Non nascondo che dedicare la domenica alle passeggiate in montagna, da quando c'è il nostro biondino è molto faticoso, anche psicologicamente.
Il difficile inizia già nella scelta della meta: non troppo in alto, non troppo freddo, non troppo lunga, con sentiero non troppo esposto e possibilmente, con qualche distrazione sul cammino o all'arrivo, che si tratti di un parco giochi vicino al posteggio dell'auto, di una cappella votiva o un borgo suggestivo, da trasformare nella casa di magici amici, di mucche al pascolo o di un bel panorama, di ruscelli da attraversare in modo avventuroso o alberi secolari da scoprire.
Perchè portare un bimbo in montagna significa innanzi tutto adattarsi a lui, ai suoi ritmi, alle sue capacità ed alle sue gambette, e poi distrarlo continuamente.
Perchè i bimbi non si stancano, semplicemente si annoiano se non stimolati.
Poi bisogna preparare gli zaini, vestirsi, fare colazione, preparare l'occorrente per i panini e infine, se tutto va bene, dopo un'ora e mezza di preparativi, si potrà salire in auto.
Al ritorno poi, la faccenda si complica, perchè dopo aver disfatto gli zaini, c'è la cena o la merenda da preparare e la doccia per tutti che ci attende, oltre alle normali incombenze domestiche.
Mi chiedo spesso se ne valga la pena, se non sia meglio limitarsi a fare due passi dietro casa o stare in casa a godersi il divano o il tappeto con i giochi.
Immancabilmente, però, quando mi trovo sul sentiero, la risposta è sempre SI', ne vale la pena.
Volete sapere perchè? La risposta è nelle foto che ho in casa, quelle in cui sorrido felice, con amici, con mio figlio, con l'Alpmarito.
O sono in viaggio o sono in montagna.
Perchè è lì che trovo più facilmente la mia dimensione, che trovo me stessa, anche se attraverso la fatica e la scomodità.
Perchè è lì che percepisco la libertà, quella di scegliere dove andare, cosa fare, chi essere.
Perchè è lì che ciascuno è solo se stesso, con i propri limiti, le proprie capacità ed il proprio carattere e le sovrastrutture sociali possono essere lasciate indietro.
Perchè siamo nati per muoverci, per toccare, per esplorare.
Anche a tre anni.
Perchè le piccole fragoline selvatiche sono infinitamente più buone di qualsiasi grossa fragolona coltivata.
Perchè qualunque ramoscello caduto, è meglio di qualunque spada di plastica.
Perchè una cappella votiva su un roccione,
in mezzo al bosco,
significa che in quel luogo, uomini vissuti anni A.C., andavano a pregare la Dea Madre. E la spiritualità si respira davvero.
Ed è meglio di qualunque parco divertimenti. Basta giocare e osservare il mondo con occhi curiosi.
Donnas (AO) |
Magari cercando di individuare dall'altro la propria casa, la propria scuola, in mezzo alle altre.
Osservando il colore del cielo, le foglioline di diversa forma e colore, la meraviglia dei fiori primaverili...
Donnas e Pont Saint Martin (AO) |
la vita in tutte le sue forme...
ed in tutti i suoi colori..
A volte prende un pò di nostalgia, pensando che non tanto tempo fa, forse giusto due o tre generazioni prima di noi, questi luoghi erano pieni di vita, gioia, calore, speranza, fatica, dolore, risate, tristezza...pieni di vita umana.
E ora sono abbandonati, in nome di un progresso che non è sempre tale.
"Grazie montagna per avermi dato lezioni di vita, perchè faticando ho appreso a gustare il riposo, perchè sudando ho imparato ad apprezzare un sorso di acqua fresca, perchè stanco mi sono fermato e ho potuto ammirare la meraviglia di un fiore, la libertà di un volo di uccelli, respirare il profumo della semplicità, perchè solo, immerso nel tuo silenzio, mi sono visto allo specchio e, spaventato, ho ammesso il mio bisogno di verità e amore.
Perchè soffrendo ho assaporato la gioia della vetta percedendo che le cose vere, quelle che portano alla felicità, si ottengono solo con fatica. E chi non sa soffrire, mai potrà capire."(Battistino Bonali).
Sullo sfondo, il forte di Bard |
Info: siamo partiti da "Albard di Donnas", raggiungibile imboccando la strada che sale dietro il Municipio di Donnas, dalla statale che collega Donnas ad Aosta (seguite i cartelli), per poi parcheggiare ad Albard, dove si trova anche questo bel parco giochi, con tanto di fontana di acqua fresca e panchine...
Si imbocca la sterrata, che presto diventa sentiero, per "Verale", che si raggiunge in circa un'ora e mezza di salita (noi ne abbiamo impiegate quasi due con il ricciolino biondo).
Superato il borgo fotografato, si giunge in poco tempo ad un bivio, si può proseguire verso la cima oppure scendere ad Albard di Bard nel bosco, per poi rientrare alla macchina seguendo i tornanti della strada asfaltata in discesa, così da effettuare un percorso circolare.
Oppure si può ridiscendere dalla stessa via della salita.
Se vi servono altre informazioni, sarò felice di fornirvele!
"Ogni cima che raggiungi, non è altro che una tappa intermedia." (Seneca)
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