E' bastato un attimo.
Le chiacchere del mattino in bagno, mentre ci si prepara per la giornata, io e lui.
Il nano che gioca con il treno cavalcabile e, tra un giro e l'altro, smangiucca un muffin.
Una porta chiusa, una chiave che non avrebbe dovuto essere e che invece c'è, per colpa nostra.
Un attimo di distrazione e...
siamo chiusi in bagno.
Noi dentro,
il nano fuori.
La porta di ingresso è ancora chiusa a chiave dalla notte, le chiavi di riserva sono in una cittadina non lontana ma neanche vicina e comunque, le chiavi delle macchine sono dentro casa, ma fuori da questa porta.
E poi uscire dal bagno, sul tetto, e scendere alla porta, non è mica così facile, perchè l'abbaino è stretto, il tetto alto e poi non ci sono appigloi per scendere e sì che arrampichiamo però non è proprio la stessa cosa...
E dire che c'ero già passata una vita fa, io e mia madre fuori sulle scale del condominio con la spesa, il mio fratellino, grande come il nano adesso, dentro.
Le chiavi dentro e il portone, ovviamente blindato, chiuso. Non a chiave, almeno.
L'eserienza non è servita a niente.
Mezz'ora di tentativi, di:
"Nano, senti, gira di nuovo la chiave, non da questa parte, dall'altra, bravo così...no, non così!!
Prova, dai, ci sei riuscito prima riuscirai anche adesso...dai così, nooooo, non tornare in dietro, il giro completo!!"
"Non riesco mamma, io non riesco.."
"Forza nano, devi riuscirci per forza e poi sei grande, vedrai che ce la fai..."
"Mamma, papà ma vuoli siete chiusi dentro?"
"Sì tesoro ma stai tranquillo che adesso giri e ci apri, forza prova.."
"Non ci riesco...", voce piena di pianto trattenuto.. bestemmie e motti non ripetibili dell'Alpmarito, non verso il nano, ovviamente, ma verso di me, perchè se la chiave è rimasta lì deve per forza essere colpa mia, no?!?
Io però mantengo la calma.
Mezz'ora di vani tentativi,
il tempo che passa,
il ritardo che si accumula,
il viaggio di lavoro che rischia di saltare,
i clienti che aspettano in studio,
il nido...
Pensa, pensa alternativo.
Alla fine il nano, dopo molti sforzi, "non ci resco", "così, mamma?", e l'aiuto dall'interno (benedette pinzette), riesce a sfilare la chiave dalla serratura e a passarla sotto la porta, per fortuna non proprio perfetta.
Siamo fuori.
Finalmente.
Il nano ha gli occhi lucidi ed il labbro che trema ma non ha pianto e chiede: "sono stato bravo?Hai vuisto papà?"
Il sorriso di sollievo che gli leggiamo in viso al nostro: "Sì bravissimo, sei stato proprio coraggioso!",
mi scioglie dentro.
Che bello abbracciarlo!
Le chiavi, però, d'ora in poi rimangono sullo scaffale più alto e non si toccano più, hai capito?!?
p.s. Mio fratello, convinto con calma da mia madre, era poi riuscito ad andare in cucina, trascinare una sedia fino alla porta, arrampicarsi, arrivare alla maniglia e aprire. Senza piangere.
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