venerdì 15 febbraio 2019

Le letture del ricciolino biondo: "Pirati delle nevi" e "Mortina"

Pirati e cavalieri, supereroi , bimbi monelli e bimbe intrepide...sono tanti i personaggi che piacciono al ricciolino ma, ultimamente, i pirati sono tra i più gettonati.
Non è facile scovare storie che possano appassionarlo sempre, anche la sera quando la tentazione di restare a guardare i cartoni è forte e la stanchezza per la giornata a scuola si fa sentire, così la sfida è girare per le biblioteche e le librerie e lasciarsi ispirare da titoli, personaggi o disegni accattivanti.


Considerando che viviamo ai piedi delle Alpi e non siamo proprio marinai provetti (neppure marinai e basta, a dire il vero), è un pò strano leggere tante storie di pirati eppure...abbiamo scoperto che esiste chi si è inventato addirittura una avventurosa storia di pirati delle nevi e corsari dei ghiacci.


Sì, avete capito bene.
I protagonisti di questo libro illustrato della serie "Il battello a vapore" sono pirati ma nevigano, anzichè navigare, sui pendii montani, con velieri da neve ("Valanga" e "Tempesta" ) anzichè galeoni dei mari e sono, pensate un pò, animali di montagna: Capitan Gip, il gipeto, il suo secondo Camilla, un camoscio, lo stambecco Testadura, il capitano dei loro nemici, il lupo Testadura, la marmotta, la volpe ecc.

"Pirati delle nevi" di Tommaso Lanciani,

ed. Piemme



Invece che con mostri marini, i pirati montanari devono combattere con draghi delle nevi e si trovano alla taverna del vecchio Hibou (ovvero il gufo), in una valle sperduta, anzichè nelle osterie dei porti, si divertono con discese in derapata e godono degli spruzzi di neve e ghiaccio sollevati dalla loro nave con i pattini....


Tuttavia lo spirito avventuroso, la ricerca del tesoro e la sempre eterna lotta tra i buoni (pirati, certo, ma generosi e leali), ed i cattivi (scorretti, malvagi e traditori), sono gli stessi che nelle storie tradizionali ma l'ambientazione montana rende la lettura ancora più curiosa e divertente, anche per i genitori.

Un libro che ci è piaciuto molto, nato da un'ispirazione che l'autore, Tommaso Lanciani, scrive di aver avuto proprio in Valle d'Aosta, nella bella Val di Rhemes, che noi frequentiamo, conosciamo e amiamo.
Insomma, non potevamo farcelo scappare e di sicuro non ci ha delusi!



La storia, consigliata dai sette anni, è perfetta da questa età per le letture autonome ma può essere apprezzata anche prima se letta ad alta voce.

***



"Mortina. Una storia che ti farà morire dal ridere" di Barbara Cantini, 

ed Mondadori

Mortina, invece, è la piccola zombie protagonista di una storia di Halloween  (ma anche di altri due libri che abbiamo già ordinato) che ho cercato dopo aver letto il post di  Mamma Piky.
La protagonista è davvero simpatica, con illustrazioni e didascalie divertenti tutte da leggere e un racconto pieno di ottimismo e fantasia, seppur semplice.


La piccola zombie si diverte molto a giocare a Villa Decadente, dove vive di nascosto con la zia Dipartita e un cagnolino zombie, però avrebbe voglia di stare con bimbi suoi coetanei.
La zia ha vietato ogni contatto, temendo una pessima accoglienza per gli zombi da parte degli abitanti del villaggio.
Mortina non si perde d'animo e elabora un'idea: quale occasione migliore della festa dei morti per mischiarsi con i bambini veri?

Unico appunto del ricciolino: "Non è vero che fa tanto ridere, io ho riso una sola volta. Però mi è piaciuto!"


Anche in questo caso, una lettura adatta dai 5/6 anni in poi, a mio parere.

Con questi consigli di lettura per bambini, partecipo al consueto appuntamento del venerdì del libro di Paola.



giovedì 14 febbraio 2019

Sci di discesa VS. sci di fondo, ovvero sci alpino VS. sci nordico

Vi ricordate dei due post in cui scherzosamente misi a confronto nuoto e corsa, per evidenziare vantaggi e svantaggi di uno sport rispetto all'altro?  (No? Considerato che li scrissi nel lontano 2015, posso perdonarvi ma andate a leggerli, per sapere quali sono i miei personali 17 motivi per nuotare e 15 per correre e i lati di negativi di fare l'una o l'altra attività !)


Questo post nasce con lo stesso spirito scherzoso e la stessa premessa che è scritto da una  praticante di entrambi gli sport ma solo a livello amatoriale e medio, non agonistico.
E non solo...trovate anche l'opinione del ricciolino. 



Sci di fondo
Sci di discesa
1) Può essere molto faticoso.
Puoi scegliere facilmente con quale livello di intensità praticarlo: passeggiando come una mucca al pascolo oppure spingendo come una dannata, senza mai fermarti.
Ne consegue che volendo puoi bruciare molte calorie in pochissimo tempo. O anche sudare poco ma bruciare qualcosa comunque.
Se sia uno svantaggio o un vantaggio, dipende dal tuo obiettivo o dal tuo stato d'animo.
1) E' meno faticoso.
Mediamente è meno faticoso e dunque si consumano meno calorie.
Se sia uno svantaggio o un vantaggio, dipende dal tuo obiettivo o dal tuo stato d'animo.
2) E' salutare.
E' uno sport aerobico e completo, che coinvolge gambe, ma anche dorsali, spalle e addominali.
Insomma, ci si guadagna in salute.
2) E' meno salutare del fondo, nel senso che è meno completo.
E' uno sport maggiormente anaerobico e che potenzia molto soprattutto le gambe.
E' comunque attività fisica e dunque sembre positiva.


3) E' comodo, a livello di abbigliamento.
L'abbigliamento può essere molto tecnico ma anche per nulla.
Ho visto gente sciare tranquillamente con una tuta felpata, pile o maglione e giacca a vento o piumino tradizionali, di quelli che usi anche per fare "le vasche" in centro città.
E gente con la tutina da fondo super aderente o altro abbigliamento suoper tecnico (che negli anni, se ti appassioni, finisci per comprare).
In ogni caso, non è indispensabile acquistare un abbigliamento ad hoc diverso da quello per l'inverno in generale e questo, se sciate qualche domenica ogni tanto una settimana all'anno, può essere un grosso vantaggio.
3) E' scomodo, a livello di abbigliamento.
L'abbigliamento richiesto è abbastanza tecnico o, come minimo, è abbastanza specifico.
Non basteranno guantini di lana ma serviranno guanti caldi da sci, pantaloni imbottiti o comunque impermeabili per non trovarsi bagnati alla prima caduta, calze adatte agli scarponi ecc. Se però amate lo shopping, sarà un vantaggio!
4) E' comodo, a livello di attrezzatura.
L'attrezzatura è leggera e abbastanza comoda : con le scarpette da fondo si può camminare abbastanza comodamente e, tenuti in mano, non pesano mezzo quintale; in bagno le scarpette non sono d'ostacolo e gli sci poggiati sulle spalle non ti fanno venire i lividi, il braccio non si stanca troppo nel tragitto auto - pista, caricarli sul portasci dell'auto non è un esercizio di sollevamento pesi ecc.
Il che, se vi tocca portare anche sci e scarponi dei figli, è un toccasana.
E potete insegnare presto ai i figlia portarsi da soli gli sci e camminare con gli scarponi.
4) E' scomodo, a livello di atrezzatura.
L'attrezzatura è pesante e scomoda.
Con gli scarponi (notare la differenza di lessico tra "scarpette" e "scarponi", dice tutto) si fatica a camminare, si è rigidi come baccalà e si rischiano cadute ad ogni passo.
Andare in bagno per una donna o una bambina con gli scarponi? Una faticaccia!
Gli sci pesano come macigni sulle spalle e riuscire a metterli nel porta sci sul tettuccio dell'auto è un esercizio degno di sollevatori di pesi.
Il che, se vi tocca portare anche sci e scarponi dei figli, è una condanna.
E fino ai dieci anni suonati i bambini vi imploreranno di portargli gli sci e si lamenteranno degli scarponi.
Il tragitto auto - piste, soprattutto alla fine della giornata, è un supplizio.
Corollario del punto 4), l'attrezzatura è meno ingombrante: l'attrezzatura è meno ingombrante e dunque è più facile farla stare in auto con i figli!
Corollario del punto 4), l'attrezzatura è più ingombrante: l'attrezzatura fatica a stare in auto insieme alla famiglia!
5) E' un po' masochistico, perchè in fondo si cerca anche la fatica, però manca quella sottile ma indubbia soddisfazione di sfilarsi gli scarponi a fine giornata e godere del sollievo provato dai piedi.
5) Una volta arrivati sulle piste, non è masochistico. Lo è prima.
E poi, volete mettere la sottile ma indubbia soddisfazione di sfilarsi gli scarponi a fine giornata e godere del sollievo provato dai piedi?!?
6) E' veloce.
Non si fanno code in biglietteria. O almeno, a me non è mai successo, in nessuna località italiana o svizzera.
Niente code neppure sulle piste, visto che non ci sono impianti di risalita. Al massimo dovrete superare qualche sciatore in salita o farvi da parte per essere superati ma non c'è mai affollamento, per fortuna.
6) E' lento.
Le code in biglietteria sono all'ordine del giorno, soprattutto nelle ore di punta.
Lo stesso vale per le code agli impianti di risalita, soprattutto nelle stazioni sciistiche più rinomate e nei giorni più gettonati, purtroppo sono la norma
7) E' più ecologico.
L'impatto ambientale è molto contenuto.
Niente impianti di risalita, niente inquinamento, salvo quello dello spazzaneve quando batte la pista e l'eventuale (in genere comunque modesto), innevamento artificiale.
Minore, quando non nulla, modificazione ambientale prodotta per creare le piste.
Minimo anche l'impatto estetico d'estate.
7) E' meno ecologico.
Inutile nasconderlo: l'impatto ambientale è elevato, sia sotto forma di modifiche apportate al territorio per creare le piste, sia come consumo di carburante e, eventualmente acqua, per mantenere in funzione impianti di risalita, innevamento artificiale e spazzaneve.
Notevole impatto estetico negativo anche d'estate.
Non sempre le piste diventano pendii erbosi o sono fruibili d'estate da animali o persone.
8) E' molto rilassante, a livello mentale.
8) E' molto divertente!


9) E' poco o per nulla adrelanico.
Purtroppo per i miei gusti, poca adrenalina.
Però c'è la soddisfazione per la fatica, il movimento, il relax ecc.
9) E' molto adrenalinico!
Soprattutto con piste nere e vuote, quando puoi spingere sulla velocità e/o usare tutto lo spazio che vuoi.
10) E' sicuro.
Possibilità di infortuni e/o scontri con altri sciatori molto bassa.
10) E' abbastanza pericoloso.
In senso relativo, ovviamente.
Le possibilità di infortuni, traumi e/o scontri con altri sciatori è più elevata che nello sci di fondo ed in altri sport.
11) E' facile da imparare a livello molto basico.
Il livello principiante della tecnica classica (il c.d. passo alternato) si impara facilmente e rapidamente. Così bastano poche lezioni per poter fare da soli. Se invece si vuole diventare bravi e /o fare anche pattinato, le difficoltà ovviamente aumentano. E di molto.
11) Non è semplice da apprendere, anche a livello base, se non si ha dimestichezza con la neve.
Il livello basico richiede qualche lezione e molte ore di sci in più, per essere appreso.
12) I bambini possono inziare prestissimo, anche verso i due anni
12) I bambini devono attendere qualche anno in più.
E' indicato dai 5/6 anni,, alcuni dicono 4. Dipende anche dall'altitudine a cui si arriva rapidamente con funivie e/o seggiovie.
Molti genitori, che si chiedono preoccupati dove trascorrere le estati in montagna senza esporre ad un'altitudine non approvata dai pediatri i loro figli, trascurano completamente questo aspetto quando si tratta di portarli a sciare, andando oltre i 3.000 mt ben prima della pubertà.
13) E' economico
Costi di skipass ed attrezzatura sono contenuti: per una famiglia, è sicuramente un vantaggio non trascurabile.
Si parla in media di 7 Euro per un giornaliero, anche 4/5 nelle stazioni più piccole.
Anche le lezioni costano un po' meno.
13) E' caro.
I costi di skipass (in Valle d'Aosta, un giornaliero adulto costa in media sui 45 Euro) ed attrezzatura, soprattutto per una famiglia intera, sono importanti.
Per non parlare delle lezioni di sci.
Certo, con qualche accorgimento, si può risparmiare qualcosa, ma rimane comunque costoso.


14) Impegna poco tempo, anche se si va con calma.
Una giornata di sci può durare anche solo un paio d'ore e lasciarti soddisfatto e felice, pronto per una bella cioccolata calda o un aperitivo al bar o altri impegni.
Con i bambini, che si stancano prima, o dovendo incastrare altri impegni, non è male.
14) Impegna molto tempo.
Richiede almeno mezza giornata, se non dalla mattina presto alle cinque del pomeriggio. Altrimenti si rischia di passare più tempo in coda o in seggiovia che sciando e probabilmente sarà comunque così, a conti fatti.
15) E' fotografico.
Ti permette di goderti il paesaggio ad ogni passo e fotografare diventa inevitabile (anche perchè è un'ottima scusa per fermarsi un attimo a riprendere fiato!)
15) E' fotografico
Dalla funivia puoi goderti il panorama in pieno relax. E scattare fotografie in tutta calma.
16) E' silenzioso.
Il silenzio ovattato è quasi sempre assicurato.
E si riesce a staccare la mente o, al contrario, immergersi nei propri pensieri senza difficoltà
16) E' rumoroso.
Tra altri sciatori, gli impianti, la musica diffusa dai bar e/o dalle seggiovie e l'aria che fischia nelle orecchie, il silenzio è un'utopia.


17) E' uno sport "caldo".
Difficile patire il freddo mentre lo si pratica.
Un pò all'inizio e dopo, se non ci si veste e/o cambiano gli indumenti bagnati, però durante il movimento ci si scalda e, semmai, ci si ritrova a spogliarsi di strati divenuti superflui.
17) E' uno sport "freddo".
Si patisce spesso e volentieri il freddo, soprattutto alle estremità, anche se ben vestiti. Sciando si suda ma poi le risalite immobili sugli impianti spesso raffreddano, così come l'aria durante la discesa.
18) Volendo, e' uno sport "social": si può sciare per ore senza mai smettere di chiaccherare.
Sempre che amici, compagni di sciata o figli più in forma di noi non accellerino per farci mancare il fiato o non decidono di lasciarci indietro.
Io, ad esempio, riesco a parlare e pure mio figlio: per disperazione, mio marito "ci semina" dopo il primo chilometro.
18) E' più solitario ma non è neanche detto
Si può andare a sciare in compagnia ma ma si parla sugli impianti ed al bar, non mentre si scia. E a volte ci si perde tra una seggiovia e basta.

In comune entrambi gli sport hanno la possibilità di fare stare all'aria aperta e godere delle bellezze della natura della montagna in inverno, muovendosi e divertendosi.
E non è poco!

E questo è quello che ne pensa il ricciolino.



Lati positivi dello sci di discesa: 
- non si fa fatica, basta mettere gli sci verso il basso, chianarsi un pò e si va!
- non bisogna fare le salite faticando e neppure scaletta perchè ci sono gli impianti;
- si va veloci;
- sulle seggiovie ti riposi e puoi goderti il paesaggio.

Lati positivi dello sci di fondo:
- è divertente, perchè si può andare fuori pista senza pericolo nella neve fresca e anche giocare in squadra con la palla o a hockey e fare i percorsi;
- le scarpette sono comode;
- puoi faticare!
- sei in posti belli in montagna.



p.s. Alla fine, quale dei due sport preferisco io?
Anche se, come ho scritto pochi giorni fa, per i bambini e con i bambini al momento privilegiamo lo sci di fondo, la mia passione rimane lo sci di discesa, da praticare però in giorni di non affollamento e senza figli!


Ora tocca a voi....quale sci o altro sport invernale preferite e praticate ? Cosa ne pensate delle differenze che ho indicato? E dell'opinione del ricciolino? Condividete?

martedì 12 febbraio 2019

Mamma avvocato in cucina: torta salata ricotta e zucchine

Tra le poche verdure che io, con le allergie di cui soffro, riesco ancora a mangiare, ci sono le zucchine che, per fortuna, piacciono molto anche ai miei figli.
Questo è il motivo per cui le uso dappertutto, ad esempio nella lasagna in bianco, nel cous cous e..nelle torte salate, come quella che propongo oggi.

TORTA SALATA RICOTTA E ZUCCHINE



Ingredienti:
- confezione di pasta sfoglia fresca pronta all'uso rotonda
 - un uovo
- 250 grammi di ricotta
- 5 o 6 zucchine
- 1 confezione da  200 gr (o più) di pancetta dolce o affumicata a dadini
- parmigiano reggiano o grana padano da grattuggiare
- sale fine


Preparazione
Lavate e tagliate a rondelle le zucchine, poi friggetelle in padella con olio o burro; 
in una terrina rovesciate e poi mischiate con un cucchiaio un uovo crudo, 250 gr di ricotta, una confezione di pancetta dolce o affumicata e un pò di sale fine (quanto, dipende dai vostri gusti, noi mangiamo pittosto insipido). Aggiungetevi infine le zucchine cotte.
Stendete la pasta sfoglia nella terrina rotonda prescelta, bucherellatela con una fochetta e poi versatevi il composto, arrotondandovi sopra i bordi della sfoglia.
Infine grattuggiate generosamente il parmigiano reggiano o il grano padano ed infornate.
Per la cottura, seguite le istruzioni sulla confezione della sfoglia che avete acquistato: in genere 180 °- 200 ° per circa 30 minuti o comunque fino a doratura della pasta sfoglia.

Et voilà, facile e relativamente veloce!


Varianti:
Se non amate le zucchine, la torta salata può essere modifica usando spinaci, previamente bolliti e poi passati in padella con il burro, oppure wurstel a rondelle al posto di pancetta dolce o affumicata o, ancora, dadini di prosciutto crudo o cotto.
Sarà comunque un successo!

E voi, avete altre varianti semplici da suggerirmi?

venerdì 8 febbraio 2019

Le letture di Mamma Avvocato: "0 virgola 6" di Maddalena Capra Lebout

Due sere fa ho iniziato un libro. 
Due sere fa ho finito quello stesso libro.
Questo:  

"0 virgola 6" di Maddalena Capra Lebout



Non è lungo, una cinquantina di pagine, ma si legge così, di getto. 
Non si riesce proprio a farne a meno.
E' successo a me, che leggo tanto ma in genere alle 22,30 sono già nel mondo dei sogni; è successo
ad altre lettrici e sono certa che succederà anche a voi, se lo prenderete in mano. 

Perchè è avvincente? 
No, "avvincente" non è la definizione adatta.
E' perchè è un racconto di cuore che parla al cuore del lettore, soprattutto se genitore, soprattutto se mamma.
Quando un racconto è così vivo, immediato, sincero, crudo, 
come è questo, 
quando è come una cronaca in diretta di ciò che sta vivendo la scrittrice, 
come questo, 
non si può che leggere, ascoltare, essere partecipi, sino alla fine.

Trovo difficile parlarne in questo spazio, perchè la verità è che mi ha colpito come un pugno nello stomaco.
Ho pianto, durante la lettura e dopo la lettura. Ho dormito male.
Non perchè non meritasse, ma perchè è emotivamente forte o, almeno, lo è stato per me.
Perchè è intimo. Perchè è senza fronzoli.
Su di me, ha avuto un effetto quasi catartico, sicuramente empatico, nonostante io abbia vissuto situazioni diverse.
Insomma, io ho pianto. E il giorno dopo l'ho riletto.
Perchè merita.

E' un racconto che non lascia indifferenti, che ti costringe a fare i conti con i tuoi sentimenti, con i desideri, le paure, i sogni, le speranze, i dolori: di genitore, di madre, soprattutto.
Che ti porta a farti domande, che è triste ma nello stesso tempo non lo è affatto, è anche un inno alla vita.

La verità è che non posso scrivere di più, perchè rischierei di impedirvi di "sentire", mentre leggete. E sarebbew un peccato.
Se conoscete Maddalena avete letto qualcuno dei suoi post, però, sono certa che potrete immaginare  lo stile di questo lungo racconto.
Capace di trasmettere emozioni, a volte un pò enigmatico, sempre poetico, mai edulcorato.
Perche Maddalena è una che sa dare voce alla maternità ed al suo lato zuccheroso, all'umanita sognante e sentimentale ma anche i pensieri scomodi, quelli controcorrente, quelli che a volte non osiamo confessare neppure a noi stessi.
E lo fa bene, che parli di maternità o di altri aspetti  della vita, a tutto tondo.

Se invece ancora non conoscete Maddalena ed il suo blog "Pensieri rotondi", dopo aver letto questo racconto, andrete a cercarlo. Di sicuro.

"Sui social la parata dei bilanci. Dei propositi. Non l'ho mai amata, siamo quello che siamo. Siamo quello che decidiamo di essere. Ma non perchè qualcuno ha tratteggiato un confine immaginario da varcare. E siamo, più ancora, quello che diventiamo quando la vita ci dà il LA e noi eravamo in silenzio. Quando ci toglie la voce, e noi cantavamo."

E questo è il mio consiglio di lettura per questo venerdì del libro.

Post non sponsorizzato.


ATTENZIONE: i commenti sul blog sono nuovamente funzionanti
Purtroppo la prossima chiusura di G+ ha comportato la cancellazione di gran parte dei commenti lasciati sui post precedenti. Alcuni li sto recuperando e li reinserirò con il tempo, per altri sarà impossibile ma li ho letti tutti e praticamente a tutti ho sempre risposto, dunque sappiate che non sono andati sprecati.Anzi, riceverli mi ha fatto immensamente piacere. 
Perchè è anche per essi che scrivo.
Sperando di leggere ancora il vostro parere nei commenti, vi invito a lasciarli nuovamente anche in coda ai post, se volete.
Grazie.


mercoledì 6 febbraio 2019

I bambini e lo sci di fondo: quando iniziare e la nostra esperienza


Premessa: questo post non contiene consigli medico -sportivi, nè è frutto di consulenze con professionisti del settore.
E' unicamente frutto della nostra esperienza e di riflessioni personali, seppur nate dal dialogo con altri genitori, maestri di sci, conoscenti medici ecc.





Io mi sono avvicinata allo sci di fondo circa dieci anni fa, grazie all'Alpmarito che già lo praticava.
Il mio iniziale scetticismo si è stemperato nel tempo, pur rimanendo io più appassionata di sci di discesa, che trovo decisamente più adrenalinico.

Con la gravidanza e la nascita del ricciolino, mi sono resa conto che il fondo, che nel frattempo un pò avevo imparato, sarebbe stato praticabile con un bambino prima dello sci di discesa, consentendoci di godere della montagna in inverno tutti insieme.



Così abbiamo avvicinato a questo sport anche nostro figlio molto presto, seppur con molta gradualità, come d'altronde si fa con l'acquaticità/ nuoto ed altri sport.

Durante il nostro viaggio di nozze in Svezia e Norvegia, in inverno, avevamo scoperto che lì iniziano a mettere gli sci ai piedi dei bimbi a due anni.
La pediatra ci aveva detto che avremmo potuto provare anche noi da quando fosse stato stabile nel camminare, a patto di non fargli prendere troppo freddo e che non fosse uno sforzo eccessivo e che i maestri fossero preparati ad avere a che fare con bambini.

Così anche noi abbiamo provato nell'inverno dei due anni con quelli sci gioco di plastica/legno con le cinghie sui piedi per usarli con normali scarponi, ma è stato un disastro perchè si staccavano continuamente e il ricciolino si era subito stufato.

Sci e scarponi "veri" formato mignon
L'anno successivo, a tre anni, abbiamo trovato degli sci con scarponcini veri, simili a quelli da adulto ed è stata tutt'altra esperienza, a parte i piantini iniziali quando si trattava di salutarci per stare con la maestra e gli altri bimbi, nonostante noi comunque girassimo nei dintorni sulla pista, finalmente coppia e finalmente anche noi sciando!
Per poi farci ancora un giro tutti insieme una volta riuniti.

A tre e quattro anni abbiamo iniziato infatti a fargli seguire un pacchetto di lezioni collettive, perchè stesse in compagnia di altri bambini e per garantire anche a noi genitori un impegno fisso da rispettare, una volta a settimana (due durante le vacanze di Natale), a tre anni con lezioni di un'ora e a 4 anni con lezioni di un'ora e mezza (fatto con tanto gioco, pic nic nella neve, palle di neve ecc., come ho raccontato qui).


Due anni fa, dunque a 5 anni appena compiuti, lo abbiamo iscritto ad uno sci club, con impegno fisso di due ore settimanali (ne ho parlato qui).

Abbia avuto cura di scegliere quello tra gli sci club della zona meno votato all'agonismo, che pur coinvolgendo i bimbi più grandicelli nelle gare, lascia molto spazio all'aspetto ludico della lezione, e così è ancora adesso.


Per intenderci, giocano a hockey sulla neve, fanno percorsi con gonfiabili e porte, garette di corsa, discese all'indietro sulle cuneette, calcio con gli sci sulla neve ecc.




Da quest'anno, (ovvero dai sette anni), gli allenamenti settimanali sono diventati due, il mercoledì pomeriggio (in Valle d'Aosta il mercoledì pomeriggio le scuole chiudono prima) ed il sabato/domenica, da due ore ciascuno e si sono aggiunte le prime garette (categoria baby).

Nel nostro caso, con lo sci club, l'idea è di farne giusto un paio: alla prima gara ha già partecipato ma la partenza a cronometro, anzichè in linea come il ricciolino è abituato nella maggior parte delle gare di bici,  e la confusione, non gli sono piaciute molto.
 
Soprattutto, però, lo scorso anno abbiamo "toccato con mano" quanto ci avevano garantito molti maestri di sci, di fondo e di discesa, ovvero che una volta appresa la base dello sci nel fondo, il bambino non ha particolari problemi a passare alla discesa, salvo eventuale paura della pista più ripida (non è il caso di quello spericolato del ricciolino!)

A sei anni, infatti, abbiamo fatto provare al ricciolino la discesa, ancora senza lezioni, solo con noi e ci ha stupiti: al termine del primo mattino era in grado di fare le piste rosse e prendere lo ski lift e le volte successive si è cimentato senza problemi anche sulle nere.
Certo, la tecnica lascia ancora a desiderare ma ci mancherebbe altro!

La verità, però, è che vederlo sulle piste da discesa mi ha convinto ancor di più della bontà della nostra personale scelta perchè, se è vero che in zona i maestri fanno lezioni anche ai bambini di quattro/cinque anni, l'affollamento delle piste, la velocità e la quantità di adulti in proporzione ai bimbi piccoli, fa temere per l'incolumità di questi ultimi.


Inoltre le varie visite con fisioterapisti e ortopedici conseguenti al mio infortunio al ginocchio mi hanno consentito di approfondire un aspetto non trascurabile e di cui avevamo già avuto intuizione semplicemente sciando regolarmente negli anni: i materiali si sono evoluti e, se da un lato rendono più semplice sciare e sciare bene (parlo sempre di sci di discesa), dall'altra hanno consentito a più persone di scendere a maggiore velocità anche senza avere tecnica ed esperienza sufficienti a controllare con cognizione gli sci;
inoltre l'attrezzatura odierna richiede muscoli più forti per essere guidata bene e ben pochi di noi "sciatori del weekend" riesce a tenersi in forma constantemente.
Infine, il numero di infortuni sugli sci da discesa pare in costante aumento e riguarderebbe sempre più ginocchia e femori, anzichè le solite caviglie, sembrerebbe sempre per via del cambiamento dell'attrezzatura.

Dunque forse non è male iniziare con lo sci di fondo, senza poi dimenticare di provare anche la discesa dopo qualche anno, si intende!



Orsetto e Principessa hanno solo 19 mesi ma anche con loro abbiamo già provato, nelle scorse settimane: questa volta però, memori della prima esperienza, abbiamo usato da subito gli sci e scarponcini veri !



Sono troppo piccoli per una vera lezione e dopo cinque/dieci minuti sono già stufi ma per noi è sufficiente perchè prendano confidenza con la neve e gli sci e per portarli fuori in montagna anche d'inverno.

Il prossimo anno poi si vedrà, anche in base all'interesse che dimostreranno o non dimostreranno per la neve e lo sci!

Intanto, in questo modo, a volte anche noi grandi possiamo concederci un giro di pista, con i prezzi modici dello sci di fondo, rispetto alla discesa e alternandoci a guardare i piccoli.




Tanta fatica merita una ricompensa: cioccolata calda con panna per loro, birra per noi!

lunedì 4 febbraio 2019

Scintille di gioia 04.02.2019: a tutta neve!

Questa settimana è stata strana, perché il ricciolino aveva due giorni di festa per santo patrono e dunque ho dovuto organizzarmi.
Ho vissuto però dei momenti veramente felici e le #scintilledigioia sono tutte legate alla neve ❄️, che quest'anno si fa molto desiderare ma, quando c'è, incanta.

1- Nella notte tra giovedì e venerdì si è messo a nevicare e venerdì ci siamo svegliati con un manto candido in paese.
Mi sono pentita di non aver tenuto il ricciolino a casa da scuola ma purtroppo i nonni non erano disponibili e io avevo una scadenza, però nel pomeriggio, dopo la scuola, nonostante il buio incalzante ho portato tutti e tre i bambini al parco giochi del paese a pasticciare e giocare con la neve!
Loro si sono divertiti molto, i piccoli erano molto stupiti dall'insolito scenario e, come al solito, felici di stare all'aperto ed il grande ha finalmente potuto lanciare qualche palla da neve e sfogare le sue energie. Ovviamente mi ha centrata in pieno naso ma per fortuna era abbastanza morbida!
Una oretta di sano svago regalataci dalla natura, che ha fatto bene anche all'umore.

2- la stessa mattina, dopo aver accompagnato tutti e tre i bimbi a scuola, mi sono concessa una breve passeggiata in paese, per godere del paesaggio innevato senza gente intorno e sotto i fiocchi di neve che continuavano a cadere, ho scattato qualche foto, anche se solo con il cellulare.
Dopo, una volta sedutami alla scrivania ho lavorato molto meglio.

3 - nel fine settimana abbiamo portato il ricciolino ad allenamento di sci di fondo tutti insieme e, siccome finalmente c'era la neve fresca, ho rimesso gli sci ai piedi anche io, ad un anno dal mio incidente.
Ho sciato, con molta prudenza, per un'ora, senza particolari dolori ed è stato esaltante è confortante!
Poi abbiamo fatto rimettere gli sci anche ai gemelli ed Orsetto si è divertito per una decina di minuti, mentre Principessa ha cambiato idea subito, questa volta.
Infine, cioccolata calda per i bambini e birra per i grandi in compagnia, prima di rientrare a casa.

4- in ultimo, sono riuscita ad andare a trovare la mia nonnina e mia madre per ben due volte, tra l'altro mangiando con loro. Una pacchia!

E voi, quali scintille di gioia avete vissuto la scorsa settimana?

#scintilledigioia è una idea di Silvietta: se volete partecipare anche voi, queste sono le regole!
Come fare?

1- utilizzando l'hastag #scintilledigioia condividete con una foto su Instagram, Facebook, Twitter e/o un post sul blog tre momenti felici vissuti la settimana precedente;

2-nominate il mio blog e date le istruzioni su come partecipare;

3- invitate chi volete a partecipare a questo bellissimo gioco;

4- inviatemi i vostri momenti felici alla mail fiorellinosn@gmail.com mettendo come oggetto "Scintille di Gioia", in modo che io non me ne perda nemmeno uno!  







venerdì 1 febbraio 2019

"La tristezza ha il sonno leggero": le letture di Mamma Avvocato

"LA TRISTEZZA HA IL SONNO LEGGERO" di Lorenzo Marone



"La prima cosa che direi a un figlio, una volta adulto, sarebbe: "Fai il possibile perché ciò che ti piace non diventi un passatempo da coltivare solo nel fine settimana. È la via più diretta per trasformasi in un infelice." 
Quello che avrebbe dovuto dirmi Mario.
A volte chi si preoccupa per te può fare molti più danni di chi a stento si accorge della tua presenza." Pag. 81 di 379.

Dall'autore di "La tentazione di essere felici" e "Magari domani resto", di cui ho scritto qui e qui, un altro bel romanzo, anche se forse non all'altezza dei precedenti, per il mio personale gusto.

O meglio, scorrevole e ricco di spunti di riflessione, sentimenti ed introspezione, come i precedenti, però con un protagonista con cui non sono riuscita ad entrare in sintonia e che mi è rimasto un pò antipatico.
Il romanzo è incentrato sui rapporti genitori - figli, con figure di madri o troppo ingombranti (quella di Erri, il protagonista) o assenti (quella di Arianna) e padri a loro modo amorevoli ma abbastanza mediocri.
E' la storia di un uomo che pur avendo superato da un pezzo i trent'anni non è ancora stato in grado di superare il trauma della separazione dei genitori e che subisce gli eventi, senza mai avere il coraggio di scegliere, anche in amore, tranne nel finale.
Un uomo che, va detto, si trova a fare i conti con due famiglie difficili, ricomposte, con fratellastri e sorellastra e anche una sorella che tale non è ma è quella con cui c'è un legame più forte.

Da un lato, il libro sembra suggerire la possibilità di moltiplicare l'amore in più famiglie, creando legami forti anche dopo separazioni e nuovi matrimoni, dall'altro, a giudicare dalle figure di figli descritte, nega che si possa avere una crescita "normale" in simili situazioni, forse non a torto.
Certo è che mentre le protagoniste femminili prendono in mano la loro vita, magari con scelte sbagliate ma sempre agendo, quelli maschili tendono a dimostrarsi incapaci di reagire efficacemente.

Uno specchio della realtà? Spero di no!

"Pensavo a quando un domani ti innamorerai. A chi porterai a casa. In fondo siamo tutti estranei prima di conoscersi. Anche io e Erri lo siamo stati. Innamorarsi è il più grande atto di fiducia che ci possa essere fra due estranei. Pensa questo ogni volta che ti troverai in difficoltà nell'entrate in una stanza piena di gente sconociusta, o al cinema, se ti scoprirai di fianco a chi non conosci, pensa che la vita ti sta solo donando una nuova possibilità di trovare qualcuno di speciale." Pag. 157 di 379.

I continui salti temporali della narrazione mi hanno un pò destabilizzato, tuttavia il romanzo mi è piaciuto, quasi quanto i precedenti dell'autore, con lo stesso riconoscibile stile.

"Da più parti sento spesso dire che non bisogna vere rimpianti, che chi vive ancorato al passato non ha speranze nel futuro, in realtà credo che chi non ha rimpianti non ha mai avuto sogni. Ed è la mancanza di sogni a precludere un bel futuro. ... La verità è che tra la speranza è il rimpianto passa un soffio. E in quel soffio trascorriamo gran parte della nostra vita." Pag. 305 di 379.

Ecco il mio consiglio di lettura per questo venerdì del libro, l'appuntamento ideato da Paola.

giovedì 31 gennaio 2019

Ad un anno dall'infortunio e sette cose (+1) che mi ha insegnato

Un anno ed un giorno fa mi sono rotta il ginocchio andando a sciare con mio figlio.
Una banale caduta, i legamenti forse ancora lassi per la recente gravidanza e parto, la forma fisica tutt'altro che perfetta, nonostante mi sentissi bene e...emipiatto tibiale rotto, crociato anteriore rotto, menisco a frammenti.


Un infortunio che mi ha costretto a rallentare, visto che fermarmi proprio non potevo.

Due gemelli di sette mesi che avevano appena iniziato il nido, un figlio di sei alle prese con la prima elementare, il lavoro da libera professionista che stava finalmente riprendendo ritmo, dopo lo stop forzato del post partum, una casa in cui ci eravamo trasferiti da quattro mesi, ancora da adattare a noi e con qualche lavoro di troppo in sospeso. Scuola, ufficio, nido e supermercati raggiungibili solo in auto.
L'infortunio mi è sembrato una tragedia, che si sommava alla stanchezza per i mesi precedenti ed alla fatica quotidiana.
Soprattutto, però, ho avuto paura di perdere un pezzo importante della mia personalità: la voglia di praticare sport.
Ho avuto paura di non poterlo più fare, di non tornare mai più "come prima", proprio quando pensavo che, essendoci riuscita dopo la prima gravidanza, anche la seconda non sarebbe stata un grosso problema.
Proprio quando mi stavo riprendendo dai primissimi mesi in simbiosi con i gemelli.

E' passato un anno, non ho ancora avuto modo di farmi operare e questa paura non se ne è ancora andata. Se ne sta sempre lì, in un angolo della mia mente.
Anche stanchezza e sconforto prendono spesso il sopravvento, perchè la salute (nostra e di chi amiamo), inutile girarci intorno, è davvero ciò che c'è di più importante nella vita.

Eppure è passato un anno e io cammino, anche in salita ed in discesa, anche per un'ora o due e riesco anche a portare il porte-enfant in piano senza grossi postumi al ginocchio, faccio le scale e guido senza alcun problema.
Pratico yoga facendo quasi tutte le posizioni, un giorno ho anche corso mezz'ora.
Il dolore c'è, specie dopo gli sforzi, spesso il ginocchio si gonfia, è comunque fastidioso sempre, pure a riposo, ma è sopportabile.
Non ho ancora avuto il coraggio di provare a sciare (fondo, non certo ancora discesa) ma è perchè aspetto la neve giusta.
Arrampico, seppur con il timore di cadere male sul tappeto.
Non sono tornata come prima, non so ancora se e quanto riuscirò a fare sport e se e quando potrò farmi operare. Nè se sia davvero necessario.
Però, sport a parte, conduco una vita normale. Mi è andata bene.

Eppure anche questa esperienza negativa mi ha insegnato molto:

1) ho capito che detesto aver bisogno di aiuto e dipendere agli altri e comunque, l'aiuto di cui necessiti non arriverà mai nelle forme che vorresti, per il semplice fatto che ciascuno di noi ha abitudini e modi di "fare le cose" diversi.
Tuttavia, io sono fortunata perchè mia madre, mia nonna e i genitori di mio marito ci hanno supportato molto. Senza di loro, non sarei riuscita ad affrontare gli impegni quotidiani, a spostarmi, a portare i bambini al nido ed a scuola ecc.
Ho dunque avuto ulteriore conferma della loro vicinanza.
Lo stesso posso dire per alcuni preziosi amici, che si sono rivelati davvero tali. 
Alcuni una volta di più, altri senza che me lo aspettassi.
Non solo mi hanno dato una mano in modo pratico ma mi sono stati vicino anche emotivamente, con telefonate, visite, messaggi ecc.
Senza di loro, forse oggi non sorriderei così.
In altre parole, le persone che ti circondano sono fondamentali;

2) ho capito che non bisogna rimandare piccoli incombenti domestici e cure personali che per noi fanno la differenza tra sentirsi a posto ed essere a disagio, perchè ogni volta che esci di casa, non sai se ci tornerai con tutte le gambe e braccia funzionanti! 
E tornarci infortunati vedendo che ciò a cui teniamo non è a posto aggrava le cose.
Parlo di particolari, gesti piccoli ma fondamentali per sentirci a posto.
Per questo, se già prima mi dava fastidio, ora non sopporto di uscire di casa con il letto sfatto, le briciole sul pavimento della cucina o le tazze nel lavello, nè di non mettermi la crema per il viso (unica ruotine di bellezza che rispetto!).
Insomma,"mai rimandare a domani quello che puoi fare oggi", come mi ha sempre detto mia nonna!

3) trovare una baby sitter è difficile. Trovarla per dei neonati è difficilissimo. Trovarla per due neonati e con la patente e la capacità di portarli in giro è una impresa impossibile. Almeno qui.
Non c'è stato nulla da fare: o non potevano gestirne due o non potevano portarli a/dal nido.
Poter guidare è dunque fondamentale, crearsi una rete di sostegno prima di averne bisogno anche;

4) i clienti non hanno pietà, mai. Nè se stai partorendo, nè se stai allattando due gemelli, nè se sei infortunata. Tu per loro sei solo un mezzo, ti pagano (o magari neppure quello) e dunque devi esserci sempre e comunque.
E allora bisogna ricordarsi che non viviamo per lavorare ma lavoriamo per vivere e che non saranno i clienti a ricordarci, ma la nostra famiglia ed i nostri amici.
Insomma, insieme alla seconda gravidanza, questo infortunio mi ha convinto che non sarò mai una perfetta donna in carriera, perchè la vita per me è soprattutto alto, pur apprezzando il mio lavoro;

5) trovarsi bene con il sistema sanitario nazionale ed i medici in generale è questione di fortuna, geografia e denaro. 
Ci sono ospedali migliori e peggiori, come pure medici più competenti e meno competenti e se non hai mezzi economici e aiuto per trovare la struttura ed il medico giusto, può capitare che le prescrizioni mediche e le diagnosi siano sbagliate e apportino più danni che benefici.
Io nel complesso sono stata fortunata ma...chi non lo è altrettanto?
Molto funziona, però non basta. Con il livello di tassazione italiano, il c.d. sistema sanitario nazionale non può essere così disomogeneo e frammentario, npn è giusto;

6) "la necessità aguzza l'ingegno" è un detto che ha molto più di un fondo di verità. 
Ad esempio, io usavo la sedia con le rotelle da scrivania per portare i gemelli in giro per casa e cavarmela da sola.
Il solo problema è che non sai cosa ti servirà prima di averne bisogno. Però gli essere umani sono davvero intelligenti e possono molto se costretti, quindi..abbiate fiducia, una soluzione si trova;

7) Io sono forte. E capace. Talmente forte e capace da riuscire a sorridere e scherzare anzichè esprimere dolore, mentre aspetto i soccorsi e i nonni, per non far preoccupare mio figlio; da rimanere sola in casa durante i giorni feriali della settimana con un ginocchio immobilizzato, due stampelle e tre figli, di cui due ancora incapaci di camminare; da affrontare fisioterapia, difficoltà e visite pensando positivo; da ripartire sempre.
Non così forte da riuscire a dimenticare, però; non abbastanza da riuscire sempre a trattennere le lacrime ripensando ai mesi difficili che ho trascorso in passato.
Ho capito che sono forte e capace. Però certe volte esserlo è sbagliato, perchè poi rischi di metterci il triplo ad elaborare gli eventi e di trascinarti lo sconforto per troppo tempo. E questo non fa bene.

Comunque, caro ginocchio, in primavera voglio provare a correre e pedalare e, non appena possibile, tornare a sciare!



domenica 27 gennaio 2019

Il coro femminile di Chilbury: le letture di Mamma Avvocato

Dopo i bei libri letti nel 2018, il 2019 è iniziato bene, con un romanzo storico al femminile che mi è piaciuto molto e voglio consigliare per questo venerdì del libro, molto in ritardo, visto che è già domenica!

"IL CORO FEMMINILE DI CHILBURY" di Jennifer Ryan



La vicenda è ambientata in un paesino del Kent, Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale.
Tutti gli uomini abili alle armi sono al fronte e quelli rimanenti, insieme alle donne, lavorano per l'industria bellica, nella logistica o prestano aiuto in campo medico.

La paura dell'invasione, l'eventualità che la situazione possa precipitare da un momento all'altro ed i giovani possano non tornare vivi dal fronte, produce cambiamenti significativi nella mentalità degli abitanti, in primis le donne.
Infatti, da angeli del focolare, esse si trovano a dovere anche lavorare fuori casa e gestire faccende normalmente appannaggio degli uomini, acquistando consapevolezza delle proprie capacità e del proprio valore e, in molte, apprezzando anche l'inaspettata possibilità di esercitare un mestiere e godere di maggior indipendenza.
Non solo: i costumi si fanno più rilassati e, comunque, le storie d'amore sfociano in matrimoni rapidi, per godere di una vita che sembra appesa ad un filo.
Cambiamenti che sentono e vivono le donne di Chilbury, cantanti nel coro misto del paese che non si arrendono alla sua chiusura quando gli uomini partono o muoiono e decidono di dare vita al primo coro femminile del paese ed addirittura di gareggiare in una competizione coristica.
Nella musica ed in una insegnante anticonformista, trovano forza ed unità, orgoglio e conforto.
Le loro vicende personali si intrecciano, creando uno spaccato di vita quotidiana non privo di intrighi e drammi, che cattura il lettore.
Ci sono relazioni amorose, violenze domestiche, gelosie fraterne, omosessualità, maternità, sacrificio, arte, interessi economici e determinazione, in un romanzo in cui sono i personaggi femminili ad emergere, mentre gli uomini sembrano in buona parte sconcertati e incapaci di fronteggiare i cambiamenti, se non combattendo al fronte.

Consigliato, soprattutto alle donne.

mercoledì 23 gennaio 2019

19 mesi di voi

19 mesi fa, a quest'ora, ero in ospedale in attesa che mi comunicassero se avevano deciso di farvi nascere.
Faceva caldissimo ed io ero stremata e preoccupata, non per il parto ma per le vostre possibili condizioni di salute, mentre il papà era ancora a lavoro, all'estero.



18 mesi fa avrei voluto scrivere di voi, di come siete diventati, come feci ai 18 mesi del ricciolino.
La frenetica attesa del Natale, però, me lo ha impedito.
Poco importa, 18 o 19 mesi non fa molta differenza, non è neppure un compleanno.
Eppure ho voglia di scrivere di voi, perchè nei mesi trascorsi dal vostro arrivo è cambiato molto e voi siete cresciuti così tanto che sembra incredibile e sfogliando le foto dell'ultimo anno appena stampate stento a farmene una ragione.
E allora lo faccio oggi, che sono trascorsi 19 mesi da quando siete nati.
E io non voglio dimenticare nulla, di come siete adesso.

La nostra vita si è modificata di nuovo, non più come con l'arrivo del ricciolino, come scrissi, perchè alcuni cambiamenti si verificano solo con la prima maternità, che ti rivoluziona la vita in modo irreversibile, però comunque molto.
Perchè siete arrivati insieme, perchè c'era già il ricciolino, per il necessario trasloco, per la vostra lieve prematurità, perchè l'auto è diventata stretta, perchè essere in cinque non è come essere in tre.
Perchè ogni figlio è unico. 
Perchè mi avete dimostrato che è vero quel che si dice, che davvero "l'amore non si divide ma si moltiplica"
Perchè siete voi, un vulcano di energia e tenerezza.

E' finito  il tempo dell'allattamento, della sterilizzazione, dello svezzamento e delle culle. 
E' finito il tempo senza asilo nido e sono passati i primi mesi di adattamento post parto.
La fatica e la stanchezza ci sono ancora e so che rimarranno ancora a lungo.
Anche perchè due insieme non è come uno per volta, avere dei gemelli è  lavoro al quadrato, non doppio e non credete a chi afferma il contrario, senza averlo provato.
Però è anche vedervi crescere insieme, in parallelo.


Tu, la mia principessa, che parlotti velocissima, con un linguaggio tutto tuo, eppure hai una capacità espressiva non comune e riesci a farti capire da chiunque, tra mimica facciale e gestualità.
Tu, che sgridi i tuoi fratelli con tono materno, muovendo il ditino indice e ripetendo: "No no no!!" con la tua vocetta ben udibile.
Tu, che dispensi sorrisi ma sei più avara di risate di pancia.
Tu, che hai il senso del ritmo e balli felice ogni volta che senti una canzone.
Tu, che per le nonne e le nonne bis in particolare, nutri una adorazione ed una preferenza senza pari, seconda solo a quella che ha manifesti per il ricciolino.
Tu, che spesso ti siedi a "leggere" i tuoi libri sul tappetto, la poltroncina o il lettone, oppure ci prendi per mano, ci guidi al divano e ti presenti con un libro, per sfogliarlo con noi.
Tu, che sei curiosa e possessiva con le tue bambole e guai se il tuo fratellino le usa.
Tu, che pure ti preoccupi che il tuo fratellino abbia il cappello di lana in testa prima di uscire, che raccogli il suo doudou quando lo getta a terra, che gli fai le "care" sulla testolina e condividi i bicchieri d'acqua.
Tu, che più autonoma di tuo fratello ed affettuosa senza essere coccolona.
Tu, che ami farti stendere la cremina e ti accarezzi soddisfatta la pancina dopo mangiato.
Tu, che il cibo non basta mai e nulla può transitare sulla tavola o essere mangiato in tua presenza da chiunque senza che tu chieda di assaggiarlo.
Tu, che iniziato lo svezzamento e finito l'allattamento, di latte non ne hai più voluto sapere ma porgi a tuo fratello il suo biberon colmo tutte le sere, sapendo che lui lo adora.
Tu, che giochi con i bambini più grandi a semplici giochi di ruolo e rimani più alta e più pesante del tuo fratellino.
Tu, che non cammini ma corri sempre, come tuo fratello maggiore.
Tu, che non chiedi ma fai direttamente e dei divieti te ne infischi.
Tu, che hai un caratterino tutto pepe e allegria, i capelli che ti vanno negli occhi e la pelle delicata.
Tu, che i vestitini vanno bene solo se sono corti poco più di una maglietta, perchè non vuoi essere intralciata nei movimenti.
Tu, che hai il terrore dei cani e non capiamo perchè.
Tu, che in braccio resisti pochi secondi, perchè il moto perpetuo è la tua modalità di essere, eppure ti addormenti da sola di botto nel tuo lettino.
Tu, così inizialmente diffidente con gli estranei ma poi così fedele negli affetti.
Tu, che cerchi sempre i tuoi fratelli e non vuoi uscire di casa senza di loro.
Tu, che adori toglierti e metterti pantaloni, calze e pantofole e poi giri scalza.
Tu, che sei la mia principessa, così unica, così simile eppure così diversa dal ricciolino.



Tu, mio orsetto dolce, che passeresti le giornate in braccio e ti aggrappi a noi come un piccolo koala.
Tu, che sorridi poco ma scoppi spesso in risate di pancia, sonore e contagiose.
Tu, che sei un gran coccolone e pur di goedere di abbracci e carezze sei disposto a stare in braccio quasi a chiunque.
Tu, che quando vedi tua sorella ballare, ti muovi a ritmo e batti il piedino a terra.
Tu, che parlotti poco ma ti canticchi da solo.
Tu, che sei più piccolo e leggero di tua sorella ma forte come un torello.
Tu, che cammini piano ma non ti stanchi facilmente.
Tu, che cerchi sempre la tua sorellina e non vuoi andare da nessuna parte senza di lei.
Tu, che per tuo padre e tuo fratello nutri un'ammirazione senza pari.
Tu, che mangeresti sempre in braccio e solo dolci e latte.
Tu, che al biberon sera e mattina non rinunci mai.
Tu, che ci fai sudare per convincerti ad assaggiare qualcosa di nuovo perchè tutta la diffidenza che non hai con le persone la riversi invece nel cibo.
Tu, il re delle sceneggiate con pianti disperati, lacrime e rotolamenti a terra, senza alcun motivo.
Tu, che non sopporti la giacca, il cappello, le maglie, le calze, praticamente niente  e protesti ogni volta che ti lego al seggiolino.
Tu, che ronferesti per ore, se tua sorella non ti svegliasse appena possibile.
Tu, che ti ammali più facilmente di tua sorella ma sopporti stoicamente visite, esami e medicine.
Tu, che con il tuo viso angelico ed i tuoi occhi azzurri incanti tutti e poi combini marachelle di ogni tipo.
Tu, che colto sul fatto assumi un'espressione di innocente stupore e ti fingi indaffarato a tutt'altra occupazione che quella vietata.
Tu, che tocchi tutto e tutto osservi ma silenziosamente. 
Tu, che piangi e piagnucoli continuamente ma poi ti dimostri temerario e coraggioso.
Tu, che imiti il papà ed il fratellone con i tuoi martelli, metri e accessori da cucina, aiutato da tua sorella.
Tu, che hai un'ottima manualità fine e capisci tutto ma fai solo quello di vui hai davvero voglia in quel momento.
Tu, che indichi con il dito e vuoi un bacino per far passare il male, per smettere di piangere.
Tu, che subisci le angherie di tua sorella e degli altri bambini,  lasciando perdere e cambiando gioco o piangendo e cercando rifugio tra braccia adulte, eppure quando ti impunti davvero non c'è altrui determinazione che tenga.
Tu, che sei il mio piccolo koala, così unico, così simile eppure così diverso da tua sorella e da tuo fratello.



19 mesi di voi.