lunedì 4 aprile 2016

Ultimamente, tra marzo e aprile

Ultimamente abbiamo festeggiato il compleanno dell'Alpmarito, invitando a cena due coppie di amici con figli e mangiando due cosciotte di agnello allevato in montagna da una cucina.
Perchè l'Alpmarito adora l'agnell e non vedeva l'ora di gustarlo ( e cucinarlo).

                                       (Il castello di Montalto -TO-, in Canavese, visto dalle rive del lago Pistono)

I bimbi, pur essendo di età diverse, sono stati davvero bravi (l'unico piccolo danno lo ha fatto mio figlio, rompendo il vetro di una cornice, ma senza ferire nessuno), hanno giocato e assaggiato e quando sono andati via in un quarto d'ora avevo già riordinato i giochi.
Insomma, ero pronta al disastro che fino ad un anno fa si creava con un pò di bimbi in giro ed invece siamo riusciti a fare tutti un pò di conversazione ed a goderci la cena.
O forse è solo che mi sono talmente abituata alle interruzioni ed a qualche pianto che non mi disturbano più, senza contare che è bellissimo vedere la casa animarsi di tanta energia e allegria!

Ultimamente una domenica siamo stati al Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (ne ho parlato qui) ed al parco del Valentino, in compagnia, e ci siamo divertiti molto.

Ultimamente il ricciolino biondo, mentre ci preparavamo per la scuola, mi ha informata, di punto in bianco, che da grande farò "lo scenzato". Sì, lo scienziato, "per scoprire come sono nati la prima mamma ed il primo papà". 
E io mi sono sentita travolgere dall'orgoglio.

Ultimamente è stata una Pasqua allegra con un pezzo della mia famiglia, attorno ad una tavola imbandita e con tanto cioccolato, anche troppo.

Ultimamente abbiamo terminato il corso di sci di fondo del ricciolino e tra la prima e l'ultima lezione la differenza si vedeva eccome.
Nel suo stile e nella sua sicurezza e pure nella mia velocità, tanto a prepararci, prepararlo, quanto a sciare!



Un'esperienza più che positiva, seppur faticosa per via dell'impegno settimanale fisso che comportava, che ripeteremo certamente.

Ultimamente ci siamo regalati una fuga romantica di mezza giornata...



 abbiamo ritirato gli sci, con il solito magone al pensiero di un'altro inverno finito, e salutato la primavera...


dando via ufficialmente alla stagione dei gelati, delle biciclettate, delle passeggiate con e senza amici e, soprattutto, dell'arrampicata non solo più in palestra, ma anche fuori, dove è più vera.

Così Pasquetta ci ha visto in quel di Montalto Dora (TO), in una piccola ma bella falesia circondata da laghi (in cui lanciare sassolini) e boschi...




Perchè noi abbiamo la fortuna di vivere in un posto stupendo e non dobbiamo mai dimenticarcelo.

Ultimamente le mie varie malattie alle vie respiratorie mi hanno impedito di correre. E allora ho ritrovato il mio primo amore: il nuoto.
Il tempo è poco per andarci, ma quando ci riesco, come oggi, i pensieri viaggiano, le braccia macinano vasche su vasche e io mi sento bene. Magia dell'acqua.


Ultimamente lo yoga ha avuto molto spazio nella mia vita, ma questa è un'altra storia che merita un post a parte.

Ultimamente il ricciolino biondo ha ricominciato il suo corso di nuoto (anzi, è guià quasi di nuovo finito) e così il sabato siamo io& lui e l'acqua. Wow.
Non fosse che per l'ora (a cavallo del pranzo), continuerei a portarlo per sempre.

Ultimamente ho scoperto che il mio livello di potassio non è troppo basso, ma al contrario un pò alto (anche se al limite) ed ancora non ho capito cosa significhi. Però tolto uno dei farmaci, l'umore è risalito ed i crampi  sono scomparsi. E già non è poco.

Ultimamente sto imparando ad accettare che la vita va come va e certe volte non ci puoi fare nulla, anche se vorresti tanto poter fare qualcosa, per te, per gli altri.

Ultimamente il ricciolino mi ha abbacciata forte dalle spalle, a sopresa, e ridendo mi ha detto: "Sei la mamma più carina del mondo!" e io ho sentito fisicamentela grandezza dell'essere mamma.

p.s. "Ultimamente" è una bellissima idea che aveva avuto Cecilia tempo fa.
Cecilia, spero tu non abbia nulla in contrario se perpetuo. Altrimenti, dimmelo pure e provvedo a modificare il post!


venerdì 1 aprile 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "Le regole che fanno crescere"


 "Le regole che fanno crescere" di Maggie Mamen,  

ed. Piemme, 2006, pag. 234, Euro 9,00


Il libro tratta i modi per riconoscere, curare e, soprattutto, evitare preventivamente, la c.d. "Sindrome del Bambino Viziato".
Lo fa spiegando di comprendere che i genitori agiscono in buona fede e vogliono tutti crescere bambini felici, tuttavia a volte il modo in cui i figli recepiscono i messaggi che inviamo è diverso da quella che era la nostra intenzione oppure portiamo all'estremo delle convinzioni che finiscono per produrre conseguenze non volute.
Ad esempio, se noi diciamo: "Vogliamo che i nostri figli siano sereni e felici" , lo potrebbero pensare: "Devo essere sempre sereno e felice. Quando sperimento perdita o fallimento o mi sento triste, arrabbiato, frustrato o deluso, qualcuno deve farmi sentire meglio" o ancora, se noi cerchiamo di far sentire i nostri figli sempre stimolati ed arricchiti da attività, sport, corsi ecc, loro possono interpretare il messagio cosi': "Non mi devo annoiare mai. Mi si deve chiedere di fare solo cose stimolanti e arricchenti, non cose barbose e noioso. Se non mi interessa, non lo faccio" ed applicare questo pensiero anche allo studio, ai compiti, ai doveri di casa, all'igiene ecc.
Io mi sono accorta, ad esempio, che nel tentativo di far sentire nostro figlio considerato ed ascoltato sempre, gli abbiamo fatto credere che deve sempre partecipare a qualunque decisione e questo fa si' che, a volte, quando cio' non è ovviamente nè giusto nè possibile, lui si opponga con decisione alle nostre scelte e non capisca.
Ci stiamo lavorando.
Con schemi semplicficativi e molti esempi pratici, l'autrice invita a mettere a fuoco gli obiettivi educativi che vogliamo raggiungere, riflettere sul nostro stile genitoriale, imparare a riconoscere i sintomi del "bambino viziato", verificare che i nostri messaggi siano esattamente compresi.
Spesso, infatti, la volontà di dare ai nostri figli libertà di scelta, supporto, conforto, il desiderio di nutrire la sua autostima e non farlo sentire mai solo, la voglia di non fargli subire comportamenti che noi stessi abbiamo subito con disagio, di evitare eccessi di severità e freddezza, portano a risultati abnormi, a crescere bambini incapaci di pazienza e rispetto delle regole, isolati dai coetanei ed arrabbiati.
Quanti se ne vedono di bambini cosi', in giro ? E quante volte, osservando i genitori, ci chiediamo e loro stessi si chiedono, come sia possibile che siano diventati cosi'? Dove hanno sbagliato ? Dove abbiamo sbagliato o potremmo sbagliare noi?

"E' nella natura umana smuovere cielo e terra per evitare ai propri figli disagio e sofferenza. E' uno dei nostri obiettivi. E' nostro compito far si' che siano sicuri, sani e che le cose vadano sempre meglio. Troviamo molto difficile tollerare che i nostri figli siano arrabbiati con noi. Chi non si è sentito raggelare quando suo figlio gli ha detto: "Ti odio!", "Sei la peggior mamma del mondo!"....(omissis)...Se già non siamo sicuri del valore del nostro metodo educativo, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che i destinatari dei nostri sforzi esternino al mondo i nostri peggiori timori relativi alla nostra performance....Regrediamo di colpo e ritorniamo ad avere quattro, dieci o quindici anni. Come possiamo essere dei genitori efficienti se siamo noi stessi ancora dei bambini? A volte ci spaventa la nostra stessa risposta rabbiosa, e temiamo di non riuscire a controllarci e di poter far del male a qualcuno, con un assalto fisico o verbale. Di conseguenza molti di noi faranno tutto cio' che è in loropotere per evitar la rabbia dei propri figli. Ci ripensiamo, riduciamo le aspettative, cambiamo i ruoli e alla fine diamo loro cio' che vogliono: è piu' facile essere il genitorie di un bambino contento di noi...."
Pag. 44.

Il bello è che, come spiega l'autrice, spesso basta correggere alcuni messaggi per ottenere risultati notevoli, senza venire meno alle proprie convinzioni e senza dover cambiare il nostri stile educativo e, soprattutto, senza curare con farmaci problemi che non sono vere e proprie sindromi mediche.

Rispetto ad altri libri sull'educazione che ho letto, questo volume è piu' tecnico ma mi sembra anche molto obiettivo e ragionevole, incentrato sul ruolo dei genitori e volto a consetire scelte educative consapevoli.
 Inoltre, riporta alcuni brani di altri autori che ho molto apprezzato, come queste semplici ma non per questo banali:
REGOLE DI VITA 
Se lo apri, lo richiudi.
Se lo accendi, lo spegni.
Se sblocchi, lo riblocchi.
Se lo rompi, lo ammetti e lo ripari.
Se non sai ripararlo, chiami qualcuno che lo sappia fare e paghi il dovuto.
Se lo prendi in prestito, lo restituisci nelle stesse condizioni, se non in condizioni migliori.
Se ci tieni a qualcosa, ne hai cura.
Se sporchi, pulisci.
Se lo sposti, lo rimetti a posto.
Se appartiene a qualcun'altro e desideri usarlo, chiedi il permesso.
Se non sai come farlo funzionare, lascia stare.
Se non sono affari tuoi, non fare domande.
Se non è rotto, non cercare di aggiustarlo.
Se danneggia la reputazione di qualcuno, tieni la bocca chiusa.
Se illuminerà il giorno di qualcuno, allora dillo.

Tratto da "Lists to Live By", di Alice Gray.


QUANDO CREDEVI CHE NON GUARDASSI
Di un bambino

Quando credevi che non guardassi, ti ho visto appendere il mio primo disegno sul frigorifero e subito ho avuto voglia di farne un altro.

Quando credevi che non guardassi, ti ho visto dar da mangiare a un gatto randagio e ho imparato che è bene essere gentili con gli animali.

Quando credevi che non guardassi, ho visto che preparavi il mio dolce preferito e ho imparato che le piccole cose possono dare un tocco speciale alla vita.

Quando credevi che non guardassi, ti ho sentito recitare una preghiera e ho imparato che cè un Dio al quale potevo rivolgermi in ogni istante e ho imparato ad aver fiducia in Lui.

Quando credevi che non guardassi, ti ho visto preparare un pasto e portarlo a unamica malata, e ho imparato che tutti noi dobbiamo aiutarci e prenderci cura luno dellaltro.

Quando credevi che non guardassi, ti ho visto donare il tuo tempo e il tuo denaro per aiutare persone che non avevano nulla, e ho imparato che coloro che hanno qualcosa devono donare a chi non ha nulla.

Quando credevi che non guardassi, ti ho sentito darmi il bacio della buonanotte e mi sono sentito amato e protetto.

Quando credevi che non guardassi, ti ho visto occuparti della nostra casa e di tutti coloro che vi abitano e ho imparato che dobbiamo aver cura di ciò che ci è stato dato.

Quando credevi che non guardassi, ho visto come non venivi meno alle tue responsabilità anche quando non ti sentivi bene, e ho imparato che, una volta cresciuto, avrei dovuto essere responsabile anchio.

Quando credevi che non guardassi, ho visto le lacrime sul tuo viso e ho imparato che, a volte, le cose fanno male, ma che si può piangere.

Quando credevi che non guardassi, ho visto che mi amavi e ho desiderato essere tutto ciò che potevo essere.

Quando credevi che non guardassi, ho imparato le lezioni più importanti della vita, che mi serviranno per essere un adulto buono e produttivo.

Quando credevi che non guardassi, ti ho guardato e volevo dirti: "Grazie per tutte le cosa che ho visto quando credevi che non guardassi."

Ciascuno di noi, genitore, nonno, parente o amico, influenza la vita di un bambino. Per il mondo sei qualcuno, ma per qualcuno sei il mondo.



Tratto dal libro "You Thought I Wasn't Looking" di Mary Rita Schilke Korzan, distribuito da Andrews McMeel Publishing, riportato nel libro di Maggie Mamen a pag. 134-136.





Se siete arrivati fino in fondo a questo lungo post, lo avrete capito: libro consigliato!
Con questo post partecipo al Venerdi del Libro di Home Made Mamma.
 

giovedì 31 marzo 2016

Il museo nazionale dell'auto di Torino: un museo a misura di bimbi (e genitori!)

Qualche domenica fa, io ed un'altra mamma "momentaneamente single" come me (= con il marito al lavoro come il mio) con due figli di 4 e 8 anni, abbiamo deciso di portare in gita i nostri bimbi.

Scartata l'idea iniziale del Safari Park, a causa della minaccia di pioggia, abbiamo optato per il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino, a cui non era stata nessuna delle due.


Ebbene. Scelta azzecata, per noi e per i nostri figli ed è per questo che ho pensato di raccontarvelo: infatti non sono molti i musei in cui far trascorrere piacevolmente il tempo ai bimbi senza che facciano danni o si annoino e, soprattutto, non sono molti i luoghi chiusi in cui trascorrere le domeniche di brutto tempo in modo divertente ed istruttivo per grandi e piccini.

Questo a me è parso il museo giusto.

Prima un pò di storia: nell'opuscolo illustrativo si legge che, fondato nel 1932, il Museo Nazionale dell'Automobile è oggi uno dei musei tecnico - scientifico più famosi al mondo.
Ristrutturato nel 2011 e inserito nel 2013 dal "The Times" nella classifica dei 50 migliori musei del mondo, ha una impostazuione educative scientifica, con lo scopo dichiarato di trasmettere alle generazioni future il messaggio che: " la storia della mobilità è la storia della creatività applicata alla funzionalità e deve insegnare a riflettere su cosa sarà del futuro della Terra se non iniziamo a prendercene cura". 
Dal 2014 il museo è diventato interattivo, si è dotato di rete wi-fi aperta e gratuita e di una App dedicata.

In parole povere: è moderno, interattivo e molto curato negli allestimenti.
Si parte dalle prime autovetture, poco più che carrozze, e dalla storia delle officine meccaniche e dei primi giri in auto nel mondo, con ampio spazio dedicato alle imprese italiane ed alla prima donna ad aver ottenuto la patente.



Poi, attraverso la storia dei mezzi di trasporto, si narra anche la società e il costume del Novecento.
Vi sono proiezioni cinematografiche del periodo, 200 automobili originali di diverse marche, filmati storici e indicazioni sulle evoluzioni della tecnica e gli avvenimenti storici che hanno segnato le varie epoche.



Dal momento che le auto non sono delicate come dipinti, i bimbi possono avvicinarsi e toccare (o meglio, non dovrebbero ma se capita, non è nulla di grave), il personale è numeroso e con noi è sempre stato gentile nel far osservare le regole, senza imporre rigoroso silenzio o libertà di movimento (poi, certo, nessuno dei bambini si è messo a salire sulle auto o urlare senza controllo, questo è ovvio).

I filmari hanno catturato i piccoli, così come gli allestimenti delle sezioni relative alle auto più moderne e da corsa, veramente ben  fatti e curiosi, che hanno fatto fare a me ed alla mia amica M. un vero tuffo nel passato nostro e, soprattutto, dei nostri genitori.




(questa foto è relativa alla divertentissima sezione dedicata agli arredamenti creati con pezzi di auto)


Non sono mancate le auto da corsa, i grandi piloti e uno sguardo al futuro ed ai prototipi innovativi






C'è poi un piano con una specie di mini trenino sui cui fare un giro (o anche tre di seguito, come abbiamo fatto noi), che mostra il funzionamento di una catena di montaggio e le varie fasi di assemblaggio dell'auto.
Inutile dire che è piaciuto molto ai bimbi, così come sedersi su apposite sedie per vedere, tramite una sorta di casco, i video degli spot pubblicitari delle auto, divisi per anni e tipologia (i più stravaganti, i comici, gli innovativi, i descrittivi ecc.).



Ovviamente non manca il settore dedicato ai motori ed alla meccanica, oltre che alla evoluzione della ruota.
Noi, non avendo uomini interessati al seguito, siamo passati rapidamente.



E poi un pavimento illuminato con tutta Torino da calpestare e su cui correre, che ha dato sfogo al ricciolino ed alla sua amichetta, in un giro di visita che per noi è durato due ore e mezza abbondanti.



Le auto preferite del ricciolino biondo? Eccole!



 Non male come scelta, vero?

Insomma, merita davvero una visita e devo ringraziare Francesca, del blog Patatofriendly per avermi spinto, con il suo racconto, ha vedere un pezzo di Torino che mi era sfuggito durante gli anni dell'Università.(qui trovate il racconto, le foto e le info di Francesca).

Infoemazioni utili: il museo è nelle vicinanze del Lingotto fiere, vicino al Po e ad aree verdi con parchi giochi, in cui fare un picnic, volendo, o sfogare le energie dei più piccoli dopo la visita.
Nel museo i bagni sono dotati di fasciatoio, ci sono armadietti capienti per riporre ciò che si vuole lasciare all'ingresso ed un ampio bar-ristorante.
Volendo, organizzano anche laboratori e visite didattiche.
Il biglietto di entrata non è economico (12,00 Euro) ma il museo era pulitissimo (e non è mai scontato), molto grande e tutte le apparecchiature tecnologiche erano funzionanti. Comunque i bimbi con meno di 6 anni entrano gratis e quelli fino ai 14 anni pagano il ridotto (Euro 8,00).
Trovate tutte le informazioni pratiche e gli orari sul sito del museo.

p.s. Il post non è sponsorizzato bensì frutto dell'entusiasmo di una bella giornata!

venerdì 25 marzo 2016

Le letture di Mamma Avvocato: "E' tutta vita" e "Mi piaci, ti sposo"

"E' tutta vita" di Fabio Volo, ed. Mondadori, 2015, euro 19,00, pag. 234
Avevo già letto, in passato, un romanzo di Fabio Volo, senza esserne affatto convinta. Ciò nonostante, dopo aver letto l'opinione positiva di Mamma Piky e averlo trovato a disposizione nello scaffale "novità" della biblioteca proprio il giorno dopo, l'ho preso in prestito.
Devo ammettere che l'ho letto quasi d'un fiato. Scorre e coinvolge, anche se il protagonista maschile non ispira nessuna simpatia (almeno, non a me) e in quello femminile non mi sono ritrovata granché.
Ha il pregio, però, di raccontare da un punto di vista maschile lo sconvolgimento di una coppia all'arrivo del primo figlio, esprimendo sentimenti forti senza censure e raccontando una quotidianità incentrata sul nuovo nato da cui tutti noi siamo genitori siamo passati.
Voglio sperare che non tutti gli uomini siano come Nicola, il protagonista ma credo che faccia bene, ai noi donne, provare ad immedesimarci nell'altra metà della nostra coppia e, ai papà, magari riconoscersi in questo romanzo in cui, ve lo dico subito, il lieto fine c'è, anche se a mio parere un po' troppo affrettato.
Avrei voluto che lo leggesse anche l'Alpmarito per sapere il suo parere e per avere la possibilità di parlarne ma la sua risposta è stata categorica: non ho bisogno di leggerlo per sapere che sarà una c...a. Alla mia insistenza, ha ribadito che se proprio avessi insistito lo avrebbe letto ma che dubitava avrebbe cambiato idea, dunque ho lasciato perdere.
"Non avere figli è come fare una passeggiata in campagna. Trovi un albero vicino a un ruscello, ti puoi sedere sotto la sua ombra, puoi fare una bella pensi ch'ella e mangiare qualche frutta. Niente male, direi, non ci si può lamentare. Avere figli è come camminare in montagna, la salita è molto in faticosa della pianura, ma quando alzi lo sguardo vedi panorami che da qui non si vedono. La vita che hai scelto è quella da cui si vede il mare, per cui non rompere i coglioni ogni volta che c'è una salita ripida.", pag. 217
***
Tra una coda in cancelleria ed una dal medico, ho letto anche questo romanzo, in formato e-book:
"Mi piaci, ti sposo" di Simona Fruzzetti, ed. piemme
Anche in questo caso, l'ispirazione è venuta da Mamma Piky, che ne aveva parlato molto bene, pur precisando il suo carattere di lettura d'evasione al femminile.
Io, però, ne sono rimasta un po' delusa.
La trama, in stile Kinsella, non mi ha convinta, pur essendo certamente divertente.
Ho trovato lo stile un po' troppo colloquiale e mi hanno infastidito lo scarso uso della punteggiatura e alcuni errori che, in parte, forse non dipendono dall'autrice (come la virgola alla fine di molte battute, nei dialoghi, al posto del punto. A meno che non sia così solo nel mio eBook? E' un problema del Kindle?) e per la restante parte, voglio sperare, sono stati voluti perche' ritenuti appropriati alla protagonista.
Francamente, però, alcuni mi hanno fatta sobbalzare (ad esempio: "Forse per te era meglio una camomilla,» faccio notare ammiccando la tazzina."; o ancora: «E certo, lui è un notaio. Scommetto che se faceva il fornaio a quest’ora non eri qui a incolparmi di aver fatto saltare il matrimonio dell’anno.»; o ancora: «Spero che nella tua borsa non ci sia stato qualcosa di fragile,» mi sussurra guardandomi attraverso il vetro.")
In compenso, il suo blog mi piace, dunque continuerò a seguire i suoi scritti on line anziché i suoi romanzi, il cui costo in formato e-book, questo va precisato, e' decisamente contenuto.
Con questo post partecipo al consueto appuntamento del venerdì di Paola.

lunedì 21 marzo 2016

Ritrovarsi

Da troppo tempo l'Alpmarito lavora tanto, troppo, anche nel fine settimana. Lo fa per noi, per se stesso, perché non si può non fare.

Quando non lavora, ci sono le commissioni e il ricciolino biondo, da seguire, con cui stare, con cui giocare, come è giusto che sia.

Però, a volte, bisogna anche ricordarsi di essere una coppia. Ritrovarsi.

Per me, la mezza giornata rubata al lavoro e agli impegni della scorsa settimana e' stato questo: ritrovarsi.

Su una pista praticamente vuota, i muri della nera ben battuti e a disposizione, il sole alto nel cielo, nessuna coda, una discesa dietro l'altra, la velocità, il Monte Rosa a incorniciare il tutto. Sentirmi bene.

Godersi la sciata e la montagna tutta nostra.

E noi, a fare ciò che ci è sempre piaciuto fare.

In fondo, bisognerà pure trarre qualche vantaggio nell'abitare a venti minuti dalle piste da sci, visto che tutti i fine settimana si subisce l'inquinamento da traffico turistico e l'imbottigliamento davanti a casa!

sabato 19 marzo 2016

"La verità, vi spiego, sull'amore": le letture di Mamma Avvocato

"La verità, vi spiego, sull'amore" di Enrica Tesio, ed, Mondadori, anno 2015, pag. 235.

Ho ordinato, comprato e affrontato la letture del romanzo di Enrica Tesio piena di aspettative.
Seguo da tempo il suo blog Tiasmo apprezzandone i contenuti e lo stile, dolce e nello stesso tempo incisivo, leggero e profondo. Me la immagino, mentre scrivo, con un sorriso lieve sulle labbra, a volte un po' nostalgico o malinconico, ma pur sempre un sorriso.
E poi è torinese ed io ho vissuto a Torino e sono e resto una piemontese, anche se ora ho oltrepassato il confine della Regione (anche se di pochi chilometri).
Sapevo che nel suo romanzo avrei trovato anche parte del suo blog. Mi è già successo di leggere libri di altre blogger, a volte trovandoli un po' una replica del blog, altre rimanendo delusa, altre restando favorevolmente colpita.
Questa è una di quelle volte: la realtà ha ampiamente superato anche le mie già elevate aspettative!
Il romanzo e' divertente, fa sorridere e sognare, riflettere sui sentimenti, i rapporti di coppia, il senso di essere una famiglia. E lo fa con il suo stile particolare, lo stesso dei post.
Ho riconosciuto qualche passo già letto su blog e social ma integrato in una storia per me nuova, in cui accade poco a livello di azioni ma tantissimo a livello di sentimenti, cambiamenti familiari ed emozioni.
Un bel romanzo, che ho consigliato anche a mia madre e mia nonna e in cui, forse, tutte noi mamme e donne, soprattutto della mia generazione (che è la stessa della Tesio) possiamo riconoscerci.
Semplicemente un libro sui sentimenti e sulla maternità spassoso e toccante.
"E ci chiudiamo in noi stessi, che' il buio non entri.Ed è questa l'unica lettera, l'unica cosa che dovrei scrivere a Sara, che' se hai fortuna come me i figli ti trovano anche quando ti senti perduta."
"La maternità è tutta una lunga attesa che lui o lei comincino a fare qualcosa di diverso...Se sei una mamma tocca sempre aspettare e, quando non si aspetta, si rimpiange il tempo perduto...."
Oltre al libro, c'è una chicca: il Mammopoli, un gioco dell'oca per mamme e bambini, disegnato da Bura Bacio, in fondo al libro, a colori.
"A questo punto la notizia buona e' che il Mammopoli e' finito, il bambino dorme e tu puoi andare a piangere in salotto con la scusa che stai guardando una puntata di "Grey's Anatomy". La notizia cattiva e' che il Mammopoli e' un gioco, nella vita vera dubito che tu possa stare in salotto. Nella vita vera una madre non riposa. Si dice che Dio sia padre è infatti il settimo giorno sì è riposato.Una madre no."
E voi, lo avete letto? Vi è piaciuto quanto a me? Cosa ne pensate?
Con qualche ora di ritardo, partecipo all'appuntamento del Venerdì del Libro, pregando Paola di perdonarmi!

giovedì 17 marzo 2016

Ci sono giorni...eppure vivo.

Ci sono giorni in cui non va.
Non sei triste davvero, solo giù di tono, quasi apatica.



Giorni in cui trovare qualcosa di decente da indossare ti sembra una impresa impossibile.
Giorni in cui entri in ufficio già stanca.
Giorni in cui basta una parola non detta per farti sentire trasparente.
Giorni in cui ti sembra che le ore scarrano tra le dita, mentre aspetti solo che arrivi sera e sia ora di dormire.
Giorni in cui lo sforzo di cucinarti il pranzo ti fa passare la voglia di mangiare.

Non c'è niente che non vada davvero.
O meglio, niente che tu possa cambiare, soprattutto niente che tu possa cambiare nell'immediato, che dipenda da te.

Eppure fatichi a sorridere, "non hai voglia", anche se poi fai tutto ciò che devi fare, a casa come al lavoro.

Forse i giorni così bisognerebbe solo lasciarli passare.
Forse è solo stanchezza.

Però non mi piace.
Non voglio.
Mi sembra uno spreco, uno sperpero assurdo.

Allora mi do della sciocca, faccio la doccia, mi metto la crema, indosso una maglia rosa, lavoro, guardo la natura sbocciare, penso a quando andrò a prendere mio figlio a scuola, mi costringo a sorridere.

E vivo.








p.s. E magari prenoto pure il dosaggio di magnesio e potassio che mi ha prescritto l'allergologa e cerco di andare a dormire un'ora prima!

 



martedì 15 marzo 2016

I vantaggi della secondogenitura

Pochi giorni fa vi ho raccontato quelli che, secondo me, sono gli svantaggi di essere una secondogenita, premettendo di non mettere in dubbio l'amore dei genitori per ciascuno dei propri figli.

Oggi vorrei elencarvi quelli che credo siano i vantaggi del nascere per secondi.


1. Il primogenito/la primogenita può averti già aperto la strada, affrontando le discussioni con i genitori per ottenere permessi o vantaggi che a te, invece, basterà domandare per ottenere.
Può valere per l'uscire la sera con gli amici, il cinema o la pizza, le vacanze da soli o anche solo guardare la tv fino alle 21.30 anzichè le 21 o mangiare la caramella in più.
Non è detto, però, che i primogeniti facciano sempre da "apripista".
Nel mio caso, ad esempio, sono stata io ad insistere per frequentare l'università risiedendo per qualche tempo in città e sempre io a discutere per ottenere il permesso a prendere la patente della moto (e poi se ne è giovato anche mio fratello maggiore).
In altri casi, il grosso del lavoro lo ha fatto lui.

2. La pressione delle aspettative e delle ansie dei genitori è certamente minore, poichè ripartita su due figli anzichè su uno. E' un vantaggio anche per il primogenito, che si attenua per entrambi i figli se di sesso diverso, quando le aspettative sono in parte diversificate in base al sesso di nascita.

3. Ci sono più bambini che girano per casa, più amichetti, più feste, gite, pic nic in compagnia.
Perchè una volta sei tu ad invitare qualcuno, un altra è il primogenito, una volta si festeggia te, un'altra lui, una volta siete invitati alla festa di un tuo amico, una volta a quella dei suoi. Insomma, le occasioni di gioco ( e scorpacciata di dolciumi) in compagnia si moltiplicano, soprattutto se si è vicini per età e alcuni bambini vanno d'accordo con entrambi.

4. Ci sono più giochi, libri  e cartoni a disposizione in casa. E' vero, bisogna sempre condividere, spesso si litiga, spesso bisogna mediare ma, nel complesso, le opportunità ed in beni materiali aumentano.

5. Non sei (quasi) mai del tutto privo di un compagno di giochi, volendo di un complice per le tue marachelle.
Magari il rapporto con il primogenito non è proprio idilliaco oppure devi adeguarti al gioco che ha scelto lui (ma altre volte sarà lui/lei ad adeguarsi al tuo), però i lunghi viaggi in auto, i pomeriggi di pioggia, le giornate estive, le serate in casa, saranno sempre più piacevoli perchè, volendo, avrai sempre qualcuno con cui giocare, soprattutto se si è vicini di età.

6. Non ti senti mai solo. Quando inizi un ciclo scolastico, di solito conosci già la scuola materna, elementare o media, perchè ci andavi già ad accompagnare lui/lei, oppure lui/lei ancora la frequenta e sai che se avessi davvero bisogno, ci sarebbe. 
Non sei mai solo al centro estivo o colonia e a volte puoi iniziare a praticare uno sport o suonare uno strumento che sai già ti piacerà, perchè il primogenito ci è già passato e tu hai potuto provare.
Oppure puoi scegliere un'attività totalmente diversa che sia solo tua.
Crescendo, se il rapporto tra fratelli si mantiene sereno (il che, purtroppo, non sempre capita, soprattutto dopo i rispettivi matrimoni/convivenze), non sei mai solo neppure nell'affrontare momenti difficili della vita, dalla malattia, a incidenti, problemi lavorativi, necessità dei genitori.

7. I pranzi e le cene di famiglia sono più numerose, chiassose, allargate, divertenti. E si mangia pure di più. Almeno, questa è la mia esperienza e quella di mio marito!

8. I genitori di solito affrontano il loro compito con te in modo più rilassato e meno rigido che con il primogenito. Certo, a volte si aspettano che tu sia uguale a lui e fanno spiacevoli confronti, però si adattano anche più facilmente e cedono prima.
In altre parole: è più facile prenderli per sfinimento!
I terzi/quarti/quindi e via dicendo, in questo, hanno la strada spianata.

9. Hai la possibilità di trovare un confidente in casa, più adatto a certi discorsi dei genitori.

10. Anche se non hai ancora la macchina o sei più piccolo dell'età a cui i tuoi genitori hanno consentito al primogenito di uscire da solo, puoi contare su di lui (o sui suoi amici) per i passaggi o sfruttare la carta del "ma dai, c'è lui/lei a controllare!" per godere di libertà più precocemente. Certo, a patto di ignorare i suoi musi lunghi perchè deve portarsi la "sorellina" o il "fratellino" appresso!

11. Se il primogenito è maschio e tu sei femmina o viceversa, significa che avrai in casa esponenti dell'altro sesso che sono suoi amici/che poco più grandi di te e, se sei fortunato, qualcuno sarà anche molto carino/a.
E questo, nell'adolescenza, non guasta!

12. Infine, ti abitui fin da piccolo a mediare, condividere e accettare limitazioni e rinunce ma anche ad apprezzare le rinunce, i limiti  e le condivisioni che gli altri accettano per te. A volte anche a fare squadra. Ed è un insegnamento davvero prezioso.

Secondogeniti, che ne pensate? Avete altro da aggiungere o osservazioni da fare?




lunedì 14 marzo 2016

I sogni e la realtà: overo great expectations, grandi speranze e grandi aspettative


Da che ho memoria, ho sempre desiderato fare l'avvocato, come mio padre, e nello stesso tempo, essere una mamma lavoratrice, come mia madre, che ricordo bellissima vestita "da ufficio"  ma anche sempre presente e pronta a giocare e portarci di qua e di là.

Mi immaginavo avvocato di successo, impeccabile e preparatissima ma anche mamma presente, capace, giocosa, attenta.
Con tre figli almeno.

Mi immaginavo sempre di corsa ma non in affanno, occupata ma non preoccupata.

Immaginavo un gatto ad accogliermi sulla porta di casa o in balcone a prendere il sole, i bambini fare i compiti tranquilli in cucina mentre io sistemo e il marito prepara la cena.

Immaginavo un uomo con  cui condividere tutto, capirsi al primo sguardo e ridere molto.

Di diventare una cuoca passabile, invece, non l'ho mai neppure immaginato (per fortuna).

Immaginavo passeggiate in montagna e a sciare con bimbi al seguito, prima nel porte-enfante e  poi in fila dietro di noi. 
Immaginavo estati in tenda, giri in bici, arrampicate tutti insieme.
Tanto lavoro e tanto tempo libero insieme.

Immaginavo giornate con i miei fratelli e le loro famiglia, i loro figli.
Pranzi o cene nel weekend tutti insieme, a casa dei miei genitori, con i cuginetti che crescono insieme.

Immaginavo di fare tanti picnic e gite con gli amici di sempre, condividere attivitàò, sport, visite e viaggi.

Immaginavo di far addormentare mio figlio suonando Bach al pianoforte.

Diventando mamma, però, non sono riuscita a costruire una realtà identica ai miei sogni.
In parte è dipeso da me, senz'altro, tuttavia per la maggior parte sono state gli eventi della vita e le altrui decisioni a modificare le aspettative.

Sono diventata avvocato e, tutto sommato, sono abbastanza soddisfatta del mio lavoro.
Sono sempre di corsa, ma anche in affanno.
Occupata ma anche preoccupata.
Il gatto c'è (anzi, la gatta) però qualche volta quando noi rientriamo in casa lei preferisce uscire a farsi una passeggiata e godersi il silenzio (e non riesco proprio a darle torto!).
Ci sono lavoro e tempo libero, solo che sembrano non essere mai in sincronia.
Il figlio è uno solo, il fato per ora ha deciso così anche se il tre, per me, rimane il numero perfetto.
I compiti da fare per fortuna non ci sono ancora e mentre io cucino il ricciolino più che disegnare o giocare tranquillo reclama attenzioni.
Il marito che prepara la cena c'è solo a singhiozzo, anche se non per colpa sua.
Condividiamo molto ma non tutto (e forse è meglio così) e mi sono rassegnata al fatto che gli sguardi delle donne non sono così intelleggibili come ci piace pensare.
Non ridiamo più molto, presi da mille pensieri e occupazioni, però ci capiamo ancora quanto basta.
Come cuoca ho guadagnato punti, più di quanto mi aspettassi, a patto di non essere troppo esigenti e non allarmarsi per un leggero odore di bruciato.
Sport e gite insieme ci sono tutte, anche se è quasi sempre più faticoso che andare a lavorare e non tutto si può ancora fare in tre, però è questione di tempo e va bene così, perchè quando "facciamo qualcosa" insieme siamo davvero felici.
Il pianoforte non è ancora riuscito ad entrare in casa nostra, ma non ho perso la speranza.
La paura, semmai, è di non saperlo più suonare.

La mia famiglia di origine si è disgregata e i cuginetti si vedono, quando va bene, una o due volte all'anno, spesso per caso.
Ma non dipende da me e mi sono rassegnata.
In questo, la famiglia di origine di mio marito ha superato le aspettative ed un pò compensa.

Questo, però, rimane il mio più grande cruccio, come non riuscire più a vedere gli amici di sempre con l'assiduità di prima e, soprattutto, non riuscire a condividere altro che pranzi o cene, per la maggior parte.
Che è già bello e mi piace, però vorrei riuscire a fare di più.
Forse, però, anche in questo caso è questione di tempo.

Insomma, da mamma in tailleur e cartella con figlio sorridente per mano, come mi immaginavo, mi sento più mamma in tailleur con cartella dimenticata per terra in qualche angolo e figlio piangente attaccato alla gamba o mamma in tailleur con cartella sbrindellata che urla al figlio sorridente: "Adesso basta giocare, dobbiamo andare, siamo in ritardooooooo!!!"

Di una cosa però sono certa: mio figlio supera ogni immaginazione. Non avrei potuto sperare di più (sì, anche quando fa i capricci o alla sera mi fa urlare dal nervoso perchè non vuole andare a dormire, sì).