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giovedì 28 maggio 2015

Il gioco come trasformazione e occasione di crescita

Una sera della scorsa settimana io e l'Alpmarito abbiamo partecipato ad un incontro organizzato dalle Tate famigliari del paese con un esperto di educazione infantile, che lavora per due atenei universitari.
Il titolo era "il Gioco come trasformazione".



L'esperto ci ha parlato del fatto che le persone si trasformano e crescono per tutta la vita e dell'importanza che il gioco riveste per questo processo di crescita, nei bambini ma anche negli adulti e negli anziani.

In particolare, ci è stato detto e spiegato, attraverso delle attività in cui siamo stati coinvolti (scivere e leggere ad alta voce un anneddoto che ci riguardava, inventare in gruppetti una storia con i vari aneddoti e poi rappresentarla teatralmente), che l'apprendimento è stimolato dalla "testimonianza", ossia dall'esempio fornito dagli adulti, genitori e insegnanti in primis.

E su questo, credo non ci siano dubbi.

Poi, dalla "condivisione", ossia da giochi che prevedono delle interazioni, delle condivisioni del proprio vissuto e delle proprie idee con il vissuto altrui.
Sulle prime, non avevo capito il concetto, poichè l'esperto ha esordito affermando che i giochi proposti al bambino non dovrebbero mai essere solitari.
E io su questo non sono d'accordo: trovo che giocare da soli stimoli creatività, fantasia, conoscenza di sè, riflessioni, crescita personale, insegni a bastare a se stessi ed arricchisca l'io.

Successivamente ho compreso che l'intento non era quello di escludere il gioco individuale ma spiegare il ruolo importante  dell'interazione con gli altri per la crescita e stimolare noi genitori a giocare con i figli,  mettendoci del nostro, non restando soggetti passivi.

Tutto ciò senza, e questo era il terzo punto, "sostituirsi" ai bambini, ossia bloccare le loro idee o i loro tentativi, per accorrere in loro aiuto, a partire da tutti i gesti della vita quotidiana fino al gioco.
Senza proporgli sempre attività diverse e guidarli eccessivamente, anzichè lasciarli liberi, ad esempio, di disegnare ciò che vogliono, inventare regole, impersonare il personaggio che preferiscono ecc.

Spesso noi genitori tendiamo a voler proteggere i nostri figli dagli errori oppure non abbiamo il tempo di lasciare che sperimentino e provino a fare da soli o, ancora, temiamo che si annoino.
Così facendo, però, rallentiamo anche la loro crescita.
Peccato che a volte,  dalla teoria alla pratica, il passo sia lungo!

Infine, il professore ha posto l'accento sul valore positivo di un sentimento che tutti tendiamo ad evitare: l'imbarazzo.
Diversi studi avrebbero dimostrato che, invece, l'imbarazzo è positivo perchè stimola il nostro cervello a cercare risposte nuove e più efficaci, fungendo da stimolo positivo.
Dunque, non dovremmo mai evitare ai nostri figli situazioni di imbarazzo.

Per quel che mi riguarda, però, io non credo del tutto a questa ricerca: nelle situazioni imbarazzanti molto difficilmente riesco a dare il meglio di me e a trovare soluzioni alternative, soprattutto se si tratta comunque di situazioni in cui è in gioco qualcosa di importante, come sul lavoro.
Il discorso cambia se si tratta di giochi, spettacoli, esibizioni o situazioni di vita quotidiana da mamma: in quei casi tutto è rimediabile!
Certo è, comunque, che affrontare situazioni difficili e imbarazzanti spesso aiuta ad accrescere la propria autostima, le proprie capacità e la prorpia preparazione all'imprevisto.
Sempre se ne usciamo indenni, ovvio!
Con i bambini, credo che la differenza tra l'imbarazzo come situazione di crescita o come "trauma", stia nella capacità degli adulti di non denigrarli o sminuirli, neanche inconsapevolmente, e farli sentire comunque accettati.

Il consiglio finale ? Non smettere mai di giocare e di proporre attività e giochi differenti ai nostri figli, nonchè di lanciarci noi stessi in attività e situazioni nuove.
E su questo punto, non ho nulla da dire!!!

E voi, cosa ne pensate di questi quattro punti e dei consigli dell'esperto ?
E dell'imbarazzo ?

martedì 21 aprile 2015

I consigli che ci ha dato l'esperto per educare i nostri figli al mangiar sano e...il frigo di casa nostra !!!


Come promesso, continuo il post di ieri con le  "dritte" dell'esperto per una alimentazione corretta:

- le famose 5 porzioni di frutta e verdura al giorno;
- la verdura congelata vale quanto quella fresca, se comprata nella grande distribuzione dove di fresco vero (nel senso di immediatezza tra raccolto maturo e vendita), c'è ne è ben poco;
- ridurre il più possibile i prodotti confezionati e preferire sempre i cibi che hanno un elenco degli ingredienti più corto rispetto a quelli che lo hanno più lungo;
- consumare latte intero anzichè parzialmente scremato;
- preferire i cibi confezionati preparati con olio di oliva o extravergine di oliva;
- evitare cibi con indicazione in etichetta di "oli vegetali" non meglio specificati;
- preferire un pò di grassi ai cibi light a cui vengono aggiunti tanti zuccheri semplici per mantenere il sapore dolce;
- yogurt al naturale e non creme di yogurt o yogurt light con zuccheri o dolcificanti;
- sì anche a 6 uova a settimana (pare che le teorie in proposito siano cambiate);
-  artigianale è meglio che industriale, fatto in casa è meglio che comprato;
- lo zucchero è nascosto in tantissimi alimenti insospettabili, dal Ketchup ad alcuni tipi di  paste ripiene, insaccati ecc., oltre che ovviamente nelle bibite gassate e nei succhi di frutta- leggere bene le etichette è fondamentale;
- essere magri non autorizza a mangiare più zuccheri semplici, perchè fanno male a tutti, anche ai bimbi in apparenza sottopeso (piuttosto, meglio un piatto di pasta o un panino al prosciutto in più);
- fare regolare attività fisica;
.- pesce pescato e non allevato;
- meglio pesce di alto mare che di costa;
- non far guardare troppa tv (si mangia davanti allo schermo senza accorgersene e si è condizionati dalle pubbluicità);
- evitare come la peste biscotti e merendine con zucchero ( a meno di non farseli a casa, magari con zucchero di canna grezzo o fruttosio, evitando almeno conservanti ed additivi) e, ma forse non vale la pena di dirlo: bibite gasate e succhi di frutta.

Mi ha molto colpito notare la costernazione della maggior parte dei genitori quando l'esperto ha parlato dei succhi di frutta.

Davvero c'è qualcuno che pensa che quelli a lunga conservazione o comunque confezionati (non nettare di frutta" fresco o spremute fresche) fornisca ancora vitamine asorbibili e non abbia tanti zuccheri?
Secondo il dottore, anche la spremuta di arancia fatta in casa, dopo solo 3-4 minuti perde gran parte delle sue proprietà vitaminiche.

Conclusione: solo acqua o thè non zuccherato e, ovviamente, acqua del rubinetto.
L'Alpmarito gongolava perchè l'esperto si è soffermato a lungo sui danni provocati dalla plastica a contatto con il cibo e l'acqua soprattutto, di quanto sia nociva, per questo, l'acqua tenuta nella plastica a lungo.
L'Alpmarito, che ha lavorato per anni nel settore della plastica, era da anni che me lo diceva e mi aveva vietato contenitori di plastica in microonde o in lavastoviglie, come stoviglie per il bimbo e, guai, come biberon !!!

- Infine, il consiglio più difficile, per me: eliminare merendine e biscotti non solo dalla merenda, ma anche dalla colazione, facendo una colazione salata o con solo frutta fresca, acqua e pane o pane e miele (definito molto meglio dello zucchero perchè più digeribile e ricco di sali minerali) o pane e marmellata (di quelle fatte in casa o come in casa, però, non con conservanti o additivi), biscotti o cereali con pochissimi zuccherti, molto difficili da trovare.

Infine, tanto buon senso, informazione, lettura delle etichette, varietà  e sano equilibrio in ogni scelta.

Sta a noi genitori educare i nostri figli fin da piccoli ad una sana alimentazione, anche e soprattutto, informandoci e dando il buon esempio.

All'incontro erano presenti genitori di bimbi dai pochi mesi ai 6 anni, insegnanti, educatrici e personale della mensa, cuochi ecc.
Erano presenti tanti papà quante mamme e tutti, tutti hanno ascoltato con attenzione.
E questo, a miio parere, è un segnale importante.

Ovviamente, siamo tornati a casa piuttosto in ansia.
Io la mattina dopo ho passato in rassegna il contenuto del nostro frigo e di notte ho ripassato mentalmente le nostre abitudini alimentari.
Scoprendo che:

- sul fronte frutta e verdura, non arriviamo alle cinque porzioni al giorno raccomandate, però ci andiamo vicini. Il nano mangia la frutta a metà mattina all'asilo, verdura a pranzo all'asilo, verdura a cena ne metto semrpe in tavola, spesso anche un frutto dopo cena, anche se non sempre. Quindi viaggiamo sulle tre o quattro al giorno. Devo migliorare. DEVO MIGLIORARE!
Nel mio caso, la difficoltà è data dalle mie allergie alimentari. Fino a 10 anni fa, io vivevo di frutta e verdura. Poi piano piano ho dovuto escludere un alimento dopo l'altro e, mentre con la verdura cotta riesco a salvarmi (solo a foglie verdi, escluso il sedano, però carote e peperoni sì), con la frutta è un disastro. Giusto pere cotte, banane cotte (uno schifo, detto tra noi) e uva. Stop.
Alla fine non compro altro molto spesso, perchè fatico persino a toccare alcuni frutti, sbucciarli a volte diventa una sofferenza, il rischio di contaminazione e di un assaggio per sbaglio è altissimo e, quando l'Alpmarito non c'è, se il nano avanza mi tocca gettare tutto nel composter.
Per fortuna, il nano può contare su una materna con cucina che offre un'alimentazione varia ed equilibrata;
- nella nostra quotidianità alimentare c'è poca varietà, per il motivo di cui sovra;
- la pasta fresca e ripiena (tipo tortellini, agnolotti ecc.) nel nostro frigo, che amiamo molto, non ha zuccheri nè oli vegetali - quindi promossa;
- con lo yogurt sono in difetto e pure con i budini. D'ora in poi, si impone una selezione più attenta - anche se ne consumiamo poco, deve essere migliore;
- niente latte, non ne beviamo;
- tante uova ma non superiamo le 6 a settimana (almeno mangiate da sole o in frittata!);
- niente salse pronte, tranne la senape forte dell'Alpmarito;
- niente bibite gasata e succhi di frutta. Solo vino, birra (per le cene con gli amici) e acqua del rubinetto - promossi!;
- troppo cioccolato di Pasqua avanzato!!!;
- caramelle e confetti in dispensa che stanno facendo la muffa e ancora il carbone dolce della Befana di tre anni fa (gettato via): segno che non consumiamo molti dolciumi e quindi, promossi;
- altra pasta, senza oli vegetali e zucchero.;
- verdura. ahimè, quasi tutta comprata al super o congelata (che ora consumerò con più piacere), tranne che d'estate, quando la compriamo dall'orto delal vicina;
- pesce troppo poco e congelato. D'altro canto, qui ci sono allevamenti di trote con acqua di torrente ma nessuna pescheria e anche ai super non è un granchè. Quindi, forse, è meglio così.
Non riesco proprio a fare la spesa tutti i giorni !!!

Il tasto dolente è lo scaffale dei prodotti per la colazione e di pane, grissini e crackers.
Noi non compriamo quasi mai il pane fresco: non ne ho il tempo e, soprattutto, la voglia.
Se ho pane fresco ne mangio troppo e, comunque, qui costa molto caro (dai 3,5 ai 5 Euro al kg).
Finisce che è tutto confezionato.
Ebbene: metà delle confezioni non hanno olii vegetali ma solo olio di oliva. L'altra metà, invece, contiene olio di palma.
L'imperativo sarà dunque comprarne meno o per nulla, d'ora in poi.
Biscotti, cereali, pangoccioli e muffins (altre merendine non ne mangiamo abitualmente) sono tutti da scartare.
Il contenuto di zucchero è impressionante, l'olio è sempre vegetale e/o specificato di palma.

Il problema è che io non posso mangiare neppure le marmellate fatte in casa (che abbiamo, grazie ad una nonna molto attiva) e con il pane confezionato sarei punto a capo.
Colazione salata no, io non ci riesco e neanche il nano.
Lui beve acqua e mangia un muffin al cioccolato. Stop.
Mangiamo moltissimo miele ma non consumiamo mai zucchero semplice, salvo che per fare i dolci (del tipo: un kilo di zucchero ci dura un anno)
Anche quello, lo elimineremo e compreremo il fruttosio.


Non vi dico, però, i sensi di colpa che ho ora a dare un muffins al nano o addentare un biscotto !!!
Come ha sentenziato l'Alpmarito: "Se ti ha terrorizzato, è riuscito nel suo scopo ed è stato utile!!!"
La nostra spesa diventerà ancora più ragionata e faremo qualche sacrificio in più sicuramente, pur senza stravolgere del tutto le nostre abitudini o meglio, cercando di modificarle gradualmente per quanto ci è possibile.

Cercherò di cucinare più spesso quella torta al cioccolato che piace tanto al nano, sostituendo lo zuccherro con il fruttosio. Tanto non ha burro, solo olio di mais.
E i biscottini, naturalmente!




Nulla ci darà la garanzia di vivere più a lungo o più sani per questo  (lo psicologo non ci ha certo illusi in proposito) , ma provare non guasta.

E voi, come siate messi? A cosa fareste più fatica a rinunciare?

lunedì 20 aprile 2015

L'appetito vien mangiando, la salute viene educando.

Venerdì la nostra famigliola è stata ad una "apericena con l'esperto", organizzata dalla biblioteca dle paese, dal servizio mensa del Comune e dalle istituzioni scolastiche, per imparare qualche cosa di utile sulle regole per un'alimentazione equilibrata e sulla prevenzione dei disturbi alimentari.

 (Le foto sono mie...della serie: cosa scegliereste di istinto? E i vostri figli?)

A tenere banco, dopo un buffet a base di frutta e verdura (quindi io ho praticamente digiunato, visto le mie allergie), è stato uno psicologo psicoterapeuta comportamentale specializzato in disturbi alimentari, che lavora all'Asl locale.

Era previsto anche un servizio di baby sitting con le stesse maestre del nido/materna (sarebbe stato dai tre anni ma hanno accolto tutti): ovviamente nostro figlio ha preferito stare in braccio al papà ad ascoltare "il dottore".

Il relatore è stato molto bravo, considerando che è riuscito a tenere vivo l'interesse per un'ora e mezza praticamente da solo, con battute degne di Zelig e considerazioni non banali.
Si è parlato molto della influenza della televisione e degli spot sui bambini, sulle loro scelte alimentari. Ci è stato infatti fatto notare che, mentre noi adulti abbiamo discernimento a sufficienza per distinguere le false promesse dalla relatà, i bambini potrebbero non saperlo fare.
E, comunque, il marketing è subdolo ("all'acqua che elimina l'acqua o che rende belli dentro e puliti fuori" credono anche in molti adulti!!)
I nostri figli potrebbero davvero pensare, ad esempio, che mangiando un certo .... di cioccolata, troveranno un aereo in grado di volare davvero o che mangiando una merendina, diventeranno "naturologi" (ma ne vogliamo parlare ?!?)

Secondo l'esperto, dovremmo aiutare i nostri figli ad avere un approccio più realistico e critico, non illuderli che tutto sia possibile ed abituarli ad esaudire ogni loro desiderio, poichè ciò potrebbe portarli a non saper reagire, da adolescenti o adulti  (quando non sarà più possibile proteggerli e dare loro tutto ciò che vorrebbero), con il rischio di depressioni, crisi di ansie, tossicodipendenza, tentati suicidi (non ci è andato certo giù leggero!) e, ovviamente, disturbi alimentari.
In questo, credo che abbia ragione: la frustrazione bisogna saperla gestire, come la delusione e la fatica.
Nello stesso tempo, però, personalmente credo che sia come al solito una questione di equilibrio, perchè altrimenti si rischia di crescere dei piccoli cinici e pessimisti, seppur forti.

Si è parlato dell'importanza di dire di no, di imporre le nostre scelte educative quando i bimbi sono piccoli, se in gioco c'è la loro salute, non facendosi condizionare dal giudizio altrui (ad esempio, gli altri clienti in fila al supermercato mentre il bimbo piange per avere la caramella, le altre mamme ai giardinetti ecc.), delle teorie pedagogiche di moda e, in certa misura, dei parenti.
Soprattutto, dei nostri sensi di colpa.
Giustamente, il dottore ci ha fatto riflettere su come ormai tendiamo, almeno nell'Europa occidentale, a fare meno figli e ad investire eccessivamente in loro, a proteggerli troppo, acontentarli troppo, finendo così per danneggiarli, rendendoli dei "piccoli budda" incapaci di accettare, da grandi, un no o una regola.
Per contro, se non ci facessimo così attenzione,  non saremmo neanche andati alla serata, vi pare?


Non è stato tralasciato neppure il tema della percezione del proprio corpo, dei modelli imposti da società e media, fatti apposta per "omologare" e convincere a comprare.
Dell'importanza di accettare ed esaltare la propria diversità e di ricordare ai nostri figli che sono BELLI così come sono.
E su questo, nulla da dire, figurarsi che io sono anche contro i grembiulini e le divise a scuola, perchè ritengo inutile fingere una parità che non esiste e che traspare comunque!!

Soprattutto, però, lo psicologo psicoterapeuta ci ha parlato di nutrizione e ci ha letteralmente terrorizzato, parlando per un'ora della pericolosità e dannosità del consumo di zuccheri semplici!!!

Io, che pensavo di sentire ripetere lo stesso ritornello sulle cinque porzioni di frutta e verdura al giorno (che c'è stato, ovviamente) e sui pericoli dei grassi, sono rimasta sconvolta e basita dall'enfasi riservata agli zuccheri.
Non perchè non sapessi, sia chiaro, ma perchè numeri e cifre sono impressionanti, l'esperto era convincente e ci parlava vis a vis.
In sintesi, noi ci siamo evoluti con un'organismo fatto per assimilare una certa quantità di zuccheri, preferibilmente non semplici, e amare (il paradosso!) il gusto dolce.
Siamo geneticamente portati ad amare il dolce ma, negli ultimi 50 anni o giù di lì, il nostro consumo di zuccheri, soprattutto semplici e magari pure ultra raffinati è cresciuto in modo spaventoso e il nostro corpo non riesce ad assimilarlo, ne è "drogato" e danneggiato.

I bambini amano il dolce ma non bisogna assecondarli, solo per conmodità.
Bisogna preferire il fruttosio e la frutta al saccarosio, pane e pasta ai dolci ecc.
Peraltro, ci è stato fatto notare come lo zucchero sia stato introdotto ovunque per compensare la perdita di gusto dovuta all'eliminazione dei grassi che invece, in giusta misura, fanno molto meno male e sono necessari.
In questo modo, si è arrivati ad una sorta di parificazione del sapore degli alimenti, eliminando tutte quelle caratteristiche organolettiche che li rendono speciali.
Solo riducendo gli zuccheri (e il sale, questo lo dico io per esperienza diretta), si può rieducarsi ed educare i nostri figli a sentire ed apprezzare il sapore vero dei cibi.

I suoi consigli per un'alimentazione corretta ?
Le vi li scrivo domani, che ora devo andare.
Volete sapere come siamo messi in casa nostra?
Anche questo lo saprete domani (altrimenti il post viene troppo lungo e nessuno lo legge, ammesso che siate arrivati fino a qui!).

Vi dico già, comunque, che qualche errore a mio parere lo sta già facendo anche il servizio mensa o meglio, le maestre.
A volte elargiscono cioccolata e caramelle così, del tutto gratuitamente, anche se i bimbi hanno già mangiato il dolce per merenda. Io, su questo, non sono d'accordo fin dall'inizio ma per ora accennarlo non è servito.
Speriamo correggano il tiro!

venerdì 17 aprile 2015

"Come sopravvivere...ai capricci." Ovvero trucchi, consigli e suggerimenti per contrastare pianti isterici e inopportune richieste!

"Come sopravvivere ...ai capricci. 99 consigli per risolvere il problema e non perdere la calma" di Michelle Kennedy, Fabbri Editore, 2006, Euro 9,00, pag. 127.


Il manuale pratico (e tascabile) di una americana madre con una certa esperienza personale (quattro figli), scrittrice e giornalista, con tanti consigli, trucchi e suggerimenti per affrontare i capricci dei figli nella vita quotidiana.
Tanti i capitoli, divisi per situazioni e con indicazione, per ogni suggerimento  dell'età del bimbo in cui  potrebbe applicarsi (2-4 anni, dai 3 anni in su, 3-6 anni, 2-6 anni).


Il più utile e originale, a mio parere, e' quello di "entrate in scena", buttandosi a terra, scalciando e rotolando come il bambino stesso, fingendo di piangere istericamente, battendo i pugni sul pavimento.
In teoria il bimbo, soprattutto se piccolo, dovrebbe rimanere talmente spiazzato da interrompere immediatamente il capriccio e calmarsi. Se più grande, poi gli si può spiegare che quello che ha visto lui è ciò che vediamo anche noi quando lui fa i capricci.
In pratica, con una mia amica ha funzionato.
Con il mio ricciolino, no.
La prima volta, ha iniziato a piangere ancora più forte e si è anche spaventato.
La seconda,  si è bloccato e mi ha apostrofato con un: "Mamma, ma sei matta? ", poi mi ha ignorato e ha ricominciato a piangere.
Ad ogni modo, direi che è meglio provare ad utilizzare questa strategia solo dentro casa, onde evitare di essere internate in manicomio (o case di accoglienza sostitutive) o subire un TSO !!!


Altro consiglio, che ho trovato utile, e' stato di rispondere piagnucolando come il bimbo, se lo fa lui per troppo tempo, facendogli notare quanto è fastidioso e quanto impedisca di comunicare efficacemente.
E poi, ricordarsi che noi siamo l'esempio che seguiranno i nostri figli e quindi per primi dobbiamo parlare senza alzare troppo la voce  ed evitando vocaboli da scaricatore di porto (mi vogliano scusare gli scaricatori di porto), nonché ponendo in essere comportamenti civili ed educati (non gettare le cartacce per terra, indossare le cinture, salutare cortesemente, ringraziare ecc.).
Insomma, non possiamo pretendere che siano migliori di noi!!!


Alcuni suggerimenti mi sono parsi banali e scontati (forse perché ormai sono quasi due anni che ho a che fare con i capricci) , altri invece mi hanno fatto riflettere e mi sono piaciuti o li sto utilizzando come spunto per trovare le strategie più adatte a mio figlio.

Ovviamente, anche per l'autrice, come per quasi tutte le mamme, una delle soluzioni migliori e' cercare di evitare, per quanto possibile, le situazioni a rischio e tenere conto dell'età e del carattere di nostro figlio nel programmare gli impegni quotidiani.

Inoltre, l'autrice non manca mai di sottolineare che, a parte fronteggiare "l'emergenza" del capriccio, poi è necessario interrogarsi sulle sue motivazioni, per escludere che alla base ci sia un problema reale, come il sonno, la fame, la paura ecc.

Dunque, questo è il mio consiglio per il venerdì del libro di questa settimana.





giovedì 9 aprile 2015

Della sua prima gita con la scuola e delle mie ansie materne

Domani il mio ricciolino biondo andrà in gita con la scuola materna.
Non al mulino del paese vicino, non a piedi in fattoria, al supermercato, nel campo di mais o con il bus urbano al caseificio del borgo confinante.



Andrà su un autobus grande, farà 66,3 km (sì, ho controllato su mappy) e starà via dalla mattina alle 8.15 alle 16.30 del pomeriggio.

E io non posso fare a meno di domandarmi se sia proprio il caso, se sia così indispensabile portare in gita dei bambini di tre anni.
Certo, le maestre ci saranno tutte e sono un buon numero, il viaggio è breve, la destinazione tranquilla, l'autobus avrà le cinture di sicurezza (anche se solo su due punti, anzichè su tre come quelle delle auto, temo) però...non posso fare a meno di essere ansiosa.

A ciò si aggiunge il fatto che alcuni genitori non manderanno i loro bimbi, o perchè soffrono l'autobus, o perchè ancora in vacanza per Pasqua o per altre ragioni imprecisate ed il nano stesso non sembra entusiasta.
Ma forse, questo dipende dal fatto che ha subdorato la mia ansia, anche se cerco di contenerla, quindi non conta.

Non si poteva aspettare ancora un anno o due?
Lo so, sono problemi miei, di mamma, non dei bimbi, per i quali sarà certamente una bella emozione ed un'avventura, però non posso fare a meno di riflettere sul fatto che il mondo sembra aver voluto accellerare tutto, anche la crescita dei nostri figli, dopo una o due generazioni (tipo la mia) in cui la tendenza era esattamente all'opposto.
E mi chiedo se sia giusto, se non sia un bruciare troppo presto le tappe, una spinta eccessiva verso l'indipendenza.

La maestra più anziana, madre di tre figli ormai grandi, ieri mattina, alle mie richieste di rassicurazioni circa le cinture, ha sorriso dolcemente e mi ha detto: "Gioia mia, le cinture ci sono ma sai, nella vita ci vuole anche tanta, tantissima fortuna. E non ci si può fare nulla".
Ha ragione, lo so.

Io sono sempre stata una persona fatalista.
Ho sempre cercato di prevenire ogni pericolo prevenibile ma anche accettato il rischio che è insito nel vivere. Non per niente mi piace alpinismo, arrampico, scio, viaggio, uso tantissimo l'auto, vado in moto.
Però, da qualche mese a questa parte, ho molta più ansia per mio figlio.
Non tanto per me, ché tanto se non ci fosse più non ne potrei soffrire (anche se il pensiero mi infastidisce, sarebbe uno spreco, no??!).
Però per lui sì.
Lo guardo dormire e penso a quanto è fragile la vita e il terrore che possa accadergli qualche cosa di male mi prende alla gola.

In fondo, da quando sono mamma, ciò che mi pesa veramente è solo e sempre una consapevolezza nuova: la mia vita dipende da quella di mio figlio.
La sua felicità è la mia, la sua salute è la mia.
E spetta a me aiutarlo a trovare la sua strada verso la felicità e proteggerlo.

Qualche volta, anche se so che è inutile, insano, vagamente folle, vorrei solo chiuderlo in una campana di vetro e proteggerlo da tutto e tutti.

Invece.
Questa sera andremo a fare la spesa e sceglieremo i panini morbidi, la frutta e gli affettati per il pranzo al sacco.
Poi prepareremo lo zainetto, con la sua borraccia di acqua fresca, gli racconterò quante cose belle vedrà ed imparerà domani e gli leggerò la consueta storia della buona notte.
E domani lo abbraccierò, lo bacerò e lo saluterò sorridendo con la manina, augurandogli una buona giornata.

Poi, però, andrò a lavoro e  conviverò con lo stomaco contratto fino a quando scenderà dall'autobus.
Sarà una lunga giornata.

Ah, le gioie dell'essere mamma!!!


p.s. Ditemi, secondo voi sono pensieri normali o devo preoccuparmi??!?

venerdì 27 marzo 2015

"Nic e la nonna": un libro che affronta un tema difficile.

Negli ultimi mesi il mio ricciolino mi ha visto affrontare un lutto importante e partecipare a numerosi funerali, purtroppo.
A volte si è trattato di persone anziane e ciò ha reso in qualche modo tutto più semplice da spiegare, altre volte no, e nascondere la tristezza ed il dolore è stato impossibile.
E poi, anche se anziani, erano sempre i nonni o nonni bis di qualcuno .

Io ho scelto di lasciar trapelare i miei sentimenti, di fronte a mio figlio, e di non raccontargli troppe bugie o meglio, di non negare l'esistenza della morte e la sua condizione di irreversibilità.
L'unica emozione che ho cercato di non mostrare,  è la paura: paura che possa accadere di nuovo a persone vicine o a me stessa, paura che possa accadere qualcosa di male a lui (pensiero che ogni genitore, penso, non riescce nemmeno a contemplare, tanto è atroce), paura della malattia e della morte.
Penso che sarebbe un fardello troppo grande, per lui, e che mio compito principale, soprattutto a questa età,  sia proprio rassicurarlo.

Però l'assenza è una realtà, il dolore pure e quando anche a scuola un maestra ha perso la mamma e si è trovata ad affrontare l'argomento con i bimbi, il nano ha cominciato a parlare sempre più della morte, chiedendo spiegazioni.

Allora ho cercato l'aiuto dei libri, con una certa difficoltà, anche perchè molti affrontavano la questione da un punto di vista religioso, che io non volevo.
Tra quelli trovati, la storia che mi è parsa più adatta, bella e dolce, è stata questa.

"Nic e la nonna. Quando si perde una persona cara" di Roberto Luciani, 

 edizione Giunti Porgetti Educativi, collana , "Io sto bene. I libri che si prendono cura di te", Euro 6,50, pag. 63, 2011




E' un libretto comodo da portare in borsa, con illustrazioni a mio pare bellissime e molto delicate, ed una storia originale, tenera e fantasiosa, eppure efficace, che sembra parlare al cuore dei bimbi e degli adulti.


Le pagine sono tante ma si leggono in fretta, perchè le righe non sono molte. Noi l'abbiamo sempre letto per intero senza problemi.

Nic è un topolino che adora la sua nonnina, con cui trascorre molto tempo mentre i genitori lavorano.
Con lei si diverte, viene coccolato, gioca e soprattutto impara.
Perchè la nonna è molto saggia e "quello che diceva la Nonna risultava sempre vero, anche quando sembrava impossibile": sapeva, ad esempio, che la paura della scuola sarebbe passata presto, e che "E' inutile cercare: perchè quando una cosa si è stufata di giocare a nascondino, si fa viva da sè".

Purtroppo, però, la Nonna è anche tanto anziana ed un giorno, non si sveglia più.
Nic più che triste è furioso, si sente tradito da tutti, soprattutto dalla persona che sentiva più vicina,  distrugge tutta la sua cameretta, scappa in un nascondiglio e non vuole parlare più con nessuno.
La Nonna, tuttavia, ha fatto testamento e lasciato al suo adorato topolino un grosso foglio di carta che sembra vuoto.
All'inizio Nic si arrabbia ancora di più, poi ricorda gli insegnamenti della nonna e...trova tanti amici, scopre un dono meraviglioso e comprende che la nonna rimarrà sempre nel suo cuore.
E, naturalmente, che aveva ragione lei!!

Un racconto delicato che, a mio parere, è adattissimo a tutti i bimbi, anche quelli che non devono affrontare brutti distacci!

Con questo post partecipo, come sempre, al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.

mercoledì 25 marzo 2015

A teatro, con Pinocchio.


La prima volta a teatro, per il mio ricciolino, è stata Pippi Calzelunghe, recitato da sola, con l'ausilio di immagini ed effetti sonori,  da una bravissima attrice,  nella biblioteca del paese.
Era primavera, il nano aveva 2 anni e mezzo, la sala era affollatissima e lui, dopo un pò, avrebbe voluto tornare a casa ma eravamo incastrati e non siamo potuti uscire.
Forse la storia non era ancora alla sua portata (mentre a me è piaciuta moltissimo) ma non deve essergli sembrato poi così male, perchè la seconda volta è venuto volentieri.

Ed è stato in un teatro vero, con Piripù Bibi, a giugno 2014.

Venerdì scorso, invece, nel salone polivalente del paese ( grazie all'organizzazione della biblioteca, sempre attivissima) siamo stati ad assistere a una rappresentazione teatrale su Pinocchio, ispirata a "La filastrocca di Pinocchio" di Gianni Rodari, messo in scena dalla Compagnia teatrale di Aosta, con Stefania Ventura e Livio Viano, tutta in rima.




Lei è stata bravissima, si vedeva molto bene (anche se il salone non è comodo come un teatro, ha però il lato positivo di garantire vicinanza tra scena e piccoli spettatori), però il nano non si è entusiasmato.
Era stanco e dopo i primi 30 minuti ha iniziato a patire, pur seguendo poi fino alla fine.
Ha raccontato alle nonne ed a noi che gli era piaciuto molto, però era stato troppo lungo.
Ciò che lo ha colpito di più e' stato un finto colpo di fucile a Pinocchio, con tanto di fumogeno e rumore e lo squalo.
Ora, ogni tanto chiede quando possiamo tornare a teatro!


A me lo spettacolo è piaciuto veramente tanto anche se, devo ammettere, per qualche ragione Pinocchio non è mai stata una delle mie storie preferite.
Io adoravo Cappuccetto Rosso, Barbablù e il Gatto con gli stivali o la storia di Pollicino.
Mio fratello piccolo amava i Tre porcellini.

Chissà perchè.
Pensandoci ora, forse quello che non mi ha mai convinto di Pinocchio è questa idea che contino più le buone intenzioni che i fatti, che il "pentimento" alla fine vada  sempre premiato, mentre chi è stato bravo fin dall'inizio, come il buon Geppetto, raccoglie tanti guai e nessuno lo premia.

O forse è solo che mi hanno ripetuto talmente tante volte che a dire bugie mi sarebbe venuto il naso lungo come Pinocchio, che il povero burattino ha finito per risultarmi un pò antipatico.

Soprattutto perchè già all'epoca avevo capito che gli adulti, di bugie, ne raccontano ancora più dei bambini, anche se con fini nobili e senza creare danni, e non mi capacitavo che loro potessere e io no.

In ogni caso, trovo che questi spettacoli siano un buon modo per educare al bello, alla musica, all'arte, ai valori della vita.
E naturalmente per divertirsi, a tutte le età!
Infatti la sala era strapiena (tra l'altro, era ad ingresso gratuito)!!!

E voi, amate il teatro? Vi portate i bambini?
E quali erano le vostre storie "classiche" preferite?

sabato 21 marzo 2015

Musica è... (pianoforti, sassofoni, tradizione bandistica e bambini).

La zona in cui viviamo ha una tradizione bandistica di tutto rispetto.
Quasi ogni paesino ha la sua banda, oppure i pifferi. A volte entrambi.
Nel paese in cui risiediamo ed in quello limitrofo, vi sono due scuole musica affiliate al Liceo Musicale del capoluogo di provincia, che formano maestri di musica e musicanti, futuri membri della banda locale o semplici appassionati musicisti.
Nella mia cittadina di origine, c'è il liceo musicale, la banda municipale ed i pifferi.
Sia nel carnevale di Ivrea che in quello di Pont Saint Martin banda e pifferi hanno un ruolo fondamentale e non mancano marce e pifferte, con tanto di gruppi ospiti e gemellaggi.



  Carnevale di Pont Saint Martin

 Io ho sempre amato la musica, pur essendo stonata, con poco orecchio e scarso senso del ritmo.
Trsite ammetterlo ma è cosi'.
Il solfeggio, per me, era una tortura.
Eppure suonare e' una delle attività che mi dà più gioia nella vita.
Produrre musica, essere artefici di quella meravigliosa emozione che ti cresce dentro quando senti le note risuonare, quella sintonia ed empatia profonda che solo la musica può regalare, secondo m,e e' semplicemente meraviglioso.
Anche se suonare, soprattutto suonare bene, costa fatica, sacrificio e dedizione.


                                                           Pifferata del lunedi' sera, carnevale di Ivrea

Lo so io, nel mio piccolo.
Ho iniziato suonando una pianola Yamaha, a circa 8 anni, per poi passare al pianoforte, non appena i miei genitori hanno capito che ci tenevo davvero.
Ho smesso di prendere lezioni quando mi sono iscritta all'Universita' e per frequentarla o viaggiavo quasi tutti i giorni o stavo direttamente nella città dell'Ateneo.
Poi, andando a convivere, il pianoforte e' rimasto a casa dei miei e io ho praticamente smesso anche di suonarlo saltuariamente.
Perché senza costanza non c'è soddisfazione e fa male al cuore sentirti dentro la musica e non riuscire a renderla realtà.
Però il pianoforte mi è rimasto dentro.
Sogno il giorno in cui la casa nuova sarà ultimata e lui tornerà ad essere una presenza quotidiana,  a portata di mano.
Sempre che i miei me lo lascino portare via!!!

Nel frattempo, ascolto la radio, i cd e le cassette (già, io in auto ho - anzi avevo fino a ieri -  un mangia cassette!) in occasione di ogni viaggio in auto e molto spesso anche a casa o mentre lavoro in ufficio.
Quando ero ragazzina, per anni, la domenica pomeriggio sono andata a sentire concerti di musica classica dell'orchestra sinfonica giovanile del Piemonte, con il mio miglior amico.
Ed era pura gioia, trasporto, atmosfera (almeno per me, il mio amico qualche volta apprezzava, altre quasi si addormentava!)

Lo sa l'Alpmarito,
che suonava il sassofono nella banda del paese, talmente numerosa, varia e di alto livello da partecipare a tanti raduni bandistici anche internazioni, vincendo pure, e suonare a livello di una vera e propria orchestra.
Per molti anni, il suo impegno e' stato tale che era membro anche della banda di un altro paese e dell'orchestra nazionale dei Vigili del Fuoco, con il quale ha suonato a Roma, alla Festa della Repubblica, ed al Lingotto di Torino.
Mi scocciava non poter mai uscire insieme il venerdì sera, perché lui aveva le prove, però ammiravo la sua costanza, la sua capacità ed adoravo andare ai suoi concerti ed esibizioni, tutte, sempre.
Lui alla fine si è stancato degli impegni, forse diventati davvero troppi, soprattutto in un momento di forte impegno negli studi e nel lavoro.
Tuttavia, credo che un po' gli dispiaccia ancora.

Quando ero incinta, oltre a suonare ogni volta che passavo dai miei, non parlavo con il fagiolino ma cercavo di ascoltare la musica, con una mano sulla pancia.
Alternavo rock e country alla classica.
Quando il nano ha compiuto un anno, io e l'Alpmarito gli abbiamo regalato un tamburo e uno xilofono ed uno dei primi miei acquisti per lui e' stata una tastiera da lettino.


Fra un paio d'anni, abbiamo in programma di proporgli l'iscrizione al corso di gioco- musica organizzato dalla scuola di musica del paese e sono contenta che alla materna facciano tutte le settimane lezione di ritmo e percussioni.

Spero sinceramente che la musica diventi una parte importante della sua vita, un elemento della stessa, possibilmente come musicista attivo (amatoriale va benissimo, non è che pretendo un vero professionista, anzi forse sarebbe troppo) ma va bene anche come ascoltatore, purché consapevole !
E voi?
Suonate? Vi piace la musica?
Sperate di trasmettere questa passione ai vostri figli? E se si', che strada avete scelto per avvicinarli alla musica?

domenica 1 marzo 2015

Ragazzini e cellulari

Ogni tanto, per fortuna raramente, mi capita di prendere il treno.
Ultimamente è successo che fosse in orario di uscita da scuola e ciò mi ha permesso di osservare il comportamento dei ragazzini che lo prendevano, in particolare maschi.
Si danno sonore pacche sulle spalle e spintarelle, chiacchierano, ridono, ascoltano musica collettivamente (scambiandosi le cuffie, non disturbando gli altri), cercano il controllore per pagare il biglietto (qui sono poche le stazioni con biglietteria e, anche in quel caso, gli orari di apertura sono ridottissimi, quindi i biglietti si acquistano in treno) e persino la differenza di prezzo tra la destinazione e la copertura dell'abbonamento, rispondono educatamente agli adulti e, soprattutto, usano il cellulare solo per ascoltare musica o avvisare i genitori del loro arrivo.
Idem le ragazzine (esuberanza fisica a parte).
Insomma, un po' rumorosi ma innocui e non tecnologicamente dipendenti.
Esattamente come eravamo noi!

Li guardo e penso: allora la compagnia degli amici in carne ed ossa piace ancora più dei Social, la tecnologia non ha invaso proprio TUTTO, come sembrerebbe leggendo articoli giornalistici e guardando programmi televisivi, sempre pronti a parlare di giovani incapaci di sana socialità e di allarmanti dipendenze dal web.
E mi sento un po' più ottimista.

martedì 24 febbraio 2015

Di quando vorrei essere una madre (e moglie) migliore e di quando ci riesco.

Ci sono giorni, momenti, periodi, in cui mi sento una madre e una moglie di m.
Perchè grido troppo, sgrido troppo, pongo troppe regole, non sopporto i capricci, mi lamento, sono immusonita, mi imputno per nulla, penso negativo.
E so che non è solo / tanto colpa del ricciolino biondo o del marito, ma del lavoro, delle preoccupazioni economiche, della "casa nuova" in ristrutturazione che ci sta facendo impazzire, della stanchezza, dell'ansia per la salute di famigliari, di tristezza e sconforto che albeggiano nel cuore, perchè certi lutti, certe notizie, non si riescono a digerire facilmente, neppure dopo uno o due anni.
Basta poco per risvegliare amarezza e pessimismo.
O forse chiamare "poco" una madre che calpesta i desideri della figlia morta in giovane età è riduttivo, soprattutto se la figlia era tua amica e la persona con cui se la prende lo è ancora.

Fatto sta che le discussioni per futili motivi sono all'ordine del giorno, così come i miei pentimenti ed i tentativi di redimersi e il biondino reagisce a modo suo.
Neppure corsa e yoga aiutano, forse perchè non ho quasi più la forza ed il tempo (ma è più questione di volontà) da dedicare loro.

Poi ci sono momenti in cui fotografo la neve, mentre il nano corre felice in bicicletta.
E pazienza se è sera ed è umido e buio.


 No, non è una pizza, come hanno esclamato in coro Alpmarito, nano e nonna nel vedere la foto!
E' un lampione illuminato coperto di neve.


Momenti in cui faccio fondo e fatico tanto, brontolando con l'Alpmarito perchè mi porta sempre e comunque in salita, anche se ci sarebbero chilometri in piano al sole.

















Dopo una decina di chilometri per volta, in un'ora intensa, però, son soddisfazioni, anche se sono andata lenta come una lumachina.


Soprattutto se, all'arrivo, mi aspetta mio figlio con le guanciotte rosse e gli occhi che ridono, chè di smettere di sciare non ha nessuna voglia ed è stato eccitato, anzichè stroncato, dall'ora e mezza di lezione.
Sembra già così grande.


Momenti in cui, dopo una lunga giornata, il biondino gioca felice in una vasca da bagno ormai diventata piccolissima. E parla, parla, parla. E io l'ascolto rapita.


Momenti in cui il marito ti lava gli scarponi sporchi di melma ed arance, perchè il lavatoio è fuori e l'acqua e fredda come l'aria e lui vuole risparmiarti la fatica.

Momenti in cui i tuoi due uomini ti sorprendono con un regalino inaspettato e il piccolo ne compra uno, rigorosamente rosa, anche per la sua amica femmina (a me arancione,  perchè è il colore preferito del nano!).

Momenti in cui riesco a fare una millefoglie così, senza programmarlo, per far felice marito, figlio e cugina grande che compie gli anni.


Momenti di giochi sulla neve, anche se sta nevicando e la nebbia è fitta. Perchè noi non ci lasciamo mica spaventare dal maltempo, vero?






E infine ci sono momenti in cui lui chiede e io riesco ad accontentarlo.

Perchè così, senza preavviso, dice di voler andare in piscina con me, dopo la scuola, riempiendomi di gioia.
Perchè "è tanto tempo mamma, che non andiamo". E pazienza se non ci eravamo più andati perchè era proprio lui ad opporre un netto rifiuto ed a piangere disperato all'idea.
Riesco ad accontentarlo.
Sguazziamo felici, io e lui, per un'ora e mezza in una piscina per i piccoli calda come il brodo primordiale e completamente vuota, come piace a lui, signor "gli amici me li scelgo io e non mi piace il casino", giocando a palla, allo squalo, alla barchetta.
Poi nuotiamo tra le vasche dei grandi, o meglio, lui batte i piedini e io lo sorreggo tenendomi a galla nuotando a rana a pancia in suù, come mi hanno insegnato al corso da bagnina (della serie: impara l'arte e mettila da parte!)
Io con il costume che avevo pre-figlio, finalmente tornato largo, e lui con la muta dello scorso anno (quando era enorme), diventata troppo stretta (e numerose fughe verso i bagni, perchè il freddo stimola!!!)
E mi sento felice, appagata e penso che in fondo sto facendo un buon lavoro.

Poi torniamo a casa e sono le 8.30 di un lunedì, la cena già preparata dall'Alpmarito che però è uscito, la cucina in uno stato pietoso, sacche da spreparare, vestiti da stirare, piatti e fornelli da lavare, oggetti da ritirare, pigiama, storie, denti...e un piccolo nuotatore affamato ma di gusti improvvisamente difficili e reso capriccioso dalla stanchezza.
Che, ovviamente, non vuole andare a dormire.

E torno ad alzare la voce e sgridare e minacciare e lamentarmi e mi sento di nuovo, ancora, una mamma e moglie di m.
Così, mentre il mio biondino "mi fa il verso" e sgrida i suoi peluche come faccio io con lui o mi risponde impertinente, penso se da grande ricorderà anche i bei momenti passati insieme o solo una madre isterica che dice "basta!" e se i momenti felici sono abbastanza, per compensare la difficile routine quotidiana, e non posso che domandarmi se lo stress o le sgridate sono eccessive e lasceranno un segno indelebile sul suo carattere oppure no,
se è troppo o no,
se sono solo io così o no.

Alla faccia dei libri su come gestire i capricci e sull'inutilità del gridare e di tutti i miei, ormai quotidiani, buoni propositi.










lunedì 9 febbraio 2015

Sugli sci a tre anni

Premesso che non sono un medico ma solo una mamma amante della montagna, mi sono interrogata su quale fosse il momento opportuno per  iniziare a mettere sugli sci mio figlio.

La pediatra, come al solito interpellata per prima e che non a caso viene da una valle montana, mi ha spiegato che non ci sono controindicazioni da quando è stabile nel camminare, a patto di non fargli prendere freddo, che lo viva come un gioco, che non sia uno sforzo eccessivo e che i maestri siano preparati (e quindi sappiano che movimenti fare fare e quali no).

Sul web ho letto di tutto: dal consiglio di iniziare con lo sci alpino perchè il fondo "è noioso" (chiaramente scritto da chi non lo ha mai praticato e forse non ha neppure mai fatto sci alpino con dei bambini), da quello di aspettare almeno 6 - 7 anni per l'equilibrio (il che è veramente eccessivo, perchè più sono piccoli più i bimbi hanno il baricentro basso e sono stabili).

Durante il nostro viaggio in Svezia e Norvegia, in inverno, avevamo scoperto che lì iniziano a mettere gli sci ai piedi dei bimbi a due anni.

Gli sci club della nostra zona, prendono i bimbi "locali" dai quattro anni per lo sci alpino (il c.d. sci di discesa), talvolta anche tre, "turisti" dai cinque.
Francamente, però, visto che il nano ha poco più di tre anni e le piste da sci alpino sono diventate molto più affollate e pericolose di quando ero bambina io, per svariati motivi, non ce la siamo sentita.
Anche perchè, pur credendo che l'insegnamento precoce sia utilissimo per apprendere la tecnica al meglio, non vedo la necessità di essere "così precoci"!

Desideravamo, però, avvicinarlo alla montagna di inverno più che con sci giocattolo e bob e, possibilmente, dovertirci insieme e poter sciare un pò anche noi.
Soprattutto, volevamo farlo stare all'aria aperta e fargli sfogare tutta l'energia fisica che in questo periodo, più di prima, sembra aver bisogno di esternare.

E allora abbiamo scelto lo sci di fondo.
Siamo anche fortunati, perchè la maestra è una ragazza bravissima, nonchè una di famiglia (cugina), che ha inserito il nostro biondino in un corso per i bimbi della scuola materna del paesino di montagna vicino, la domenica nelle ore centrali (per sfruttare il sole).
Risultato?
Ieri era la terza lezione, da un'ora e mezza l'una, con 7-9 bimbi e un paio di aiutanti (ragazzine/i che si fermano dopo la loro lezione per aiutare e divertirsi) e il nano si è, come al solito, divertito tantissimo!!!


Le prima volta, al momento del saluto, è scoppiato a piangere, per poi smettere appena sono scomparsa dalla sua vista e mettersi a chiaccherare con gli altri bimbi (se vi state chiedendo come faccio a saperlo, sappiate che mi sono nascosta dietro una casetta per controllare!!! Cuore di mamma!)

E quando siamo andati a prenderlo aveva le guanciotte rosse, gli occhi luccicanti dalla felicità e ci ha accolto con un: "Mi sono divertito tantissimo! Ho fatto tante salite e discese a cagnolino e le capriole, è bellissimo!!"
Poi ci ha fatti mettere in fila dietro di lui e ci ha "insegnato", girandosi a controllare, dandoci consigli e facendo il maestro in tutto e per tutto!

La seconda  volta non voleva andare ma, dopo il solito piantino, il copione si è ripetuto.
Compresa la sua lezione finale a mamma e papà!



Ieri, pur avendo protestato per tutto il viaggio che non aveva voglia del corso ma solo di sciare con noi, non ha neppure pianto ed è partito salutandoci tranquillo.
E alla fine non voleva più tornare a casa!


Insomma, un'esperienza veramente positiva che continuerà almeno per altre tre lezioni (poi dipenderà dalla neve).
I pro: esercizio fisico all'aria aperta con altri bimbi, equilibrio e coordinazione, confidenza con la neve e divertimento, senza pericoli o rischi  (le cadute ci sono ma la velocità è molto contenuta, gli scontri con algtri sciatori nel fondo sono praticamente assenti e la postura è naturale), freddo non eccessivo (niente salite in seggiovia e  bassa quota).
Anzi, il nano dopo è sempre bollente!
Certo, non apprenderà la tecnica così piccolo (e lo scopo, in effetti, non è quello) però la voglia di sciare sì!

E noi intanto ci possiamo dedicare di nuovo un'ora intera allo sci di fondo, insieme, in un ambiente così...




 Con la vista sul nostro amato Monte Rosa!


Finita l'ora e trenta di lezione e di sci, noi siamo distrutti.
Il biondino?
Pronto per una passeggiata sulla neve, con la sua amata bici senza pedali, naturalmente!!


Quanto vorrei avere la stessa energia, soprattutto di lunedì!!!

E voi, che esperienze avete fatto con i vostri bimbi?

lunedì 26 gennaio 2015

Colloqui con le maestre: piccole soddisfazioni e qualche dubbio.

La scorsa settimana, per la prima volta, ho partecipato, da mamma, ad un colloquio con le maestre.
In realtà, già all'asilo nido c'era stato l'incontro finale ma più che altro si parlava con le maestre volta per volta, senza un appuntamento fisso a ciò dedicato.

Devo ammettere, perciò, che ero molto curiosa ed emozionata di parlare con le insegnanti della materna, anche perché il rapporto con loro, seppur buono, e' molto meno forte che quello che avevo instaurato con le educatrici, visto che hanno più bambini da guardare e meno tempo.

La maestra mi ha detto, innanzi tutto, che il mio biondino e' educato e rispetta le regole e poi che  ha un'ottima proprietà di linguaggio: la cosa mi ha sollevata ed inorgoglita.
Sollevata perché a casa, e' una sfilza di capricci, con alti e bassi ma comunque frequenti...altro che i terribili due anni, qui la fase dell'opposizione non accenna a passare!
In più, se quando usciamo o siamo da amici il biondino si comporta bene (ovviamente per un bimbo di tre anni), quando è a casa e/o dai nonni e' un continuo agitarsi sulla sedia come una tarantola (con frequenti cadute, peraltro), togliersi e mettersi bavaglini e "bavaglioni", far cadere posate, rovesciare bicchieri, chiedere, avanzare cibo e continui capricci.
È una consolazione, seppur magra, sapere che almeno a scuola si comporta bene!

Inorgoglita perché mi fa piacere che mio figlio si esprima con proprietà di linguaggio, soprattutto considerando che spesso anche perfetti estranei, quando mi sentono correggere il biondino in giro, mi lanciano frecciatine, del tipo: "Signora, cosa pretende? Il congiuntivo a tre anni?"
Io non pretendo, suggerisco solo la forma esatta, ovviamente, ma cerco di farlo sempre e di lodarlo quando si esprime bene.
E tanti amici e conoscenti, quando era piccolo, mi facevano notare che mi rivolgevo a lui con un linguaggio "da adulto", perché io non ho mai amato nomignoli o espressioni "infantili" e non le uso spesso.
A quanto pare, i miei sforzi e le tantissime letture con me e l'Alpmarito, sono serviti a qualche cosa!!

In più, dopo l'iniziale difficoltà al distacco, pare che il nano si sia inserito bene alla scuola materna e partecipi volentieri alle attività proposte.
Certo, sembra che preferisca giocare con uno o due bambini per volta, anziché in gruppo.
Questo, però, lo avevo già notato in casa e, d'altra parte, non mi stupisce, visto che anche io e l'Alpmarito siamo più da "pochi ma buoni" che da grandi compagnie.

Tutto molto positivo, dunque. Ciò che mi da' da pensare e' che mi è stato fatto presente che il biondino tende a tradurre istantaneamente ai compagni le canzoni e le espressioni in francese delle maestre, dimostrando si' piena comprensione, ma vanificando la valenza istruttiva dei momenti in lingua.
Inoltre, rifiuta di rispondere in francese, come d'altronde fa anche a casa, se oltre al papà ci sono anche io o altre persone.
Ora, io non so proprio come muovermi.
Devo insistere affinché usi il francese e non traduca agli amichetti o devo lasciare che, a scuola, si arrangino le maestre, ed a casa, vada come deve andare?
La maestra non mi ha chiesto di fare nulla di preciso e io ho già provato a parlare con il nano ma sembra non sia servito.

Da quando frequenta la materna, poi, mio figlio, prima molto pacifico, si è fatto più aggressivo verso i maschietti, imparando a difendersi.
Con le femminuccie, però, noi gli abbiamo vietato anche una semplice spinta, per cercare di instillargli il rispetto per l'altro sesso ed evitare che possa far male a qualche bimba, visto che tranne qualche eccezione sono più piccoline (intendo proprio di statura) e meno abituate alla "battaglia".

Ora, però, e' da un po' di tempo che arriva a casa con segni di morsi, graffi e lividi di una amichetta, che peraltro adora, che quando lui vuole stare solo o rifiuta le sue proposte di gioco, a volte si sfoga così.
Conosciamo i genitori e sappiamo bene che non sono affatto maneschi e che la sgridano ed infatti, anche lei ha cominciato a farlo solo alla materna, mentre al nido, dove era già con il nano, nulla.
Come fare?
Aspettare che passi il periodo e se la risolvano da soli o dire al mio biondino che qualche volta può difendersi anche se si tratta di una bimba, per giunta più piccolina?

Soprattutto: perché le maestre non vigilano? È' normale? Sono semplicemente troppi bimbi per poche insegnanti e fasi dell'età?



venerdì 16 gennaio 2015

Leggendo...come l'ambiente in cui cresci influenza il tuo futuro e un incontro fortuito possa cambiare il tuo destino.

Nei giorni di festa legati al Natale ho letto molto.
Tra gli altri, ho finalmente finito due romanzi diversissimi tra loro, presi a piccole dosi per un mese, anche se per motivi differenti.

"Little Boy Blue" di Edward Bunker, ed. Einaudi, pag. 455, Euro 14,00




Faceva parte del "carico" di libri acquistati a settembre .
Ho impegato un pò di mesi a prenderlo in mano, perchè sapevo che, per come sono fatta io, l'avrei trovata una storia forte.
Però ne valeva la pena.

Perchè racconta la storia una educazione al crimine non cercata e non voluta.
Racconta il sistema carcerario americano, i meccanismi di imitazione e ribellione che si possono innescare quando un bambino, bisognoso d'affetto, trova solo repressione e abuso di potere.
Racconta il peso dell'infuenza dell'ambiente e del pure caso, sulla vita e la crescita di un bambino intelligente.
Forse, spiega il perchè dell'esistenza di molti "cattivi".


E lo racconta con una scrittura asciutta, corretta, accattivamente, sincera e dura di chi sa di cosa parla e sa come si scrive.
L'autore, nato a Hollywood il 31.12.1933 e morto a Los Angeles il 19.07.2005, è entrato per la prima volta nel duro e famoso penitenziario di San Quentin a 17 anni, passandone poi più di 18, nel corso della sua vita, dietro le sbarre.
Molto di questa vita è raccontato in "Educazione di una canaglia", romanzo bellissimo che, secondo me, merita di essere letto al pari di questo.

Per capire, riflettere, immaginare soluzioni.

Little Boy Blue, poi, mi ha colpita più di Educazione di una canaglia, perchè il protagonista è un
bimbo di 12 anni, Alex Hammond, molto intelligente, istruito e buono, che tuttavia si trova senza madre e con un padre che, pur volendogli bene, pensa di non poter badare a lui.
E così Alex vive in istituti di educazione para militari, dove manifesta la sua voglia di amore con episodi di rabbia e ribellione incompresi da tutti, fino ad una rocambolesca fuga con un tragico risvolto, che lo lascerà solo e darà inizio, secondo me per puro caso, ad una vita nel crimine non consapevolmente voluta.
Ed il lettore lo segue in questo cammino in istituti per malattie mentali, "scuole di disciplina" ed istituti di pena, mentre non è ancora che un bambino, quasi con incredulità e stupore, sperando fino all'ultimo che qualcuna comprenda e aiuti Alex.
E in effetti, a suo modo, qualcuno ci proverà.
Il tutto ambientato nella California della Grande Depressione.

Capite bene perchè ci ho messo un pò a finirlo, quasi un mese.

Lo consiglio vivamente, pur essendo difficile da digerire, anche perchè è difficile descrivere le complesse sensazioni che lascia ed il numero di riflessioni che continua ad alimentare anche dopo averlo finito.

Il secondo romanzo è di tutt'altro genere.

"Il giorno in più" di Fabio Volo, ed. Oscar Mondanroi, pag. 287, Euro 12,00

 


Una storia d'amore imprestatami da mia madre che ho faticato a proseguire, visto l'inizio lento e non  molto promettente.
Superato lo scoglio dei primi capitoli, si prende il ritmo e la narrazione scorre.
Non posso dire che mi sia piaciuto ma neanche che non mi sia piaciuto.

Il protagonista maschile è troppo infantile per i miei gusti, quello femminile troppo lontano dalle mie scelte di vita per immedesimarmi, la seconda figura femminile a mio parere non tanto credibile.
Però il lieto fine è assicurato e vi sono tante piccole riflessioni sulla vita e sull'amore condivisibili e originali, che sorprendono per la loro lucidità e per come sono rese.

Insomma, va bene come lettura di evasione non banale però secondo me c'è di meglio.
Se qualcuna/o  ha letto questo romanzo o altri dell'autore, sarei felice di sapere la sua opinione!

Con questo post, partecipo al Venerdì del Libro di Home made mamma (che mi sia mancato a Natale è evidente, visto che ora vado avanti a doppi post per recuperare!)





domenica 16 novembre 2014

Cosa ne penso di tablet & co.?

L'ho raccontato a Kidzinmind,  un blog che è anche un sito, una community di genitori e bimbi 0-6 ed una selezione di applicazioni, con il supporto di una serie di esperti.

Ecco cosa ho scritto.

I vostri bambini da che età usano tablet e smartphone? Con quali modalità?
Mio figlio ha appena compiuto tre anni ma è da quando ha un anno che “usa” il tablet. Non possediamo smartphone.
Principalmente, in casa nostra il tablet funge da televisore, con il vantaggio di poter scaricare i cartoni animati in lingue diverse, nel nostro caso in francese, così da rafforzare il suo bilinguismo.
In questo modo, mio figlio gode dello svago ma in modo controllato. Infatti, quando è il momento di dire basta (di solito dopo 10 minuti), fingo che si sia scaricata la batteria!!!
Fin da piccolo, poi, usiamo app “racconta storie”, e-book interattivi, immagini da colorare con il dito e mini puzzle, oltre ad altri giochini semplici, come il trenino, il pappagallo ripetente o applicazioni studiate per imparare il suono degli strumenti musicali o i versi degli animali.
Il limite maggiore che poniamo è quello temporale: mai più di dieci minuti al giorno, salvo qualche eccezione. E poi, ovviamente, stiamo con lui mentre gioca (anche per evitare rovinose cadute del tablet!!)
La possibilità di accedere a contenuti in lingue diverse e vederli direttamente su uno schermo a buona definizione ma trasportabile ovunque, secondo me è uno dei maggiori punti di forza del tablet.
Come si può usare la tecnologia per attirare l’attenzione dei bambini senza però perdere il controllo?
Con giochini semplici e molto colorati, intuitivi ma ben fatti. Mi sono accorta, infatti, che un’applicazione di scarsa qualità, anche grafica, non attira.
Inoltre, ritengo indispensabile che siano i genitori a decidere quali app e quali contenuti rendere accessibili ai bimbi, e a porre limiti di tempo.
Soprattutto, però, penso sia fondamentale non lasciare mai i bambini, perlomeno finchè sono molto piccoli, soli davanti a video o giochi elettronici.
D’altro canto, usandolo insieme ai genitori o ai fratelli più grandui, il tablet diventa un gioco come gli altri e l’occasione di scoperte e interazioni con i genitori.
Ci sono dispositivi più adatti di altri? Computer, videocamere, smartphone, tablet…
Non credo ci siano dispositivi più idonei, ma solo modi di utilizzo più adatti.
Si tratta di oggetti di per sè neutri, di “scatole”, seppur tecnologiche, vuote.
Sta a noi, come genitori, vigilare che i nostri figli li usino in modo positivo e riempirli di contenuti adeguati all’età dei nostrio bimbi ed all’impronta educativa che intendiamo dargli.
Il tablet è più facile da portare ovunque e da usare, mentre il pc richiede una postazione comoda e mouse e tastiera, però consente di utilizzare giochi più complessi e vedere meglio i video.
Al momento, vista l’età di mio figlio, trovo più adatto il tablet, crescendo, invece, potrebbe anche usare di più il computer, ancora non lo so.
Dove si nascondono le insidie nell’uso precoce della tecnologia?Nella eventuale mancanza di controllo da parte dei genitori, nell’abuso, nell’assenza di misura, nell’eccesso.
Se usata in modo intelligente, ragionato e per tempi adeguati all’età dei bimbi, non credo che la tecnologia rappresenti un’insidia, anzi, può essere un’opportunità in più di svago ed apprendimento.
Certo, la tecnologia non dovrebbe diventare un fine, anzichè un mezzo e, soprattutto, non dovrebbe diventare l’unica forma di gioco e svago.
Credo che per evitarlo sia utile, oltre al controllo, l’esempio dei genitori e la quantità di stimoli diversi forniti: difficile che avendo la possibilità di andare al parco giochi o a praticare attività sportive e vivendo circondato da libri, cubi da costruzione, bambole ecc., un bimbo voglia solo e sempre stare davanti ad uno schermo (salvo, forse, momentanee fasi di “passione” per un gioco elettronico)!!!
A maggior ragione, se vede i genitori leggere, uscire, chiaccherare con gli amici e fare sport, anzichè passare tutto il loro tempo libero davanti alla tv o a digitare mail o sms.

La tecnologia fa ormai parte della nostra vita quotidiana, almeno in misura minima, quindi non possiamo semplicemente ignorarla. Molto meglio cercare di conoscerla e utilizzarla al meglio.

Qui trovate la mia intervista, qui le app educative e divertenti di Kidzmind.

lunedì 13 ottobre 2014

Senza ciuccio, no, non è che si stia bene!

Martedi' il nano, con una delle sue solite improvvise e imprevedibili decisioni, ha detto addio al ciuccio.
Sono andata a prenderlo a scuola al pomeriggio, ultima (ma a pari merito con un'altra) delle mamme (io, madre degenere e ritardataria già dopo un mese scarso di scuola!), e l'ho trovato con la maestra che leggeva, tranquillo e senza ciuccio.
Mi ha subito informata che Il ciuccio era rotto e che quindi lo aveva messo nell'armadietto, poi lo ha preso e ha dichiarato deciso di volerlo buttare.
La circostanza che fosse l'ultimo, che ormai i negozi fossero chiusi e che comunque ai bimbi grandi sia vietato per legge (????!!!) vendere altri ciucci, non lo ha fatto desistere.
E dire che da quando è entrato alla materna non se lo era più tolto di bocca, mentre prima lo usava solo per dormire e viaggiare in auto o per consolarsi in caso di cadute.
Io stessa, con la maestra e l'inserviente, abbiamo cercato di farlo ragionare e appurare se si trattasse di una decisione consapevole e definitiva e lui, come al solito, si è mostrato determinato.
La sera ha faticato un po' ad addormentarsi, ma è andata senza drammi. Dalla mattina dopo, invece, e' diventato nervoso, ribelle e irrascibile.
A scuola no, pare che venerdì abbia fatto il sonnellino senza proferire verbo.
A casa sembra indemoniato e mette a dura prova sia me che l'Alpmarito (che si salva con la scusa del lavoro, arghhh!!)
Venerdì ci abbiamo messo un'ora e trenta minuti di pianti e proteste ininterrotti (giuro!) per uscire di casa e l'ho consegnato alle maestre scalzo, senza neppure le calze.
O così o pomi', come diceva una nota pubblicità dei tempi antichi.
Sabato ha pianto per due ore, dico DUE, prima di addormentarsi sfinito e dopo non c'è stato verso di portarlo al corso di nuoto.
Ecco. Ora ditemi.
Questo insolito nervosismo, questa assurda ribellione, la circostanza che sembri caricato a molla e il fatto che abbia ricominciato a venire nel lettone, dopo che tutto era appena tornato alla normalità in seguito agli incubi post nserimento a scuola, possono dipendere dell'abbandono del ciuccio?
Perché io, sia chiaro, su questa decisione, che peraltro è stata sua, non torno più indietro, ma almeno vorrei capire.
E magari anche sentirmi dire che passerà presto ed è "normale", qualunque cosa possa significare questa espressione.