Un
altro libro “leggero” e divertente, perché di questi tempi sono gli unici di
cui ho voglia di scrivere.
La
prima volta in cui l’ho letto, su suggerimento di un’amica che aveva fatto il
mio stesso percorso di studi, facevo pratica legale, uscivo di casa alle 7.30 e
tornavo alle 19.30, mi piaceva quel che facevo perchè era ciò che avevo sempre
sognato (e mi piace ancora) ma mi ponevo tante domande: come sarebbe stato
vivere tutta la vita così? Era questo che volevo? Che possibilità di successo
professionale avrei avuto? Avrei dovuto restare in provincia o tornare in un
grosso studio di città, dove avevo studiato?
Il
libro mi ha divertito, mi ha fatto riflettere ed alla fine sono rimasta in
provincia (non solo per via del libro, ovviamente!) pensando, però, che mai
avrei potuto fare la domestica a vita o lavorare sempre in casa.
L’ho
trovato in libreria, comprato e riletto pochi mesi fa, con un nano gironzolante
per casa, da libera professionista forzata ad orario ridotto (ma davvero libera),
senza certezze nel futuro, nella provincia della provincia.
Mi è
presa una tremenda nostalgia della vita professionale e sociale della Mamma
Avvocato di prima, quella pre-nano, per intenderci.
E,
sorridendo e gustandomi il racconto, ho riflettuto di nuovo, con altre esigenze
ed altre consapevolezze.
E
non so, non è che abbia trovato risposta definitiva alle mie domande (magari!!)
ma per ora rimango qui, in questa situazione e, come dice Samantha, sono un’avvocato,
non ho mai fallito prima, non comincerò certo adesso.
Ed
ora, perdonatemi la divagazione, la trama del libro.
La
protagonista, Samantha, è una venitonovenne in carriera, lavora presso uno dei
più grandi studi legali di Londra tutto il giorno e buona parte della notte,
sempre, tutti i giorni della settimana, tutto l’anno.
“Chiude”
transazioni finanziarie importanti, conclude contratti con cifre da capogiro e
fattura ore su ore su ore di lavoro.
Ovviamente
la sua professione le piace, ovviamente guadagna più di quanto possa spendere,
più di quanto sia necessario (ma non è questo che la motiva).
E
vuole diventare socia dello studio.
Invece...scappa:
da un errore grossolano, da una festa di compleanno che di festa non ha proprio
nulla, da una famiglia da cui non c’è neanche bisogno di fuggire, perchè esiste
solo per qualche minuto ogni tanto, rigorosamente al telefono.
Scappa
così, in tailleur, tacchi e borsetta e si ritrova in aperta campagna, lontana
da tutto e tutti, a scoprire cosa significhi fare la domestica, badare ad una
casa, cucinare, prendere ordini da qualcuno molto meno intelligente di te anche
se di buon cuore ma, soprattutto, scopre di avere tempo:
serata
libere, fine settimane liberi, la possibilità di bere un caffè seduta al
tavolo, di sfogliare un giornale, fare la spesa e scambiare due chiacchere.
E
trova anche qualcuno....è un romanzo allegro, distensivo, la storia d’amore non
poteva mancare.
Alla
fine si troverà di fronte ad un bivio, perchè nel romanzo non c’è spazio per le
sfumature, per le vie di mezze: o prendi o lasci.
Sul
piatto della bilancia:
da
un lato un lavoro di prestigio, quello che ha sempre sognato, guadagno,
soddisfazioni, intelligenza e anni di studio messi a frutto, una città viva e
stimolante;
dall’altra,
un paesino sperduto, rapporti d’amicizia, un lavoro dipendente non
particolarmente stimolante e ripetitivo ma non meno soddisfacente e dignitoso, tempo
libero, TEMPO LIBERO.
Cosa
deciderà? Il finale non è così scontato e si presta a varie interpretazioni,
perciò..non una parola di più.
Intanto
però, il tocco ironico del libro vi colpirà perchè essere la regina della casa
è un’arte, richiede abilità, pazienza, conoscenza delle regole e creatività (gli
esperimenti culinari di Samantha? Se io sono un mezzo disastro in cucina lei è
moooooltooo peggio) ma Samantha è una avvocato e ce la farà, con una buona dose
di fortuna, un discreto esborso economico, un prezioso aiuto e tanta tanta improvvisazione,
perchè: “Non ho mai fallito un colloquio
in vita mia. Non comincierò certo adesso”.
P.s.
Ma da dove viene questo pregiudizio, secondo cui gestire (BENE, intendo) una
casa, sia meno difficile che gestire un’azienda o un ufficio?
Perchè
io ancora non me ne capacito!
Questo post partecipa all'iniziativa Venerdì del libro di http://www.homemademamma.com/category/venerdi-del-libro/
Secondo me sceglie la casa...ma visto che hai detto che il finale non è scontato, lo devo leggere!!!
RispondiEliminanon lo conosco. di Sophie Kinsella ho letto tutta la serie "i love shopping" leggera e spassosissima. Da come racconti il libro penso non sia da meno.
RispondiEliminaIo adoro la kinsella. Mi fa troppo ridere. E riesce a raccontare in maniera divertente....grandi verità ....come la "malattia" dello shopping. Ho letto tutti i suoi I love shopping e in molti aspetti mi ritrovo!!!!
RispondiEliminaho scoperto il tuo blog, grazie all'iniziativa di Kreattiva e mi sono aggiunta ai tuoi follower, di Sophie Kinsella ho letto la serie "i love shopping" , ma questo mi manca, mi sa che lo leggo!!
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