era diverso, per il nano la storia era ancora troppo difficile da seguire e lo spazio eccessivamente affollato.
Il teatro G., invece, e' ampio ma accogliente.
Domenica arriviamo all'appuntamento trafelati, un po' in ritardo come al solito, ma tanto c'è ancora un po' da attendere. Mi stupisce e rincuora vedere tante famiglie con bimbi di ogni età così felici di poter assistere!
Poi i bimbi vengono fatti salire sul palco, perché lo spettacolo e' allestito e pensato per loro, mentre i genitori possono rimanere in platea.
Mentre la bimba della mia amica si lancia senza timore e, da seduta nel cerchio più esterno, alla fine dello spettacolo e' praticamente in prima fila che balla, il nano preferisce rimanere tra le mie braccia la maggior parte del tempo, salvo un paio di capatine sul palco. Va bene così, e' un bimbo a carburazione lenta e già lo prevedevo e comunque segue con attenzione lo spettacolo quasi fino alla fine (quando si mette a esplorare la sala e giocare con le macchinine ed un altro bimbo appena più piccolo, tra l'altro anche suo cuginetto, tra le sedie, senza però disturbare).
La scena e' una bella foresta di alberi di legno, i protagonisti burattini colorati che si muovono tra lenzuola bianche che creano giochi di ombre, le "attrici" che li manovrano molto brave, la narrazione semplice, anche se la lingua e' tutta inventata e io non capisco molto dalle parole, il risultato e' molto carino e piace a tutti i bimbi, soprattutto ai nostri!
Fuori, infatti non manchiamo di comperare uno dei tre libri della collana in lingua Piripu' da cui è tratto lo spettacolo, ovviamente lo stesso per entrambi, quello con il viola in copertina (la Bimba ha gusti precisi ed il nano la imita ammirato, anche perché il viola non gli dispiace affatto!).."Rulba Rulba!" di Emanuela Bussolati

E poi si avviano, piccoli lettori in crescita...

 Un gelato, giochi, chiacchiere, una passeggiata e il pomeriggio scorre via così, allegro e sereno, come i nostri bimbi, come la mia amica. Grazie!
La collana, Carthusia Edizioni, e' al momento composta di tre albi illustrati ideati e scritti da Emanuela Bussolati e pensati per la lettura genitori e figli, in una lingua "....adatta a fare le voci", a sussurrare o borbottare, a strozzare gli occhi e aggrottare le sopracciglia...una lingua speciale fatta di attenzione, di affetto e di voglia di mettersi in gioco..", come spiega la stessa autrice.
Ed e' davvero così!
All'inizio ammetto di essere rimasta molto spiazzata e di non aver ancora compreso appieno il significato di alcune parole però al nano piace molto e questa settimana se lo è fatto leggere in continuazione, rispondendo alla mia sciocca domanda: "secondo te, cosa significa: " Pole pole!", con l'ovvia risposta: "Mamma, pole pole, no? io capisco!"
Come a dire, da bravo bilinguista, che le lingue non vanno tradotte, ma comprese per come sono.

Gli altri titoli sono "Tarari' tararera....", Super Premio Andersen 2010 - Libro dell'anno, e "Badabum", prezzo Euro 14,90.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

lunedì 2 giugno 2014

Di inserimento alla materna, di orti, di bici e di emozioni: in una parola, mamma.

E poi, all'improvviso, lo vedi grande.
Cresce, troppo in fretta.
Te lo avevano detto, prima che diventassi mamma, ma tu non ci avevi creduto.
I primi mesi, poi, sembravano non passare mai (e in certe giornate è ancora cosi').
E invece.

Fai l'inserimento alla scuola materna e presto dovrai salutare le maestre del nido, quasi delle seconde mamme.
Lui è felice ed entusiasta, non vede l'ora di andare alla "scuola dei bimbi grandi ma ancora un po' piccoli", come la chiama lui (perché quella "dei bimbi grandi" è quella dei cuginetti, la scuola elementare).
E lo vedi timido, con il suo doudou in mano ed il ciuccio, che nasconde nella tua borsa prima di entrare, pero' non ha il coraggio di presentarsi con il suo nome e vuole stare in braccio a te.
Canzoncine di benvenuto, giochi per conoscersi, bolle di sapone nel prato, con una bacinella ed una cannuccia e lui che da confidenza solo ad un'altra bambina timida come lui.
Pero' dopo non vorrebbe andare via e a pranzo vuole rientrare al nido, "con i suoi amici", "tanto poi tu vieni a prendermi dopo, mamma".
E la volta dopo, un altro mercoledi' mattina, il secondo incontro di questo inserimento anomalo con la mamma o il papà, pensato per i genitori piu' che per i bimbi (e le maestre te lo dicono pure, perché sono mamme anche loro e sanno come è), lui è di nuovo timidissimo e se ne sta in disparte.
Poi le maestre consegnano ad ogni bambino un vasetto con il suo nome, una bacinella piena di terra e un barattolo con semi di fagiolino, da cui pescare per creare la propria piantina e lui è entusiasta e tu ancora di piu' perché questa è la scuola che volevi, quella in cui coinvolgono i bimbi in attività semplici ma istruttive, quella in cui la natura convive con l'alfabeto, i numeri, i giorni della settimana e lo studio del francese.
E finalmente smette di piovere e allora...stivali e via, nell'orto della scuola, a piantare le patate.
Gli altri bimbi fanno un giro e poi vanno a giocare con farina e altalene, lui no.




Chiede "posso, ancoa una?", in un ciclo infinito, e pianta patate con la maestra e rastrella e ascolta attento mentre gli insegnano che bisogna lasciare uno spazio di piede di bimbi tra una patata e l'altra perché possano crescere, che prima di seminarle vanno tagliate e lasciate riposare perché mettano fuori i butti e poi in autunno con quelle patate tutti i bimbi, anche lui, faranno la farina e poi i gnocchi, che il nano adora.
I suoi occhi brillano, è attento e felice, conquistato.
E la foto di gruppo non gli interessa, il vasetto da portare a casa si' e "mamma vai pure, io vado a mangiare con i miei amici".
E tu hai le lacrime agli occhi e scappi via, vai a correre e pensare...il magone è tutto tuo, perché sta crescendo e un po' ti fa paura e se lui sembra pronto, tu le mura rassicuranti del nido non le vorresti lasciare, pero' non bisogna farglielo capire, questo mai.
E' il tuo bimbo, quella che la mattina vuole essere portato a fare colazione in braccio e coccolato, quello dell'ancora un bacino, con il ditino sollevato a sottolineare uno.
Quello che quando è stanco o spaventato vuole ciuccio e doudou, quello che vuole mamma e papà.
E invece.


Torni dall'ufficio e lo trovi in cortile con i nonni che ti chiama orgoglioso e felice e ti mostra che ha imparato a pedalare sul trattorino: "e adesso io sono pronto, posso avere la bici dei grandi? Guarda mamma sono capace adesso, posso averla anche io?"
E dopo una settimana cosi' ti convinci e parti con il papà per andarla a cercare, questa bici tanto sognata, "con i pedali veri!!!"
E quando entri nel negozio e vedi le piu' piccole e ti sembrano grandi e invece la prova, gli va, pero' insiste che sia quella arancione, non quella rosa che gli sta facendo testare il commesso, e lo guardi negli occhi e vedi l'emozione, la felicità, l'entusiasmo, l'appagamento ed il nervosismo della prima volta....lo vedi grande e ti tornano le lacrime, di nuovo.
E sai che questo giorno, 29.05.2014, lo ricorderai.
E poi, vabbè, torni a casa seduta davanti, al posto del passeggero, con la bici incastrata tra ginocchia, cruscotto, spalle e mascella e preghi che non ti arrestino e di non avere un incidente.
E poi lui va, con lo stesso sconfinato entusiasmo che riversava sull'altra bici, la prima, compagna di tante avventure.


Solo che, questa volta, spinge sulle sue gambette magre e tu devi correre per stargli dietro.
E ride, felice.





E tu pensi, un po' orgogliosa e molto preoccupata, che adesso non lo ferma piu' nessuno
(e ti toccherà pure metterti a piantar patate in giardino!!!).

venerdì 30 maggio 2014

"La rabbia delle mamme"

"La rabbia delle mamme" di Alba Mercoli, pag. 316, euro 10,50, Mondadori Oscar
Ho preso questo libro in biblioteca per caso, senza sapere di cosa parlasse e senza conoscere l'autrice, attirata dal titolo.
Mi è piaciuto.
E' un po' ripetitivo nei concetti fondamentali, probabilmente perché nasce come raccolta di riflessioni sull'esperienza di psicoterapia di gruppo e studio delle difficoltà legate alla maternità ed al rapporto genitori - figli condotta in molti anni dall'autrice, però e' comunque molto interessante, anche per le storie esemplificative di molti stati d'animo e che aiutano a guardare ai problemi anche nell'ottica dei bambini, e per le testimonianze di molte mamme che vi sono riportate.
Io l'ho trovato in qualche modo "liberatorio", oltre che molto sincero.
"Nell'immagine edulcorata con cui la nostra società mitizza spesso il ruolo materno, uno dei terreni che mi sembrano in assoluto più pericolosi e dannosi per genitori e bambini e' la negazione dell'ostilità e dei pensieri distrutti che invece in certi momenti fanno inevitabilmente parte dell'esperienza, soprattutto nella depressione post partum, esattamente come i pensieri di dolcezza e tenerezza in altri, a volte contemporaneamente.
Sembra che ci sia un vero e proprio tabù sociale che impedisce che se ne possa parlare, come se pensiero e agito distruttivo fossero la stessa cosa e non due cose completamente diverse fra di loro, quali sono invece nella realtà.
...Anzi, un pensiero del genere e' sanissimo poterselo concedere in certi momenti in cui si è troppo esausti e provati dalle difficoltà con un bambino: diventa un ulteriore fattore di protettivo per lui perché aiuta a riconoscere e legittimare la fatica dei genitori ma a preservare allo stesso tempo il bambino e a non passare all'agito distruttivo. Aiuta a far si che il pensiero resti un pensiero e non si trasformi in un atto.
....Perché concedersi il pensiero di solito aiuta a non farlo e a non far ricadere in modi più sottili e potenzialmente dannosi sul bambino un'aggressività mentalmente negata anche a se stessi ma perfettamente percepita dal piccolo.
Sono invece le improbabili mamme perfette da pubblicità televisiva quelle che fanno inconsapevolmente soffrire di più i loro bambini senza volerlo, a causa del loro tipo di funzionamento mentale che ha bisogno di essere aiutato a evolvere perché difficilmente riesce ad entrare in sintonia con i bisogni reali di un bambino piccolo....
Perché il voler essere perfette implica inevitabilmente varie difficoltà psicologiche importanti alla base, quali: una profonda mancanza di autostima, spesso camuffata dall'opposto, cioè da una apparente sicurezza...., una negazione della complessità della vita, che si percorre cadendo ma anche rialzandosi; un funzionamento mentale di tipo magico - onnipotente... In cui non vengono riconosciuti i limiti, ne' i propri, ne' quelli della situazione e neanche quelli del bambino; un'aspettativa inevitabile di perfezione anche sul bambino, che lo danneggiera',...una difficoltà nell'accettazione di se' e dei propri punti deboli, ma anche in quella del figlio e dei suoi punti deboli; il trasformarsi spesso da in nei momenti di esasperazione proprio per la frustrazione finale di non essere all'altezza di un modello così irreale di se'. Questi confonde e destabilizza i bambini che finiscono per ritrovarsi in certi momenti nella necessità di doversi difendere da chi li dovrebbe proteggere."
Il pensiero di fondo del libro, secondo me, e' che parlare di aggressività, concedersene il pensiero, aiuta a stemperare, sfogarsi e non passare all'azione, perché: "Nessun pensiero di rabbia ha mai ammazzato nessuno, tantomeno un bambino. I pensieri sono pensieri, non azioni."
Spesso l'aggressività e' frutto di rapporti non risolti con il passato che, se non affrontati, possono ritorcersi contro i figli. Perché dietro alla paura di non essere adeguata e di non farcela, scrive, l'autrice: "...c'è, insomma, la parte piccola, non cresciuta, impaurita e spaventata che anche noi adulti ci portiamo sempre dentro spesso senza saperlo".
Dal momento che, se si pone sistematicamente in atto un certo meccanismo mentale e un certo modello di comportamento, i figli impareranno quello, e' importante "rompere la catena" degli atteggiamenti sbagliati o negativi, quelli che ci fanno stare male, per evitare di trasmettere un insegnamento errato ai nostri figli.
Ad esempio, se i nostri figli ci vedono reagire con aggressività e nervosismo alle difficoltà ed alla stanchezza, faranno, un domani, lo stesso, oppure si troveranno a soffocare la loro rabbia per non ricadere nel nostro errore, rischiando che esploda in modo distruttivo.
Se negheranno l'imperfezione, perché noi non ci permettiamo di esternarla e così hanno imparato, saranno probabilmente insicuri e pieni di sensi di colpa. Ecc.
"Bisogna crescere per fare i grandi, non bastano gli anni segnati sulla carta d'identità....
Quando un bambino si può permettere di fare il piccolo, e non il grande perché deve fare da genitore ai suoi genitori e' più facile che una volta cresciuto ossa fare il grande con i suoi figli senza chiedere loro per automatismo inconscio di fargli da genitore, privandoli così involontariamente e senza neanche rendersene conto della loro infanzia e perpetuando un altro anello di una catena transgenerazionale di trasmissione di ferite e dolore."
Tutto questo non significa che sia sempre colpa dei genitori, non significa che dobbiamo farci prendere dai sensi di colpa, perché si tratta di meccanismi non consapevoli.
Si tratta, piuttosto, di avere il coraggio di affrontare ciò che fa stare male per superarlo, anche vincendo questo tabù dei sentimenti contrastanti verso i nostri figli che tendiamo a negare.
E ancora, significa cercare di riconoscere le battaglie perse e non sprecare energie in esse e, soprattutto, nei conflitti lasciare agli altri una via d'uscita onorevole, non volerli umiliare e sconfiggere a tutti i costi (e in questo io ho molto da imparare, perché spesso mi accorgo di comportarmi da bambina con il mio stesso figlio..).
Secondo l'autrice, in questo percorso un gruppo di ascolto attivo e non giudicante, il confronto sincero con altre persone che vivono le nostre stesse esperienze e' determinante, aiuta a sconfiggere i tabù e riconoscersi mamme "sufficientemente buone" che, poi, conclude la Mercoli, e' il modo migliore di fare la mamma.
Insomma, quell'ascolto e quel gruppo di considivisione che io ho trovato sul web!
Consigliato alle neo mamme, alle mamme già da un po' e alle donne in attesa, per non farsi fregare dal meccanismo dell'idealizzazione e del senso di colpa, perché:
"...sono proprio un eccesso di idealizzazione e la retorica della maternità in particolare che si ritorcono contro tante neo mamme facendole soffrire insieme ai loro bambini......permettere di esprimere e legittimare anche i momenti di rifiuto che l'esperienza del diventare genitori porta inevitabilmente con se', contribuirebbe a diminuire il malessere che li accompagna e la paura sottostante di non essere all'altezza del ruolo. Aiuterebbe a sentire di fare davvero il proprio meglio e a essere genitori "sufficientemente buoni" per il proprio bambino. Il quale, a sua volta, non ha bisogno di genitori perfetti, per fortuna, ma semplicemente dei suoi genitori che sono loro, solo loro e nessun altro al mondo, con i loro punti di forza ma anche con le loro fragilità e insicurezze...."
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma




martedì 27 maggio 2014

Senso del pudore e domande difficili

Dopo un lunedì ed una notte di pioggia, dopo una mattinata grigia con il vento forte (ovviamente freddo) e qualche goccia ancora, mentre vado a prendere il nano al nido, inaspettamente, spunta un sole caldo.

Quando saliamo in auto, lasciata parcheggiata all'aperto, ho quindi caldo e mi tolgo la maglia di cotone spesso ch avevo indossato (patendo comunque il freddo) questa mattina.
Rimango in canotta, di quelle semplici stile Intimissimi, grigia, sportiva.

Il nano: "Mamma! Ma sei nuda!!"
Io: "No nano, sono in canottiera, mica nuda".
Il nano: "No mamma non si può andare in giro in canottiera, sembri nuda!"
Io: "Quando fa caldo caldo si può, amore."
Il nano: "In ufficio no, però. La metti dopo, per andare in ufficio?"
Io: "Sì tesoro, stai tranquillo".

In auto, passiamo di fianco ad un cantiere stradale e due cantieri edili: uomini che lavorano a torso nudo.
Il nano: "Mamma guarda, sono nudi!!"
Io: "sì, perchè fa caldo."
Il nano: "Ma neanche la canottiera?"
Io: "Amore, gli uomini che non lavorano in ufficio possono stare anche a torso nudo, quando fa caldo."
Il nano: "In ufficio no?"
Io: "No, non sta tanto bene."
Il nano: "E le mamme, possono stare nude fuori?"
Io: "No, in canottiera sì, nude no, magari al mare".

Silenzio assorto.

Stessa scena appena arrivati in casa di mia madre (nano: "Mamma, la metti la maglia adesso che vai in ufficio!", io: "Sì nano, adesso la metto"; nano: "Nudi non si può").
La nonna, al nano:  "Ma da dove arrivi tu, dal Marocco?"
Il nano: "No, nonna, dall'asilo!"

Asilo valdostano, senza dubbio.

Che faccio, la prossima volta gli parlo del topless e delle convenzioni sociali??!!